Capitolo 23

Era una semplice mattina di metà giugno. Gli esami MAGO erano terminati e quel giorno sarebbero finiti anche i GUFO. Artemisia era tranquilla in Sala Grande a fare colazione quando una lettera atterrò davanti a lei e alzando gli occhi riconobbe il falco di Lucius uscire dalle grandi vetrate. Si guardò intorno ma nessuno sembrava aver notato ciò che era successo, Severus non era neanche presente in Sala.

Aprì la lettera:

Cara Artemisia,
ho saputo che hai terminato i tuoi esami in maniera eccellente. Congratulazioni!
Vorrei che mi raggiungessi alla Villa il prima possibile, ho delle questioni urgenti di cui parlarti. Per una maggiore discrezione distruggi la lettera appena tu l'abbia ricevuta.
A presto,
Lucius Abraxas Malfoy

Appena ebbe finito di leggere la lettera questa si incenerì non lasciando alcuna traccia di sé. Si alzò da tavola senza finire di mangiare e uscì dalla Sala andando verso gli alloggi di Severus. Una volta giunta lì non v'era traccia dell'uomo

"Non c'è, è uscito presto sta mattina" parlò il quadro di Phineas Black

"Ah preside! E non sa dove posso trovarlo? Ho una cosa importante da dirgli" vedendola così concitata il quadro si incuriosì

"Riguardo cosa?"

"Lucius Malfoy, devo andare alla Villa ma non so perché, in realtà ho una teoria ma volevo confrontarmi con lui"

L'ex preside parve pensarci su poi disse:

"Ho un mio quadro a Grimmauld Place, potrei informare Silente"

"Va bene, credo che ci sarà un'imboscata al ministero nella sala delle profezie. Non ne sono sicura però, non ricordo il giorno preciso. Glielo accennai l'anno scorso riguardo la distruzione delle Gira-tempo"

"Va bene, lo informerò"

"Grazie, per favore, se Severus dovesse tornare avvisalo" appena ebbe ricevuto un segno di assenso se ne andò. Il cuore le batteva nel petto e la preoccupazione le cingeva lo stomaco. Con un colpo di bacchetta si cambiò, la gonna della divisa divenne un pantalone nero e aderente di un tessuto spesso e protettivo, alla gamba si legò anche il porta-bacchetta; la camicia invece divenne una maglia a collo alto dello stesso colore e tessuto del resto; il mantello regalatole da Lucius si avvolse intorno alle spalle e degli stivaletti sostituirono le sue solite scarpe. Dopo un attimo si smaterializzò

"Buona sera Lucius. Antonin."

"Salta gli ossequi ragazzina. Muoviti" le disse il moro che voltandosi fece strada. Arrivarono nella stanza dove era già stata con Lucius.

Proprio il biondo le si avvicinò e le chiese tranquillo: "Sai duellare contro più avversari?"

"Me la cavo" rispose risoluta ma si ricordò dei duelli con i ragazzi che la prendevano in giro a scuola, nonostante ciò la sua espressione non variò.

"Spero per te che sia la verità" la voce di Dolohov riecheggiò per tutta la sala,

continuò: "Abbiamo una missione importante oggi, tu verrai con noi. Lucius non avrà il tempo di tenerti d'occhio quindi dovrai rimanere con me. Vedi di fare quello che ti dico o non ci penserò due volte a schiantarti e lasciarti agli Auror"

"Grazie dell'informazione Dolohov, non preoccuparti, non ti darò alcun pensiero sempre che tu sia capace di formulare uno" lo provocò. Lui avanzò con passo lento e pesante e quando le fu abbastanza vicino si sporse dicendole all'orecchio: "Beh recentemente il mio unico pensiero è stato decidere in che modo possa farti perdonare dell'azzardo della scorsa volta, forse l'ho deciso, ti va di scoprirlo?"

Una finta tosse richiamò entrambi e un Lucius stranamente a disagio disse: "Dobbiamo andare. Hai la tua maschera?"

A conferma, con un gesto della mano, la maschera le apparve sul viso.

"Dov'è Sirius?!" Harry Potter era davanti a lei, e sfidava apertamente Lucius ma una nota di paura e disperazione traspariva nella sua voce.

Lucius da ottimo diplomatico lo accarezzò con promesse di verità e parole melliflue e per un momento Artemisia credette che il ragazzo ci fosse cascato.

Fu l'intervento di quella pazza di Bellatrix a far degenerare il tutto, con le sue urla e grida isteriche e il suo malsano amore per il signore oscuro. Il biondo però ristabilì la calma e dopo un attimo di silenzio che anticipava la tempesta, lo scontro iniziò.

Lampi di ogni colore squarciarono l'aria e incantesimi urlati riecheggiavano per l'intero spazio. Lucius visibilmente preoccupato urlava ordini e apriva la strada inseguendo i sei ragazzi che rispondevano agli attacchi con particolare capacità. Artemisia si sentì tirare da una parte e guidata da Dolohov tagliarono la strada a Harry e i suoi amici.

"Stupeficium!" attaccò Artemisia ma l'improvviso cambio di direzione fece sì che colpisse uno di loro solo di striscio.

Superarono varie stanze, l'una più strana dell'altra e il gruppo inevitabilmente si divise. Artemisia, col fiato corto e i polmoni in fiamme correva per inerzia, seguendo il suo "partner", anche se odiava definirlo così. Ebbe uno scontro personale con la Granger, di cui si diceva essere l'unica alla sua altezza all'interno della scuola. La ragazzina aveva però uno svantaggio, non sapeva usare gli incantesimi non verbali e questa fu una mancanza troppo grande, così in poco fu costretta a potersi solo difendere dagli attacchi.

Artemisia stava per disarmarla quando un fascio di luce scarlatto colpì la sua avversaria in pieno petto, facendola crollare a terra immobile. Le bastò un'occhiata per riconoscere i segni di frusta che aveva già visto su Severus.

Non poté fermarsi. Correndo raggiunsero Lucius che si trovava in una sala che sembrava essere in centro di quel dannato labirinto. Solo un arco di pietra occupava la stanza e Potter si trovava presso di esso con Malfoy che lo braccava soddisfatto.

"Ora Potter, consegnaci la profezia"

Neville Paciock appena arrivato fu cruciato da Bellatrix che esaltata lo avviava verso il destino dei suoi genitori. Dolohov rise affianco a lei e lei sentì in sangue gelarsi.

Quando il ragazzo sembrò sul punto di consegnare la piccola sfera di vetro le porte della sala si spalancarono e i membri dell'ordine della Fenice irruppero. Lo scontro si fece decisamente più pesante e Artemisia si ritrovò a lottare insieme al suo compagno contro Malocchio Moody, il vero però.

Alla fine con un incantesimo a tradimento fu lei stessa a mandarlo a terra e Dolohov soddisfatto gli cavò via l'occhio di vetro

"È merito mio se ha questo, è giusto che me lo prenda come souvenir" ghignò malefico ma la sua gioia aumentò quando si trovò Harry Potter sotto tiro.

Iniziò uno scontro con il ragazzo mentre Artemisia duellava contro Lupin che concitato diceva al ragazzo di scappare.

Poi fu la volta di Sirius che subentrando nello scontro allontanò Antonin, vedendolo in difficoltà Artemisia si impegnò su entrambi i fronti riuscendo discretamente. Alla fine fu il lupo mannaro a raggiungere il ragazzo lasciandola allo scontro con Sirius che dopo aver schiantato Dolohov si era concentrato unicamente su di lei.

Ci fu un momento strano in cui Sirius parve averla riconosciuta attraverso gli occhi verdi, ma non ci fu possibilità di capire perché Bellatrix rivendicò il cugino e continuò lo scontro da sola. Disorientata si guardò intorno, tutto era caos, e le maledizioni sfrecciavano da una parte all'altra. Poi per un attimo tutto si fermò, tranne Bellatrix e Sirius.

Artemisia alzò lo sguardo e vide Silente entrare nella sala, corrucciato e furente, con la bacchetta levata.

Da quel momento le sorti della missione furono segnate. Quasi nessuno si accorse di Sirius che dopo un incantesimo della cugina attraversava il velo, né di Harry che tenuto a stento da Remus urlava incredulo e disperato.

Vide Potter inseguire Bellatrix e poco dopo, quando ebbe bloccato più mangiamorte possibili, Silente seguirlo.

"Inerva" sussurrò e Dolohov recuperò i sensi

"Muoviti, abbiamo perso ma forse possiamo sfuggire, corri"

Fu lei a prendere la situazione in mano sta volta e trascinandosi dietro l'uomo ancora sconvolto raggiunse l'atrio del Ministero.

Silente era lì e di fronte a lui c'era Voldemort

"Non vuoi uccidermi, Silente? Sei superiore a tanta brutalità, vero?" disse il mago oscuro

"Sappiamo entrambi che ci sono altri modi per distruggere un uomo, Tom" rispose Silente con un tono incredibilmente tranquillo, poi una luce di malizia attraversò gli occhi azzurri. "Ammetto che non mi darebbe abbastanza soddisfazione toglierti soltanto la vita"

Ad Artemisia si gelò in sangue nelle vene. E capì per la prima volta perché le persone avessero paura del mago.

Lo scontro che seguì fu di incredibile portata. Incantesimi mai visti né letti ebbero compimento lì. Il duello giunse a termine solo con la fuga del signore oscuro.

"Muoviti ragazzina" Antonin si era ripreso e fu solo il suo sangue freddo a permettergli di raggiungere i camini e lì smaterializzarsi

"COM'È POTUTO SUCCEDERE!" la voce Voldemort rimbombava per tutta Villa Malfoy. Solo tre mangiamorte stavano al suo cospetto: Antonin, Bellatrix e Artemisia.

"Mio signore mi perdoni, la prego! Non mi punisca. Stavo combattendo per lei. Ho ucciso quella feccia di mio cugino" la voce rotta di Bellatrix pregava mentre stava praticamente stesa ai piedi dell'oscuro

"DODICI DEI MIEI MANGIAMORTE SI SONO LASCIATI BATTERE DA SEI RAGAZZINI?"
Poi i suoi occhi rossi si spostarono su Artemisia.

"Cosa ci facevi tu lì?" chiese abbassando il tono di voce ma facendosi ancora più spaventoso di prima

"Mio signore..." iniziò ma fu interrotta da Dolohov

"Mi assumo la colpa, è stata una mia idea testare la ragazza direttamente sul campo"

Le pupille verticali fremettero mentre puntavano furiose uno dei suoi mangiamorte più fidati.

"Di tutti voi conoscono i nomi, i volti, le bacchette, la voce, di lei non sanno NIENTE! E COSÌ DEVE RIMANERE!", urlò furibondo per poi respirare pesantemente tentando di darsi un contegno apparente.

"Hai presente quanto può essere utile fin quando resta anonima? E TU HAI PENSATO DI TESTARLA?!?" Voldemort levò la bacchetta e una luce rossa colpì Antonin che iniziò a urlare e contorcersi sotto l'effetto della maledizione cruciatus, intervenire fu più forte di lei.

"Mio signore, le assicuro che Dolohov non mi ha persa un secondo di vista e che nessuno mi avrebbe mai potuta riconoscere. Il mio rammarico è di non essere riuscita a portarle la profezia ma partecipare alla missione è valso più di decine di lezioni."

La maledizione si interruppe e il signore oscuro si disinteressò completamente dal mangiamorte steso per terra. Artemisia capì di aver fatto un azzardo e se ne pentì amaramente

"So cosa potrà colmare il tuo rammarico, e insegnare a non interrompermi più". Da quell'attimo fu solo dolore

Silente camminava in circolo per il suo studio. Ormai tutto il mondo magico sapeva che Voldemort era tornato e lui aveva riottenuto subito la carica di preside.

L'inquietudine aumentava a ogni minuto che passava e Severus, in piedi in un angolo della stanza non era da meno.

"Sei sicuro che non ci fosse?" gli sbraitò contro frustrato

"Non lo so Severus, sicuramente gli auror non l'hanno trovata altrimenti l'avrei saputo" rispose tranquillamente l'anziano ma in cuor suo non era affatto tranquillo

"Perché non mi hai lasciato venire?"

"Ma ti senti Severus? La copertura sarebbe saltata"

Aveva ragione, stava delirando, ma la preoccupazione gli faceva dire assurdità.

"È arrivata! É nel castello!" urlò uno dei quadri, e nel giro di pochi attimi tutte le cornici furono vuote. Dopo una decina di minuti sentirono bussare e la porta si aprì. Artemisia era sull'uscio, pallida e tremante, respirava affannosamente e si dovette fermare un attimo dopo aver fatto le scale a chiocciola.

Severus non disse nulla, la raggiunse e la guidò fino alla sedia più vicina. Le portò un bicchiere d'acqua e mentre passava affianco a un cestino delle caramelle ne prese un pugno e gliele offrì.

"Artemisia come stai? Dove sei stata?" chiese il preside. La ragazza inspirò a fatica e tentò di rispondere ma ogni muscolo, articolazione e organo le procurava un dolore insopportabile. Gli occhi si arrossavano e la frustrazione di non riuscire neanche a respirare bene le fece tremare il fiato. Nessuno la forzò a continuare e ci volle mezz'ora prima che il dolore diminuisse permettendole di formulare una frase senza finire con il respiro spezzato e la gola in fiamme.

"Sono stata coinvolta nella missione all'ufficio misteri... irriconoscibile grazie alla maschera e a-ai vestiti... come sapete non è riuscita... la profezia si è rotta..."

Fece una pausa più lunga e mangiò l'ennesima caramella. Gli zuccheri la stavano tirando leggermente su.

"Ero affidata a Dolohov... siamo fuggiti durante lo scontro tra lei e il signore oscuro" disse rivolta a Silente.

"Ma chi ti ha ridotto così?" chiese Severus preoccupato

"Era arrabbiato per il fallimento... e poi ho scoperto che io non ci sarei dovuta essere. È stata un'iniziativa di Malfoy e Dolohov. Ha detto che sono una dei pochi di cui non si conosce l'identità e vuole che resti così."

Non accennò al fatto che avesse interrotto il signore oscuro perché spinta dalla compassione verso Dolohov.

Silente e Piton le raccontarono cos'era successo nel frattempo: i mangiamorte catturati, i feriti, la conferenza stampa, l'opinione pubblica.

"Prenditi cura di lei"

Disse alla fine il preside. Severus l'affiancò e, complice il fatto che fosse tarda note, l'accompagnò per tutto il tragitto fino alla sala comune.

La scuola era ormai giunta al termine e il giorno successivo i ragazzi sarebbero tornati dalle proprie famiglie. Era pomeriggio e tutti erano allegri e impazienti, infatti in giornata sarebbero usciti i risultati degli esami.

Artemisia stava in cortile seduta per terra con Kathrine e Charlotte.

"Ragazze... mi mancherete" disse all'improvviso mentre chiacchieravano del più e del meno. Le altre due si voltarono a guardarla stupite e intenerite.

"Anche a me mancherete" rispose Charlotte sporgendosi e abbracciando entrambe in un moto di dolcezza insolito per lei.

"Ma quest'estate ci vedremo?" chiesa Kathrine speranzosa

"Certo" rispose lei mentendo, non credeva che le avrebbe riviste nel breve termine. Non volle far notare il suo stato d'animo però e continuarono a parlare.

"Sono usciti!" gridò qualcuno dall'interno e in un attimo tutti erano corsi dentro per raggiungere la bacheca.

I voti del quinto anno erano appesi alla parete mentre i diplomi MAGO erano disposti arrotolati su un lungo tavolo con i nomi degli studenti vicino.

Tutte e tre recuperarono le loro pergamene e uscirono, seguite da Michael che avevano incontrato.

"Ragazzi io ho preso tutte 'O' ed 'E' in cura delle creature magiche, incantesimi, erbologia e trasfigurazioni!" esultò il ragazzo una volta seduti sotto un albero in cortile.

"Io invece ho preso il massimo in incantesimi, divinazione e storia della magia" disse Charlotte.

Kathrine invece aveva preso tutti eccezionale, tranne in rune antiche e aritmanzia e pozioni, dove aveva preso la sufficienza.

"Non prendertela, pozioni quest'anno è stato durissimo. Chi aveva mai fatto il veritaserum?" le dissero gli altri.

"Ragazzi come vi è andata?" chiese Dafne accostandosi a loro entusiasta. La ragazza fiera esibì i suoi risultati, anche lei come Kathrine aveva preso il massimo in quasi tutte le materie. Artemisia fu contentissima per lei e lo manifestò in un affettuoso abbraccio.

"Sei stata bravissima, te lo meriti" disse Michael con forse troppo entusiasmo ma fece a tutte una gran tenerezza.

"Beh dovremmo festeggiare, andiamo a Hogsmead?", propose sempre il ragazzo ricevendo un'immediata risposta positiva da Dafne e Charlotte. Kathrine e Artemisia si guardarono e dopo aver dato un pizzico dietro al braccio di Charlotte la mora disse:

"Ragazzi avviatevi voi, noi vi raggiungiamo tra poco, dobbiamo andare a sistemare delle cose in stanza prima".

Così riuscirono a creare l'appuntamento perfetto per Michael che ci aveva sperato tanto da quando Dafne aveva lasciato Gabriel.

"Artemisia ma alla fine quanto hai preso tu?", la conversazione tornò sugli esami.

Lei con finta indifferenza passò loro la pergamena e aspettò la reazione.

"WOW Artemisia! Tutti Eccezionale! E una borsa di studio per Parigi!"

Lei subito si rimise dritta e recuperò i fogli, non si era accorta della borsa di studio.

Fu davvero entusiasta, ma in un secondo momento si rese conto del fatto che non avrebbe mai potuto approfittarne.

Doveva combattere una guerra che sarebbe durata ancora due anni

Stava girando tranquillamente per i corridoi, gustandosi per l'ultima volta il castello con la sua atmosfera a tratti tetra. Si sentiva malinconica, si era chiuso un capitolo importante della sua vita e il suo futuro era del tutto incerto.

Improvvisamente si sentì tirare dietro un angolo e quando aprì gli occhi davanti a lei c'era Severus.

"Ehi!" disse stupita

"Ciao, non ti sei fatta vedere per tutto il giorno", nei suoi occhi si leggeva la preoccupazione e qualcosa simile alla tenerezza. Si sentì in colpa per non essere passata da lui

"Hai ragione ma volevo stare un po' da sola... Lo sai che ho avuto una borsa di studio per Parigi?" chiese affranta.

Severus capì subito quale fosse il problema e il suo sguardo si fece greve.

"Mi spiace..."

Lei vedendolo così serio si premurò di alleggerire l'atmosfera: "Guardando il lato positivo... almeno resterò qui con te"

Ebbe un attimo di esitazione quando vide l'espressione di Severus cambiare e acquisire una serietà che la fece preoccupare.

"Vieni, andiamo da me" disse l'uomo modulando la voce ma lei aveva capito che c'era qualcosa che non quadrava

"No aspetta, che vuoi dirmi?" chiese con tono spaventato.

"Andiamo, ne parliamo con calma"

"No Severus, dimmelo ora!" quasi urlò e lui dovette intimarla di abbassare la voce con un segno della mano. Per il nervosismo dovette chiudere gli occhi e prendere qualche respiro prima di risponderle.

"Viste le circostanze credo che dovremmo smettere di vederci" disse, incerto se continuare ma gli occhi di Artemisia gli imposero di andare avanti, per darle una spiegazione, un qualcosa.

"Tu andrai a vivere a Villa Malfoy e io ho il fiato del signore oscuro sul collo, non è sicuro"

Dagli occhi di lei iniziarono a scendere copiose lacrime mentre diceva: "Hai ragione... hai ragione"

"Perché piangi allora?" le chiese straziato.

"Perché sarà tremendo fingere di non avere nulla a che fare con te, di non sopportarti, di non amarti". Rispose singhiozzando e Severus fu terribilmente colpito da quelle parole. Colpito nel profondo e avrebbe voluto risponderle ma non ne ebbe il coraggio.

"E non so come farò senza di te", aggiunse avendo bisogno che lui dicesse qualcosa.

"Non sono così essenziale", sussurrò sfinito cercando di convincerla che potessero vivere distanti senza soffrire.

Ma dento di sé stava piangendo quanto lei e la strinse tra le braccia come se potesse imprimerne il calco sulla pelle e non dimenticarla più.

"Io aspetterò, aspetterò la fine della guerra, Severus. Tu mi aspetterai?" 

"Sempre" 

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