Capitolo 27
L'inizio del nuovo anno ad Hogwarts non aveva portato quel vento di ottimismo solito, tutti erano preoccupati per il ritorno di Voldemort ormai confermato dallo stesso Ministero, e il numero di studenti era nettamente diminuito. Tutto ciò Artemisia non lo sapeva e invidiava Draco e il suo ritorno a scuola, lei era costretta a restare al maniero circondata da mangiamorte. Si era ritrovata a rimpiangere quando lavorava con Antonin, Bellatrix si era rivelata una vera sanguinaria, molto esigente e vendicativa e la spingeva ogni giorno più vicina al limite. In poche settimane erano passate dall'allenare gli incantesimi singolarmente a provarli sui prigionieri delle segrete sotto il maniero, e non aveva potuto rifiutarsi, solo una volta aveva esitato e Bella l'aveva fatta pentire amaramente. Da allora aveva iniziato a non pensare più al male che causava, si accontentava che fosse rapido, e quando rientrava in stanza scoppiava a piangere a singhiozzi tanto forti da farle girare la testa e talvolta vomitare.
Nonostante tutto Bellatrix si poteva ritenere soddisfatta e tesseva le sue lodi a ogni altro mangiamorte chiedesse di lei. In qualche malato modo era fiera di quella ragazzina tanto giovane e tanto potente, la vedeva determinata e pronta a tutto, ma non sapeva quanto in realtà la stesse incrinando, una lenta tortura finchè non si sarebbe spezzata.
Artemisia voleva solo fuggire, un unico desiderio che esprimeva ogni notte davanti alla finestra, e ripensava a Severus tranquillo ad Hogwarts, costretto solo di tanto in tanto a fare rapporto, si tratteneva pochi minuti e abbandonava in fretta la villa, non viveva il suo stesso inferno, pensava e provava rabbia.
Effettivamente Piton non se la viveva troppo male, tranne la prima sera che aveva discusso con Draco, tremendamente orgoglioso e testardo, le sue giornate erano monotone e volte all'insegnamento. Silente gli aveva finalmente concesso la cattedra di difesa conto le arti oscure, desiderata per anni e mai ottenuta. Era una materia che più studenti apprezzavano, le pozioni erano riservate a pochi, l'aveva sempre detto, ma nonostante ciò i risultati delle classi erano deludenti. Gli mancava qualcuno con un briciolo di fuoco dentro, che lo seguisse nelle spiegazioni e si proponesse per le dimostrazioni. Gli incantesimi non verbali erano una vera piaga per quegli studenti incapaci e tranne qualcuno, casualmente sempre gli amici di Harry Potter, non riuscivano neanche negli incantesimi più elementari. Aveva dovuto ricominciare tutto da capo per colpa della mancata continuità tra un anno e l'altro e la disastrosa Umbrige nell'ultimo.
Quando finalmente terminava le lezioni era solito ritirarsi nei suoi alloggi in compagnia di un buon libro e non uscirne fino al mattino successivo. Aveva mantenuto l'abitudine di mangiare in studio al suo solito posto mentre quello di fronte a lui rimaneva vuoto a meno che Silente non lo venisse a trovare. Proprio una sera di inizio ottobre il preside giunse nel suo studio oltre l'orario del coprifuoco e annunciato dal quadro di Phineas. Uscì dalle fiamme del camino e si accomodò sulla poltrona di fianco mentre un infastidito Piton si alzava dalla scrivania e lo raggiungeva.
"Severus posso chiederti un goccio di quell'ottimo liquore che conservi tanto gelosamente?", con uno sbuffo appellò la bottiglia che conteneva un liquido azzurro brillante e ne versò il contenuto in due bicchierini di cristallo. "A cosa devo la tua visita?" chiese al più anziano dopo aver buttato giù il primo sorso di alcool. L'altro se la prese comoda sorseggiando piano dal bicchiere e porgendogli una lettera dalla carta pregiata e con uno stemma smeraldino impresso sul retro. "Questa è la corrispondenza del signorino Malfoy, la prima lettera che riceve da quando è arrivato. Desidero che sia tu a occuparti di intercettare tutte quelle a venire e a leggerle prima che giungano al destinatario", "Non ne capisco l'utilità, Narcissa mi tiene aggiornato su tutto ciò che riguarda il ragazzo" obbiettò Piton annoiato dall'ennesimo compito inutile che gli veniva affidato. "Leggi questa prima, penso la troverai interessante" e Silente gli avvicinò ulteriormente la lettera costringendolo a prenderla. Un incantesimo lanciato distrattamente fece materializzare all'esterno della busta il messaggio affinché non si potesse capire che era stata intercettata da altri. Iniziò a leggere:
Caro Draco,
come stai? Hai ripreso a pieno la routine scolastica?
Riconobbe subito quella C maiuscola che apriva la lettera, la stessa allungata e obbliqua lettera cominciava il suo cognome sui fogli delle verifiche.
Qui al maniero l'atmosfera è più pesante da quando sei partito, tua madre è in pensiero ed è spesso sull'orlo del pianto. Non invidiarmi dunque, e goditi questi mesi ad Hogwarts nonostante gli impegni che ti gravano sulle spalle. Passando alle cose serie: ho praticato molto quegli incantesimi di cui avevamo parlato, penso di poterti inviare a breve un oggetto che potrebbe esserti utile, cerca di farlo recapitare al nostro uomo, oppure fallo tu stesso per essere certo che giunga al destinatario, ma stai attento, è magia molto potente e qualcun altro potrebbe rimetterci.
Artemisia
Leggere quel nome alla fine del messaggio lo fece quasi sussultare e sollevò lo sguardo apprensivo negli occhi scoloriti del suo mentore. "Non ne avevo idea", "È per questo che ritengo necessario controllare la posta di Draco, e che a farlo sia tu". Piton acconsentì.
Le mancava quasi il fiato, inspirava ed espirava a fatica, sentiva caldo ma era attraversata da brividi, si tolse in fretta da dosso i vestiti, continuava a boccheggiare e le lacrime silenziose le rigavano in viso. Finalmente urlò e i singhiozzi le squassarono violentemente il corpo. Si sentiva meglio adesso, pensò, mentre andava ad aprire la finestra con le gambe tremanti, il vento freddo della notte la colpì. Si sedette a terra, la schiena poggiata al lato del letto, guardava il cielo e ripensava alle ultime ore.
Era scesa nelle segrete, richiamata da Bellatrix a un orario insolito, era preoccupata già allora. Avrebbe dovuto ascoltare quella sensazione di pericolo. L'aveva trovata in una cella vuota, o quasi, un corpo era riverso a terra ai suoi piedi. La strega la guardò con un sorriso troppo contento, gli occhi sbarrati dalla follia. Le fece segno di avvicinarsi poi si accovacciò vicino al cadavere e le offrì la sua daga personale. Artemisia la prese, sapendo che se avesse esitato quella lama sarebbe stata usata su di lei.
"Aprilo" le sussurrò ridacchiando Bella, poi si alzò e le lasciò lo spazio necessario. La ragazza inspirò l'odore acre nel corpo in decomposizione e poi con forza ancorò le mani al braccio rigido del cadavere e lo girò con il viso rivolto al soffitto, le orbite erano riverse all'indietro e gli occhi apparivano completamente bianchi, glieli chiuse. "Cosa devo fare?", chiese girandosi verso la Lestrange. "Hai studiato i libri che ti ho dato?" le chiese quella di rimando", annuì, "E allora saprai come si crei un inferius". Il cuore di Artemisia smise di battere: "Un Inferius?" domandò tremante. Per la prima volta Bella la vide tentennare veramente. "Si" le rispose con tono di ovvietà.
Artemisia si sentì messa alle strette e tenendo con fermezza la daga in entrambe le mani affondò la lama nel ventre del morto, uno schizzo di sangue le sporcò il viso e i vestiti e un forte odore metallico la annebbiò. Si voltò di nuovo a osservare Bellatrix, eccitata dall'odore del sangue, chi sa quante volte doveva averlo fatto lei. Andando alla ceca, sperando quasi di commettere un errore, estrasse il cuore e il fegato, erano tiepidi, forse quell'uomo era morto quella stessa giornata. Mise da parte gli organi. "Mi servireb-" iniziò a dire ma le fu subito offerto ciò che cercava. Prese la foglia di lino e con il sangue vi tracciò una runa, poi la inserì nella bocca del cadavere.
Era giunto il momento di pronunciare la formula. Si alzò in piedi ma quando i suoni dovettero lasciare le sue labbra quelle rimasero chiuse. "Non posso farlo" disse invece, rivolgendo tutto il corpo in direzione della mangiamorte. "Cosa?". "Non lo farò. Mi chiedi troppo adesso", ripeté con maggiore fermezza. Per un momento pensò che a Bella sarebbe andato bene così perché la vide confusa, poi la scintilla di follia si accese.
"Pensi di poterti rifiutare?! Pensi che non ti costringerò a farlo volente o nolente?! CRUCIO"
Artemisia si preparò a sostenere il colpo e riuscì persino a non urlare mentre si accasciava in ginocchio. Rimase in silenzio mentre il suo corpo era attraversato da spasmi e brividi. Ciò irritò ancor di più Bellatrix che traeva piacere dalla sofferenza altrui.
"Imperio", ordinò con rabbia e il corpo della ragazza scattò in piedi come fosse una bambola di pezza. Artemisia si sentiva claustrofobica, rinchiusa in un involucro stretto che non rispondeva ai suoi comandi, percepì le sue labbra schiudersi e la sua voce iniziare a mormorare. Era un sinistro insieme di suoni naturali, il battere di ali, lo scroscio delle cascate, il tuono, l'ululare di un lupo, il richiamo di un gufo, poi qualche parola riconoscibile, una formula antica. Il cuore e il fegato poggiati sul pavimento iniziarono a pompare, come se nuovo sangue di attraversasse, il rumore di un respiro affannato spezzò l'aria, poi il silenzio più totale. La maledizione imperius fu sciolta e Artemisia ricadde a terra stravolta, girò il viso cosparso di lacrime e gli occhi rossi di rabbia verso la strega che era disorientata.
"Perché non ha funzionato?". Lo sguardò della ragazza a quelle parole si rivolse di scatto al corpo sul pavimento e scoprì che stava rinsecchendo a vista d'occhio fino a diventare polvere. Osservò nuovamente Bellatrix mentre ragionava su quello appena successo: "Non si può costringere qualcuno a produrre un inferius, è una magia troppo potente perché possa essere imposta".
Dopo di ché la strega l'aveva torturata, sperando di poterla piegare, e Artemisia aveva sopportato sapendo solo che se ne sarebbe andata, dopo quello se ne sarebbe andata.
Caro Draco,
mi troverai ad Hogsmead questo fine-settimana per darti la collana maledetta, te la consegnerò nel bagno del paiolo magico attraverso la finestra sul retro, fatti trovare all'orario stabilito, non potrò restare a lungo o rischierò che qualcuno mi veda. Ti informo anche che dopo partirò per la Francia, ho scoperto che a Parigi vi è un grande traffico di merci magiche e penso di poter trovare qualcuno che ci aiuti con l'armadio, appena tornerò ci risentiremo per pianificare le prossime mosse.
Artemisia
Dopo quella notte con Bellatrix aveva fatto di tutto per non doverla più incontrare, andava ogni giorno da Magie Sinister a lavorare sull'armadio e si tratteneva lì con manuali che altrimenti avrebbe letto in stanza, quando rientrava la sera passava a prendere da mangiare nelle cucine e risaliva in camera. Facendo ricerche poi le era piovuta dal cielo la soluzione, la Francia, il suo modo per allontanarsi da lì il più possibile. Era quasi corsa dal Signore Oscuro per farsi accordare la partenza e in quell'occasione gli sentì dire ciò che sperava. "È la tua prima missione in solitaria, se il tuo lavoro dovesse soddisfarmi potrei valutare la tua formazione conclusa", forse aveva saputo della sua ultima lezione con Bellatrix perché le sembrava proprio che lui le stesse offrendo tutto ciò che voleva.
Comunque come aveva preannunciato nella lettera quel weekend si smaterializzò al villaggio dei maghi e disilluse la propria figura per non essere notata. Portava tra le mani un panno di velluto spesso con all'interno una collana gotica, la teneva avvolta maniacalmente, terrorizzata che quella potesse fuoriuscire o scivolarle dalle mani. Effettuare quella maledizione le era risultato particolarmente ostico e aveva dovuto fare varie prove prima di riuscire.
Quando fu all'esterno del bar magico attese di vedere Draco entrare per poi avviarsi sul retro all'altezza della finestra nel bagno. Fu il ragazzo a farle segno e lei con un incantesimo di levitazione gli consegnò l'oggetto. In cuor suo sperò vivamente che quel ragazzino cacciasse un po' di coraggio e facesse tutto da solo perché temeva delle conseguenze disastrose, ma era sperare troppo. Stava per andarsene ma si dovette voltare repentinamente quando sentì dei passi calpestare la neve fresca dietro l'angolo dell'edificio. Si schiacciò vicino al muro e sollevò la bacchetta sperando che l'incantesimo di disillusione fosse sufficiente, non voleva fare del male a qualcuno solo perché si era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Nessuno però voltò l'angolo e lei si sporse per vedere se vi fosse qualcuno, non vide un'anima, pensò dunque di essersi impressionata e si incamminò lontano da lì per smaterializzarsi nuovamente.
Intanto Piton, celato da un ottimo incantesimo di disillusione a sua volta, osservò una figura indistinta, avvolta dalla nebbia e sfuggente, andarsene. Non sapeva neanche lui perché si fosse presentato lì, non aveva nulla da dirle, voleva solo vederla, sperava che osservandola mentre era distratta avrebbe potuto carpire qualche dettaglio che nascondeva agli altri, ma gli fu impossibile anche solo distinguere i contorni del suo corpo. Era diventata davvero potente se risultava così difficile metterla a fuoco persino a lui che era allenato e la stava cercando oppositamente. Una luce amara gli attraversò lo sguardo ma non potè trattenersi oltre perché le urla di una ragazza lo richiamarono al dovere. Corse verso la voce mentre Artemisia si voltava attirata dalle stesse grida, le parve di vedere un'ombra nera allontanarsi in fretta ma non ci si soffermò, capì subito che Draco si era dimostrato il solito pavido. Con un peso nel petto tornò al maniero, quella ragazza era sicuramente morta.
Una volta rientrata in stanza Artemisia non attese un secondo, si lanciò sulla valigia e iniziò a riempirla di ogni indumento, libro, manufatto che potesse esserle utile. Non voleva passere in quella Villa un minuto di troppo. Era rimasta turbata da quelle grida e sebbene avesse valutato di partire solo la mattina dopo adesso voleva scappare via. Recuperò le riviste che aveva studiato in quelle settimane, partiva sapendo poco ma da quello poteva cominciare.
Il proprietario di Magie Sinister le aveva detto che dal Louvre partisse il mercato nero di manufatti magici più importante del continente, un'organizzazione immensa e talmente ben strutturata da essere impossibile mettersi in contatto con loro se non erano loro a voler mettersi in contatto con te, ma lei era determinata e ragionando su ogni possibile modo di comunicare aveva capito che le riviste, i giornali, davano in qualche modo le informazioni corrette per partecipare agli incontri, ne aveva sfogliate a centinaia ma solo in cinque era certa di aver trovato le coordinate dei vecchi incontri. Aveva intenzione di presenziare a una di quelle riunioni e cercare il più capace ed esperto per la riparazione degli armadi svanitori, non sapeva se sarebbe stata una missione diplomatica o violenta, ma non la spaventava. Aveva inoltre identificato un uomo, il suo possibile interlocutore, Antoine Legrand, che aveva l'abitudine di cambiare spesso aspetto grazie alla pozione polisucco, ciò non le rendeva semplice il compito di trovarlo.
Attraversò i freddi corridoi del maniero con la speranza che quando sarebbe tornata avrebbe avuto una libertà che adesso non aveva. Da Londra a Parigi, questo era il viaggio che doveva fare, sarebbe stato sicuramente più comodo con una passaporta ma di quei tempi ottenerne una senza una motivazione convincente, ben documentata e dichiarata nero su bianco, era impossibile. A nulla era valso chiedere a Yaxlei quel favore, non era possibile. Si diresse all'esterno, era certa di poterlo fare da sola sta volta, Bellatrix l'aveva portata al limite ma l'aveva anche resa molto più potente e consapevole. Mise la bacchetta in tasca, tracciò un cerchio, una stella, le rune poi iniziò a recitare la formula, entrambe le braccia stese davanti a sé. Il portale si aprì e lei lo attraversò quasi correndo. Si sentì libera.
Fu trasportata nel quartiere latino, poco distante da dove avrebbe pernottato lei. Aveva studiato la mappa di Parigi per giorni e appena riconobbe Notre Dame si seppe orientare perfettamente, attraversò la Senna e rimase incantata a osservare la Tour Eiffel illuminata nella notte. L'aria era fresca ma voleva godersi la vita all'esterno, per le strade della città il più possibile. Giunse a Le Marais, il quartiere dove aveva trovato l'alloggio, il monolocale abbastanza carino e che distava appena dieci minuti dal Louvre. Sotto il suo appartamento era pieno di localini, l'uno diverso dall'altro, frequentati fino alla mattina, le facce delle persone erano tutte diverse in un meraviglioso mix culturale, e le sembravano talmente buone confrontate con le espressioni malvage che aveva dovuto vedere per mesi. Sorrise sinceramente, sorrise felice, e salì nel suo nuovo appartamento.
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