Donne tentatrici

DONNE TENTATRICI
Ade

Mi sveglio di soprassalto asciugando, col dorso della mano, il sudore che mi imperla la fronte.
È da alcuni giorni che fatico a dormire tranquillamente a causa delle accese discussioni che nascono tra mio padre Maksim e mio fratello minore Andrey: da qualche anno nostro padre ha adottato uno stile di vita alquanto discutibile poiché, essendo entrato in affari con persone poco raccomandabili ha la necessità di incontrarsi con loro per stringere nuove alleanze ed elaborare piani d'azione.
Durante questi incontri tutti loro si sballano con droghe sintetiche, alcol e sostanze allucinogene, invitano prostitute per divertirsi e trafficano armi illegalmente.
È per questo che Andrey, incapace di accettare il suo disinteresse verso la propria famiglia e i pericoli a cui la espone, si scontra bruscamente con lui.

All'improvviso sento delle furiose grida provenire dal piano inferiore.
Terrorizzato mi precipito verso quella direzione, senza prestare importanza alle mie condizioni, sicuramente disastrose.

Mio fratello e mio padre stanno discutendo animatamente all'interno dello spazioso ufficio di quest'ultimo ed io, per tenere sotto controllo ciò che sta accadendo, mi apposto dietro la porta aprendomi uno spiraglio per osservare la scena al suo interno: Andrey brandisce minacciosamente l'arma che Maksim di solito tiene chiusa a chiave, al sicuro, nel cassetto della scrivania, mentre nostro padre gli tiene fermo il braccio per impedirgli di compiere gesti avventati.
Merda.

«Devi smetterla di portare quei criminali in casa. Ade ha il diritto di vivere la propria adolescenza come gli altri ragazzi della sua età» ingoia uno sbuffo prima di riprendere a parlare.

«Sai benissimo che non ha bisogno di vedere quei ricchi mafiosi radunarsi nel nostro salotto come se questo fosse di moda!» sventola la pistola a destra e sinistra, nel tentativo di incutergli paura.
Cosa diavolo stai facendo?

«Ma soprattutto non serve che faccia da guardia del corpo, a una ragazzina della mia età, per aiutarti nei pagamenti...».
Come fa a sapere di lei?

«Smettila Andrey, non hai alcun diritto di pretendere cose da me!» si infuria, lasciando che la rabbia gli pervada le membra «sei solamente uno stupido moccioso alla costante ricerca di attenzioni. E poi... queste decisamente non sono cose che ti riguardano» prende un profondo respiro prima di dare la sua prossima giustificazione.

«Ade è tuo fratello maggiore e, in quanto tale, deve essere a conoscenza di tutto ciò che accade in questa casa» uno strano scintillio gli illumina lo sguardo.

«Anzi, a dirla tutta sei tu che non dovresti saperne niente» solleva un sopracciglio, stranito.

«A proposito, come hai fatto a prendere la pistola?» prova a prevedere la sua prossima mossa, circondandogli il polso con le dita, ma anche a me che sono a pochi passi da loro, sembra impossibile.
E infatti mio fratello, preso da una rabbia cieca, gli punta la pistola al volto.

«Smettila di trattarmi come se fossi uno stupido neonato» una lacrima di frustrazione gli riga il volto.
«So più cose, qui dentro, io di quante ne sappia Ade» rivela, ricevendo in risposta un'espressione stupita da parte di nostro padre, che non sa quanta verità si celi dietro ciò che mio fratello gli ha appena detto.
Infatti Andrey ha assistito a numerosi incontri privati tra mio padre e i suoi alleati o clienti, nascondendosi dietro la porta o nell'armadietto, quando era ancora un bambino.

«Ah sì piccolo stronzetto?» mio padre inarca un sopracciglio, ghignando «allora dimostrami che uomo coraggioso sei diventato» lo provoca, conoscendo perfettamente il suo carattere fumantino.
Cazzo!

"Devo intervenire prima che la situazione degeneri" penso, ma prima che possa muovere un solo passo succede l'irreparabile: mio fratello, improvvisamente, punta la pistola verso la propria tempia.

«Ora come la mettiamo eh paparino?» ghigna in risposta alla sua provocazione, dimostrandogli quanto coraggio abbia sempre avuto per entrambi.

In quel momento, incredibilmente, mio padre sembra tentennare.
Poi scuote vigorosamente la testa, tornando in sé.
«Fermati! Credo che ora sia abbastanza così» dice, con uno strano tono di voce.
Sembra quasi che sappia qualcosa che noi non sappiamo.

«Non funziona così paparino, ora affronteremo le cose da adulti, come hai sempre voluto: o sopravvivo io o lo fai tu» e in quel momento il respiro mi si ferma nel petto all'idea di vivere in questo mondo senza mio fratello.

Mio padre scoppia in una fragorosa risata «ho sempre saputo che tu ed Ade eravate pazzi come vostra madre che, fortunatamente, ci ha graziati della sua scomparsa anni fa».

Sentendolo pronunciare questa frase mio fratello si altera, prendendo a imprecare con rabbia nella nostra lingua madre.
In quel momento nostro padre, provando a sfruttare la sua distrazione gli si avvicina.

«Io ti ammazzo» Andrey grida verso di lui indietreggiando pericolosamente fino a quando anche nostro padre mette mano sulla pistola nel tentativo di fermare la sua prossima mossa: quando questa viene puntata nuovamente alla sua tempia il silenzio viene interrotto da un colpo sordo che fuoriesce dalla canna durante la lotta.

Frettolosamente spalanco la porta entrando all'interno dell'ufficio e la scena che mi si presenta davanti è agghiacciante: mio fratello accasciato a terra con un'espressione sconvolta dipinta sul volto.
Mi avvicino a lui, nel tentativo di tamponare il sangue che fuoriesce dalla ferita, ma è, quando gli circondo il polso con le dita che mi accorgo che ormai il battito è assente.

Mi affretto a raggiungere mio padre, ancora immobile, e stringendogli i lembi della giacca tra le mani grido «lo hai lasciato morire» con le lacrime che mi rigano il volto, inconsapevole di ciò che di lì a poco sarebbe accaduto.

«Quell'arma era sua, dobbiamo prenderci la nostra vendetta» distaccato, pronuncia queste parole prima di chiamare qualcuno a sbarazzarsi del corpo di mio fratello.

Un incontrollato singhiozzo fuoriesce dalle mie labbra.
Era da alcuni mesi che la mia memoria non ripercorreva gli ultimi istanti di vita di Andrey e il mio cuore non era preparato a vivere a ripetizione questo immenso dolore.

Sospiro, ricordando come da quel momento le cose siano precipitate, peggiorando sempre più rapidamente, portandomi fino a dove mi trovo adesso, per motivi che mi sembrano totalmente sbagliati.

Mi metto a sedere sul letto, poggiando i piedi nudi a terra, e setaccio con lo sguardo la stanza: Naira questa notte non ha dormito in camera, lo capisco dalle lenzuola perfettamente stese dalla sua parte, e d'istinto mi domando dove possa essere finita alle sette di mattina.

Scuoto la testa, quasi arreso all'impossibilità di riuscire a comprendere le donne in generale e quella scalmanata principessa che mi confonde i pensieri, in particolare e, coi suoi capelli ramati impressi nello sguardo raggiungo il bagno per rimuovere il sudore sulla mia pelle che, proprio come nel sogno, mi impregna le membra impedendomi di respirare correttamente.

Vista l'ora e l'impossibilità di chiedere a qualcuno dove si trovi Naira indosso una tuta, dopo essermi asciugato, e inizio a cercarla in ogni stanza della casa, escluse le camere da letto dei miei amici.

Dopo aver fatto avanti e indietro per alcune volte ed essermi fermato al bagno del piano inferiore per prendere la valigetta del pronto soccorso, raggiungo la palestra trovandola intenta a sferrare pugni al sacco da boxe appeso alsoffitto.
Ecco dove ti eri cacciata principessa, pensavi di scappare da me?

Un sorrisetto curioso mi si forma sulle labbra e, prima di rendere nota la mia presenza, decido di rimanere a guardarla per qualche istante: il busto esile è imperlato di un sottile strato di sudore e, quando Naira sferra un altro pugno, la mia attenzione viene attirata dal seno racchiuso in un top decisamente troppo aderente.

Ingoio il groppo formatomisi in gola e alla sua mossa successiva trattengo il fiato: si abbassa per fare uno squat prima di calciare il sacco e, al sedere sodo della principessa viene data tutta la giustizia che merita grazie ai suoi movimenti.
Scuoto la testa.
Dios mio salvami tu.
Prima di rischiare di essere scambiato per un guardone, mi schiarisco la gola bloccando la sua mossa successiva.

«Cenerentola dovremo sicuramente migliorare la postura, ma dalla prima volta che ci siamo allenati insieme, è aumentata la tua forza nello sferrare i colpi» mi complimento con lei, vedendo un sorrisino soddisfatto formarsi sulle sue labbra.

«Adesso non montarti la testa per un misero complimento» ghigno «dobbiamo prima vedere come andranno i prossimi esercizi» mi avvicino a lei, che trattiene il fiato in attesa di comprendere cosa stia facendo, per sganciare il sacco da boxe dal suo supporto sul soffitto.

«Dimmi un po', ti sei rifugiata in palestra per evitare di correre in spiaggia?» un'espressione colpevole le si dipinge sul volto.
«La prossima volta allenamento doppio» un grugnito fuoriesce dalle sue labbra mentre mi allontano per appoggiare il sacco accanto al muro.

«D'accordo Cenerentola» batto ripetutamente le mani per attirare la sua attenzione «dobbiamo ripartire da alcuni esercizi di privazione sensoriale» le anticipo.

«La tecnica va necessariamente perfezionata perché sei stata troppo distratta in alcuni momenti, mentre in altri sei stata attenta solo per pochi secondi e, non possiamo permetterci alcuna forma di distrazione in queste situazioni» faccio una pausa in attesa di una sua reazione che, inaspettatamente, non arriva.

«Visto che hai già fasciato le mani, sfrutteremo questa tua iniziativa per capire quanto saranno in grado di proteggerti» sorrido di sbieco, provocandola.

«Che c'è principessa, qualcuno ti ha tagliato la lingua mentre dormivi?» domando divertito, inarcando un sopracciglio, mentre lei mostra di averla.
Yebat'.

«No, sto semplicemente risparmiando fiato. Conoscendoti a breve mi servirà» e mi sembra assurdo leggere tra le righe di questa semplice frase, un doppio senso malizioso.

«Allora, visto che non hai voglia di parlare, o per meglio dire che hai voglia di fare la spiritosa, partiamo proprio da questo» inarca un sopracciglio incuriosita.

«La scorsa volta ci siamo allenati sulla privazione sensoriale: vista, udito e tatto. Ora aggiungiamo non propriamente il gusto, ma la voce: ti appoggerò una benda sulle labbra per permetterti di concentrare l'attenzione su vista e udito» trattiene il fiato nell'attesa che prosegua.

«Potrebbe succedere che qualcuno, per metterti a tacere, ti poggi una mano sulla bocca e tu, devi essere perfettamente in grado di concentrarti e agire» dico, recuperando la benda da un armadietto della palestra.

Mi posiziono dietro il suo corpo, percependolo teso e irrigidito «rilassati principessa, presta attenzione ai giusti dettagli» sussurro, osservando le sue braccia riempirsi di brividi.

Appoggio il sottile strato di stoffa blu tra le sue labbra, stringendo il nodo, prima di riprendere a parlare.

«Adesso non hai modo di comunicare con me, quindi sulla base di ciò che vedi e senti, dovrai cercare di reagire» la metto in guardia vedendola annuire.

«Presta attenzione» sussurro, avvicinandomi col corpo al suo per sussurrarle queste parole.
Attendo qualche secondo prima di posizionarmi di fronte a lei e studiare la sua espressione: il panico è impresso nel suo sguardo, il respiro è affannato e il petto le si solleva e abbassa ritmicamente.

Poggio una mano all'altezza del suo cuore e sento il battito accelerato «respira e concentra la tua attenzione su ciò che è importante. Non lasciare che il panico ti entri in testa, altrimenti avrai già perso in partenza» stringo leggermente la presa sulla sua pelle, sentendo il battito rallentare lentamente.

«Bene così» annuisco rassicurante.
«Ora mi metterò dietro di te e dovrai concentrarti sapendo di avermi alle tue spalle» chiarisco staccando la mano dal suo corpo.

«Hai un vantaggio questa volta, che non avrai se qualcuno dovesse rapirti: sai dove mi trovo. Quindi sfrutta questa informazione a tuo vantaggio per cercare di colpirmi, sapendo di non poterti girare fino a quando non avrai abbassato le difese del tuo aggressore» chiarisco ricevendo un cenno d'assenso, da parte sua, in risposta.

Torno nuovamente accanto all'armadietto e prendo la fascia con strappo alla quale sono appese corde, un coltellino e le catene, prima di dispormi dietro di lei.

«Gli attacchi di questo tipo possono avvenire in qualsiasi modo: gli aggressori potrebbero improvvisamente giungere alle tue spalle per metterti a tacere, o per portarti via con loro» intensifico la presa sulla sua bocca poggiandovi una mano, prima di circondare i suoi fianchi con l'altro braccio: immediatamente i suoi sensi si allertano e, con la gamba sulla quale non è appoggiato il peso del mio corpo cerca di darmi un calcio col tallone.

Riesce nell'intento di colpirmi e io distratto mollo la presa sul suo corpo, dandole la perfetta occasione per girarsi verso di me e trovarsi nuovamente frontale al suo aggressore.
«Perfetto, principessa! Pur non essendoci allenati prima d'ora su questa presa, sei riuscita a distogliere l'attenzione dell'aggressore colpendolo in uno dei punti più delicati» mi complimento con lei, mentre si toglie la benda dalle labbra.

«La cosa importante è che tu rimanga sempre in allerta e ti concentri: non puoi lasciare spazio alle emozioni perché chi ti attacca le conosce tutte: paura, imprevedibilità, vulnerabilità, rabbia... So che non è facile ma devi cercare di essere sempre il più calma e fredda possibile» mi raccomando, cercando di farle capire quanto sia importante la sua attenzione.

Rimaniamo in silenzio per qualche secondo, prima che mi schiarisca la gola e riprenda a parlare.
«Visto che la scorsa volta quando sei stata privata dell'udito hai finito per distrarti, concentrando la tua attenzione su dettagli irrilevanti, questa volta dobbiamo necessariamente riprovare» la metto al corrente avvicinandomi alla panchina per estrarre dalla valigetta i tappi per le orecchie.

«Mi stupisce che tu sia così silenziosa, che succede Naira?» le domando vedendola scuoterela testa.

«Niente di particolare. Voglio solo concentrarmi e lasciare fuori da questo allenamento il mondo esterno» fa una breve pausa «infondo me lo hai detto anche tu che in alcune occasioni sono stata troppo distratta e oggi vorrei provare a dimostrare il contrario sia a te che a me stessa» rivela, con una punta di rossore che le colora le guance.

Stranito dal suo tono annuisco e le porgo i tappi per permetterle di indossarli.
«Osserva attentamente ciò che ti circonda e cerca di comprendere quello che dirò leggendo il mio labiale» sussurro, prima che il silenzio pervada la sua mente.

Rimango per qualche secondo immobile ad osservare la sua reazione, alla totale privazione di sensi, e mi accorgo di come sia più tranquilla di pochi minuti prima.

«Cos'hai da fissare?» domanda, sorridendo di sbieco, incapace di sentire la mia risposta maliziosa «guardo quanto sei sexy» e in quel momento noto il modo in cui il suo sguardo si adombra, dalle sue labbra fuoriesce un sospiro scocciato e rivolge lo sguardo verso l'alto.

«Non potrò sentire, ma ho capito perfettamente quello che hai detto... e, ricordati che adesso posso anche parlare» ci tiene a sottolineare tornando a concentrare la propria attenzione sulle mie azioni.

Un sorriso sghembo mi si forma sulle labbra prima che mi concentri nuovamente sul nostro allenamento.
Raggiungo la panchina posta alle sue spalle, mi procuro una spranga di ferro e la appoggio a terra.

Mi guardo intorno per calcolare le mie mosse prima d'iniziare a muovermi avanti e indietro per metterla in difficoltà: infatti la sua necessità è quella di tenere lo sguardo costantemente su di me per cercare di anticiparmi, ma il mio movimento continuo le complica il compito.

«Cazzo» impreca, respirando affannosamente quando mi posiziono alle sue spalle e le premo con decisione le dita sul fianco destro.
Contemporaneamente muovo la mano sinistra verso il basso per raccogliere la spranga dal pavimento, assicurandomi che la concentrazione di Naira sia completamente dirottata sul lato destro del suo corpo.

Pronto a sferrare la prossima mossa, vengo preso alla sprovvista dalle dita della principessa che si aggrappano all'altro lato della spranga per disarmarmi e trascinarmi davanti a sé.

Un risolino soddisfatto fuoriesce dalle mie labbra «Cenicienta sei stata grandiosa» esulto coi tappi ormai chiusi nel palmo della mano.
«Mi stupisco di te... Cosa è successo in una notte? Hai finalmente messo la testa a posto?» mi prendo gioco di lei stupito dall'espressione colpevole che si forma sul suo volto.

«In realtà ho iniziato a fare alcune ricerche per provare ad anticipare le tue mosse» ammette ed io, con un ghigno soddisfatto dipinto sulle labbra, mi assicuro di prenderla completamente alla sprovvista.

«Bene, bene, bene Idalgo vediamo se questo lo avevi previsto» stringo la cintura attorno ai fianchi e mi avvicino alla panchina per prendere la benda, togliere la felpa poggiandola al di sopra e slacciare una corda dalla cinta.

«Visto che la tua concentrazione sembra migliorata, ora proveremo la privazione sensoriale combinata di vista e tatto» il suo corpo si contrae, improvvisamente.

«Hai detto che volevi anticiparmi principessa, quindi non dovrebbe stupirti il fatto che io voglia alzare l'asticella» ammetto, inclinando la testa verso destra.

«Ma non perdiamo di vista il nostro obiettivo» stringo tra le dita la stoffa blu della benda.
«Ora che non sarai in grado di vedere, ricorda di prestare attenzione a ciò che potrai sentire» le ricordo prima di annodare i lembi di tessuto dietro la sua testa, sentendola irrigidirsi a causa del mio tocco.

«Lascia le braccia rilassate» sussurro, scorrendo con i polpastrelli lungo la pelle delle sue braccia.
«Legherò i tuoi polsi a un lato della corda» la avverto stringendo il laccio attorno alla sua pelle, prima di portarle le braccia verso l'alto per legare l'altro capo della corda al gancio appeso al muro.

«Ora hai solamente le gambe slegate, ma puoi sia sentire che parlare» le ricordo iniziando a muovermi disordinatamente da una parte all'altra della stanza per distrarla.

«Cosa senti Naira?» domando, utilizzando la voce come strumento per coprire i miei movimenti e raggiungere il punto in cui mi voglio posizionare.

Lei sospira profondamente prima di darmi una risposta.
«Sento il tuo movimento che mi sembra quasi scoordinato: ti stai spostando da un lato all'altro della stanza e sono proprio le suole delle tue scarpe che cigolano sul pavimento a darmi prova di questo. Anche se, ora che ti sto parlando sento solamente silenzio oltre al tuo respiro affannato» ammette, prima di riprendere a parlare.

«Cosa stai facendo?» domanda, probabilmente sentendomi fare ulteriore rumore.

«Non credi che se te lo dicessi andremmo contro ciò che è lo scopo del tuo allenamento?» domando, inarcando un sopracciglio, mentre sfilo anche la seconda scarpa.

Uno sbuffo scocciato fuoriesce dalle sue labbra, mentre si sposta prima a destra e poi a sinistra col corpo, venendo trattenuta dalla corda che la limita nei movimenti.
Sorrido soddisfatto e riprendo a muovermi silenziosamente, osservando il modo in cui il suo corpo sia in totale allerta.

«Cenerentola concentrati» mi raccomando, impugnando saldamente il manico del coltello estratto dalla fibbia «ascolta ciò che ti dicono la testa e il corpo» le sfioro le spalle nude con le dita della mano libera prima di appoggiare la lama sul suo fianco.

L'improvviso contatto la fa scattare verso sinistra per allontanarsi dal mio tocco.
«Che diavolo stai facendo Ade?» domanda, decisamente allarmata dalle mie azioni.

«Hai fiducia in me?» le chiedo, evitando di rispondere direttamente alla sua domanda, mentre tentennante annuisce.

«Voce» le ricordo sentendola pronunciare un flebile "sì".

«Perfetto Naira! Ricordi l'ultima volta che ci siamo allenati, quando mi hai chiesto "e se mi ritrovassi legata, con una persona armata alle spalle, cosa dovrei fare?" Eccoci qua, proprio a questo punto, ma con l'aggiunta del fatto che potresti trovarti in questa situazione in una stanza buia» chiarisco le mie intenzioni, prima di sentirla rispondere.

«E dimmi maestro... Come dovrei difendermi se sono legata, tu hai un'arma e io non vedo nulla?» la sua voce diventa leggermente stridula a causa del nervoso.

«Senti» sussurro, poggiandole un dito sulle labbra da dietro le sue spalle. «Lascia che Naira stessa ti dica cosa fare. Infondo tu mi senti, quindi partendo dal prestare attenzione a questo, devi reagire. Nessun aggressore ti ferirà mai senza farti rendere conto della sua presenza. Per questo devi sfruttare tutto ciò che hai a disposizione per rispondere al suo attacco» concludo, riprendendo a sfiorare la sua pelle.

Prima che lei possa reagire in qualsiasi modo, giro il coltello verso la parte tagliente della lama e, con delicatezza, le sfioro il ventre, sentendo un flebile gemito fuoriuscire dalle sue labbra.

«Naira concentrati su ciò che ti serve, lascia da parte tutto il resto» mi irrigidisco, sentendo crescere l'unica parte del mio corpo che dovrebbe rimanere a riposo.
Tenendomi a un'opportuna distanza di sicurezza, proseguo col mio intento di farla concentrare sui dettagli essenziali.

«Reagisci» la sprono con un tono di voce deciso, ma i suoi movimenti scoordinati non fanno altro che renderla più nervosa e goffa.
Il suo respiro si affanna e il panico si diffonde nella stanza quando dalla bocca fuoriescono alcuni bisbiglii.

«Penso che dovremmo fermarci» dice, cercando di farmi desistere.
Consapevole della sua impossibilità di vedermi prima le tolgo la benda dagli occhi, notando il suo sguardo concentrarsi immediatamente sulla lama che stavo sfregando sul suo corpo, e poi prendo il suo volto tra le mani.

«Mi vuoi dire cosa diavolo ti è saltato in mente? E se tu mi avessi tagliata?» il panico è perfettamente udibile nella sua voce e visibile nel suo sguardo.

Sulle mie labbra si dipinge un sorriso derisorio «credi che io non sappia maneggiare queste armi?» le chiedo retorico, impedendole di rispondere.
«E poi pensi davvero che ti avrei mai fatto del male? Se è così, allora forse non mi conosci davvero» e il mio sguardo si fredda mentre, con distacco, slego i suoi polsi permettendole di riavere il completo controllo del proprio corpo.

«Ade non puoi prendertela, mi sono spaventata» cerca di chiarire, sperando che cambi idea.

«E, secondo te, se qualcuno dovesse aggredirti o rapiti non avresti paura? Se qualcuno tentasse di ferirti non saresti spaventata? L'unica certezza di questo momento era che con te c'ero io» le ricordo, posizionandomi frontalmente a lei, che si sfrega i polsi leggermente segnati dalla corda.

Sconfitta, Naira lascia che dalle labbra le fuoriesca un sospiro «hai ragione» ammette, a voce bassa, nel tentativo di non farsi sentire.

«So di averla Naira, sei tu che dovresti imparare ad avere più fiducia in me. Sono la tua guardia del corpo da quando hai quindici anni, mi sono sempre occupato di te. Se avessi voluto farti del male lo avrei già fatto» e, detto questo, mi congedo lasciandola inerme in palestra.

Infastidito dalla sua diffidenza non mi rendo conto dell'arrivo di Devi che mi raggiunge dalla cucina iniziando a parlare.
«Ade mi stai ascoltando?» mi richiama rendendosi conto della mia distrazione.

Colpevole scuoto la testa con sguardo carico di scuse.
«Stavo dicendo che visto che tra qualche giorno è il mio compleanno, ma saremo sicuramente impegnati, per recuperare i festeggiamenti stasera andremo tutti insieme, sperando di non scannarci, a La Coupe» dice, battendomi ripetutamente una mano sulla spalla.

Un grugnito infastidito fuoriesce dalle mie labbra «sono obbligato ad accettare?» inarco un sopracciglio, scocciato, mentre Devi annuisce energicamente.

«Assolutamente sì! Non sono ammessi rifiuti Dio degli Inferi e se anche tu dovessi rifiutare, tutti noi andremmo comunque a fare festa e la tua cara Naira sarebbe alla mercé di tutti gli uomini presenti» ghigna provocante, sapendo quanto mi infastidisca non poterla controllare e temere che possa finire in pericolo.

«Va bene...» sollevo gli occhi al cielo sconfitto da questo insopportabile essere petulante.
«Ma dovrai avvisarla tu! Ci troveremo tutti in salotto verso le...» faccio una pausa per guardarel'orologio, accorgendomi di come il tempo, in palestra, sia trascorso velocemente «...nove. Al locale non suonano bella musica prima di un certo orario» la soddisfazione dipinta sul suo volto mi dimostra quanto le donne di questa casa mi tengano, senza troppa fatica, in pugno.

Lentamente raggiungo la camera da letto e, per lavare via il nervoso e il sudore accumulati durante l'allenamento, torno nuovamente in doccia.
Strofino vigorosamente il corpo con la spugna, per rimuovere gli invisibili segni impressi sulla pelle e, dopo essere arrivato a farla quasi sanguinare esco ad asciugarmi.

Con un angolo della soffice stoffa pulisco lo specchio dalla condensa e rimango per qualche secondo a osservare la mia immagine riflessa: pensierosa ma al tempo stesso determinata.

Torno in stanza e, stremato da questa prima parte di giornata trascorsa, mi metto nuovamente a letto per riposare in vista della serata e in pochi secondi cado in un sonno profondo.

«Bella addormentata» sussurra una voce, scuotendomi ripetutamente.

«Aurora» si prende gioco di me, ridendo della sua stessa battuta «cazzo, sei la principessa sul pisello?» mi richiama Xander ricevendo in risposta un pugno sul braccio.

«Se avessi saputo che la tua mira era così buona anche ad occhi chiusi non sarei mai salito a svegliarti!» socchiudo gli occhi mettendo a fuoco la stanza.

«Devi mi ha mandato in missione a svegliarti. È quasi ora di uscire e vuole che tutti siamo pronti per l'orario che avete deciso prima che ti mettessi a dormire per sempre» mi avverte, mentre un grugnito fuoriesce dalle mie labbra.

«Vai a prepararti se vuoi evitare che sia Naira a sgridarti» esce dalla stanza, mentre nella mia mente si fa spazio l'immagine di una sexy Naira arrabbiata.
Cazzo, ho bisogno di fare sesso con una donna.

Contro voglia mi alzo, deciso ad aspettare fino all'ultimo minuto per cambiarmi e, mentre cerco di scendere in salotto a cercare Axel, sento alcune risatine divertite provenire dalla stanza di Devi.

Esultante mi avvicino alla porta, trovandola fortunatamente socchiusa, per aprirmi un varco maggiore e scoprire cosa stanno facendo le donne al suo interno: Devi si trova accanto a Naira che si sta specchiando mentre indossa uno striminzito abitino color oro.

«Non sono sicura che questo mi convinca» le dice Naira insicura, sollevando le punte dei capelli per mostrarle chiaramente il motivo della sua indecisione.

Devi si stringe il mento con le dita, rimanendo a riflettere per qualche secondo e, dopo una breve attesa conferma quanto detto dalla principessa.
«In effetti il tuo ramato stona un po' col colore del vestito» le risponde avvicinandosi nuovamente all'armadio per prendere due abiti scuri e poggiarli sul letto: uno nero lungo fin sopra il ginocchio con scollo a cuore e uno blu con lo scollo rotondo e un enorme spacco sulla schiena.
«Provati prima quello nero» dice, lanciandole l'appendino col vestito.

Vista la vergogna di Naira mi aspetto che vada a cambiarsi dietro il separé che Devi e Axel hanno in camera, ma nel momento in cui si sfila l'abito lì davanti vengo preso alla sprovvista dalla sua bellezza e il fiato mi si mozza: un completino intimo in seta bianca le fascia perfettamente le curve del corpo come una seconda pelle.
Der'mo.

Devo prendere alcuni profondi respiri per evitare prima di tutto che mi scoprano e, in secondo luogo di dover convivere con un'enorme erezione causata dalla sua bellezza.
Dopo aver indossato il vestito...

Dove diavolo ero quando ha chiuso la zip? Oh già... La mia erezione!

...Torna accanto a Devi per specchiarsi con un'espressione nuovamente poco convinta dipinta sul volto.
«Penso che questo crei troppo contrasto col tono della mia pelle» le dice, con un'espressione sconfitta «forse sarebbe meglio che rimanessi a casa a leggere un libro» e un ghigno mi si forma sulle labbra nella speranza che il mio desiderio venga esaudito.

«Non scherzare signorina!» la ammonisce Devi.
«Per una volta che Ade ha dato il proprio benestare, non possiamo perdere questa occasione» le ricorda, vedendola annuire consapevole, prima di invitarla a provare l'abito blu.

«Quello l'ho lasciato volutamente per ultimo perché sono certa che ti starà d'incanto».
E ancora incantato dalle forme di quel meraviglioso corpo, non mi rendo conto del momento in cui il vestito la copre, lasciando scoperta la sua schiena.

«Madre de Dios, sei stupenda!» esclama Devi, avvicinandosi a Naira che, ancora incredula, rimane per qualche secondo immobile ad osservarsi.

«Avevi ragione tu, non mi sta poi così male» si gira verso la sua amica che la guarda con un sopracciglio inarcato.
«Non ti sta poi così male?! Tu questa sera farai breccia nei cuori» e nel momento in cui pronuncia quelle parole, un grugnito fuoriesce dalle mie labbra.
Incapace di controllare la rabbia, sbatto contro lo stipite della porta, facendo scoprire il mio appostamento segreto.
San-Khose, zanshchiti menya!

«E tu da quanto tempo sei lì? Cosa stai facendo impalato come un baccalà?» una Devi adirata mi viene incontro, socchiudendo un po' la porta, per permettere a Naira di cambiarsi di nuovo.

«Nulla che non abbia già visto» alzo il tono girando la testa verso la porta, immaginando la principessa arrossire.

«Sei un pervertito» grida dall'interno della stanza.

«Se tu potessi leggermi nella mente credo che ti stupiresti» confermo in risposta, prima di ricevere uno scappellotto amichevole da Devi.

«Dimmi un po' principe azzurro, cosa ci fai lì impalato oltre a fare il guardone?» domanda, alterata, facendomi inarcare un sopracciglio.

«Non te ne sei accorto vero?» sbuffa una risata, prima di aprire la porta, dopo essersi assicurata che Naira fosse vestita.

«Sono quasi le nove... Ho mandato Xander a chiamarti per farti sbrigare ma a quanto pare hai preferito fare altro e, a questo punto mi sembra che tutti noi siamo ancora a casa» sottolinea decisamente infastidita.

«Direi che è il momento di lasciare spazio alle signore per prepararsi e che tu vada a darti una sistemata, se non vuoi rischiare di rimanere chiuso in casa!» mi minaccia, spingendomi a ritornare nella mia stanza, per poi richiudersi la porta alle spalle.

«È ora della trasformazione» la sento gridare, mentre io decido di darle ascolto e andarmi a preparare.

Una buona mezz'ora dopo, mentre vaporizzo il profumo sui polsi, mi fermo a dare un'ultima occhiata al mio corpo fasciato da un paio di jeans scuri e una camicia azzurra.

Di corsa raggiungo i ragazzi in salotto e, fortunatamente le ragazze ci lasciano attendere solo una decina di minuti.

«Puntuali come un orologio svizzero» dice Devi, controllando l'ora, mentre il mio sguardo e la mia completa attenzione sono rivolti a Naira che non solo ha indossato quello stramaledetto vestito, ma si è truccata e ha legato i capelli in una coda alta.

«Diavolo è una bomba» sussurra Axel sottovoce, mentre batte ripetutamente il gomito contro il mio fianco, ricevendo in risposta da parte mia un'occhiataccia.

«Dobbiamo proprio andare» mi alzo frettolosamente per interrompere le occhiate innamorate di Xander rivolte al corpo di Naira stretto in quel vestito.
Come si smette di essere gelosi di una persona di cui non lo si era mai stati prima d'ora?

Sbuffo, infastidito, passandomi una mano tra i ricci, andando ad aiutare Naira ad indossare il suo cappotto.
Dopo aver chiuso la porta d'entrata, lancio le chiavi della mia macchina ad Axel «guida tu, stasera voglio bere» gli dico, battendogli ripetutamente la mano sulla spalla prima di ricevere uno sguardo malizioso da parte sua in risposta alla mia affermazione.

Dopo circa quindici minuti di viaggio raggiungiamo La Coupe un cocktail bar molto accogliente e moderno con luci stroboscopiche al neon e musica a tutto volume suonata dal deejay.

Il bodyguard controlla la nostra presenza sulla lista di ospiti e ci invita a raggiungere Maria, la cameriera che ci indica il tavolo prenotato a nome di Devi.

Lascia alcuni cocktail menù sulla superficie prima di andarsene, dandoci il tempo di decidere cosa prendere.

«È davvero bello qui» dice Naira prendendo posto accanto a Devi, mentre io mi accomodo dall'altro lato del tavolo, per evitare che vicino a lei possa sedersi Xander.

Quest'ultimo infatti, con un'espressione infastidita, si trova costretto a raggiungere Axel e Guinevieve che a sua volta ha vicino Tristan che si ritrova di fianco a me.
Maria torna a prendere le nostre ordinazioni: ognuno sceglie un drink mentre da mangiare Devi decide di prendere delle tapas.

«Bene, bene, bene, ragazzi» Devi attira l'attenzione sfregandosi le mani «ora che finalmente siamo fuori, per gentile concessione del nostro capo» fa una pausa per ringraziarmi indirettamente, con un guizzo ironico nello sguardo «direi che potremmo rendere questa serata più interessante» e Naira inarca un sopracciglio, incuriosita dalle sue parole.

«Ecco che ci risiamo coi suoi soliti giochi» sbuffa Axel, ricevendo un’occhiata infastidita in risposta.

«Proporrei di giocare a "Obbligo o Verità" oppure a "Non ho mai" per rendere le cose più piccanti» mi strizza l'occhio, per poi girarsi verso Naira e rivolgerle uno sguardo malizioso.

«Cosa preferite fare?» domanda, ricevendo uno sbuffo scocciato da parte mia, che tento di alzarmi, prima di venire fermato dalla sua mano sul mio braccio.

«Nessuno può allontanarsi. Siamo qui tutti insieme e in questo modo trascorreremo la serata» chiarisce, prima che i presenti avanzino la loro preferenza.

«Ottimo! Visto che il principino non ha voglia di contribuire, faremo ciò che la maggioranza ha scelto "Non ho mai" e chissà che grazie a questo gioco non si riesca a conoscerci meglio» dice, sistemandosi accanto ad Axel, mentre Naira sembra non riuscire a stare ferma.

«Che c'è principessa, stare accanto a me ti rende nervosa?» la provoco facendola arrossire.

«Ade, che ne dici di partire tu?» dà un sorso al proprio drink, mentre il cameriere ci porta una serie di bicchierini da shot e una bottiglia di vodka.

«Ci sei andata leggera» mi prendo gioco di lei, guardandomi attorno per qualche secondo.

«Ricordiamo un attimo le regole del gioco alle principesse sedute a questo tavolo» torno a provocare Naira con le parole, poggiandole con naturalezza una mano sulla coscia, sentendo una scossa elettrica pervadermi al contatto col suo corpo.

«Beve solamente chi ha fatto le cose che vengono elencate» sottolineo, ricevendo cenni d'assenso da parte di tutti.

Mi schiarisco la gola prima di partire col gioco.
«Non ho mai rubato» dico consapevole del fatto che ognuno di noi, compresa Naira, lo abbiano fatto.
E, come previsto, tutti bevono, sconvolti dal fatto che anche la principessa abbia rubato qualcosa.

«Naira quante cose non sappiamo di te?» domanda Xander rivolgendole un sorriso che lei prontamente ricambia, senza togliere la mia mano dalla sua coscia, che inizio a muovere.

«Che stai facendo?» sussurra tornando a concentrarsi sul gioco quando Devi richiama la sua attenzione.

«Andremo in senso orario, quindi Naira ora tocca a te» e lei, con uno strano scintillio negli occhi mi stupisce.

«Non ho mai lasciato che il mio partner mi legasse» mi rivolge un occhiolino malizioso e tutti, eccetto me, bevono.

«Oh, oh, oh, diavolo biondo qui dobbiamo recuperare» mi prende completamente alla sprovvista con questa provocazione, attendendo il turno di Devi.

«Non sono mai stato geloso di qualcuno seduto a questo tavolo» sollevano il bicchiere facendo un brindisi tutti, ad eccezione di Naira.

«Non essere bugiarda, principessa» le sussurro continuando a sfiorarle la pelle con le dita.

«Non prenderti troppa confidenza diavolo biondo» mi dà una gomitata sul fianco stupita dall'affermazione di Axel.

«Non ho mai nascosto una verità importante» non bevono solamente Devi, Naira e Tristan e in quel momento l'atmosfera si ghiaccia.

Xander cerca di attirare l'attenzione su di sé, facendo una battuta, ma mi rendo perfettamente conto del modo in cui lo sguardo di Naira trapassa la mia figura.

«Non scoprirai nulla osservandomi, forse dovresti provare a spogliarmi» cerco di distrarla sapendo perfettamente che farà in modo di scoprire la verità.
E sono sicuro che quando la scoprirai, non mi perdonerai.

È finalmente arrivato il turno di Xander che prevedibilmente dice «non ho mai fatto una cosa a tre» e tutti beviamo ad eccezione di lui e Naira che si scambiano un sorriso timido.
Come diavolo può una persona provocare e, al tempo stesso essere timida?

Mancano solamente Guinevieve e Tristan che decidono di non rispettare le regole giocando l'ultimo turno insieme.
«Non sono mai stato innamorato di nessuno a questo tavolo» e tutti, inaspettatamente, beviamo ricevendo un'occhiata maliziosa da Devi che in un attimo attira nuovamente la nostra attenzione su di sé.

«Credo che potremmo rendere ancora più piccante questa festa con tequila, sale e limone» ci mette al corrente della sua idea e in quel preciso momento la cameriera appoggia sul tavolo un vassoio con tutti gli ingredienti necessari alla prossima sfida.

«Per chi non lo ricordasse: si lecca il dorso della mano con sopra il sale, poi si beve lo shot di tequila e per ultimo si mette il limone tra i denti per succhiarne il succo».

Annuiamo tutti in risposta, preparandoci per bere uno dei tanti shottini insieme «uno, due, tre giù» ci sprona Devi mentre tutti insieme ingurgitiamo un altro bicchierino di alcol.

Dopo qualche secondo Naira si massaggia le tempie con le dita.

«Principessa hai bisogno di un'aspirina?» domando, sapendo perfettamente che soffre di emicranie quando assume troppi alcolici.

Scuote lentamente la testa appoggiando la mano chiusa a pugno sulla mia coscia, per sorreggersi.

«Hai bisogno di prendere una boccata d'aria?» domando mentre gli altri continuano a bere, inconsapevoli di ciò che sta accadendo.

«No» sussurra strizzando gli occhi, venendo intercettata dallo sguardo di Devi mentre compie quel movimento.
La sua amica, senza parlare, le domanda se sia tutto okay e nel momento in cui riceve un cenno di assenso da parte di Naira si assicura che sia la verità rimanendo a osservarmi per qualche secondo, prima di proporre uno step successivo per la sua sfida.

«Adesso questa serata deve diventare eccitante: ormai è quasi mezzanotte, quindi dopo le domande sul sesso e sugli innamoramenti proporrei di fare qualcosa di ancora più spinto: tequila sale e limone sugli altri. Io sto con Axel, mentre Naira...» ma prima che possa finire di formare le coppie Guinevieve la interrompe.

«Io sto con Ade» e in contemporanea Xander prende parola.
«E io con Naira» lasciando senza coppia Tristan, che si alza dicendo di dover andare in bagno.

«Benissimo, ora lasciamo spazio a queste coppie che, con tanta enfasi, si sono formate» mentre pronuncia queste parole Guinevieve si avvicina, sedendomisi addosso a cavalcioni, mentre Xander si siede accanto a Naira.

«Perfetto! Mettete il sale sulla parte del corpo da cui volete leccarlo» Guinevieve me lo poggia sulle labbra, mentre Xander lo mette sulla mano di Naira.

«Inserite il limone nella parte del corpo, non vietata ai minori, da cui volete succhiare il succo» Guinevieve mi fa tenere il limone in mano, mentre Xander lo mette tra le labbra di Naira.

Merda! Mi eccita di più vedere lei in questa condizione che avere Guinevieve a cavalcioni in braccio.
La diretta interessata infatti, convinta di essere lei a provocarmi questo effetto sorride maliziosamente.
Stupida biondina!

Torno concentrato su quanto sta accadendo, ma invece di guardare Guinevieve il mio sguardo rimane incollato per tutto il tempo su Naira: mentre i due sfidanti in contemporanea leccano il sale, poi bevono la tequila e prendono il limone, l'espressione distaccata della principessa mi conduce in un mondo parallelo in cui sono io al posto di Xander che la faccio gemere provocandole piacere.
E involontariamente, in questo modo, mi trovo con una evidente erezione tra le gambe da gestire.

Torno alla realtà quando le labbra di Guinevieve si posano sulle mie per ringraziarmi, mentre quelle di Xander si poggiano sulla guancia di Naira.
Bleah!

«Buuuu» grida Devi coi pollici rivolti verso il basso.
«Ora, visto che ognuno ha ottenuto quello che voleva, direi che è arrivato il momento di accontentare la festeggiata, prima di soffiare sulle candeline» rivolge un'occhiata eloquente a me e Naira.

«Ora faranno tequila, sale e limone Ade e la sua principessa e mi raccomando Naira, dovrai essere decisamente provocante» un grugnito lascia le mie labbra.
"Stronza" penso, cercando di nascondere ciò che incontrollatamente cresce tra le mie gambe, mentre Naira sbuffa, ormai infastidita da questa situazione.

«Io mi ritiro» afferma, alzandosi di scatto, ma mosso qualche passo un violento capogiro la costringe a bloccarsi.
Mi alzo velocemente e la raggiungo, circondandole il busto con le braccia, mentre anche Xander cerca di avvicinarsi a lei, ricevendo da parte mia un'occhiataccia.

«Non toccarla cazzo! Non credi di esserti già divertito a sufficienza?» domando infastidito dall'atteggiamento di quello che consideravo un amico, ma che in realtà sembra essersi rivelato tutt'altro.

«Se non te la senti possiamo tornare a casa» sussurro, tenendo Xander a debita distanza, facendole poggiare entrambi i piedi per terra.
La guardo fisso negli occhi per assicurarmi che sia presente, prima di allentare lievemente la presa sul suo busto.

Naira scuote la testa e lascia uscire dalle labbra uno sbuffo al profumo di vodka «va bene così Ade, accontentiamola» dice mentre Devi, ancora seduta al tavolo, esulta.

«Ma adesso le regole sono mie» ci mette entrambi in guardia, prima di fare un cenno a Xander per farlo tornare al suo posto, e aver provocato Guinevieve con lo sguardo.

Di nuovo accanto agli altri Naira mi spinge sulla sedia, mordendosi le labbra, prima di prendere un po' di sale dalla saliera e leccarmi il collo.
Con il pollice e l'indice della mano destra sparge i granelli su di esso, costringendomi a reclinare la testa all'indietro e a guardarla di sbieco.

«Cazzo Naira se continui così dovrò strapparti di dosso questo misero straccetto che ti veste» mi risponde con un occhiolino malizioso, prima di proseguire nel suo intento.

Prende lo spicchio del limone e me lo poggia sui pantaloni mentre stringe tra le dita il bicchiere di tequila: improvvisamente lecca il sale dal mio collo e a fatica trattengo un mugolio eccitato, poi beve un piccolo sorso dal bicchiere e con le dita mi costringe ad aprire le labbra per versarci il restante contenuto dello shot, che cola leggermente fuori.
Maliziosamente utilizza la lingua per leccare il liquido ambrato dall'angolo della mia bocca prima di abbassarsi col volto verso la patta dei pantaloni e prendere il limone, senza mani.
Merda, merda, merda!

Un gemito fuoriesce dalle mie labbra quando, tornata sulle proprie gambe lancia uno sguardo soddisfatto a Devi e mi fa un occhiolino.

D'stinto mi alzo e le stringo il braccio «non c'è più tempo per soffiare le candeline, dobbiamo tornare a casa prima che la situazione degeneri! Devi per stasera ti sei divertita anche troppo, consideralo un bonus per i prossimi mesi perché non otterrai tanto facilmente un'altra uscita libera».

La diretta interessata grugnisce in risposta «solamente perché ti sei eccitato e non vuoi perdere le redini della situazione» alza il tono mentre ormai, con al seguito Naira, mi sto dirigendo verso la cassa per pagare, perfettamente consapevole di essere stato la marionetta nelle sue mani.
Donne dannatamente tentatrici.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top