Capitolo 1
La torre di astronomia era il punto più panoramico del castello e lo spettacolo in una giornata estiva come quella era da mozzare il fiato: il sole illuminava il lago nero che rifletteva come uno specchio i raggi caldi, mentre le montagne che circondavano il castello erano ricoperte di un verde quasi accecante, nessuno studente occupava i giardini permettendo a qualche creatura curiosa di affacciarsi al di là della foresta e la brezza leggera muoveva le fronde riempendo l'aria di un dolce suono. Era il luogo perfetto per rilassarsi e svuotare la mente dai pensieri. Poi però, all'improvviso, dei lampi carichi di elettricità squarciarono la quiete e una nube nera e vorticosa si creò al di là del parapetto attirando con un vento innaturale ogni cosa a sé. Durò un attimo, il tempo per allarmare tutti i sensi in attesa del pericolo, e quando tornò la tranquillità una figura accasciata e dolorante si trovava appena al di qua della balaustra.
Il corpo apparteneva a una ragazza minuta con la pelle chiara e i capelli neri e lisci tagliati all'altezza delle spalle e che, in quel momento, le ricoprivano disordinatamente il viso stravolto. Quella sollevò appena la testa guardandosi in torno spaesata e spaventata, era in allarme anche lei. Ebbe appena il tempo di pensare che fosse al sicuro quando un uomo la strattonò con forza per l'uniforme e la trascinò giù per le scale verso l'ufficio del preside Silente. Il gargoyle che nascondeva il luogo si spostò senza bisogno della parola d'ordine e la risalita rapida per la scala a chiocciola fu dolorosa per le molteplici cadute dovute al trascinamento forzato. Severus Piton entrò senza bussare cogliendo il preside impreparato e stupito e lo stupore aumentò quando vide che ad accompagnare il collega e amico vi fosse una ragazza sconosciuta.
"Severus cosa succede?"
La ragazza frastornata si rese conto solo sentendone la voce che fosse presente un'altra persona e alzò di scatto la testa. L'uomo di fronte a lei era molto anziano, con una lunghissima barba bianca e gli occhi di un penetrante azzurro resi ancora più grandi da degli spessi occhiali a mezza luna. Subito quel volto le fu familiare, del resto sui suoi libri di storia era spesso presente e questo la lasciò esterrefatta.
"Albus, è successo qualcosa di molto strano sulla torre di astronomia e questa ragazza c'entra sicuramente qualcosa" la incolpò immediatamente Piton.
"Suvvia, non saltiamo a conclusioni affrettate, accomodati cara. Vuoi una caramella?"
Silente assunse l'aria cordiale che tanto lo caratterizzava e la ragazza incoraggiata si allontanò dall'uomo che l'aveva portata lì e si sedette di fronte alla scrivania. Un turbinio di pensieri e ricordi sugli ultimi eventi tentava si sopraffarla ma si costrinse a metterli da parte per risolvere quello strano incontro il prima possibile.
"Come ti chiami?"
"Artemisia Carter"
Il preside fece una pausa come se stesse studiando il nome, poi chiese
"Artemisia, vuoi dirci cos'è successo e come sei entrata ad Hogwarts?"
Con semplicità la ragazza infilò la mano nello scollo del cardigan e ne fece uscire un ciondolo dorato che era danneggiato in più punti. Silente prese l'oggetto e lo esaminò con interesse e altrettanto stupore
"Una Giratempo..." constatò senza trovare un reale senso ai risultati della sua analisi
"Si è rotta per un colpo e sono finita qui" spiegò imbarazzata Artemisia.
"Le Giratempo fanno tornare in dietro di poche ore e non causano uno spostamento nello spazio" intervenne risoluto Piton che se ne stava teso in disparte.
"Non mi sono spostata nello spazio, ero già sulla torre di astronomia!" rispose lei altrettanto risoluta voltandosi a guardare l'uomo con sdegno.
"Lei non frequenta questa scuola, io non l'ho mai vista, ed è pieno periodo di vacanze" ribatté con rabbia.
La ragazza non volle continuare a discutere con lui ritenendolo troppo aggressivo nei suoi confronti e si rivolse nuovamente al preside: "in che anno siamo?"
Furono i quadri a rispondere incuriositi dalla scena
"1994"
In un attimo furono fulminati dallo sguardo oscuro di Severus Piton. Artemisia ebbe la conferma a ciò che già pensava e fece un rapido calcolo che la portò a constatare:
"Diciamo che ho fatto un salto di appena cento anni"
Il preside si voltò esterrefatto:
"Questo non credo sia possibile mia cara"
La sua incredulità restituì ad Artemisia un po' di sicurezza così diede voce ai suoi pensieri:
"Ancora non avete subito la distruzione delle Giratempo? No... succede nel '96- si rispose- nel mio tempo è pieno di prototipi del genere ma normalmente non funzionano mai e si tengono solo come oggetti da collezione" spiegò.
Tutti, compresi i quadri, ci misero un attimo per assimilare quelle informazioni e, quando ebbero compreso, tacquero per non sembrare stupidi ma gli si leggeva in faccia che avevano mille domande. Tranne Piton, lui era sempre stato impassibile nel suo angolo scuro di studio.
"Comunque temo non sia riparabile"
Esordì dopo un attimo il preside.
"Dovremmo trovarti un'altra sistemazione, frequentavi la scuola nel tuo tempo, a che anno eri?" chiese dando ordine a suoi pensieri mentre parlava
"Io ho appena dato gli esami, dovrei frequentare il 6° anno"
"Purtroppo non posso dare per scontati i suoi risultati, dovrà ripetere gli esami a inizio anno, spero li superi senza difficoltà"
"Non si preoccupi, li ripeterò senza problemi", rispose con un filo di vanto nella voce.
Gli esami furono organizzati in pochi giorni dal suo arrivo, fu Silente a mediare con il Ministero affinché questi non facessero troppe domande, e per l'inizio del nuovo anno aveva già ottenuto i risultati: tutte E e una O in storia della magia in quanto gli argomenti su cui si era focalizzata di più nei suoi studi erano diversi ma nel complesso andò molto bene. Ci fu un discreto stupore da parte degli altri studenti quando notarono la presenza di una nuova ragazza e soprattutto da parte della sua casa, Serpeverde, ottenne molte occhiate sospettose. Artemisia però non se ne curava, era sempre stata una ragazza schiva e non soffriva le ore in solitudine né le chiacchiere sul suo conto. Aveva approfittato della sua stanza singola, diventata la sua dimora fissa dopo l'incertezza delle prime settimane senza studenti, per riflettere su quella nuova e inaspettata situazione, aveva pianto e aveva anche urlato frustrata, ma nulla si poteva fare, non poteva tornare indietro e neanche lo desiderava veramente, era riuscita a fuggire da qualcosa che la terrorizzava ma si era lasciata alle spalle una persona importante e questo era il suo unico rammarico.
Il primo mese passò rapido, tutti i professori avevano avuto modo di constatare le sue capacità e ne erano entusiasti. Era una ragazza con una particolare predisposizione per le trasfigurazioni e gli incantesimi, naturalmente talentuosa in difesa e in pozioni, sebbene il professore di quest'ultima materia non glielo riconoscesse, e appassionata di astronomia. Gli insegnanti erano entusiasti di lei e ne discutevano spesso quando si raccoglievano dopo la cena per bere un bicchiere di whisky. Piton partecipava il meno possibile a quelle riunioni ma non riusciva a evitare che i colleghi gli andassero a parlare appositamente in quanto capocasa della ragazza, ciò lo indispettiva particolarmente e aumentava la sua propensione a svalutala.
Artemisia dopo quelle prime settimane utilizzate per abituarsi ai nuovi insegnanti e compagni era decisa a imporsi anche con Piton e costringerlo a riconoscerle i suoi metodi. E con questi propositi raggiunse l'aula di pozioni quella mattina.
"Pagina 47, caratteristiche?"
Fu la prima cosa che disse il pozionista quando fu entrato. Artemisia non alzò la mano in quanto aveva capito che Piton odiasse quel tipo di atteggiamento ma comunque l'uomo si rivolse a lei guardandola con sfida
"Il distillato della morte vivente è una pozione a base di asfodelo e artemisia, trascina in un sonno profondo simile alla morte chiunque la beva, i parametri vitali sono talmente lievi da sembrare assenti" espose chiaramente e guardando l'insegnante in volto, lui però non diede nessun degno di assenso e si limitò a dire: "Ora a lavoro, gli ingredienti appariranno alla lavagna"
Artemisia recuperò subito gli ingredienti e iniziò la preparazione. Piton girava silenzioso tra i banchi, come suo solito, e notò subito che mentre tutti erano alle prese con i fagioli sopoforosi la ragazza era andata avanti e passando vicino al suo banco di lavorò vide che l'ingrediente era stato schiacciato e non tagliato come indicava il libro. Tornò dietro la cattedra ma continuò ad osservare la ragazza e si accorse per la prima volta della velocità e la sicurezza con cui si muoveva, l'osservò tritare la radice di asfodelo senza alcuna esitazione e girare la pozione sette volte in senso antiorario e una in senso orario. Aspettò che tutti avessero finito e si rialzò per osservare da vicino i lavori, gli venne quasi la nausea a constatare che nessuna pozione era lontanamente decente, solo quando giunse al banco di Artemisia ebbe la conferma che la sua era perfetta, assolutamente incolore e inodore, del tutto uguale all'acqua.
"15 punti a Serpeverde"
Biascicò con il suo solito tono monocorde ma celato c'era un fastidio per essere stato costretto ad assegnare quel merito. Da quando era arrivata quella ragazzina in classe era diviso internamente tra la fierezza nel premiare la sua stessa casa e l'intolleranza per l'intrusa.
Suonò la fine dell'ora e vide tutti uscire di corsa e a gruppi. Lei invece si era preparata con la massima calma e stava uscendo ora dall'aula da sola.
"Carter aspetti un attimo"
La ragazza si girò sorpresa ma per nulla spaventata dal tono del professore che come sempre appariva minaccioso. Tornò indietro e posò lo zaino a terra vicino alla cattedra dove Piton stava seduto. Lui si alzò in piedi sormontandola, essendo lui molto più alto di lei, e la squadrò attentamente per la prima volta da quando l'aveva trovata sulla torre di astronomia.
"Non era la prima volta che eseguiva la pozione" affermò con sicurezza convinto di non aver sbagliato con quella intuizione, era abituato a cogliere dettagli preclusi agli altri e nel campo delle pozioni il suo occhio era ancor più affinato
"No, professore"
Confermò lei. Quel pensiero la portò immediatamente alla sua professoressa di pozioni, Eva Thomas, la pensò intensamente più di quanto faceva da molti giorni e le si delineò davanti agli occhi l'immagine di loro due che preparavano insieme quel distillato per la prima volta. Un pensiero forzato di cui però nessuno si sarebbe accorto a meno che non fosse stato un occlumante o qualcuno di particolarmente sensibile a quel tipo di magia. Artemisia invece aveva caratterialmente una predisposizione alla riservatezza e avendo letto molti libri sull'argomento era consapevole di come si riconoscesse un'incursione da parte di un legilimente, perdipiù si aspettava che Piton "il più abile occlumante della storia" (come riportava a chiare lettere il suo manuale di storia della magia), potesse provare a indagare su di lei in questo modo.
"Signore mi scusi, ma per avere risposte le basterebbe chiedere"
Asserì con una punta di ironia ma l'espressione incredibilmente seria. Il mago d'altra parte non diede a vedere di essere rimasto stupito dalla sua abilità.
"Se ha proprio bisogno di dare aria alla bocca... prego spieghi."
Artemisia non sbuffò per educazione ma quell'uomo con quel tono di supponenza le urtava i nervi.
"La mia professoressa di pozioni mi faceva usare il suo laboratorio personale e mi ha aiutata privatamente."
"Perché?", Artemisia lo guardò corrucciata: "Cosa perché?", "Perché questo rapporto?"
Piton notò lo sguardo scuro della ragazza appena le ebbe posto la domanda e capì che doveva essere un argomento più delicato di quanto potesse sembrare. Si appuntò mentalmente di dover continuare a indagare in quella direzione
"Aveva semplicemente notato il mio potenziale e da insegnante che credeva in quello che faceva voleva valorizzarlo"
Colse chiaramente in quelle parole una critica al suo modo di insegnare ma non volle aprire una polemica con una ragazzina di sedic'anni, né continuare in quel momento con le domande, così la liquidò.
Quello stesso pomeriggio mentre Artemisia se ne stava in camera sua a studiare sul letto sentì bussare alla sua porta, con un gesto delle dita la porta di aprì dolcemente e fu varcata dal prefetto di serpeverde seguito da una ragazza dai capelli biondi, era del suo stesso anno ma non ne ricordava il nome.
"Buonasera" disse Artemisia interdetta
"Ciao" rispose l'altra ragazza con un largo sorriso e trascinandosi dietro il suo baule.
"Signorina Carter, credo sarà contenta di sapere che in luogo di una risuddivisione più equa delle camere la signorina Burke è stata spostata in camera con lei"
Si sforzò di sembrare felice della notizia sebbene dentro di sé maledicesse quella nuova situazione. Dopo qualche altra informazione buttata lì il prefetto le lasciò sole e il rischio che si instaurasse un silenzio imbarazzante la spaventò.
"Io sono Kathrine, e tu sei Artemisia Carter, giusto?" si presentò la ragazza andandosi a posizionare sul letto che era stato appena aggiunto per lei. "Sì, piacere", rispose imbarazzata. Non era mai stata a suo agio con altre persone, specialmente coetanee, e non aveva minimamente idea di come si intavolasse una conversazione superficiale e amichevole. Per fortuna ci pensò l'altra a rompere il ghiaccio
"Comunque non è vero che hanno cambiato la divisione delle camere, è che ho litigato con la mia compagna di stanza e l'ho affatturata" ammise Kathrine.
"Ah, ottimo modo di presentarsi alla tua nuova compagna!" commentò sarcasticamente facendo ridere l'altra e sorridendo a sua volta.
Nei giorni successivi si abituò anche a quella nuova presenza, anzi, le piaceva rientrare in stanza e trovare qualcuno con cui poter scambiare qualche parola o intrattenersi in chiacchiere sui compagni e i professori. Kathrine aveva evitato di porle domande personali sebbene i suoi amici, da quando si era trasferita in stanza con "la nuova", fossero molto curiosi. Evitava di fare domande perché aveva capito immediatamente che Artemisia non avrebbe apprezzato e voleva che la convivenza non finisse come la precedente anche perché sospettava che l'affatturata sarebbe stata lei sta volta.
L'interesse per Artemisia finì poco tempo dopo però, perché il 30 ottobre giunsero a scuola i rappresentati delle altre due scuole magiche d'Europa per il torneo tre maghi, e ancor di più perché fu estratto il nome di Harry Potter dal calice di fuoco. Così tutti i pettegolezzi di Hogwarts si focalizzarono nuovamente sul prescelto e sia Artemisia sia Kathrine poterono tirare un sospiro di sollievo. Così poche mattine dopo la bionda le chiese: "Artemisia oggi io e gli altri studiamo insieme in sala comune, ti va di unirti?"
"Oggi in realtà avevo già pianificato di andare in biblioteca, devo finire una relazione per aritmanzia" cercò di svincolarsi ma Kathrine immaginava che fosse una scusa
"Puoi farlo domani, e oggi fai con noi pozioni o erbologia" insistette e Artemisia che non sapeva più come rifiutare senza offenderla, rimase in silenzio fingendo di rifletterci su.
"Facciamo così dopo le lezioni passi per la sala comune a salutarmi e conosci i ragazzi, se ti va resti se no te ne vai in biblioteca, non insisterò per farti rimanere" tentò di venirle incontro la bionda e così si accordarono. Non sarebbe mai rimasta però era già qualcosa.
Le lezioni della giornata terminarono alle 4 del pomeriggio e ciò voleva dire che aveva poche ore prima di dover andare a cena, fu dunque tentata di andare direttamente in biblioteca per non perdere altro tempo e aveva imboccato il corridoio che l'avrebbe portata al primo piano, poi però un senso di colpa sconosciuto le ricordò lo sguardo azzurro di Kathrine che le chiedeva di raggiungerla e così si voltò e tornò indietro.
Riconobbe subito la sua chioma in mezzo a un piccolo gruppo di persone e si sentì rassicurata; pensava ci fosse più gente. Si avvicinò con passo sicuro e posò una mano sulla spalla dell'amica che era seduta con lo sguardo nella direzione opposta. Quella alzò lo sguardo e vedendo il volto di Artemisia sorrise raggiante fingendo di non notare la sua espressione contrariata.
"Hey che bello vederti! Oggi non siamo al completo ma te li inizio a presentare"
La trascinò in un vortice di nomi e volti nuovi iniziando da una ragazza alla sua destra che si alzò per stringerle la mano, era molto alta, forse 1 metro e 75, aveva i capelli neri avvolti in ricci fittissimi e ben curati, la carnagione scurissima e gli occhi allungati erano due pozzi senza fondo, Lidia Nott era davvero stupenda; subito dopo di lei seguì Michael un ragazzo con i capelli castani e sbarazzini e le guance tinte di un allegro rossore naturale, le diede da subito un'ottima impressione; poi giunsero a un'altra ragazza, Charlotte, anche lei appartenente a un'ottima famiglia purosangue e con tutto l'atteggiamento degno del suo lignaggio, aveva i capelli di un biondo caldo curati maniacalmente, e gli occhi resi verdi da una magia estetica, avere gli occhi castani doveva essere troppo comune per lei.
"Manca Gabriel che è in giro con Dafne"
Artemisia finse di interessarsi ma non avendo idea di chi fossero le importava relativamente. Passò nuovamente lo sguardo sul quartetto di fronte a lei e valutò seriamente se rimanere, voleva sforzarsi di far contenta la sua compagna di stanza e non voleva dare subito l'impressione della "ragazza emarginata" però girandosi a guardare la via d'uscita fu più forte di lei congedarsi e andare.
Nonostante la presenza della nuova compagna di stanza e la conoscenza del resto del gruppo Artemisia ricercava spesso luoghi di solitudine perdendosi volontariamente tra i corridoi del castello oppure uscendo in cortile.
Si trovava sulle sponde del lago nero a osservare le leggere onde che si infrangevano contro il bagnasciuga. Non si capacitava di come quello stesso lago 100 anni dopo sarebbe stato esteso la metà, alimentato con la magia nei mesi più caldi, era la piaga del suo tempo: la siccità. Immersa in quei pensieri sulla sua vita precedente agitò distrattamente le dita facendo levitare di una decida di centimetri un sassolino bianco. Rimase così per diversi minuti quando uno scricchiolio alle sue spalle spezzò quel momento di stasi facendola voltare di scatto.
Ritrovò lo sguardo curioso di Piton a osservarla. Chi sa da quanto era lì. Artemisia si alzò reggendo lo sguardo, infastidita dall'essere stata interrotta.
"Buongiorno, le serve qualcosa?" chiese bruscamente, "In realtà la stavo cercando. Dovrebbe venire con me"
Non fece domande, lo seguì e basta. Arrivarono nei sotterranei davanti alla parete di un corridoio su cui un attimo dopo che si furono fermati apparve una porta.
Entrarono in un ambiente circolare parecchio grande, tutte le pareti erano tappezzate di librerie con all'interno enormi volumi e ingredienti pozionistici. La stanza si strutturava su cerchi concentrici: al centro della vi era un'isola tonda su cui erano poggiati tre calderoni, il secondo cerchio era formato da 4 banconi curvi separati da degli strettissimi passaggi per camminare, e il terzo livello era formato dalle pareti stesse. La ragazza osservò il laboratorio affascinata incapace di dire una sola parola. L'insegnante la guidò in un altro ambiente molto angusto ma con un soffitto alto almeno 6 metri e anche questo era ricoperto di ripiani e mensole contenenti ingredienti catalogati per ordine alfabetico e di utilizzo.
La ragazza lesse alcune etichette di sfuggita e le brillarono gli occhi come non accadeva da tempo. Piton la osservò in disparte, osservò il sorriso timido che si era formato su quel viso sempre controllato.
"Ho alcuni ingredienti come l'alga branchia o i crini di testral che preferirei non toccasse. In laboratorio ci sono svariati ingredienti di cui può servirsi. Pretendo che dopo il lavoro lei pulisca i casini che combinerà. Alla prima cosa che esplode lei è fuori. Sono stato abbastanza chiaro?"
La ragazza sobbalzò sentendolo parlare dopo minuti interminabili di silenzio e lo ascoltò attentamente.
"Aspetti, non capisco, posso usare il suo laboratorio?", "In altre parole sì", Artemisia si bloccò a quella affermazione e sbarrò gli occhi: "Starò attentissima"
Piton non era affatto contento di lasciarle il laboratorio ma era stata l'unica cosa che gli era venuta in mente per cercare di indagare più da vicino sulla ragazza
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