Capitolo 22

Il giorno successivo al suo rientro Artemisia era già in aula di pozioni, non voleva dare adito a voci e fomentare la curiosità sulla sua assenza che era stata notata.

"Che fine hai fatto!" era stata la prima cosa che si era sentita dire da Kathrine quando aveva rimesso piede nella sala comune. Erano tutti lì, il suo gruppo di amici, e stavano giocando a scacchi fin quando Artemisia non aveva varcato la soglia.

"È complicato da spiegare, non mi va di parlarne", normalmente bastava questo per sedare le domande ma 3 giorni di assenza ingiustificata erano troppi anche per lei.

"Non pensare di cavartela così, ci siamo preoccupati" intervenne Charlotte che tra le due era la più irruenta.

"Niente di cui preoccuparsi, davvero" cercò di rispondere sbrigativa e mettere un punto a quell'argomento.

"Dai ragazze, sapete che la mettete a disagio così" la difese Michael intuendo il suo fastidio.

Artemisia cercava di formulare una scusa plausibile, una scappatoia che la svincolasse, si guardava intorno quasi in cerca di una via di fuga, quando parlò Gabriel:

"Chi sa con quale ragazzo è stata la nostra Artemisia, sempre tanto riservata, che concede di sapere così poco di sé"

Tutti gli altri che stavano discutendo se fosse il caso o meno di fare domande si tacquero per ascoltare Gabriel, e quando lui terminò calò un silenzio pesante.

"Nessun ragazzo, Gabriel", poi aggiunse guardando l'espressione furba di Lidia, "e nessuna ragazza. Non sono tenuta a giustificare la mia assenza, per quanto voi possiate esserne incuriositi".

Eppure il rosso era certo della sua intuizione e insistette ma fu freddato dopo poche accuse.

"Solo perché hai perso la scommessa con Lidia. Quella del bacio, chiariamolo.", l'espressione di Lidia si fece colpevole, "E io abbia deciso di non prestarmi più ai vostri giochi, non ti dà il privilegio di invischiarti nella mia vita privata. Ora perdonami, penso dovrai delle spiegazioni a Dafne, che sta arrivando proprio adesso, mentre io me ne vado in camera".

Maggio fu il mese più tranquillo dei due anni trascorsi, intervallato solo da chiacchiere sul "regime rosa", come alcuni chiamavano la presidenza della Umbrige, e l'uscita di scena dei gemelli Weasley, che avevano fato irruzione in Sala Grande sulle scope e con uno scoppiettare pirotecnico di fiochi d'artificio.

I rapporti con Gabriel e Lidia si erano freddati come conseguenza della discussione, inoltre Gabriel la considerava responsabile della sua rottura con Dafne. Artemisia invece pensava che se lo fosse meritato e continuava a passare il tempo con Charlotte, Kathrine e Michael. Inoltre, dopo la sua assenza di diversi giorni aveva deciso di essere più discreta e con Severus si vedeva solo nei fine settimana e il resto del tempo studiava in compagnia degli amici.

Un sabato sera stava studiando nelle sue comuni posizioni assurde sopra il divano dell'ufficio quando sbuffò rumorosamente e gettò tutto all'aria.

"Dai Severus! Che pozione è uscita per gli esami?" gli chiese facendo gli occhi dolci.

"Non posso dirtelo lo sai. E poi te la caverai", le rispose lui con tono strascicato, concentrato su una rivista arrivatagli quel pomeriggio.

"Ma non è vero! Non so niente!" disse disperata. Ormai il cervello era fuso e non ragionava più.

"Guai a te se non prendi il massimo, lo considererei una sconfitta personale", "Ecco appunto, non so niente", lei rideva e scherzava ma in realtà era terrorizzata dall'idea di deluderlo, a volte la differenza di età e di conoscenze diventava più opprimente che mai. Decise di cambiare argomento.

"Ma hai interrotto le lezioni con Potter? Non ti sento più lamentare"

Piton parve infastidito da quella domanda ma rispose lo stesso: "Sì, è un incapace e non sarebbe riuscito a chiudere la mente neanche dopo anni di tentativi"

"Normalmente funziona così, sei tu che sei abituato troppo bene" disse riferendosi a sé stessa, "Non mi pare che le prime volte tu fossi così brava", "Ma se ti ho respinto al primo tentativo", "Solo perché ho messo il dito nella piaga", "Sì, sei un dannato sadico", lui ghignò allusivo e lei arrossì terribilmente.

"È divertente questa cosa" disse mellifluo, "Cosa?", "Davanti al signore oscuro sei completamente controllata e inintelligibile, davanti a me sei un libro aperto".

Artemisia arrossì ancora di più maledicendosi per il suo poco autocontrollo, sapeva che lui fosse la sua debolezza.

Intanto proprio l'uomo si era alzato dalla scrivania e venendole incontro agitò la bacchetta facendogli volare in mano i fogli sparsi in giro.

"Cosa dovrebbero essere questi?" chiese inorridendo di fronte alla caoticità delle scritte.

"dovrebbero essere mappe riassuntive, ma in realtà non ci capisco nulla" disse scoraggiata.

"Ti insegno una magia che usavo per queste cose. Immagina lo schema nella tua testa. Fatto?"

Lei annuì col capo mentre si sporgeva per riprendere in mano le pregamene che le stava porgendo.

"Ora dì collocatum"

Artemisia immaginò distintamente lo schema come voleva che fosse e dopo aver pronunciato la formula scoprì, con grande stupore, che le linee storte diventavano dritte, le cancellature sparivano e la scrittura diventava più chiara creando una mappa coerente ed ordinata.

"Grazie Sev!" disse alzando lo sguardo luminoso verso di lui eppure lo vide irrigidirsi.

"Scusami, mi sono fatta prendere dall'entusiasmo". Lui subito si affrettò a spiegare, sentendosi in colpa per aver adombrato il suo buon umore.

"No, assolutamente. Solo... era da tanto che qualcuno non mi chiamava così" avrebbe voluto farsi trascinare dai ricordi ma la presenza della ragazza lo teneva, fortunatamente, ancorato al momento, così aggiunse:

"Ora andiamo a letto, si è fatto tardi"

"Che c'è sei già stanco? E io che speravo in un continuo di serata" lo prese in giro accostandosi al suo fianco e seguendolo verso la camera da letto.

"Ho solo detto 'andiamo a letto', non ho detto se a dormire o altro" la corresse lui stringendole un braccio affettuosamente intorno alle spalle e poi tirandosela al petto. Lei cercò di dargli un bacio sulle labbra ma lui si sottrasse scherzosamente.

"Hey!" fu il richiamo fintamente offeso della ragazza che ebbe come risposta solo un ghigno divertito. Ma poi una strana forza attirò il volto di Piton verso il basso rendendolo vulnerabile ai baci di Artemisia.

"Sta forse imbrogliando, Signorina Carter?"

"Imbrogliare, che parolone, sto solo azzerando il vantaggio dell'altezza"

Arrivò troppo in fretta il 31 maggio, primo giorno di esami.

Prima ancora di entrare in Sala Grande per la colazione Artemisia andò alla bacheca per vedere se fosse stato affisso il programma delle prove e la prima verifica pratica di quella mattina era: pozioni.

Giunse al tavolo di Serpeverde senza guardare dove andasse ma con il viso calato nella copia del programma che aveva geminato. Urtò una decina di persone e contrò l'ultima sbraitò sebbene la colpa fosse la sua.

"Dovremmo fare qualcosa per calmarla" disse Michael alle due bionde vedendola arrivare dal fondo della sala.

"Prendile una camomilla, sta per avere un infarto" ordinò Katrine a Charlotte, serissima.

Intanto Severus osservava la scena dal tavolo dei docenti e se la rideva.

*

Dire che il ministero quell'anno non li aveva voluti aiutare era poco. La pozione scelta per l'esame era il veritaserum, pozione che in realtà nessuno conosceva se non nella teoria perché era un filtro illegale e la sua preparazione richiedeva giorni di lavoro. Neanche Artemisia l'aveva mai preparato.

Ebbe un attimo di panico, il respiro era esageratamente accelerato e il battito non era da meno. Oltre Piton, nella Sala c'erano due funzionari del ministero e la Umbrige stava girando nelle varie classi in quanto preside.

Quando fu dato il via alla prova subito Artemisia partì in quarta, andò a prendere tutti gli ingredienti e litigò anche con uno degli esaminatori "Scusi? Tra queste e quelle mandragole e queste c'è differenza?" chiese indicando due gruppi diversi di piante.

"Che ti cambia?" le rispose scostante e lei che era già nervosa di suo lo aggredì.

"Cambia invece, a seconda del ciclo lunare si differenzia una pozione mediocre da una eccellente"

"Visto che sei così brava saprai distinguerle da sola"

Lei prese un profondo respiro pronta a rispondergli malamente ma una voce calda e fredda contemporaneamente la distolse: "Luna nuova e luna crescente", disse Piton indicandole prima un gruppo e poi l'altro.

"è evidente che non sia stato io il vostro insegnante" disse sprezzante ai funzionali ministeriali e poi se ne andò ma prima poggiò la mano sulla spalla dell'alunna come per rassicurarla, ci riuscì e da quel momento in poi la prova procedette senza intoppi.

Quando consegnò era a un punto molto avanzato della pozione, irraggiungibile in tre ore se si seguono le istruzioni del libro alla lettera. Lasciò l'ampolla di fronte alla targhetta col suo nome e se ne andò sollevata e soddisfatta.

I tre giorni successivi furono estenuanti anche più del primo e la sua sanità mentale vacillò quando, avendo avuto la sera prima la prova pratica di Astronomia, si era trovata a fare la scritta di trasfigurazioni la mattina alle 8 e il pomeriggio dopo pranzo la teorica di pozioni.

Per fortuna a spezzare le prove collettive da quella singola, in cui c'era anche la libera, vi fu la domenica. Decisa a non ripetere più perché tanto non le entrava più nulla in testa chiuse i libri e raggiunse l'ufficio di Severus.

"Ciao" lo salutò una volta entrata e subito andò vicino a lui per dargli un bacio sulle labbra

"Come mai così dolci oggi?" le chiese ironico

"Gli scritti sono finiti. Hai qualche notizia per me?"

Lui sbuffò esasperato ma divertito: "Non posso dirti niente", lei ridacchio un po' e poi si andò a sedere al posto di fronte alla scrivania.

Osservò l'uomo tornare a scrivere su un foglio con dell'inchiostro rosso. Passarono così buoni dieci minuti, godendosi il silenzio ma anche la presenza l'uno dell'altra.

Alla fine Artemisia non riuscì più a tenere i suoi dubbi per sé:

"Severus?"

"Mh" rispose lui, ancora concentrato sul lavoro, ma dopo un paio di righe si fermò e si dedicò a lei.

"Dimmi"

"Tu non hai mai avuto problemi con il fatto che fossi una tua alunna"

Non era una domanda ma si sentì in dovere di spiegarsi lo stesso: "Non sei mai stata un'alunna per me o comunque mai come gli altri, vedi... appena sei arrivata Silente mi ha incaricato di tenerti d'occhi, e quando ho capito che non eri un pericolo sei stata in pericolo. Vivendo a stretto contatto non sono riuscito a tenerti a distanza e quando te ne sei andata ormai eravamo..."

"Legati?" azzardò Artemisia, perché era così che si era sempre sentita lei, legata a lui indissolubilmente.

"Si, e non c'è mai stato tempo di vederti come una studentessa. Poi come ti ho detto mi sono illuso di poter avere un rapporto di solo sesso con te, ma noi eravamo già molto più di quello. E tu sei una mezzosangue quindi per te forse è strana questa differenza d'età ma qui nel mondo magico è la norma e..."

"Non c'è bisogno che me lo spieghi, nella mia epoca diciotto anni di differenza non è nulla, i miei genitori erano un'eccezione"

"Va bene" disse Severus alleggerito. "Comunque dopo domani hai gli orali, quindi poi non sarai più una mia studentessa"

"Non me lo ricordare, sto morendo dall'ansia, che poi me lo potevi dire che la prima prova sarebbe stata la tua pratica!" gli sbraitò contro a metà tra il divertito e l'arrabbiato

"E perdermi te che aggredivi quello del Ministero?" disse con un ghigno sul volto

"Si va beh, comunque se non ci fossi stato tu l'avrei ucciso e poi sarei andata nel panico"

"Per caso è un grazie questo?"

"Vai al diavolo Piton"

"Carter Artemisia" chiamò un funzionario Ministeriale.

Gli insegnanti erano seduti al di qua del loro tavolo, invece le tavolate delle case erano poste a semicerchio alle spalle del candidato. Artemisia avanzò al centro della sala, le tremavano le mani, osservò i funzionari e i professori di fronte a lei. Avevano organizzato le prove facendo in modo da compattare coloro che seguivano gli stessi corsi, così che gli insegnanti non interpellati non dovessero fare avanti e indietro dalla Sala Grande, anche la Umbrige era assente, "impegnata" nei suoi doveri da preside.

Solo due di loro non erano tenuti a partecipare: Piton e Sinistra, in quanto avevano già fatto sia la prova pratica che quella teorica. Nonostante ciò l'insegnante di astronomia aveva deciso di non perdersi nessun esame e aveva seguito con interesse. Invece, proprio per non smentirsi, Piton era assente e così sarebbe rimasto. Fu una delusione ma anche un sollievo per Artemisia che era tesa già così.

"Signorina Carter, vogliamo iniziare?"

"Certo" rispose educatamente a una donna del ministero. Fu proprio quella a iniziare a farle domande, sostituendo la Umbrige nelle arti oscure, cosa contraddittoria visto che la pratica non era stata minimamente considerata durante tutto l'anno scolastico.

"Può eseguimi un incanto Patronus?"

Artemisia si concentrò e pensò alle giornate passate con Severus, alla gioia che l'aveva inondata quando l'aveva trovato affianco a lei al suo risveglio la mattina... non ebbe neanche bisogno di dire la formula che il suo lupo fuoriuscì dalla bacchetta e corse per tutto il perimetro della sala. Molte esclamazioni scaturirono dai presenti e anche dai professori. Il lupo si dissolse definitivamente dopo averla avvolta nel suo bagliore argenteo.

L'impiegata le fece eseguire vari altri incantesimi alla fine dei quali si disse soddisfatta. La professoressa Sprite fece apparire alcune piante e le chiese l'identificazione e la prelevazione di alcune parti. Artemisia eseguì tutto esponendo ciò che faceva e il perché di una scelta invece di un'altra nell'uso degli utensili e degli incantesimi.

La professoressa Vector e la professoressa Babbling le diedero un testo comune a entrambe le materie e lei lo tradusse e analizzò all'impronta senza intoppi.

"Dunque, per quanto riguarda la mia materia fai come meglio ritieni" le disse la McGranitt trattenendo l'entusiasmo. Erano già passati tre quarti d'ora e ormai la tensione era scemata.

"In realtà professoressa, la sua materia è centrale nella mia prova libera quindi se non è un problema vorrei farle vedere subito dopo la fine del giro"

"Ma credo manchi solo Filius, tu devi farle qualche domanda?" chiese la vicepreside al collega che imbarazzatissimo scosse la testa.

"Benissimo, allora puoi procedere"

Fu in quel momento che la sala si ammutolì di colpo e vedendo tutti gli insegnanti guardare alle sue spalle si girò. Piton stava avanzando al centro degli studenti e si avviava al suo posto. Artemisia sorrise stupidamente ma poi si rese conto della gaffe e si diede un tono.

"Severus che piacere averti qui, come mai solo ora?" chiese la McGranitt

"Sai Minerva, avrete vinto il campionato di Quiddich ma la studentessa migliore appartiene alla mia casa questo decennio"

L'uomo prese posto e le fece cenno di iniziare. Lei gli sorrise emozionata.

"Mi è capitato di avere una discussione con un amico, discussione di cui vorrei rendervi partecipi. Il tema era: i limiti della magia".

Le successive trasformazioni avvennero tutte accompagnate dalla sua narrazione e con movimenti fluidi della bacchetta, senza che venisse mai pronunciata la formula.

"Vedete la trasfigurazione può modificare: la forma, la dimensione, la materia di un oggetto, può evocare e far evanescere" con un semplice movimento della bacchetta fece apparire un cubo di legno "per la forma ci troviamo ancora", il cubo divenne un triangolo, "ma con la dimensione?", il triangolo si rimpicciolì e poi si ingrandì il doppio, "Quando rimpicciolisco questo soprammobile dove va la materia in eccesso? E quando lo ingrandisco da dove viene? E quando si fa evanescere o si evoca un oggetto dove finisce? Da dove arriva? E quando si trasforma un oggetto in un animale gli si dà un'anima o è solo un involucro vuoto?

Sembra che la realtà sia fatta di quelli che Democrito e anche la scienza moderna chiamano atomi, indivisibili, che aggregandosi e dividendosi formano la materia. E noi maghi siamo un po' come il Demiurgo Platonico.

Allo stesso modo noi quando operiamo l'incanto gemino...", un triangolo perfettamente uguale al precedente apparve, "compiamo quella mimesi che secondo la filosofia Platonica le cose operano nei confronti delle Idee. Platone dice che le cose sono imperfette perché il movimento intrinseco nell'ananche le rende diverse dalle idee immobili, e non è forse lo stesso che succede con gemino? Le copie non si deteriorano prima?"

Con un movimento circolare del polso il tempo avanzò per i due oggetti e la copia iniziò ad ammuffire e rovinarsi leggermente.

"Aristotele dice che non esiste la potenza pura perché tutto ciò che troviamo è già in atto altrimenti non esisterebbe, ma lui non conosceva la magia, si fermava a soli 5 elementi. Ma la magia è il sesto e io vi dico che è lei la pura potenza, l'ananche platonica, e tende a quello che Aristotele chiama Dio, che è Atto puro.

L'entelechia è la massima realizzazione di una determinata cosa, per l'uomo in generale è il pensiero, la conoscenza, ma io credo, che per noi maghi, l'entelechia sia un'altra, che sia l'esprimere la magia. Conoscere un incantesimo non ci soddisfa a pieno, l'incantesimo va eseguito nella sua forma più pura"

Così si abbassò, posò la bacchetta per terra ed eseguì gli stessi incantesimi, in forme diverse, senza la bacchetta: fece apparire un seme e quello germogliò, crebbe, e fiorì nel giro di pochi istanti, il fiore divenne un passerotto che volò per la stanza, e sulla pianta spuntò un frutto che raccolse e geminò. Andando contro i limiti preimpostati di tutta la magia moderna.

L'uccellino si posò sulla sua mano e nel mentre gli accarezzava il dorso divenne un semplice origami di carta che incastrò tra i rami della pianta.

La sala rimase in silenzio per un attimo, per poi partire in uno scrosciante applauso.

Quando l'entusiasmo fu placato dalla McGranitt che continuava a sbracciarsi, tutti gli sguardi furono su di lei. Insegnanti increduli balbettavano chiedendo spiegazioni che furono taciute proprio dalla vicepreside

"Colleghi contegno, abbiamo sempre saputo di avere un talento davanti, non siate scettici. Grazie Artemisia, prova stupenda, sono fiera del tuo percorso e credo di parlare a nome di tutto il corpo docenti"

Dopo il suo esame Piton lasciò nuovamente la sala, a sottolineare che fosse lì solo per lei. Artemisia invece rimase a vedere gli esami dei suoi compagni, ma leggermente in disparte perché molti volevano farle domande.

Se la cavarono tutti bene, erano mesi che ripetevano. Fu davvero contenta quando Dafne tenne un esame impeccabile e molti insegnanti si congratularono con lei, non si sarebbe mai perdonata di averle rovinato l'anno. Intorno alle 6 del pomeriggio gli esami furono interrotti e sarebbero ricominciati la mattina dopo.

La prima cosa che Artemisia fece fu intercettare Severus in uno dei corridoi, si accertò che non ci fosse nessuno e gli saltò praticamente addosso.

"Grazie! Grazie! Grazie di essere venuto!", lui la scostò bruscamente ma dopo essersi guardato attorno la abbracciò a sua volta.

"Andiamo"

E insieme raggiunsero il suo ufficio. Una volta dentro Artemisia trovò un tavolino, identico a quello che era solita trasfigurare lei, con sopra due flûte e una bottiglia di spumante. Severus prese la bottiglia e gliela porse. Lei armeggiò un po' con la chiusura e il tappo e alla fine, inaspettatamente quello partì, facendola sussultare e poi scoppiare a ridere. Quando poi lo spumante iniziò a fuoriuscire la prima cosa che le venne in mente fu quella di attaccarsi alla bottiglia e bere lo spumante ma le andò di traverso e finì a tossire e lacrimare, così Piton prese la bottiglia e versò il liquido frizzante nei bicchieri.

"Fare così era troppo complicato per te?"

"Si" gli rispose tossendo ancora.

Si sedettero a tavola e dopo un attimo Willy apparve con del cibo

"Ma io non sapevo che avessi organizzato tutto questo, mi sarei cambiata invece sto in divisa"

"Basterebbe che ti togliessi la toga e in cardigan e saresti decente"

"Ah perché sono indecente?" chiese fingendosi offesa

"Decisamente"

"Bene, vado un attimo in camera mia"

Quando tornò dalla camera, Piton ebbe quasi un infarto. Artemisia indossava la camicia sbottonata per i primi due bottoni, una gonna a tubino troppo corta e troppo aderente, un paio di autoreggenti che lo portarono molto vicino allo svenimento, e un paio di decolté nere alte. La stanza divenne troppo calda per lui.

"Hai la febbre? Ti vedo accaldato. Magari sbottonando un po' la redingote ti sentirai meglio"

Si avvicinò a lui che era immobile sulla sedia, e iniziò a sbottonargli la giacca, abbassandosi a mano a mano che scendeva nello slacciare i bottoni. Quando fu quasi in ginocchio alzò gli occhi incrociando lo sguardo con in suo, quell'angolazione fece seccare la gola a Severus che deglutì faticosamente, e mantenendo quel contatto si rialzò come se nulla fosse successo.

"Devo anche sfilartela dalle spalle? Trenta cinque anni e ti devi fare aiutare a togliere una giacca?"

Ancora frastornato Severus sfilò le maniche e poggiò l'indumento sullo schienale della sedia. Prima che la ragazza potesse tornare al suo posto fu tirata indietro e di trovò seduta sulle ginocchia dell'uomo.

"Gioco col fuoco da molto più tempo di te, non so se ti conviene sfidarmi"

"Sa professore, credo che anche se perdessi non mi dispiacerebbe" così dicendo si alzò e con un movimento fulmineo si sedette al suo posto iniziando a mangiare.

"A che brindiamo?" chiese Artemisia con in bicchiere in mano

"A te che hai finito gli esami"

"E a te che devi prepararne ancora tanti" gli rispose scherzando

Piton fu molto vicino a fare una battuta sarcastica ma invece fu intenerito dai suoi occhi dolci e il sorriso gioioso.

A te, perché non avrei mai pensato di amare di nuovo, pensò lui

I bicchieri si scontrarono facendo il caratteristico rumore del brindisi.

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