Capitolo 14
Tutto stava andando bene tra loro, quasi tutte le sere lei correva da lui desiderosa della sua presenza e lui la aspettava con impazienza. Provavano un'attrazione struggente l'uno per l'altra e grazie a quella Artemisia riusciva a far tacere la parte di lei che scalpitava in un'altra direzione, sapeva inconsciamente che prima o poi si sarebbe sentita stretta ma per ora le andava bene così.
Stava in biblioteca a studiare con i suoi amici, nell'ultimo periodo i loro contatti si erano ridotti a quello e ai pasti in sala Grande. Gabriel spesso faceva battute fuori luogo e ci provava con lei in maniera spudorata. Stavano preparando una relazione molto lunga sulle differenze tra animagus, metamorfomagus e lupi mannari per trasfigurazioni.
"Che schifo i lupi mannari, se io venissi morso mi ucciderei, farei un favore alla società" commentò Gabriel e Artemisia non seppe trattenersi dal rispondergli: "scusami ma che razza di ragionamenti fai? Poi al giorno d'oggi che c'è la pozione anti-lupo gestire la licantropia è molto più facile", Gabriel sorrise tra sé per essere riuscito a farsi rivolgere la parola da lei. "Hai ragione, non è una scelta che andrebbe lasciata alla coscienza del singolo, andrebbero sterminati dal ministero, tanto sono più simili alle bestie che agli umani", Artemisia non ci vide quasi più: "Ma tu con che ragioni? Ti senti quando parli? Io non so con chi ho a che fare!" gli sbraitò contro e non riuscì a continuare perché madama Pince arrivò infuriata cacciandoli dalla biblioteca.
"Me la faccio da sola la ricerca", li salutò con i nervi a fior di pelle avviandosi nella direzione opposta. Come si poteva avere degli ideali di discriminazione simili? L'unica categoria che avrebbe potuto paragonare alle bestie erano i mangiamorte di cui i genitori di Gabriel facevano parte.
Stava andando verso l'ufficio di Severus, lì avrebbe sicuramente trovato i libri di cui aveva bisogno. Fu bloccata per le spalle e spinta contro il muro, appena vide di chi si trattava le montò una rabbia ancora più grande.
"Gabriel cosa diavolo vuoi? Lasciami", "Shhh, sappiamo entrambi che fai la difficile per attirare l'attenzione", gli tolse con forza le mani dalle sue spalle allontanandolo: "Ma che dici? Ti sei fumato qualcosa? Io non faccio la difficile" gli disse con tono basso ma visibilmente arrabbiato. "Sì invece e contraddici qualunque cosa io dica ma è palese che lo fai perché ti interesso", era una situazione surreale che le strappò una risata di scherno: "Tu non stai bene, non mi interessi affatto.", "No, non è vero" Gabriel si riavvicinò e la bloccò con le spalle a muro, "Gabriel lasciami prima che ti faccia male", "No, Artemisia, tu mi piaci e non posso accettare che tu mi rifiuti" si abbassò verso il suo viso e lei stava già per affatturarlo quando una voce li interruppe.
"CHE STATE FACENDO?!?", Gabriel subito si staccò da lei e si ritrovarono la Umbrige a pochi metri. Artemisia fece per parlare ma quel rospo rosa la interruppe urlando con il suo tono di voce stridulo: "ORA VI PORTO DAL VOSTRO CAPOCASA COSÌ CHE ABBIATE LA PUNIZIONE CHE MERITATE!", Artemisia ebbe un brivido, Piton l'avrebbe uccisa.
Si tenne ad assoluta distanza da Gabriel per tutto il tragitto verso l'ufficio di Piton. Appena entrarono vide lo sguardo stupito dell'uomo nel trovarla accompagnata dalla Umbrige e da Gabriel. "Piton! Ho trovato questi due in atteggiamento intimo per i sotterranei! Spero che tu abbia già una punizione in mente", Piton voltò lo sguardo su di lei e seppe che era morta e la rabbia per il suo compagno aumentò a dismisura, dopotutto perché avrebbe dovuto proteggerlo? Fece nuovamente per parlare ma stavolta fu Piton a bloccarla bruscamente, era arrabbiato.
"Ho qualcosa in mente e ci tengo a punire io stesso la signorina Carter in quanto è una delle mie alunne migliori e considero la sua trasgressione una mancanza di rispetto nei miei confronti. Per quanto riguarda il signor Patel lo lascio alla tua decisione", la Umbrige fu soddisfatta e sorrise in un modo sadico per la punizione che avrebbe inflitto al ragazzo, uscì portandoselo dietro e lasciando Artemisia sola nella stanza.
"Severus posso spiegare!" disse in preda al panico appena lo vide dirigersi verso di lei, lui si fermò a un passo da lei: "E fallo" le ringhiò contro. "Gabriel ci ha provato con me, mi ha bloccata al muro ma non è successo nulla, io lo stavo affatturando quando è arrivata la Umbrige", Piton si strinse la radice del naso tra le dita per calmarsi, non ci aveva visto più. Non aveva nessun diritto di pretesa su di lei ma il pensiero che un altro uomo potesse sfiorarla lo ingelosiva terribilmente. "Mi spiace non averlo qui davanti in questo momento", "Ti assicuro che non se la caverà bene, ho visto altre persone tornare dalle sue punizioni", "Lo so" disse con rammarico Piton, consapevole di cosa facesse ai ragazzi "Silente non può fare nulla?" le rispose di no con un segno del capo.
"Comunque posso usare la tua libreria? Ho una relazione per la McGranitt", l'espressione di Piton mutò, facendosi terribilmente furbo, non aveva buone intenzioni.
"Assolutamente no, hai una punizione da scontare", Artemisia spalancò gli occhi: "Ma come? Mi sono spiegata", "Si ma mi hai fatto comunque innervosire".
Si andò a sedere alla sua scrivania e le fece cenno di avvicinarsi. Lei lo fece trepidante, immaginando già cosa sarebbe successo.
"Spogliati" le disse e lei con un sorriso furbo iniziò a sbottonare lentamente la camicetta che aveva addosso, non distolse mai i propri occhi da quelli di Piton. Poi sfilò la gonna e rimase con addosso solo le autoreggenti e l'intimo, fece per slacciare il reggiseno ma lui la fermò con un gesto e si alzò dalla sedia avvicinandosi. Un bacio umido sul collo le fece percepire una scarica elettrica che andò dritta all'inguine, poi un altro sulla spalla, mentre le mani aprivano i gancetti lasciandole i seni scoperti, si allontanò appena per osservarla poi infilò una mano negli slip ed entrò con due dita in lei facendola sussultare per la sorpresa. Artemisia si aggrappo al suo braccio cercando di tenersi in piedi mentre lui muoveva rapidamente la mano dandole piacere, stava quasi per venire quando lui si interruppe e la fece spostare davanti alla scrivania. Non le diede il tempo di pensare che tutti gli oggetti sulla superficie erano spariti con un colpo di bacchetta e lei si era ritrovata piegata sul legno liscio. Tentò di sollevarsi sulle braccia ma la mano dell'uomo dietro le scapole glielo impedì.
"Severus..." biascicò prima di sentire il suo membro accostarsi alla sua fessura per poi entrare con forza in lei. Si sentì mancare il fiato mentre l'uomo iniziava a spingere e non poterlo guardare in volto la metteva a disagio e la eccitava contemporaneamente. Si rese conto solo dopo di essere finalmente libera di poggiarsi sugli avambracci.
Sentì la propria voce chiamare in nome dell'uomo senza poter controllare la sua stessa volontà, era totalmente succube delle sensazioni che stava provando. Non sentì neanche il dolore quando uno schiaffo la colpì sul gluteo né quando lui le strinse i capelli tirandoglieli da dietro e costringendola a inarcare ancor di più la schiena. Riusciva quasi a immaginarli dall'esterno, due amanti infuocati, lui ancora totalmente vestito, con solo i pantaloni appena abbassati, lei nuda, solo le autoreggenti addosso, totalmente abbandonata a lui. Si eccitò ancora di più e venne sotto le spinte forti e incessanti di Piton.
Abbe un attimo di tregua solo quando l'uomo si fermò per farle sollevare una gamba sopra la scrivania e poi ricominciò a spingere mentre con una mano iniziò a stimolarle il clitoride e in pochi minuti Artemisia fu stravolta nuovamente da una scarica di piacere che sta volta fu accompagnata dallo stesso Piton che si riversò in lei ansimando e quasi ringhiando.
L'uomo si lasciò cadere sulla sedia alle sue spalle mentre Artemisia si voltò a guardarlo tenendosi saldamente con le mani al bordo della scrivania, a entrambi tremavano le gambe.
"Beh- iniziò lei a disagio- mettimi in punizione più spesso, ti prego"
Lui sorrise divertito: "decisamente da rifare"
Giunse metà dicembre trascorrendo il loro tempo in una dolce quotidianità fatta di chiacchiere e sesso. A lezione si cercavano continuamente con uno sguardo o uno sfiorarsi fugace di mani, ghigni divertiti quando un altro studente sbagliava grossolanamente qualcosa, e un gioco delle parti tra professore e alunna che li eccitava tremendamente. Capitava quindi che improvvisamente Artemisia si sentisse tirare in un angolo buio per poi trovare le labbra dell'uomo sulle sue, i respiri affannati sul collo, oppure che Piton percepisse i suoi passi veloci alle spalle, lei lo superava ed entrava nella prima aula disponibile e lui la seguiva...
I weekend li passavano quasi sempre insieme, nelle sue stanze, lei studiava e lui lavorava, poi cenavano e facevano l'amore, dormivano insieme e alle prime luci dell'alba lei rientrava in dormitorio. I loro incubi si erano acquietati e dormire non faceva più paura a nessuno dei due.
Si trovavano anche quella sera nell'ufficio di Piton, avevano appena finito di cenare e stavano chiacchierando amabilmente con un calice di vino in mano.
"Vorrei che mi portassi di nuovo a vedere le stelle" le disse con uno sguardo intensissimo reso ancor più magnetico dalla luce calda del camino.
"Dimmi tu quando e andiamo, in questo periodo si vede benissimo Perseo, ma anche i gemelli, il toro. Oddio... ma io non so neanche quand'è il tuo compleanno"
"Non è importante" cercò di sviare lui.
"Invece lo è, dai dimmi!", insistette e Piton acconsentì: "il 9 gennaio".
Continuarono a parlare del più e del meno fin quando lui volle renderla partecipe delle nuove scoperte pozionistiche, infatti gli era arrivata quella mattina l'ultima rivista mensile dell'organizzazione internazionale dei pozionisti e l'aveva sfogliata per diverse ore".
"All'accademia di Parigi, ormai da qualche anno, c'è una scuola di pensiero neo-babbanofila che cerca di unire la medicina babbana con le pozioni, e tutto questo sta portando all'utilizzo di ingredienti assolutamente nuovi..."
Artemisia lo ascoltava rapita, pendeva dalle sue labbra e si chiedeva come potesse lui, un uomo così colto e intelligente, con una carriera lavorativa prestigiosa, stare con lei. Non si sentiva all'altezza e temeva che anche lui ne fosse consapevole, che una volta annoiatosi della sua compagnia avrebbe interrotto i rapporti senza troppi problemi.
"Severus..." lo interruppe e lui la guardò preoccupato dal suo tono. "Voglio mettere in chiaro che io e te siamo sullo stesso piano, cioè sia sessualmente che umanamente", lui aggrottò le sopracciglia guardandola come se avesse parlato in un'altra lingua: "non ho mai pensato il contrario", si sentì molto stupida ma sollevata: "Ok, era solo per essere chiari".
Si sollevò dalla sedia facendo rumore e si spostò affianco a lei: "Artemisia", le sollevò il mento con due dita: "Non devi mai più pensare che io non ti consideri alla mia pari, e soprattutto non devi sottovalutarti. Sei intelligente, bella, potente, eccelli in qualunque materia... hai un carattere pessimo...", "Ehi!" lo richiamò lei. "Non puoi dire di essere affabile", "Neanche tu sei affabile", "Assolutamente no, infatti non lo dico".
Si abbassò su di lei e le diede un dolce bacio a stampo: "Sei dannatamente fragile ma hai una forza incredibile, e solo chi ti conosce può capirti davvero", "Tu sei la persona che mi conosce di più", le sorrise teneramente e il cuore nel petto di Artemisia prese a battere più veloce che mai.
"Lo so" le rispose baciandola di nuovo per poi tornare al suo posto, si sentì vacillare colto da un calore nel petto che aveva provato anni prima, lo ignorò, consapevole della follia che quello rappresentava.
"PITON! PITON, ALBUS TI VUOLE, HANNO AGGREDITO ARTHUR WEASLEY"
Così Phineas Black dal suo quadro aveva fatto irruzione nel suo ufficio e lui era stato costretto ad andare lasciando Artemisia sola che lo fissò dubbiosa fin quando non fu uscito dalla porta.
Albus era fuori di sé, continuava a camminare e ragionare ad alta voce per la stanza, gli disse che non c'era più tempo e che doveva subito aiutare quel moccioso di Potter a chiudere la mente. Lo trascinò malamente fino all'aula di pozioni. Quel ragazzo era un disastro, incapace nell'autocontrollo, borioso, arrogante, nulla facente, identico a suo padre. Perse più di due ore senza risultati, forse era troppo abituato ad Artemisia e alla sua predisposizione naturale.
Quando ebbe cacciato il ragazzo tornò nell'ufficio del preside. Aveva i nervi a fior di pelle e quando vide Artemisia in quella stanza pretese immediatamente spiegazioni.
"Severus ragazzo mio, calmati e siediti", gli aveva chiesto l'anziano mago e lo fece controvoglia. "Cosa ci fa qui la signorina Carter?", poterono entrambi giurare che Silente avesse sorriso divertito davanti a quella formalità.
"Severus tu non sapevi dell'aggressione ad Artur", "No." "Vedi questo è un problema, Voldemort non si fida ancora di te e questo, unito al collegamento con Harry, ci rende vulnerabili" Silente fece una pausa scrutando il mago più giovane per notarne una qualsiasi reazione: "D'altra parte... se una nuova seguace, fervida negli ideali del sangue, completamente dedita alla causa e con un potenziale considerevole si unisse alle sue fila, considerando anche la delusione causatagli dal voltafaccia di molti dei suoi mangiamorte più fidati, sarebbe la prima a cui si affiderebbe, forse potrebbe prenderla sotto la sua ala come fece con te e Bellatrix molti anni fa", "No Albus, non se ne parla" era fermo sulla questione, Artemisia non sarebbe diventata una mangiamorte. "Credo che non sia una scelta che spetti a te, mio caro ragazzo" asserì l'anziano, voltandosi verso la ragazza, che era ancora sicura di voler avere un ruolo attivo ma d'altra parte la reazione di Piton le faceva temere che lui potesse allontanarsi da lei.
"Preside io non lo so", "Albus è una ragazzina! Ha appena diciott'anni!" sbraitò Piton in direzione del mago, "non avevi di più quando hai preso il marchio" il volto del più giovane si indurì a quell'affermazione e sembrava sul punto di affatturare il preside quando Artemisia si mise in mezzo.
"Preside posso avere del tempo per pensarci?"
Entrambi i maghi si bloccarono un attimo fin quando il preside con il suo solito sorriso bonario disse: "Certo cara ma dopo le vacanze cerca di avere una risposta, prima ci muoviamo e meno restiamo scoperti".
Uscirono dall'ufficio del preside, Piton era scuro in volto, aspettò che arrivassero nel suo studio prima di iniziare a discutere: "Tu non accetterai.", "E per quale motivo? Hai parlato al mio posto tutto il tempo ma non ti è neanche venuto da pensare a cosa volessi fare io". Non era contenta, si era sentita messa il secondo piano quando appena qualche ora prima lui le aveva detto che fossero assolutamente alla pari. Pensava che lui fosse così avverso perché non voleva qualcun altro che lo aiutasse, perché era orgoglioso, perché non la riteneva capace e forse non si fidava neanche di lei.
"No Artemisia, la scelta è tua, ma il mio parere è questo e credo di avere più voce in quanto copro questo compito da una vita", non poteva permetterle di prendere quella strada, non riusciva neanche a immaginare il suo sottile ed eburneo avambraccio macchiato con quell'inchiostro maledetto, non riusciva a immaginarla stesa a terra per le torture, invocando la morte, a causa di capriccio del signore oscuro.
"E qual è l'alternativa? Se io accettassi cosa faresti tu?", Piton non seppe rispondere a questa domanda, cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto rispettare la sua scelta ma il loro rapporto si sarebbe di certo compromesso, la rabbia e la delusione li avrebbero logorati, si sarebbero nuovamente allontanati ma non avrebbero potuto farlo davvero perché lui non l'avrebbe mai lasciata sola in un covo di mangiamorte, e questa vicinanza li avrebbe feriti ancora di più.
"Cosa c'entra cosa farei io?", per Artemisia quello che avrebbe fatto lui era il pilastro che reggeva tutto il resto. "Nulla, non c'entra nulla", anche Piton sapeva che non fosse vero, sapeva che per lei non era il rapporto di sono sesso che avevano deciso, perché era iniziata già con un rapporto troppo stretto alla base.
Una lacrima sfuggì dagli occhi di Artemisia senza che lei se ne rendesse conto e senza sapere cosa quella rappresentasse di preciso. Piton gliela asciugò e con una delicatezza infinita la baciò.
"Non so come tu possa starmi vicino" le disse mentre lei gli accarezzava il petto da sopra i vestiti con mani tremanti. Non gli rispose, continuò a baciarlo e in poco si spostarono in camera da letto.
Severus entrò in lei lentamente e si abbassò sul suo viso baciandola mente le spinte lente e profonde causavano a entrambi intense fitte di piacere. Artemisia gli cingeva il collo passandogli le mani nei capelli e mantenendo il suo sguardo limpido in quello nero dell'uomo. Chiamò il suo nome ripetutamente e ogni volta avrebbe voluto dare voce a quel pensiero che premeva per lasciare le sue labbra. Mi sono innamorata di te gli avrebbe voluto dire ma non lo fece, consapevole di cosa questo avrebbe comportato.
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