Capitolo 19


Una volta in quell'ufficio l'atmosfera rilassata in cui aveva vissuto Artemisia scomparve e l'aria si fece opprimente, sentiva nuovamente quella sensazione di sporco, malato addosso e non riusciva a lavarla via.

"Sareste dovuti venire ieri" disse greve il preside. "Non era il caso, Albus" disse gelidamente l'altro mago tagliando sul nascere qualsiasi altra critica da parte dell'ansiano.

"Artemisia, cos'è successo prima che arrivasse Severus?".

Raccontò l'accaduto, disse che non c'erano stati problemi riguardo i ricordi e che Voldemort non era parso sospettoso.

"Mi ha chiesto di mio padre". A quel punto Silente parve risvegliarsi dai pensieri in cui era immerso e la guardò preoccupato. Non avevano deciso nulla a proposito, non avevano ipotizzato Voldemort potesse interessarsi anche a quel dettaglio.

"Che gli hai detto?", "Che l'ho ucciso con un veleno e ho fatto coincidere la morte ai miei mesi di assenza, così da avere già una scusa. Lui ha riso e poi è entrato Lucius, gli ha ordinato di farmi vedere il marchio e poi di chiamare gli altri mangiamorte" disse risoluta.

In quel momento Piton rivide l'Artemisia del giorno prima, fredda e controllata davanti al signore oscuro.

"Attento Piton, la ragazza ti ruba il lavoro" disse il quadro di Armando Dippet beccandosi un'occhiataccia.

"Poi-" fu interrotta da Piton che le mise una mano sulla spalla. "Ci penso io, tu siediti", "Sto bene in piedi" gli disse guardandolo con decisione ma in cuor suo gli era grata, quello che veniva dopo era decisamente peggio.

Piton raccontò il resto senza scendere nei particolari dello scontro, si soffermò solo sulla morte di Macnair.

"E dopo ve ne siete andati?" chiese concitato. Artemisia si morse l'interno della guancia, incrociando lo sguardo di Severus che la guardava altrettanto turbato.

"No preside" e così dicendo portò una mano alla manica che tirò su scoprendo il marchio. Il preside si scurì in volto osservando quel simbolo di morte. L'altro mago invece distolse lo sguardo, se n'era quasi dimenticato quella mattina tanto da non averlo neppure notato, ora l'aveva davanti e una rabbia lo logorava dall'interno.

"Era questione di tempo, meglio prima che poi. Ne riparleremo in settimana. Potete andare"

Artemisia si voltò ad aspettare Piton. "Vai, ti raggiungo dopo" le disse e lei incerta se ne andò. Ci furono alcuni attimi di silenzio in cui il preside osservò l'uomo davanti a lui mentre l'uomo in questione lo inceneriva con lo sguardo.

"Sei contento di quello che hai fatto? Sei soddisfatto della tua aspirazione machiavellica?" gli sbraitò contro furente. Pensava alla sera prima, agli occhi vuoti di Artemisia mentre gli faceva presente di aver ucciso un uomo.

"Non mi sembra abbia fatto qualcosa di particolarmente insolito per i vostri standard". Il tono calmo e pacato del mago fece innervosire ancor di più il mangiamorte in quale era prossimo a commettere un omicidio. "Ha ucciso Macnair, ha usato una maledizione senza perdono. L'hai mai usata tu Albus? Sai come ti spezza l'anima?", una strana luce attraversò gli occhi azzurri ma ignorò la domanda: "Macnair era un uomo viscido e malvagio"

"Si è vista la morte davanti, il signore oscuro aveva dato il permesso di ucciderla, si è salvata solo grazie alla magia senza bacchetta e nessuno se lo sarebbe potuto aspettare" il tono di Piton si era abbassato e fatto più pericoloso, alcune cornici si svuotarono.

"Severus, deduco da questa difesa a spada tratta che abbiate fatto pace", "Non fare la parte, hai Phineas che ci usa come Premium gratuito". "Ehi!" urlò il quadro del preside.

"Comunque Voldemort ne sarà rimasto colpito"

"Tu la sottovaluti, è più potente di me alla sua età e affianco al signore oscuro lo diventerà anche di te. Ha usato la maledizione delle nebbie e senza bacchetta". Fu un piacere per lui godersi la reazione scomposta del preside che quasi perse gli occhiali.

Piton era alla scrivania quando sentì bussare alla porta del suo studio, era quasi mezza notte. Imprecò immaginandosi chi sa chi dall'altro lato mentre andava ad aprire. Rimase stupito quando si ritrovò Artemisia davanti, era passata una settimana dall'incontro con il preside e si erano visti solo a lezione. Stette in silenzio un attimo prima di trovare le parole: "Entra".

"In realtà sono venuta per tirarti fuori da qui", lui sollevò il sopracciglio con fare interrogativo suscitando in lei una risata.

"Mettiti il mantello", nonostante fosse un po' scettico e preoccupato che qualcuno potesse vederli, fece come gli aveva detto e la seguì fuori dai sotterranei e poi fuori dalla scuola.

Lo portò sulle sponde del lago nero e si sedette a terra. Lui la fissò per un po' prima di fare lo stesso.

"Ti avevo promesso che ti avrei portato di nuovo", "Ora siamo qui".

Nonostante ciò Artemisia non iniziò a elencargli le varie costellazioni, e del trasporto che le aveva visto un tempo non c'era traccia. Guardava l'acqua del lago incresparsi leggermente e ogni tanto la vedeva mordersi un labbro. Voleva dirgli qualcosa, era certo, ma non sapere cosa lo aspettasse lo preoccupava. Comunque rimase in silenzio aspettando che lei trovasse le parole.

"Non so come spiegarmi", "Ma guarda: abbiamo tutta la notte", Artemisia non rispose alla provocazione e dopo un profondo respiro si decise a parlare

"Quello che è successo l'altra notte non doveva succedere o comunque non così" si fermò per osservare la reazione dell'uomo il quale era diventato improvvisamente illeggibile.

"Lo sai che sono stata male e volevo essere sicura prima di riprovarci ma poi la situazione e tutto e...", "Sì capisco", "Poi quando ci siamo lasciati tu avevi detto di essere innamorato di un'altra e io mi sono sentita usata e poi non ho capito: cos'è cambiato?"

Piton fu improvvisamente in difficoltà e Artemisia era già pronta a sentirsi dire che lui effettivamente amava un'altra e che lei era solo una debolezza, che dovevano finirla lì e basta, e che tutte le parole che le aveva detto nell'aula di pozioni erano sabbia al vento

"Nella mia vita ho amato solo una donna. Ci siamo conosciuti prima ancora di Hogwarts e lei è stata l'unica a starmi vicino ma ho sbagliato tante cose con lei, si è sposata con un altro e poi è morta, per colpa mia. Mi riferivo a lei. Io provo per lei ciò che provavi tu per Eva quando eri appena arrivata qui: un senso di colpa logorante e amore nella sua forma più pura"

Artemisia lo ascoltò attentamente percependo l'emozione che impregnava ogni parola, si sentì di troppo. Il paragone con Eva però le fece comprendere la reale profondità di quel legame e non ne fu gelosa.

"Ho capito, davvero" fece una pausa cercando di decidere le parole da usare anche se alla fine non pensò mentre parlava: "Tu però sei riuscito a farti spazio nella mia vita, io ne avrò mai uno nella tua?"

"Lo hai già" disse con il cuore in gola, emozionato come mai prima. Artemisia lo osservò con i suoi occhi verdi e terribilmente espressivi, illuminati dal chiarore della luna.

Ci fu un lungo silenzio in cui si avvicinarono ma prima che le loro labbra si toccassero Artemisia emise un verso di dolore.

Appena Piton notò che si teneva il braccio sinistro si preoccupò ancor di più, il suo marchio non bruciava, stava chiamando solo lei.

"Devi andare, muoviti. Non sopporta i ritardi"

La aiutò ad alzarsi e la accompagnò fin quando non le fu possibile smaterializzarsi. Appena fu sparita, Piton andò alla testa di Porco per bere qualcosa e aspettare il suo ritorno.

Appena giunse davanti al Malfoy Manor trasfigurò la sua divisa in abiti più consoni. Prese un profondo respiro. Si concentro per chiudere la mente e riordinare i ricordi, ed entrò.

Incontrò Lucius sull'uscio. "Buona sera Lucius", "Artemisia cara, sei stata velocissima, il signore oscuro ha avuto appena il tempo di informarmi del tuo arrivo", "Ottimo direi" la voce era perfettamente controllata e non lasciava trasparire nessuna emozione.

La porta dell'enorme salone era aperta e lei entrò direttamente. Voldemort era in piedi in mezzo alla stanza e appena si voltò lei si inginocchiò ai suoi piedi e sussurrò: "Mio Signore"

"Alzati ragazzina" sibilò e appena lei ebbe obbedito continuò: "Ho avuto il tempo di valutare al meglio le tue capacità. Barty non si sbagliava ma non mi aveva detto che sapessi usare la magia senza bacchetta", Artemisia interpretò il silenzio che seguì come un permesso a parlare: "tendo a non esplicitare questa mia capacità", "Sbagliatissimo, dovresti renderla la tua firma" mentre parlava le girava intorno come il predatore alla preda ma lei mantenne in sangue freddo e non incrociò mai il suo sguardo.

"Ti ricordi di Dolohov?", lei annuì. "Mi avevi detto di voler imparare la magia oscura". Non ci fu neanche bisogno di rispondere perché il mangiamorte entrò.

L'uomo aveva i capelli castano scuri e disordinati, la barba sfatta e gli occhi di un inquietante azzurro. Si inchinò ai piedi dell'Oscuro.

"Non c'è bisogno che ti inginocchi, sono sicuro della tua fedeltà Antonin", gli disse con la voce sibilante e poi si rivolse ad Artemisia: "Lui e Lucius si occuperanno del tuo addestramento una volta che avrai terminato il tuo anno scolastico, Silente non deve notare i tuoi spostamenti, confido nella tua discrezione"

"Certo mio signore" rispose ligia

"Potete andare"

Appena furono fuori dal salone Artemisia si avviò verso l'ingresso ma si sentì sbattere contro la parete e si trovò Dolohov a un passo da viso.

"Ci divertiremo ragazzina, non credi?", "Sinceramente no. E ora ti conviene lasciarmi" gli soffiò contro adirata. "Se no che fai? Vai dal nostro signore a dirgli che ti ho fatto male?" la derise.

"No, faccio qualcosa di più immediato", estrasse la bacchetta pronta per schiantarlo ma lui la disarmò senza problemi, allora lei canalizzò la magia nelle mani ma lui gliele bloccò rendendole impossibile fare un qualsiasi incantesimo. "Coraggiosa la ragazzina, prevedibile però, ci lavoreremo" le disse all'orecchio graffiandola con la barba non fatta.

Fu allora che Artemisia alzò il ginocchio colpendolo in mezzo alle gambe, Dolohov indietreggiò annaspando e trattenendo i lamenti.

"Signori, signori, calma", Lucius scendendo le scale subentrò nella conversazione, ridendo della situazione davanti a lui.

"Questa picchia come una puttana babbana" sbraitò il castano furente di rabbia. Artemisia si avvicinò minacciosamente a lui con la bacchetta in mano e gliela puntò contro: "Non chiamarmi mai più con quell'appellativo Dolohov o la prossima volta il calcio te lo tiro talmente forte che le palle te le ritrovi in gola"

Lucius scoppiò a ridere: "Non ti preoccupare Artemisia, Antonin da ora in poi modererà le parole". "A cosa ti riferisci? Babbana o puttana?" le chiese lui deridendola e smentendo completamente le parole del Malfoy.

"Entrambi: il primo perché non tollero che mi si paragoni ad un essere inferiore, il secondo perché sono io che scelgo gli uomini, non il contrario". "Poi vedremo" disse lui sorridendo ambiguo

Lucius fermò la lite impedendo ad Artemisia di rispondere ancora e la accompagnandola fin fuori i cancelli.

"Dolohov è un mangiamorte pericoloso, solo Severus e Bellatrix sono al suo livello. Io starei attento se fossi in te", "Ho tutto sotto controllo", "Non ne dubito"

"Buonanotte Lucius", "Buonanotte Artemisia" prima di smaterializzarsi l'uomo le fece il baciamano e le lanciò uno sguardo talmente intenso che tremò quasi.

Si materializzò ad Hogsmade nel punto da cui era partita, affannata e stanca. Era notte fonda e solo pochi lampioni illuminavano la strada. Sobbalzò quando voltandosi si trovò Severus davanti

"Devi essere sempre così silenzioso?", "Si... stai bene?" le chiese apprensivo e lei lo rassicurò. Si avviarono insieme verso Hogwarts, fianco a fianco. Lo guardò: alto e oscuro, impenetrabile ad occhi esterni, intelligibile solo per pochi.

Gli si avvicinò e con un movimento fluido si infilò sotto al suo braccio. Lui inizialmente fu restio ma poi la strinse un po' più vicino. Si separarono solo quando furono troppo vicini al castello

Albus stava dormendo placidamente quando Fanny andò a svegliarlo con delle beccate affettuose. Si alzò dal letto in camicia da notte e si fece guidare dalla fenice fin nel suo ufficio, non si aspettava di trovarsi davanti i due maghi.

"Cari, che ci fate qui?", fu Artemisia a parlare: "Mi ha convocata". Albus parve confuso per un secondo, era ancora frastornato dal sonno interrotto.

"E tu?" chiese a Severus che si limitò a un gesto del capo.

"Racconta, perché ti ha chiamata?"

"Ha detto che aveva avuto il tempo di valutare le mie capacità, ha detto che dovrei fare della magia senza bacchetta la mia firma", venne interrotta da Silente: "I mangiamorte più importanti ne hanno una: per i coniugi Lestrange è la cruciatus, per Dolohov è il Dolohoferio, per Severus il Sectumsempra. È un buon segno che si sia interessato così tanto a te"

Artemisia si voltò a guardare Severus stranita, non le aveva mai parlato di quell'incantesimo e non l'aveva mai sentito nominare. Non ci si concentrò troppo e continuò: "Appena finita la scuola verrò allenata da Lucius e da Dolohov", sentì Piton ringhiare sommessamente.

Il preside parlò con Piton mentre Artemisia si andò a sedere in disparte vicino al camino. Li ascoltò distrattamente, Silente voleva che Piton riportasse al signore oscuro una situazione stabile al castello, tutto il contrario dalla verità visto che la Umbrige stava creando parecchi problemi, e che i controlli alle profezie si erano intensificati.

Successivamente li congedò, stavano per uscire dalla porta quando il vecchio li fermò e con un sorrisino divertito disse: "Ma non vi separate mai voi due?", Artemisia arrossì leggermente causando il riso di alcuni quadri sopra di loro, Piton invece li fulminò con lo sguardo facendoli tacere.

Appena furono fuori da quell'ufficio, ancora per le scale a chiocciola, Piton la spinse contro la parete tenendola per la gola e la baciò con impazienza. "Quel vecchio deve imparare a farsi i fatti suoi" Artemisia riuscì solo a mugugnare in verso di assenzo e continuò a baciarlo percorrendo il suo corpo con mani piccole ma decise.

Severus era turbato, appena l'aveva sentita parlare di Lucius ed Antonin gli era montata dento una gelosia e una preoccupazione non indifferenti. Malfoy le aveva messo gli occhi addosso dal loro primo incontro e Dolohov era pericoloso e crudele.

Quando interruppe il bacio Artemisia era affannata e arrossata. "Da quand'è che sei così rude?", Piton ignorò quella domanda e si avviò giù per le scale seguito da lei.

Una volta davanti al dormitorio di serpeverde si separarono guardandosi intensamente, il cuore batteva forte nel petto. 

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