Capitolo 28

Il Louvre era il fulcro delle sue ricerche e da lì cominciò a indagare. Iniziò ad andarci tutti i giorni, mattina e pomeriggio, e ogni giorno esplorava una collezione diversa, ci mise una settimana per poter dire di averlo visto tutto con attenzione e le sembrava di essere in un vicolo cieco, non aveva trovato nulla degno di nota. Tra le cose che aveva osservato c'era il personale, aveva annotato i turni in cui e i luoghi in cui aveva incontrato ogni persona ma niente le era balzato all'occhio come strano o inusuale.

Quella mattina era tornata nella sezione principale, la pinacoteca con i capolavori più conosciuti, e fu attratta da un gruppo di turisti e decise di accodarsi per godersi veramente quelle sale. Il ragazzo che faceva da guida si chiamava Maximilien, era giovane sui 28 o 29 anni, moro occhi azzurri, ben vestito, la colpì soprattutto il suo modo di spiegare i quadri. Quando la visita finì dovette rassegnarsi a tornare ai suoi veri impegni ma lui le si avvicinò. "Scusami se ti disturbo è che ti ho vista molto interessata e mi stavo chiedendo che cosa facessi nella vita", le disse cordiale.

Inventò sul momento: "Ho appena concluso gli studi e mi sono presa un anno sabatico per viaggiare e vedere l'Europa". "Oh e che studiavi prima?", la domanda la prese in contropiede e arrancò un po' per rispondere ma lui la anticipò: "Stai tranquilla, sono un mago anche io, percepivo la tua magia durante la visita, hai un'aura abbastanza potente", le disse facendole un occhiolino sfrontato. Artemisia forzò una risata frivola: "Meno male, mi togli da un bell'impiccio. Comunque stavo ad Hogwarts, adesso dovrei scegliere l'Accademia".

"Bello! Senti se ti va ci potremmo bere qualcosa insieme, ti mando un gufo, che ne dici?". Capì di aver trovato l'occasione che aspettava da settimane.

Frequentando quel ragazzo scoprì che lavorava nel museo ormai da tempo come guida turistica avendo preso un master in arti comparate magiche e babbane, nonostante l'apparente modestia del suo compito Artemisia era convinta che sarebbe stato la chiave della sua missione. Così continuò a vederlo spesso e con quella scusa frequentò ancora più assiduamente il museo alla ricerca di particolare che le potessero essere sfuggiti, gli chiese se fosse possibile vedere alcune sale momentaneamente chiuse al pubblico e lui fu felice di accontentarla. Si rese ben presto conto però che era necessario velocizzare le cose:

"Elise" la voce allegra del ragazzo la raggiunse da un tavolo a pochi passi così lo raggiunse e si accomodò. "Maximilien, che bello questo locale, non c'ero mai stata!", "Mi fa piacere che ti piaccia" l'interesse da parte dell'uomo era evidente ma lei non era mai riuscita ad assecondarlo. "Per iniziare prenderei una bella bottiglia di vino che ne dici?" le propose quando arrivò il cameriere al loro tavolo, "Prendi un rosso forte, sta sera ho voglia di lasciarmi andare" gli rispose con tono allegro ma amaramente si disse che avrebbe avuto bisogno proprio di una bella spinta per fare ciò che aveva pianificato.

Avevano terminato la cena e su proposta di Artemisia avevano deciso di fare una passeggiata lungo la Senna, l'aria era ormai molto fresca e un po' per quello un po' per il disagio ebbe il riflesso di stringersi più stretta nel cappotto. Maximilien lo notò e nel tentativo di scaldarla le mise un braccio intorno alle spalle, camminarono così in silenzio per un po' fin quando si fermarono ad ammirare le luci di Parigi. Si sarebbe sicuramente goduta quello spettacolo se non avesse avuto un pensiero fisso nella sua testa che la agitava. Si voltò a osservare il suo accompagnatore, era più grande di lei di 10 anni ma sembrava suo coetaneo, intellettualmente anche più piccolo pensò malevola, ma si rese conto che quei commenti venivano dal suo malumore e li cancellò dalla mente. Qualsiasi donna lo avrebbe definito un bell'uomo, e ne era cosciente anche lei sebbene lo trovasse quasi noioso nella sua bellezza. Di certo se lo avesse incontrato in un'altra vita, l'ennesima, non le sarebbe dispiaciuto uscire con lui ma in quella che stava vivendo aveva già esaurito il suo amore per due sole persone. Eppure doveva farlo per la missione, si disse. Sentendosi osservato anche il ragazzo si voltò a guardarla e le sorrise dolcemente, quella giovanissima strega lo aveva attratto fin dalla loro prima visita al Louvre, gli aveva migliorato la giornata e da settimane gli migliorava il cielo.

Artemisia calcolò quello come momento opportuno e lo baciò, non chiuse mai del tutto gli occhi, non voleva dimenticare di chi fossero quelle labbra perché se si fosse concessa di distrarsi un attimo la sua mente sarebbe andata a Lui e il ritorno alla realtà l'avrebbe stravolta. Fu un bacio breve, seguito da un finto sorriso imbarazzato da parte di Artemisia e da uno entusiasta da parte di Maximilien. "Ti va di andare a casa tua?", gli chiese in un sussurro roco la ragazza facendogli perdere totalmente la testa. Si affrettò a fermare un taxi e gli comunicò l'indirizzo, lungo il tragitto tenne una mano poggiata languidamente sulla coscia di Artemisia, fasciata da dei jeans spessi, li aveva scelti sperando di non sentire il calore delle mani di un uomo che non desiderava ma dovette constatare di aver fallito. Per lei quel viaggio fu l'attesa per il patibolo, si trovò a sperare in un incidente d'auto che le avrebbe tolto quel peso da cuore. Aveva fatto molte cose deplorevoli in quei pochi mesi al servizio di Voldemort ma pensare di concedersi per una squallida missione le dava il voltastomaco. Avrebbe voluto prenderla come un passatempo ma non ci riusciva proprio, era più forte di lei.

Giunsero infine sotto al palazzo e presero l'ascensore, già in quello spazio ristretto le cose si fecero difficili, il ragazzo era infatti molto impaziente e le baciava il collo e il viso mentre lei si sforzava di apparire coinvolta ed eccitata. Una volta all'interno dell'appartamento iniziarono a spogliarsi e lui con una cura quasi maniacale ripose i loro vestiti ben piegati su una sedia posandovi sopra anche le loro bacchette. Mentre attraversavano le stanze nel tragitto per la camera da letto Artemisia intercettò lo studio e si appuntò mentalmente di iniziare le sue ricerche da lì. Giunsero infine in camera da letto e si trovarono sul punto di iniziare ma qualcosa non andava. Maximilien tentò di creare la giusta atmosfera sussurrandole parole dolci e al contempo volgari, promettendole di farle toccare il cielo ma più tentava di eccitarsi più ai piani bassi la situazione si quietava fin quando emise un sospiro frustrato e dovette ammettere: "Scusami, non mi è mai successo, sarà stato il vino...". Artemisia, sinceramente dispiaciuta per l'espressione mortificata del ragazzo si sentì quasi in colpa, ma di certo non avrebbe fatto sesso con un uomo che conosceva ben poco e che non desiderava. La magia senza bacchetta l'aveva salvata per l'ennesima volta.

"Non ti preoccupare, ci saranno altre occasioni, l'importante è stare insieme e poter dormire abbracciati", il ragazzo le sorrise riconoscente e la abbracciò. Artemisia dunque recuperò la sua bacchetta, trasfigurò un pigiama che la coprisse il più possibile e chiese: "posso usare il bagno?", "Certo! Prima porta a destra". Andò a lavarsi i denti e sciacquarsi la faccia contemplando per attimi immobili il trucco colato che rispecchiava perfettamente il suo stato interiore. Con un colpo di bacchetta si struccò e fece apparire una fiala contenente una pozione soporifera. Ne versò alcune gocce nel tubetto del dentifricio e mischiò al meglio la pasta con il liquido.

Quando uscì dal bagno fu il suo compagno ad entrare per prepararsi per la notte cambiandosi e lavandosi faccia e denti. In pochi minuti crollò sul letto addormentato.

Artemisia si sarebbe voluta soffermare a osservare quel ragazzo dai lineamenti delicati addormentato, ignaro di cosa gli stesse succedendo intorno, avrebbe considerato rincuorante scoprirsi a provare compassione per il modo in cui era stato illuso e sfruttato, ma nulla di ciò le accadde. Invece si affretto nell'ufficio che aveva identificato poco prima, sorvolando su tutti gli altri ambienti. Entrò in una stanza dall'arredamento modesto, una libbreria poco profonda era poggiata alla parete alla sua sinistra mentre alla parete difronte stava accostata una scrivania spoglia, provvista di solo un computer, era abituata a studi decisamente più vissuti, pieni di carte, fogli e calamai che rischiavano di rovesciarsi al minimo spostamento. Pochi altri elementi occupavano la stanza. Si diresse al computer come prima cosa e non ebbe nessun problema nell'accesso, il mago nell'altra stanza era talmente magicamente inetto da non accorgersi che il suo dentifricio era stato contaminato figurarsi se poteva aver percepito le molteplici volte in cui gli aveva letto la mente. Non era privo di barriere occlumantiche, motivo per il quale non era riuscita a capire se facesse effettivamente parte del mercato nero ma era superficiale e qualcosa di talmente scontato come la password del pc non l'aveva protetta, quindi aveva potuto attingere a quei pensieri senza farsi percepire. Abbe in poco tempo accesso ai file più riservati e vi trovò diverse foto di oggetti magici e babbani con riportata vicino una rapida descrizione oltre al possibile prezzo di commercio, il valore di quegli oggetti era da capogiro. Cercò tra i file recenti e quelli più datati, sul desktop e nell'archivio, aprì i documenti più pesanti e leggeri, molte informazioni le confermarono di aver fatto tombola ma nulla che la informasse sul loro prossimo incontro. Stava per rinunciare quando una cartaccia nel cestino sotto la scrivania attirò la sua attenzione. Era uno di quei fascicoletti di enigmistica, ricchi di parole crociate. Lo prese, dispiegò le pagine piegate e lo sfogliò, era immacolato. Perché comprarlo allora? Si chiese, poi estrasse la bacchetta e: "revelio" sussurrò. Le pagine si sfogliarono da sole in un punto specifico, le lettere si spostarono e si ricomposero andando a identificare una delle aree dei depositi sotto al Louvre, una data, che era quella del giorno successivo, un orario, le 2 di notte.

Poche ore più tardi Maximilien si svegliò trovandola nel letto addormentata. Si soffermò a guardare quel viso spigoloso e stanco, troppo magro per essere considerata in salute, le occhiaie scure e le ciglia lunghe, i capelli neri che ricoprivano il cuscino dando uno sfondo scuro al profilo perfetto del suo naso e delle labbra. Era minuta, esile, ma quando era sveglia nulla permetteva di soffermarsi su quell'aspetto perché la sua aura magica la faceva apparire grandiosa nella sua eleganza e compostezza. Era una strega molto potente e fin da quando l'aveva vista ne era rimasto affascinato. Elise lo aveva stupito rivolgendosi a lui sempre con gentilezza e quasi ingenuità e se ne era innamorato fin dalla loro prima uscita. Adesso la trovava nel suo letto, vulnerabile e tenera, l'aura sopita e impercettibile, gli sembrava impossibile che quella ragazza così acculturata avesse scelto di rimanere con lui dopo la mancata prestanza della sera prima. Al solo pensiero arrossì e si vergognò, ma le parole rassicuranti di Elise gli tornarono alla mente tranquillizzandolo.

Decise di prepararle la colazione e portargliela a letto. Quando Artemisia si svegliò potè solo constatare che quello fosse il risveglio più tenero della sua vita, nessuno aveva mai avuto un tale riguardo nei suoi confronti. Rimase per attimi interi a osservare il bel ragazzo che aspettava solo un suo parere sulle uova strapazzate che aveva preparato. Non seppe spiegarselo al momento ma gli occhi iniziarono a pizzicarle e dovette inventare una scusa: "Tranquillo è che... mia madre me le preparava sempre", una bugia bella e buona, l'abitudine di fare colazione l'aveva presa solo negli alloggi di Piton quando si concedevano un semplice caffè nero e amaro.

Pensò che forse alla lunga si sarebbe annoiata di una quotidianità simile, con un fidanzato che ti prepara la colazione ogni mattina, decidendo per te cosa dovessi mangiare e in che quantità. E se un giorno non ne avesse avuto voglia? Se il ragazzo in questione si fosse offeso e ne fosse scaturito un litigio? Oppure se si fosse aspettato un trattamento simile che lei sapeva non le sarebbe mai venuto spontaneo?

No, non era fatta per quella quotidianità ma forse anche annoiarsi di tutte quelle attenzioni aveva un suo perché, invece di essere sempre sul filo del rasoio, accontentandosi di rarissimi momenti di dolcezza... non sapeva darsi una risposta definitiva.

Se la presero comoda, rimanendo a letto insieme per forse un'ora a chiacchierare e mangiare fin quando il ragazzo dovette andare a lavoro. "Se ti va puoi restare, tornerò in serata". "No grazie, penso tornerò a casa mia, però sta sera ceniamo insieme?". Lo vide tentennare qualche frazione di secondo ma poi accettò.

Artemisia, o meglio Elise, insistette per portarlo a cena in un ristorante vicino al suo alloggio, già immaginando di invitarlo a salire in casa. Durante la cena lo vide gettare spesso lo sguardo all'orologio, era evidente avesse un impegno. Maximilien era talmente nervoso e deconcentrato che fu fin troppo semplice rifilargli una pozione stordente nel calice e che lo avrebbe fatto sentire come ubriaco per il resto della serata.

Così salì con lei in camera, totalmente inebriato dal suo profumo di agrumi e salsedine. La seguì sul letto dove si stesero l'uno affianco all'altra e lentamente iniziarono a spogliarsi. Le carezzava il corpo ora privo delle curve che lo avevano caratterizzato fino a qualche mese prima, la guerra la stava logorando, ma per lui era la donna più incredibile che avesse mai incontrato. Le baciò il collo e lo sterno, poi risalì a catturarle le labbra. Fu un bacio inizialmente lento e sensuale ma poi sotto l'insistenza di lei si fece più passionale e quasi aggressivo. Elise si spostò allora sopra di lui iniziando a muoversi allusiva sui suoi pantaloni. Maximilien era stravolto, non riusciva a tenere neanche gli occhi aperti per godersi quelle sensazioni con la maggiore intensità possibile. Ansimò forte quando si ritrovò nuovamente le labbra avide di lei sulle sue e non si accorse in quell'intrecciarsi di lingue di un liquido bollente che gli scendeva per la laringe.

Artemisia andò avanti con quel teatrino ancora qualche minuto fin quando l'uomo sotto di lei non fu totalmente incosciente. Grazie al distillato della morte vivente sarebbe stata tranquilla di ritrovarlo lì al suo ritorno. Rapidamente gli strappò una ciocca di capelli e l'aggiunse a una fiaschetta di pelle che conteneva un liquido fangoso.

Scusate il ritardo ma le vacanze di Capodanno mi hanno sfalsato le tempistiche

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top