Capitolo 29

Il cuore le batteva furiosamente nel petto mentre lanciava un alohomora sulla serratura nel retro della struttura. Era la sua prima missione in solitaria e se tutto fosse andato bene si sarebbe conclusa quella notte, con i conseguenti onori e complimenti. Era ormai un mese che si trovava in Francia, un mese che sfruttava quel ragazzo che adesso dormiva nella sua casa, e non sarebbe riuscita a continuare a lungo quella farsa, aveva fretta di chiuderla, anche se il pensiero di tornare al maniero la terrorizzava. Una volta all'interno percorse la strada che aveva memorizzato quando aveva convinto Maximilien a farle vedere gli uffici e i depositi. Scese le scale prestando attenzione alle indicazioni vicino alle porte, doveva arrivare alla stanza C4 e raggiungere il tredicesimo settore. Incontrò lungo la strada un concitato movimento di persone, tutti maghi. Sembrava impossibile che quel museo di giorno fosse frequentato prettamente da babbani. Ai loro gesti di saluto rispose con semplici accenni del capo o segni con la mano, era tesa come una corda di violino e temeva che la voce le uscisse falsata.

Trovò finalmente una porta che le indicava la dicitura "Stanze C1-5", attraversò ben tre grandi stanze prima di giungere a quella che le interessava. Un vociare proveniva da un esiguo spazio tra le opere in cui erano raccolte una decina di maghi e streghe. Artemisia li osservò attentamente, erano sprovvisti di bacchette.

Era ormai a una decina di metri da loro quando un uomo alto almeno due metri le sbarrò la strada, rabbrividì e fu prossima a schiantarlo ma questo le rivolse un sorriso gioviale: "Max! Aspettavano solo te, sei in ritardo", "Sì ehm... ero con una persona e ho perso la cognizione del tempo", "Chi? Elise? Sei proprio preso per quell'inglese". Artemisia tirò un sospiro di sollievo, quell'uomo non era una minaccia, anzi doveva essere un amico di Maximilien perché sapeva addirittura di lei. "Sì beh... la trovo interessante", "Ovvio è strafiga" e seguì una risata forzata da parte di lei. Stava per raggiungere il gruppo quando l'altro la richiamò: "Ti dimentichi della bacchetta", così capì perché ne fossero tutti sprovvisti, dovevano lasciarla alle guardie che perlustravano il resto della stanza. La cedette controvoglia e si voltò verso le persone raccolte.

"Ora che ci siamo tutti possiamo procedere con le novità e le prossime pianificazioni" affermò una donna dall'aria distinta la cui unica caratteristica fuori dall'ordinario erano le orecchie grandi quanto il palmo di una mano. Artemisia notò che non era l'unica ad avere dei tratti deformati e nel corso dell'incontro ne capì il motivo. In qualche modo a lei oscuro ciascuno di loro era riuscito ad accentuare un senso così che, insieme, fossero una squadra perfetta per il riconoscimento della merce più rara. Altri, più giovani, invece erano armati di cartelline e dati, probabilmente utili più per la loro conoscenza teorica che per l'esperienza sul campo, Maximilien era uno di loro, evidentemente particolarmente ben voluto da un vecchietto che stranamente non presentava strane caratteristiche. L'anziano in questione era talmente minuto da sembrare pronto a spezzarsi e la sua pelle era così sottile da lasciar intravedere ogni capillare al di sotto. Gli stava affianco e gli indicava cosa annotare e ogni tanto gli chiedeva pareri, per fortuna Artemisia aveva studiato tutto il giorno i file rinvenuti la notte precedente ed era preparata su ogni argomento di discussione.

Ascoltava i più anziani studiare minuziosamente gli oggetti che gli venivano posti dinanzi e avanzare prezzi a sei zeri, a cui spesso veniva ribattuto con cifre ancora più alte. Non riusciva però a capire chi fosse effettivamente il capo tra loro, sembravano collaborare in sinergia. Più passavano i minuti e più si rendeva conto che ogni piano che aveva formulato nella sua testa era difficilmente attuabile.

L'attenzione nella stanza si spostò improvvisamente sulla porta che si era spalancata e il cuore di Artemisia le balzò in gola. Maximilien si trovava di fronte a loro e sembrava essere totalmente indenne dagli effetti delle pozioni che aveva assunto. Si sentì afferrare improvvisamente le mani dietro la schiena.

Nell'esatto istante in cui due mani afferrarono i suoi polsi per bloccarglieli dietro la schiena una scarica di magia sbalzò indietro l'anziano vecchietto che le aveva tenuto compagnia fino a poco prima.

"Indietro! Non vi avvicinate a me!" disse con tono alto e deciso che fece tentennare tutti intorno a lei. Intanto Maximilien avanzava lentamente con espressione confusa. "Oddio, ma com'è possibile? Lui è me!" il tono che uscì dalle sue labbra era però derisorio e il cervello di Artemisia dovette iniziare a lavorare a doppia velocità per stargli dietro. "Sarà mica l'effetto di una pozione?" continuò con voce falsamente lamentosa l'uomo di fronte a lei scoppiando poi a ridere. "Una pozione come quella che mi hai rifilato. Molto potente, c'è voluto tempo prima che gli antidoti facessero effetto" poi si alzò leggermente la manica sinistra per leggere l'orologio, "effettivamente sono in ritardo".

Mentre era intento a parlare uno degli uomini della sicurezza apparve nell'estremo campo visivo di Artemisia con la bacchetta sollevata, ma con un rapido movimento del polso gliela fece volare dalle mani. "Notevole, davvero notevole. Oh dovrei farmi crescere un po' i capelli, starei davvero bene" la canzonò Maximilien e così si rese conto che l'effetto della pozione polisucco stava ormai svanendo. Non sarebbe tornata in Inghilterra con le tempistiche che aveva preventivato.

"Nonostante questa tua abilità però il museo brulica di guardie che si stanno dirigendo qui. Non penso proprio tu possa affrontarle tutte. Ti conviene dunque spiegarmi chi sei veramente Elise" marcò volontariamente il suo nome fittizio e un lampo d'ira gli deformò i lineamenti mentre parlava. Messa alle strette decise che la cosa migliore che potesse fare era prendere tempo e sperare che la tensione si alleggerisse.

"Non prendertela tanto. Anche tu non sei stato sincero con me, Antoine Legrand", Maximilien sorrise sghembo mentre con un movimento fluido della bacchetta annullava l'incantesimo che ne modificava l'aspetto. Artemisia iniziò a tossire disgustata e prossima a vomitare, un uomo dall'aspetto grottesco le si manifestò alla vista, più simile a un goblin che a un essere umano. Ed effettivamente così era, l'avidità e l'abilità nel commercio Antoine le aveva prese dalla madre goblin, mentre suo padre era un mago che aveva lavorato nella stessa banca come spezza incantesimi. Il solo pensiero di averlo baciato, sebbene in altre sembianze la disgustò.

Evidentemente non tutti in quella stanza conoscevano il suo vero aspetto perché non fu l'unica ad avere quella reazione.

"Sono io che faccio le domande adesso e tu mi risponderai" disse con cattiveria la creatura. "Nessun'obbiezione, sono venuta qui solo per affari". A quella parola la sua attenzione parve essere attratta da una calamita.

"Davvero?", "Sì ma non per mio conto" a quel punto si scoprì l'avanbraccio con un gesto veemente, "mi manda il mio Signore". Tutti i presenti sussultarono, solo il mezzo goblin parve acquisire un'espressione quasi intenerita "Oh... ho conosciuto Tom che era un ragazzo della tua età, lavorava da un mio rivenditore londinese e aveva un ottimo occhio per i pezzi di valore"

Parve perdersi qualche attimo nei vecchi ricordi poi tornò presente a sé stesso. "Mi ha derubato di molti manufatti prima di sparire e quando è tornato era un temibile mago oscuro" sul suo volto si deformò ancor di più, iracondo.

"Adesso mi fa spiare e avvelenare da una ragazzina, potente ma inesperta e che mi parla di affari...", Artemisia iniziava seriamente a temere per la sua incolumità.

"Signor Legrande, non ero a conoscenza di questi trascorsi l'ho cercata perché mi servirebbe un esperto, che lavori per noi". Una risata scomposta le molestò l'udito: "Tom mi deve tanto e mi richiede altrettanto, neanche la tua morte all'istante salderebbe tale debito"

Invece Artemisia ebbe un'intuizione: "Ne è sicuro? Hogwarts è piena di manufatti molto, molto rari" riuscì con le sue parole a frenare le bacchette che già si sollevavano verso la sua direzione. "Hogwarts è inaccessibile" soffiò ringhiando la creatura. "Hogwarts cadrà entro luglio, se ci fornirete l'uomo giusto, e allora il debito sarà più che soddisfatto".

Con un gesto della mano callosa Antoine richiamò i maghi e le streghe più anziani intorno a lui. Seguirono attimi di concitato confronto.

"Che tipo di esperto ti servirebbe?", chiese la donna con le orecchie molto grandi. "Dobbiamo riparare e collegare un armadio svanitore ad un altro", disse solo senza rivelare molti dettagli.

Li vide scambiarsi un'occhiata d'intesa e poi una guardia si avvicinò a loro, le venne sussurrato qualcosa all'orecchio e sparì tra i corridoi del deposito. Nell'attesa Artemisia rimase ben concentrata per notare qualunque movimento intorno a lei temendo una fattura improvvisa. Dopo poco la guardia tornò con al suo fianco una giovane donna stralunata, vestita in modo eccentrico e con un paio di minuscoli occhiali rettangolari appesi con un laccetto intorno al collo.

"Questa è l'esperta che può fare al caso tuo" le venne riferito da Antoine. "Verrà con te se risponderai sinceramente a poche altre domande e se formulerai un voto infrangibile con me", a quella richiesta un brivido l'attraversò da parte a parte. Il voto infrangibile era una magia temibile e potente che legava due maghi in un patto per la vita. Artemisia dubitava che il voto legasse efficacemente anche un mezzo goblin e avvertì un senso di pericolo molto più marcato rispetto a prima. "Certo, cosa vuoi sapere", "Prima di tutto il tuo vero nome, in seconda istanza da quanto tempo sei una mangiamorte e chi è il tuo tutore" erano domande a cui in un'altra condizione non avrebbe mai risposto sinceramente. "Mi chiamo Artemisia Carter, sono entrata nei mangiamorte da meno di un anno e ...", la risposta non avrebbe fatto differenza: "Non ho un tutore"

"Molto bene, ora che ti conosco sul serio possiamo concludere il nostro accordo, non pensi? Datele la bacchetta" ordinò perentorio e si avvicinò a lei cautamente. Una guardia le si stava avvicinando con la sua bacchetta mentre le altre le tenevano lo sguardo addosso. Capì istantaneamente che nel momento in cui avesse afferrato la bacchetta sarebbe stata strettamente sotto il tiro di una trentina di maghi, così agì d'anticipo.

Chiuse gli occhi, respirò profondamente e quando li riaprì pronunciò chiaramente: "Nebula". Lo sguardo di tutti i presenti si fece nero e il Louvre fu avvolto dall'oscurità.

I pianti della donna al suo fianco l'accompagnarono per tutto il viale innevato che conduceva all'ingresso della villa. Singhiozzava e si dibatteva mentre Artemisia la obbligava ad avanzare con un noncurante movimento del polso. Aveva riposto la bacchetta appena recuperata nel fodero e procedeva a suon di incantesimi senza. La magia le scorreva nelle vene talmente violentemente che se ne sentiva drogata, tanto che appena uscita dal museo con la strega al seguito si era sentita perfettamente capace di effettuare una smaterializzazione congiunta Parigi-Londra, una pazzia che aveva fatto imprecare la sua compagna in un volgarissimo francese. Non pensava al fatto di aver appena ridotto in uno stato peggiore della morte mezzo centinaio di maghi e streghe perché l'onnipotenza che le dava la magia la stava sopraffacendo.

Varcò le porte della villa con un gesto teatrale, mentre il sole iniziava a sorgere oltre l'orizzonte e rischiarare il suo cammino. Il rumore dei suoi passi decisi sul marmo freddo ebbe il potere di calmarla e ricordarle la solita prassi. Bussò alle porte della grande sala, ottenne il permesso di entrare e così fece, poi si inginocchiò al suolo trascinandosi dietro il suo trofeo. "Artemisia prego, alzati" obbedì all'ordine e si rese finalmente conto che la sala era piena di suoi compagni, raccolti intorno al lungo tavolo rettangolare. Doveva essere giunta nel bel mezzo di una riunione. "Abbiamo appena concluso, ma desidero che con noi si trattengano Bellatrix, Antonin e Severus. Così che tu possa aggiornarci sui tuoi progressi", "Ma certo mio Signore, sarà un onore"

Non appena gli altri mangiamorte lasciarono la sala i pochi rimasti si raccolsero intorno al loro Signore. Artemisia fremeva di impazienza e adrenalina. Creò delle bende magiche e le strinse intorno ai polsi e la bocca della donna che non la smetteva di piagnucolare. "Mio Signore, chiedo perdono per l'intero mese in cui sono stata assente ma è stato necessario ai fini della missione. La rete di contrabbando era ben occultata e molto fitta, ma sono riuscita a recuperare ciò di cui io e Draco avevamo bisogno".

I tre fedelissimi mangiamorte presenti la ascoltavano senza fiatare. Piton dovette riconoscerle un ottimo approccio, forse il migliore in quella occasione per ingraziarsi l'Oscuro.

"La donna che ho portato con me è un'esperta di manufatti magici, e può aiutarci con le riparazioni dell'armadio svanitore. Inizieremo a lavorarci nei prossimi giorni e le farò avere le tempistiche, sono certa che entro fine giugno potremo entrare nella scuola. "

Severus ebbe un fremito. Fine giugno? Poteva essere troppo tardi... Albus poteva essere già morto per la maledizione che ormai gli deturpava tutto l'avambraccio e che si iniziava ad estendere verso la spalla. Avrebbe voluto soffermarsi ancora su quei pensieri ma rimase sbalordito quando sentì la ragazza prevedere una macabra notizia sui giornali della mattina: Strage al museo del Louvre, oblio e cecità di massa.

"Credo di non essere stata molto discreta, ma mio Signore, lei stesso mi aveva detto di farne la mia firma..."

La pubblicazione passa da una volta ogni 2 giorni a una volta al giorno, spero sia cosa gradita

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