E' davvero il cattivo della storia?


Ascoltatemi, vi prego.

Non dovete credere a tutte le calunnie che le madri raccontano su di me.

Vi scongiuro, datemi retta.

È importante.

Quel... quel mostro va eliminato. Non è quello che sembra. 

Io l'ho osservata.

E ho visto. Ho visto quello che fa.

È insopportabile.

Di natura non mi impietosisco, altrimenti non potrei sopravvivere, ma non posso non provare tristezza, disperazione, odio e soprattutto rabbia.

In quei momenti nel mio corpo scorre la Collera. Quella vera. Quella che ti corrode!

Ma non divaghiamo. Quella... quella cosa taglia a pezzi funghi, vermi, di tutto.

Li mette in un oggetto metallico e li cuoce, almeno credo.

A volte aggiunge terra. E cerca di obbligare mio cugino, siamo cugini, in fondo, anche se lontanamente, a mangiare la sbobba. Se si rifiuta, lo lega per il collo e lo frusta.

E ride. Ride, capite? Nel suo laboratorio cuoce di tutto. Ho sentito dire che lo fa perchè è piccola e si annoia.

Avete capito? Uccide per divertimento. E sua madre, almeno credo sia, sua madre, sorride felice. È fiera del mostro che ha creato. L'ho sentita dire: "Diventerà una perfetta padrona di casa."

E poi la rabbia esplose. Un giorno che era probabilmente a caccia di vittime, a giudicare dal grosso contenitore che portava, anche se non ne ero sicuro: a volte si chinava a raccogliere frutta. Nient'altro.

Cantava.

Decisi di vendicarmi.

L'aspettai.

Lei mi vide e si fidò.

Si fidò delle mie parole. Ascoltò le mie indicazioni. Avrei avuto una doppia vendetta, lei e quell'altra, più vecchia, che impuzzava con le sue brodaglie tutta la foresta. Lei le chiama marmellate. Ma avevo fatto i conti senza l'oste. Quell'uomo... quel... quell'essere ha cercato più volte di imprigionarmi. Di uccidermi. Voleva che abbandonassi la mia casa, i miei figli. Mi accusava di rovinargli il pollaio. Ma io devo pur mangiare! Ma non mi sono mai lasciato acchiappare. Almeno fino a quel giorno. Quella bestia... mi catturò, proprio mentre stavo mettendo in atto la mia giusta vendetta e le salvò.

Adesso sono qui, in questa gabbia, a raccontarvi tutto.

Diffidate di quella persona. È un'assassina, una torturatrice. Ma la gente accusa me! Io non ho fatto niente.

È lei.

Perché credete che sia chiamata Cappuccetto Rosso? 




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