Capitolo 2
Era ormai novembre inoltrato, e con l'avvicinarsi del 20 si potevano osservare chiaramente gli elementi più ostili del carattere di Artemisia. La maggior parte del tempo traspariva un'espressione malinconica e la tendenza all'isolamento era acuita, quando invece era costretta a interagire il sarcasmo e la supponenza le facevano da padroni. Nessuno aveva avuto il coraggio di avvicinarla per chiederle cosa non andasse ma tutti avevano notato che c'era qualcosa.
Fu durante una lezione di pozioni che la cosa divenne impossibile da ignorare. Stava infatti lavorando a un tema sull'influenza delle fasi lunari nelle pozioni quando urtò leggermente il calamaio versando l'inchiostro sulla pergamena: "Porco Godric" ringhiò contro il guaio appena fatto
"Signorina Carter! Le sembrano espressioni consone all'aula?" la richiamò Piton da dietro la cattedra. Ma Artemisia non rispose, lo sguardo vacuo e la mente svuotata, troppo spossata per prestare attenzione al mondo intorno a sé.
"Dunque?!" la voce del professore le giunse molto più chiara ora che incombeva sul su di lei senza che lo avesse visto alzarsi e raggiungerla
"Ovviamente no... mi scusi" ammise con la voce sottile, mettendo da parte qualsiasi aggressività potesse usare per rispondergli. Lo sguardo di lui si fece sbieco e curioso, con un colpo di bacchetta sistemò il disastro che c'era sul banco e ritornò alla sua sedia
"Non sento le penne scrivere" sibilò all'intera classe facendo tornare tutti, compresa Artemisia, sui proprio compiti.
L'ora successiva aveva difesa contro le arti oscure con il professor Moody. Fin da subito aveva avuto la sensazione che qualcosa non andasse in quell'uomo, ma poi, dopo qualche giorno, la sua memoria aveva recuperato un paragrafo studiato l'anno precedente riguardo la vera identità del professore, adesso dunque era molto circospetta quando si trovava nei paraggi ed evitava di farsi notare.
Una volta giunti in aula i ragazzi scoprirono che nei programmi c'era un'esercitazione di duello, infatti una lunga pedana si trovava al centro della stanza. Gli scontri furono decisi dal professore che iniziò a chiamare le coppie facendole duellare per tutto il tempo che gli sembrava opportuno. La porta dell'aula era aperta ma gli studenti erano tutti accalcati intorno allo spettacolo e non prestavano attenzione a chi passasse o entrasse.
Non fu difficile dunque per Severus Piton raggiungere Carter che era isolata rispetto agli altri in attesa del suo turno e poco interessata a guardare gli scontri.
Lei si accorse quasi subito di quella presenza inusuale e capendo che la stesse cercando gli andò incontro.
"L'aspetto alle 8 nel mio ufficio, non faccia tardi"
"Perché?" chiese leggermente allarmata ma anche con una punta di fastidio
"Fa più domande di una Corvonero"
E con questo si allontanò. Artemisia voleva andargli dietro ma fu chiamata a duellare. Piton si fermò sull'uscio della porta e vide che la ragazza era salita sulla pedana pronta a sfidarsi con un ragazzo Grifondoro che continuava a dare sfoggio delle sue capacità. Il professor Moody richiamò il ragazzo a un atteggiamento più sportivo e i due sfidanti vennero al centro. Artemisia era dritta con la schiena e eseguì il saluto con la massima serietà e fermezza, il tempo di fare i tre passi e iniziò lo scontro.
Il ragazzo attaccò per primo tentando di disarmarla ma senza difficoltà Artemisia parò l'attacco avanzando e contrattaccando con un "Everte Statim" non verbale, l'avversario riuscì a schivarlo spostandosi all'ultimo secondo impreparato ad un attacco taciuto. Tentennò con il secondo incantesimo e la ragazza ebbe tutto il tempo di concentrarsi, infatti quando questo lanciò l'incanto Expulso Artemisia intercettò la scia dell'incantesimo e la incanalò con la bacchetta per poi rispedirlo indietro con maggiore potenza, sta volta il Grifondoro non ebbe tempo di fare nulla, fu attraversato da una potente scarica elettrica e crollò a terra svenuto.
Piton osservò tutta la scena con una convinzione fissa in mente, quello che aveva visto era fuori dalle comuni capacità di una ragazza del sesto anno.
Artemisia passo il resto della giornata per conto suo non volendo vedere nessuno, non si presentò neanche a cena e per un momento Piton pensò che non si sarebbe presentata neanche nel suo ufficio finché non sentì bussare alla porta. La ragazza entrò con la sua solita aria composta e imperscrutabile.
Lui sedeva dietro la spaziosa scrivania di mogano, le fece un rapido gesto per invitarla ad accomodarsi e quando la vide aspettare le sue parole disse:
"Vorrei partire parlandole dello scontro a cui ho assistito oggi, a quanto ho visto gli altri professori non l'hanno elogiata totalmente a vuoto- Artemisia non sapeva se rispondergli infastidita o considerare quelle parole come un complimento- come le ho offerto il mio laboratorio vorrei proporle il mio aiuto per perfezionare la tecnica di difesa"
A questo punto i pensieri della ragazza si fecero ancor più confusi e sospettosi, se aveva imparato a conoscere Piton non avrebbe mai offerto volontariamente il suo aiuto a uno studente
"Professore ne sarei entusiasta ma non vorrei disturbarla e poi credo che deluderei le sue aspettative" tentò di dissimulare, odiava essere il centro dell'attenzione
"Non ho alcuna aspettativa nei confronti di voi studenti"
Ecco, appunto
"Dunque se lei è libera questo venerdì e potremmo provare con un primo incontro"
"Va bene"
Rimasero per diversi secondi in silenzio con il caminetto che scoppiettava in sottofondo. Artemisia si sentiva a disagio e tremava per un leggero freddo.
"Riguardo ciò che è successo oggi in classe... non le ho tolto punti solo perché è da tutta la settimana che mi sono arrivate segnalazioni dai miei colleghi. Mi dicono che è stata particolarmente passiva e distratta nell'ultima settimana"
"Io..." era profondamente turbata da quell'argomento e la sua reazione fu quella di mettersi sulla difensiva
"Capita a tutti di avere delle giornate no" rispose bruscamente
Piton fu tentato di essere aggressivo a sua volta ma si disse che per giungere al suo obiettivo si sarebbe dovuto sforzare di essere più morbido
"Dunque mi rassicura che non ci sia nulla di cui debba preoccuparmi?"
Con quel tono così inusuale per lui riuscì a toccare la sensibilità della ragazza che si concesse di perdere lo sguardo in dei malinconici ricordi
"Non so come spiegarmi" ammise in incredibile difficoltà, un'immagine che non poteva lasciare indifferente neanche una persona cinica come Piton che in quella ragazza rivide la sua stessa disperazione durante ogni 31 ottobre
"Posso ipotizzare che sia legato a un ricordo doloroso?"
Lei annuì leggermente sussurrando "Mia madre"
Aspettò che continuasse
"È morta 3 anni fa, in questo giorno. È da lei che ho ereditato la magia, è stata uccisa da un babbano che sospettava fosse una strega"
Tremava visibilmente ma tentava di ridurlo tenendosi stretta alla sedia, un tentativo malriuscito.
"Immagino che il tempo renderà quelli che ora le causano dolore dei semplici ricordi della sua vita precedente"
Non risultò per nulla rassicurante e anche poco credibile se si conosceva la sua vita privata e i suoi dolori, ma lo sforzo fu apprezzato. Artemisia si congedò poco dopo più leggera ma svuotata
Quel venerdì Artemisia era particolarmente nervosa, lo si poteva notare da piccoli gesti, come il suo guardarsi spesso intorno e il modo di fare particolarmente affabile. Era turbata dal fatto di rivedere Piton dopo il loro ultimo scambio. A ripensarci non credeva si sarebbe mai più concessa di aprirsi così con qualcuno, la sua vita precedente era quasi un tesoro che conservava gelosamente, o uno scheletro da occultare nell'armadio.
Raggiunse la torre ovest subito dopo cena e trovò Piton già lì seduto dietro la cattedra ad armeggiare con pile di fogli. L'uomo alzò lo sguardo non appena sentì la sua presenza e parve stupito dell'arrivo repentino della ragazza.
"Già qui, Carter?"
"Non aveva dato un orario e quindi sono arrivata presto."
La scrutò attentamente, sempre internamente pieno di domande su quella ragazza.
"A questo punto iniziamo", disse annoiato e fece sparire tutti i banchi, le sedie e la cattedra con un semplice colpo di bacchetta.
"Che devo fare?", chiese meno sicura di prima. "Vediamo a che punto è, prenda la bacchetta, iniziamo a duellare".
Si misero l'uno di fronte all'altro, Severus svettava in confronto ad Artemisia ma lei mantenne la compostezza, e dopo che ebbero fatto i tre passi di rito dei dubbi e delle insicurezze non rimase più nulla.
Fu lei la prima ad attaccare tentando di disarmare l'uomo che parò l'attacco con la facilità con cui si sbattono le palpebre. Avanzò verso di lei volendo istigare una sua reazione che non tardò ad arrivare infatti gli scagliò contro un paio di incantesimi di repulsione che lui respinse senza fatica.
"Magari se usasse incantesimi non-verbali riuscirebbe quantomeno a farmi utilizzare un qualche incantesimo scudo, so che ne è capace" la provocò e approfittò del fatto che lo stesse ascoltando per colpirla con un excelsiosempra non verbale che la fece ricadere a terra violentemente. Quando si riprese lo trovò in piedi di fronte a lei che la guardava dall'alto in basso.
"Mi sto riscaldando" ringhiò ancora riversa a terra
"Lo spero, non sono venuto a perdere il mio tempo"
Artemisia si alzò e ricominciarono lo scontro. Da lì le cose cambiarono completamente. Gli attacchi della ragazza si fecero così incalzanti che Piton, preso in contropiede, dovette impegnarsi per tenere il ritmo e quasi perse la bacchetta a causa di un incantesimo di disarmo. L'uomo appena ebbe un attimo di respiro modificò il tiro e fu Artemisia a trovarsi di nuovo in difficoltà, costretta a usare scudi sempre più forti.
Fece sollevare il pavimento per formare un muro dietro cui ripararsi e da lì continuò lo scontro. Piton con un Bombarda molto potente distrusse buona parte di quel riparo e la ragazza messa alle strette, senza riuscire più a contestualizzare quella situazione come "lezione" ma unicamente come pericolo, evocò un vortice di fuoco per far indietreggiare l'uomo che preso alla sprovvista fu colpito e si ustionò il braccio. Con un Finite Incantatem, lanciato con fastidio, fermò quell'attacco e cogliendola di sorpresa la colpì con una fattura gambe molli che la fece cadere al suolo e successivamente la disarmò.
Era in procinto di avvicinarsi incombendo nero ma l'irrazionalità di Artemisia la portò a sollevare un braccio come ad allontanarlo e l'onda d'urto che ne scaturì gli fece fare un balzo di diversi metri più indietro, atterrò a terra ammortizzando il colpo violento con una mezza capriola ma rimase comunque a terra alcuni attimi per riprendersi. Quando si rialzò la ragazza aveva già fatto lo stesso e si era mossa diligente a recuperare le bacchette di entrambi, gli si avvicinò con un po' di imbarazzo e gli porse la sua.
"Possiamo considerarlo un pareggio?" domandò a metà tra la sfrontatezza e l'ironia. Ma lui era ancora troppo interdetto per risponderle, fece riapparire la mobilia con un colpo secco della bacchetta e si andò a sedere dietro la cattedra dove riuscì a recuperare la sua solita compostezza
"Dove ha imparato?"
La ragazza che a sua volta si era ripresa montando il suo solito orgoglio si compiacque di quel turbamento che aveva causato
"A cosa si riferisce di preciso?"
"A tutto, signorina Carter a partire da alcuni incantesimi che non vengono insegnati a scuola, e non credo che lo facessero nel suo tempo, alla magia senza bacchetta, cosa che avevo già notato al lago nero ma una cosa è far lievitare un sassolino, un'altra è sbalzare via qualcuno"
"Ho studiato molto da sola, altro me lo hanno insegnato privatamente, ma in generale la difesa contro le arti oscure mi riesce naturale"
"Toglierei la parola 'difesa'" la corresse aggressivamente causando un mutismo imbarazzante "Lei si compiace delle sue abilità e non si rende conto dei rischi che corre, gioca col fuoco" era furibondo, e in cuor suo spaventato da un talento del genere che non poteva gestire.
"Io non mi compiaccio, non avrei imparato tutto questo che non fosse stato necessario" disse quasi oltraggiata con lo sguardo basso
"E quali circostanze le avrebbero potuto richiedere di padroneggiare la magia senza bacchetta, allora" sputò velenoso lui, non aspettandosi una reale risposta che invece arrivò corredata da un'espressione carica d'odio
"Mio padre mi ha tenuta segregata in casa per sei mesi, in qualche modo mi sono dovuta arrangiare"
Quando rientrò in camera dopo quell'incontro con Piton si sentiva stanca e nervosa, ben più della mattina stessa, voleva solo stendersi sul letto e dormire saltando anche la cena. I suoi piani furono però disattesi nel momento stesso in cui entrò in camera perché Kathrine si trovava lì con il gruppo al completo.
"Ah Artemisia, scusaci se ti abbiamo occupato la camera, stiamo studiando".
Nonostante non ne fosse entusiasta cercò di essere cordiale: "Nessun disturbo"
Kathrine però non sembrava decisa a lasciarla in pace e così le disse: "Ah lui è Gabriel, l'altra volta non c'era. Grabriel, lei è Artemisia"
I due si strinsero la mano. Gabriel era un ragazzo decisamente alto, con gli occhi cerulei e i capelli di un rosso acceso ma privo di quelle lentiggini che avrebbero potuto dare al suo viso un'espressione più gentile.
"Fate pozioni?" chiese dando uno sguardo ai libri intorno a loro
"Sì, dobbiamo ripetere il Veritaserum. Vuoi aggiungerti?"
Rispose Lidia
"Va bene" si decise Artemisia che prese una matita dalla scrivania e distrattamente la trasfigurò in uno sgabello, ciò di fronte allo sguardo stupito degli altri che non avevano mai visto una magia così complessa compiuta senza pronunciare la formula. Una volta ripresisi dall'incredulità si rimisero a lavoro.
Fu Charlotte a iniziare a parlare riepilogando gli ingredienti e le tempistiche con qualche difficoltà. Gabriel poi avrebbe dovuto fare un quadro più ampio descrivendone aspetto ed effetti: "Va beh serve a far dire la verità ma non è affidabilissima e, praticamente, nei processi non si usa e ha una preparazione lunga che è meglio non sbagliare perché se no gli effetti sono, praticamente, terribili ed è uguale all'acqua."
Lo disse in modo talmente arronzato e scocciato che Artemisia non poté evitarsi di subentrare.
"Potresti anche andare un po' più nello specifico. Ad esempio potresti dire perché non è affidabile, quali sono questi effetti di cui parli e da cosa sono causati" gli disse spazientita da quelle imprecisioni.
"Dilli tu visto che li sai no?"
Rispose il ragazzo stizzito. Così Artemisia si alzò e iniziò a camminare per la stanza per concentrarsi maggiormente mentre spiegava:
"La motivazione che rende questa pozione non propriamente affidabile è prima di tutto la volontà, come alcuni maghi sono capaci di contrastare la maledizione Imperio così lo sono anche con questo filtro; in secondo luogo la percezione di colui che beve è essenziale, se si somministra a un folle la sua verità sarà diversa da quella effettiva, in più i ricordi possono essere alterati perciò un occlumante o qualcuno che ha subito l'azione di esso non sarebbero attendibili.
La pozione poi è difficile da preparare ed errori come l'aggiunta di troppo asfodelo farebbero addormentare la persona impedendole di rispondere, un errore negli ingredienti invece porterebbe la persona a dire tutti e segreti che sa ma non a rispondere alle domande che le si pongono, effetti peggiori si hanno però sbagliando le tempistiche infatti la persona potrebbe essere affetta da convulsioni e deliri."
Tutti la osservavano a metà tra la sorpresa e il fastidio
"Ah ultima cosa, il veritaserum è solo inodore, insapore e incolore ma la sua viscosità e la tensione superficiale sono di gran lunga superiori all'acqua dalla quale si può facilmente distinguere facendole scivolare su un piano".
Il pomeriggio successivo Artemisia fu chiamata nello studio del preside. Non sapeva il motivo di quella convocazione ma una sensazione spiacevole le causò un leggero mal di testa che la accompagnò fin sopra le scale a chiocciola.
Quando giunse nell'ufficio il preside la invitò ad accomodarsi ma mancavano nei suoi toni e nella sua espressione quell'affabilità che lo contraddistingueva. Così diede solo una veloce occhiata allo studio prima di sedersi di fronte all'alta scrivania.
"Signorina credo che abbiamo posticipato fin troppo un discorso che avremmo dovuto fare all'inizio. Come lei sa, noi ci troviamo in un periodo storico di massimo disequilibrio e ogni evento fuori dalla norma, come l'apparizione di una ragazza sconosciuta, sono motivo di mia attenzione"
Il preside fece una pausa per osservare le sue reazioni che però erano assenti, era atteggiata in un'espressione neutrale e illeggibile. Dunque continuò: "Ho saputo da diversi colleghi che hai delle spiccate capacità magiche e queste unite alla mia assoluta ignoranza su di te mi porta ad essere cauto e spero capirai il perché della mia mancata fiducia."
Il tono dell'uomo era rimasto neutro con qualche sfumatura accondiscendente, ma erano costruite e ad Artemisia non passo affatto inosservato.
"Capisco perfettamente" rispose ligia
"Vorrei sapere qualcosa di più sui tuoi studi e magari sulla tua famiglia" azzardò l'anziano
Artemisia si fece più dritta sulla sedia prima di rispondere: "Beh ho studiato ad Hogwarts ovviamente ma non avevo molti amici, i ragazzini sanno essere crudeli - si fermò ripensando alle molteplici volte in cui era stata emarginata per il suo essere studiosa e poi orfana e l'essere sola l'aveva fatta concentrare ancor di più sullo studio, ed era diventato un circolo vizioso – comunque alcuni professori lo notarono, soprattutto l'insegnante di pozioni che mi ha aperto il suo laboratorio privato"
"E per quanto riguarda gli incantesimi?" insistette il preside
"Ho letto molto"
Silente sembrò improvvisamente spazientirsi: "E la magia senza bacchetta?" chiese perentorio.
Artemisia sussulto ma pi inspirò spazientita quanto l'altro: "Le ho detto che capivo il suo punto di vista. Capisco meno meno il perché non mi abbia parlato subito invece di farmi controllare dal professor Piton, che a questo punto potrebbe anche unirsi alla conversazione."
Gli occhi di Silente furono attraversati da un guizzo di stupore mentre si rendeva conto che con una fugace occhiata a inizio conversazione la ragazza di era accorta della presenza di Piton in un angolo buio della stanza dove era impossibile vederlo ammantato delle sue solite vesti nere. L'insegnante uscì da quel suo nascondiglio e si accostò lentamente all'anziano mago.
"Ora che siamo tutti partecipi possiamo iniziare questo interrogatorio"
A quella affermazione Piton ghignò divertito, il preside invece rimase serio ponendo fine agli scherzi e alla leggerezza
"Riguardo la magia senza bacchetta c'è stata solo molta pratica perché, come le avrà detto il professor Piton – l'acredine era evidente nel suo tono – mio padre mi ha tenuta chiusa in casa diversi mesi senza poter praticare la magia. Era un babbano molto avverso alla magia"
"Immagino che questo sia dovuto alla vicenda di sua madre"
A sentir nominare sua madre Artemisia si voltò verso Piton guardandolo con la prima espressione non indifferente da quando era entrata nello studio, era ferita. L'ombra del senso di colpa attraversò l'insegnante quando vide quello sguardo e si sentì pienamente responsabile di aver rivelato quelle informazioni.
La giovane richiamò tutta la sua serietà e compostezza, chiuse in un angolo della sua mente la rabbia e la delusione, e apparve incredibilmente distaccata mentre rispondeva:
"Sì è legato alla sua morte. Mio padre è caduto in depressione e nei 2 anni seguenti non tollerava che io praticassi la magia così ogni volta che tornavo a casa per le vacanze mi sottraeva tutto ciò che possedessi di magico. L'ultima volta che sono tornata non mi ha lasciata uscire per 6 mesi chiudendomi in casa senza magia"
Interruppe la spiegazione dove pensava fosse opportuno. Silente si era addolcito e sembrava più tranquillo dopo aver avuto un contatto diretto con lei, vi aveva letto, al di là delle apparenze, la sofferenza e apprezzò l'onestà. Piton invece era silenzioso, l'impressione che gli aveva fatto quel discorso era molto diversa da quella di alcune sere prima quando era certo che la ragazza fosse stata sincera, questa sensazione lo lasciò irrequieto ma non disse nulla.
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