The Party, John McDillan
John MC Dillan di per sé è come uno schiaffo alla realtà.
Non so se avete presente la sensazione di stanchezza e fiacchezza che vi pervade dopo una giornata piena di impegni.
E poi alla sera eccovi con i vostri genitori a casa, a piagnucolare su tutto, a fare capricci anche per il vostro piatto preferito.
È lì, in quel preciso attimo, che si manifesta lui, e vi schiaffeggia alla vita.
E ha fatto la stessa identica cosa con questa storia, The Party.
E molti di voi sono sicura stiano pensando: "E allora? Un party è bello, le feste sono belle, perché una festa dovrebbe prendermi a schiaffi?"
Ve lo dico subito cari miei.
È il party della realtà questo.
È il party della società.
È il parti dei vuoti di cuore.
È il party degli illusi.
È il party degli schiavi.
Sono le due e mezza del mattino, e mi sto rileggendo il primo capitolo da ormai mezz'ora.
Un attico, il color magenta, e milioni di persone che ballano trasformandosi in robot, senza più nemmeno un minimo di umanità.
Siamo davvero così?
Ci siamo ridotti a diventare un ammasso di umani senza più sentimenti e rispetto verso altri?
Un occhio che cade lento, un naso che sta per staccarsi, l'alcool come benzina per dare assuefazione ad un corpo ormai morto dentro, e che sta morendo anche fuori.
È complicato cercare di analizzare questa storia, questa spinta ad aprire gli occhi verso questa orribile realtà, eppure ci ho provato.
E mi sento come se mi avessero presa a schiaffi per tre ore, mi ha sollevata solo quel momento di svenimento dato dal ragazzo.
Una quiete che si può avere solo spintonando e cercando di essere il più puri possibile.
Per quanto si possa fare ovviamente.
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