98. Un matrimonio in grande

-Lei ha ancora paura di lasciarsi andare, Ely; l'amore ancora la spaventa- Royal posò il bagaglio di Kalinda sul nastro trasportatore dell'aeroporto.

-E tu?- indagò il fratellastro facendo la stessa cosa con la sua valigia.

-Io la sposerei domattina. So che è lei- sorrise l'interpellato, forse un po' sognante -So che è presto, troppo presto, ma so che è l'unica. Lo so da quando l'ho conosciuta che è quella giusta. Solo che abbiamo bisogno di tempo-

-Disapprovi?- si grattò la base della nuca Ely ignorando Acosta che berciava, metri più avanti.

-Dovete essere sicuri voi- sorrise Roy -Sai come vanno queste cose: ci sono coppie che stanno insieme cinque anni, si sposano, fanno figli e divorziano e ci sono persone che dopo aver scopato una volta con uno sconosciuto si svegliano insieme ogni mattina finché non muoiono. Dovete saperlo voi, Ely. È un grande passo ma non sarò certo io a impedirti qualcosa-

-La amo- confessò Ely.

-Lo so-

-Pronto a partire?- Ella si palesò a Royal con uno zaino in spalla come lui entrò in casa Shaw.

-Per dove?- sorrise lui sorpreso.

-Per dove sono cresciuta- sospirò lei ricambiando, già malinconica.

Il cellulare di Ella iniziò a squillare come la centralina del radiotaxi non appena lei e Roy misero piede sul suolo italico. La ragazza sospirò, facendo partire una chiamata.

-Ciao, Leo- la ragazza iniziò ad avviarsi verso il deposito bagagli -spero di non aver interrotto il tuo meriggiare. Volevo solo dirti che io vendo davvero. Che tu metta la museruola a tua madre o meno. Non m'interessa, se diventa isterica. Non più-

-Ti sta ancora perseguitando?- gracchiò il cugino via etere.

-Diciotto messaggi e tre chiamate perse nel giro di un volo mi sembrano eccessivamente invadenti, Leo- mise in chiaro la sua opinione la ragazza, prima di chiudere la chiamata passando le dita sullo schermo.

-Non pensavo che ti avrei mai visto perdere la pazienza- sorrise Royal circondandola con un braccio non appena lei ritirò il cellulare nella tasca posteriore dei jeans -È bello sapere che ne sei capace-

-È bello sapere che ho dei limiti?- arricciò il nasino Ella.

-È bello sapere che non passerai la vita a subire soltanto, a dire "okay" anche quando qualcosa non lo fai con piacere. È meraviglioso sapere che hai dei punti che non lasci passare a nessuno e che non sono l'unico a farti arrabbiare- Royal la fece piroettare per avere una mano libera e prendere la sua valigia dal nastro trasportatore -È bello sapere che sai ringhiare e ruggire, leonessa. Non ha senso temere gli altri quando sei così-

-"Così"?- lo incalzò Sabe.

-Perfetta- esagerò lui ancora una volta.

-Credevo di averti fatto vedere almeno qualche difetto, Royal- Ella afferrò al volo la sua sacca da viaggio

Il ragazzo scosse la testa: -Non importa se sbatti contro i mobili, hai più lividi che nei o dici cose strane. Non m'interessa se sai scrivere e non riesci a parlare come una qualsiasi persona, se preferisci mandare in paranoia gli altri piuttosto che dire le cose chiaramente per paura di ferire qualcuno, se hai troppe remore a farti i fatti altrui anche se, alla fine, ti convinci a sistemare tutto. Sei un impiastro ma sei il mio impiastro. Puoi perderti nel tuo mondo quante volte vuoi, se torni da me-

Ella boccheggiò.

-E...- Royal si avvicinò di nuovo, le mani sui fianchi di lei.

La suoneria preselezionata del suo telefono si fece sentire.

Sabe lo guardò rispondere alla chiamata, ancora confusa dalle sue parole.

-Sì, te la passo- Roy lasciò a Ella il suo cellulare -È quell'idiota di mio fratello-

-Che hai combinato, stavolta?- domandò Sabe allo schermo.

-Nulla, non ti preoccupare- tentò di liquidare la questione Ely -Piuttosto, farò un matrimonio in grande e tu dovrai venire in America perché mi farai da testimone-

La ragazza sbatté le palpebre: -Quando?-

-Prossimo autunno. Dobbiamo solo capire se fare prima la cerimonia indiana o quella statale- Ely sembrò sovrappensiero solo per finta.

"Kalinda è indiana?" cercò lo sguardo di Royal, lei -Non so nulla di cerimonie indiane, Ely-

-Neanch'io ma la sua famiglia ci tiene- la voce di Ely suonò distratta -Ho conosciuto suo padre l'altro giorno-

-È andata bene?- Cinder si morse il labbro inferiore con l'impressione di conoscere la risposta.

-Ho una gamba ingessata ma, a parte quello, tutto okay- confidò l'attore facendo boccheggiare l'amica.

-Il vecchio di Kali l'ha inseguito per un po'- chiarì il labiale di Royal.

Ella spalancò gli occhi: -Va bene. Fammi avere informazioni per tempo-

In mezzo all'olire dei campi dietro la casa che fino a poco tempo prima apparteneva a Renata, Ella sospirò: crescere era bello, non sapeva se davvero avrebbe voluto ritornare bambina ma altroché se comportava responsabilità.

Il suo cellulare vibrò, segnalandole l'arrivo di una notifica: Accetto.

Tornò indietro sul vialetto che portava all'edificio e si fermò sotto un melo stranamente ancora in fiore: -Sì, che ne vale la pena-

Rivolse uno sguardo al cielo in cerca di Orione e forse anche un po' in cerca di Myricae: "Siete tutti con me"

Royal tirò una manata contro il melo facendo sì che una cascata di petali bianchi, fioritura tardiva, scendesse su Ella voltatasi di scatto in quel momento.

-Click- sorrise Royal spingendo il bottone sulla sua polaroid e catturando la bellezza di quell'attimo, eterno da lì in avanti.

"C'è una cosa che ti volevo dire già stamattina" il ragazzo deglutì "Già da un po, in effetti"

-Abbiamo ancora due giorni qui. Che vuoi fare?- sussurrò lei cogliendolo di sorpresa per prendergli i fianchi e tirarlo verso di sé.

-Voglio vedere le strade in cui hai camminato, la biblioteca nella quale ti rintanavi, la gelateria nella quale ti rifugi tutte le estati, la ridente cittadina di cui mi hai parlato nelle videochiamate- Royal le accarezzò i capelli -Voglio vedere da dove salta fuori questa leonessa-

Isabella chiuse gli occhi per chinar la testa in un muto cenno d'assenso di fronte all'ennesimo cliché smielato della sua avventura romantica: -Va bene-

-Te la sbrighi tu per me, quindi? Davvero?- mise le chiavi in mano a Leonardo, la ragazza.

-Vai, cuginetta- annuì lui, aiuto insperato e troppo a lungo sottovalutato.

Ella si permise di spingersi in avanti ad abbracciarlo, quell'idiota con il cuore dalla parte giusta.

-Sì, sì- le concesse giusto due secondi Leo prima di staccarsela di dosso -Fai buon viaggio col megafusto-

-Per curiosità, a chi l'hai lasciata, alla fine?- le si rivolse Royal quando si svegliò a metà del volo.

Ella si stropicciò gli occhi, non ancora del tutto presente: -A una coppia che ha creato un'associazione per aiutare le donne vittime di violenza domestica. Ho pensato che poteva servire una struttura funzionante per ospitarne qualcuna-

"Il cuore che hai tu, nessun'altra" le sorrise Roy lasciando che l'assistente di volo servisse il succo di frutta e distraesse la sua ragazza dalla sua ennesima occhiata innamorata.

-I ragazzi sono a letto- Michele aprì la porta di casa Shaw alle tre di mattina -Erano distrutti, scusa-

Ella con gli occhi semichiusi precedette Royal nel suo salotto: -Hai fatto bene, Michael. Vuoi rimanere a dormire qui?-

Il ragazzo scosse la testa avviandosi già verso l'uscita: -Torno da Caes. Buonanotte-

Ella entrò nel mondo dei sogni come toccò il cuscino.

-Ti amo- scostò i capelli dal viso della ragazza Royal, ancora piuttosto vigile -E non credo tu abbia idea di quanto, Els-

Sabe non si mosse.

-Royal?- le dita di Ella disegnarono ghirigori sul suo viso -Royal?

Il ragazzo mugugnò alzando le palpebre: -Che cè?-

-Sto uscendo per portare a scuola Alice e Darrel. Mangia i biscotti al cioccolato sul tavolo, per favore-

-Perché?- domandò il ragazzo stranito.

-Sono sul tavolo- ignorò apposta la domanda lei chiudendosi la porta alle spalle nelluscire.

-Che donna!- mormorò esasperato il ragazzo prima di buttarsi giù dal letto seguendo il principio che prevedeva l'alzarsi dal letto una volta sveglio.

Come i piedi toccarono il pavimento, realizzò che Cinder poteva averlo sentito dichiararsi per poi decidere di scappare ancora una volta.

"Ma non avrebbe avuto senso svegliarmi" entrò in cucina con la testa piena di pensieri e di sonno.

I suoi occhi catturarono la sagoma del famigerato pacco di biscotti al cioccolato messogli da parte da Ella; sul bordo arrotolato del pacco chiuso con una molletta da bucato arancione era pinzato uno dei biglietti di Sabe.

Ti ho sentito, questa notte, e sono certa di non aver delirato: non ho mai avuto allucinazioni.

... e, comunque, anch'io ti amo.

Els

Sabe uscì dallo studio della psicologa in lacrime e sorrisi, passò a prendere Alice e Darrel a scuola ed entrò in casa in trepidante attesa: -Royal?-

-È sul tetto- neanche alzò la testa dal bozzetto Cecily.

Ella deglutì: -Grazie-

Se era sul tetto, aveva sbagliato qualcosa: Royal andava sul tetto per pensare e rilassarsi quindi, probabilmente, lei aveva sbagliato qualcosa quella mattina.

-Ehi?- fece timidamente capolino dall'abbaino.

-Vieni qui- le sorrise lui battendo sulle tegole accanto a sé.

-Preferirei restare dove ho la certezza di sopravvivere: è appena piovuto e abbiamo già accertato numerose volte che ho gravi problemi di senso barico.

-Se ti do la mano?- rise lui, porgendogliela.

La ragazza l'afferrò, sospirando teatrale: -Se cado e muoio, il mio fantasma ti perseguiterà in eterno-

Roy scoppiò a ridere, lasciandola sedersi.

-Hai ragione, probabilmente sarò pigra anche da morta- tentò un'ultima battuta, lei, sulle spine -Allora, mi devo preoccupare?-

Il ragazzo le porse il biglietto trovato sui biscotti e lei sospirò nuovamente, voltando lo sguardo davanti al grigio spettacolo del cielo inglese: -Io lo so che non è molto. Lo so che avresti voluto che te lo dicessi a voce ma ...-

-Els? È moltissimo, invece- Royal le prese il viso tra le mani -Ma vorrei sentire come suona, detto da te, Els-

Cinder allungò le dita sul volto di lui: -Ti amo-

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