EPILOGO
Erano passati alcuni mesi dalla chiacchierata con Alice; mesi in cui mi ero sforzato di mettere in pratica i miei propositi e di ricominciare a vivere. Nina era sempre con me, ma il ricordo di lei e del nostro amore non mi tormentava più come prima, non l'avevo più sognata, la sua immagine non straziava più le mie notti, non mi chiedevo più dove e con chi fosse, né tantomeno se fosse felice.
Lei faceva parte del mio passato e io dovevo vivere il presente.
Questa sera sarei uscito con un'amica speciale, che forse, fra qualche tempo, sarebbe potuta diventare qualcosa di più importante; non un amore epico, ma un appiglio saldo e sicuro, qualcuna di cui potersi fidare, qualcuna da amare.
Si, amare.
Avevo bisogno di tornare ad amare, desideravo ardentemente essere amato, sentire sulle mie labbra il sapore di un bacio, la dolcezza di una carezza, la passione dentro un abbraccio. Avevo passato così tanto tempo ad amare un ricordo, che davvero temevo di non riuscire più a provare un tale sentimento e invece...
Invece era inaspettatamente successo, stavo riuscendo ad innamorarmi di nuovo.
Cercai nell'armadio qualcosa da mettere per la cena di questa sera, qualcosa di elegante, ma non troppo impegnativo; mi tuffai con la testa tra la pila di abiti, camice, maglioni che non indossavo più da tempo finché non trovai quello che cercavo: la mia bella giacca dal taglio sportivo, perfetta da abbinare ai nuovi jeans che avevo comprato la settimana prima. L'indossai percependo subito la familiare morbidezza della stoffa e un profumo, l'inconfondibile profumo di lei.
Un'ondata di dolore mi percorse, ma non durò molto, riuscivo a controllarlo, a conviverci. Mi infilai ancora nell'armadio, deciso ad ignorare il mio sesto senso che mi consigliava di uscire da quella stanza subito.
Fu allora che la vidi.
Un altro brivido percorse il mio corpo, cercai di non farci caso. Non potevo e non dovevo ricadere ancora nella spirale di dolore che mi aveva avvolto fino a qualche mese prima. Eppure... eppure non riuscivo a staccare gli occhi da quella giacca, finita per caso tra i miei indumenti, una giacca che pensavo di aver buttato insieme a tutto quello che mi ricordava lei.
Mi avvicinai quasi in trance e ne accarezzai la stoffa. Ricordavo perfettamente l'ultima volta che aveva indossato quel capo, la sera in cui, per l'ultima volta avevamo cenato insieme. La tolsi dalla gruccia e la strinsi a me, illudendomi di sentire ancora il profumo della mia Nina; fu allora che mi accorsi del bigliettino che era ancora nella sua tasca.
La scrittura di Nina, un numero di telefono, un nome: Giulio.
L'uomo per cui mi aveva lasciato.
Fui tentato di strappare il bigliettino, poi la curiosità e il rancore accumulati negli ultimi due anni, esplosero portandomi a comporre il numero del mio rivale; dell'uomo che mi aveva portato via l'unica donna che avessi mai davvero amato. Attesi trepidante, mentre uno squillo si susseguiva ad un altro e poi a un altro ancora, infine la voce metallica della segreteria telefonica risuonò nelle mie orecchie.
"Studio professionale del dottor Neri, per fissare un appuntamento digitate 1, per il ritiro referti... " Riagganciai.
Un dottore, Giulio Neri.
Cercai il suo nome su internet, ma era un'impresa quasi impossibile, c'erano dozzine di Giulio Neri.
Scorsi la lista, mentre tutti i volti dei Giulio Neri versione digitale, mi ridevano in faccia. Non volevo arrendermi, dovevo trovare quell'uomo, a tutti i costi. La mia perseveranza fu premiata. Eccolo lì, numero di telefono e nome corrispondevano: Dottor Giulio Neri, cardiochirurgo. Ero teso quella mattina, avevo fissato un appuntamento per quel pomeriggio; presto, molto presto, avrei conosciuto l'uomo per cui Nina mi aveva lasciato.
Quando uscii di casa ero battagliero, incazzato, pronto ad insultare e colpire.
Seppure sapessi che non avrei più potuto più stringere Nina tra le mie braccia, almeno le avrei rotte a colui che ora la stringeva a sé.
Il quartiere dove si trovava lo studio professionale era uno dei più rispettabili, un luogo in cui solo persone facoltose, potevano permettersi di comprare un immobile. Non potevo credere che Nina mi avesse lasciato per i soldi. No, non era possibile, la conoscevo abbastanza bene da sapere che lei non era quel genere di donna.
La sala d'aspetto era lucida, pulita, quasi asettica, poi la porta si aprì ed io entrai in una stanza dai colori tenui e rilassanti. Una scrivania di mogano scuro si imponeva sullo sfondo color crema, mentre un lettino da visite occupava l'altro lato della stanza. Dietro la scrivania un uomo di mezz'età dalla pelle ambrata dal sole mi accolse con un sorriso rassicurante.
Era bello? Non saprei dirlo; ma sicuramente era affascinante e sicuro di sé.
"Si accomodi signor Corindi... " disse indicandomi una delle poltrone di fonte a lui.
"Mi descriva i suoi sintomi." Continuò in tono professionale, fissandomi con un'espressione strana negli occhi.
"Ho il cuore spezzato!" Risposi di getto.
L'espressione del dottor Neri mutò, diventando un misto di compassione e dolore.
"Non credo di essere il giusto tipo di dottore... "
"Sì, se è per colpa sua che il mio cuore è ridotto in pezzi!"
"Continuo a non capire." Ora mi guardava come se fossi pazzo: probabilmente aveva ragione.
"Nina Silvestrin, questo nome le dice nulla?" Il suo sguardo ora si fece attento.
"Corindi, Andrea Corindi... ecco perché il suo nome mi era così familiare." Distolse lo sguardo per cercare qualcosa in uno dei cassetti. Quando riemerse aveva in mano una busta di carta e un'espressione addolorata.
"Questo è per lei, Nina me l'ha lasciata; sa, nel caso in cui fosse venuto a cercarmi... " mi tese la busta e io l'afferrai guardando l'uomo di fronte a me con un'aria dubbiosa.
Lei gli aveva lasciato una busta, allora non stava con lui.
"Cosa contiene?" chiesi, mentre la flebile speranza che l'uomo di fronte a me non stesse con lei, cominciò a formarsi nella mia mente.
"Non lo so, non ho mai letto il contenuto, Nina me l'ha soltanto affidata. La busta è indirizzata a lei". Poi alzò lo sguardo su di me e io vi scorsi sincerità e dolore.
"Andrea, per quello che conta, posso solo dirle che Nina non l'ha tradita con me, se è quello che pensa e per quello che ne so, non l'ha tradita con nessun altro."
La rivelazione mi colpì come un pugno.
"Ma, allora... " Mi alzai dalla poltrona, improvvisamente stanco.
"Allora... dov'è?"
Il Dottor Neri si alzò a sua volta tendendomi la mano, chiaro segno che il nostro tempo era finito.
"Non spetta a me dirlo, forse il contenuto della busta potrà esserle d'aiuto. Arrivederci Andrea, spero che trovi ciò che sta cercando".
La busta conteneva la chiave di una cassetta postale, una password per accedere ad un sito internet, una mappa e delle istruzioni su come usare gli oggetti a disposizione. La cassetta postale conteneva una busta con sopra l'indicazione di leggerla solo dopo aver raggiunto il luogo indicato dalla mappa.
Una lettera, pensai guardando la bella grafia di Nina. Nessuno scrive più lettere a mano, solo lei, solo Nina amava ancora farlo. Toccai le lettere sentendo i solchi della biro sulla carta e pensai a lei intenta a scriverla.
Non mi aveva tradita, aveva detto il dottore, e allora... Allora perché, perché era fuggita via da me?
La risposta l'ebbi nel momento in cui raggiunsi il luogo indicato dalla mappa.
Il cimitero comunale.
Sentii un brivido corrermi lungo la schiena, mi accasciai accanto al cancello, ormai distrutto dalle emozioni che mi travolgevano come un fiume in piena.
Ormai avevo capito.
Lei non mi aveva tradita, lei non mi aveva mai tradita... lei era morta.
Sentii le lacrime rigarmi le guance; le forze venirmi meno, quando mi trovai di fronte a una lapide di marmo bianco con una scritta in caratteri aggraziati: "Qui riposa Nina Silvestrin. Ha riempito di grazia tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerla e amarla."
E una data, quella della sua morte, qualche settimana dopo il nostro ultimo incontro. Con dita tremanti aprii la lettera, mentre le lacrime mi offuscavano la vista. Tre parole campeggiavano grandi e con una grafia leggermente tremante.
"Ti Amo Andrea."
"Ti amo, ti amo, ti amo... oltre la morte, oltre il destino che ci ha diviso sappi che io ti amo!"
Richiusi la lettera con le lacrime ancora a rigarmi le guance, un misto di rabbia e disperazione nel cuore e una domanda: PERCHE'.
Perché aveva voluto allontanarmi da sé, perché aveva affrontato tutto quel dolore da sola, perché aveva preferito farsi odiare piuttosto che farsi piangere.
La risposta era ovvia: per amore.
Un amore grande, un amore che io non credevo possibile.
"Ti amo anch'io Nina, ti ho sempre amata, nonostante tutto non ho mai smesso di amarti."
Mi chinai e baciai la lapide sotto cui riposava il mio grande amore e con le spalle appesantite da un nuovo definitivo dolore, mi allontanai. Quella stessa sera telefonai alla mia amica annullando l'appuntamento per la cena.
"Ti spiegherò!" le dissi, ma in cuor mio sapevo che la nostra magia era scomparsa, cancellata, sepolta sotto tre metri di terra.
Accesi il computer per affrontare l'ultimo, decisivo passo, nel percorso tracciato per me da Nina. Sulla busta c'era l'indirizzo di un sito e una password, le digitai e improvvisamente, come per magia la vidi. Gli occhi si riempirono nuovamente di lacrime, mentre istantanee della mia vita con lei cominciavano a scorrermi davanti.
Quando le aveva scattate tutte quelle foto?
Guardai le immagini come rapito da una strana magia. Dio se era bella, nonostante nelle ultime foto apparisse pallida e stanca.
Perché non l'avevo mai notato?
Come avevo potuto essere così cieco?
Singhiozzai facendo cadere calde lacrime sulle mie nocche. Era tardi, ormai non potevo fare più nulla per lei.
Continuai a fissare lo schermo come inebetito fino a quando l'immagine della mia caprese rivisitata mi fece trasalire. C'erano i miei piatti sul monitor, tutti i piatti che avevo cucinato per lei e con lei; tutti quelli che avevo riproposto ai miei allievi, come fosse un silenzioso tributo al mio amore erano lì, a formare una scritta:
VAI AVANTI.
Poi il nero annunciò la fine del video.
Andare avanti, l'ultimo pensiero di Nina per me, l'ultimo suo gesto d'amore.
Spensi il computer e presi il cellulare tra le mani. Dall'altro capo, la voce assonnata della donna che lentamente, con delicatezza, stava lenendo le ferite del mio cuore...
"Ciao" dissi.
"Vorrei raccontarti una storia... "
FINE
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Ciao a tutti, con questo capitolo si conclude questo breve racconto che è non solo un percorso all'interno della storia di Nina e Andrea, ma un viaggio amoroso attraverso i sensi, attraverso i sapori del mondo; un menù dall'antipasto al dolce l'inizio e la fine di una storia d'amore. Spero che il racconto vi sia piaciuto e che non siate tristi per il finale.
Le storie non sono sempre a lieto fine purtroppo.
in ogni caso vi resterà un piccolo menù che spero abbiate sperimentato e assaggiato. Io l'ho fatto e sono rimasta parecchio soddisfatta.
A tutti quelli che sono arrivati fin qui auguro dunque BUON APPETITO
Barbara
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