97. Miele e sale

-Problemi in Paradiso?- domandò Michael salendo in macchina con i ragazzi al seguito.

-Non sono sicuro che sia una litigata- mormorò Caes con in mano le chiavi della sua macchina -Ma spero risolvano in fretta-

-Non possono lasciarsi- scosse la testa Michele, incredulo -Non loro, non dopo tutto quel che hanno già passato-

-Tempo fa ti ho rinfacciato il fatto di non parlarmi- sospirò Cinder dopo aver fissato la tazza che Royal le aveva messo davanti quando aveva intuito il suo estremo bisogno della bevanda calda per non crollare di fronte a quella conversazione.

Il ragazzo annuì in silenzio, tenendosi i suoi tarli: gli avrebbe risposto, una buona volta?

-E sappiamo com'è finita: mi sono resa conto che sono io quella che non parla- Ella prese un respiro, alzando i suoi soli lucidi sulle lune dell'ex-stuntman -Mai-

Lui inarcò un sopracciglio, facendola sorridere per un istante nel riconoscere quel gesto così proprio.

Senza neanche accorgersene, Ella si tirò indietro la criniera leonina, imitando la tipica mossa del giovane uomo a fianco a lei: -Quando ci siamo conosciuti, ho pensato che mi avresti portato un mucchio di problemi, ho creduto che non saresti mai stato in grado di capirmi... invece è tutto il contrario, vero?-

Lo stava lasciando? Non lo stava lasciando, vero?

-E che cè da capire?- le domandò Roy con gli occhi lucidi -Io ti amo-

-Lo so- sussurrò lei, sforzandosi per non far sentire l'incrinatura nella sua voce -Lo so-

Santo cielo, le stava esplodendo la testa...

-Quando ti ho visto con i ragazzi- inspirò per poi rilasciare l'aria -Mi sono detta che dovevo buttarti fuori da casa mia alla svelta-

-Ero così terribile?- si sforzò di deglutire il ragazzo.

Sabe scosse la testa: -No, eri assolutamente perfetto-

-Els, ti prego, arriva al punto: mi stai uccidendo- una lacrima si affacciò sul viso del gladiatore.

Stava facendo danni, constatò lei e tutto perché non riusciva a esprimersi.

Aveva iniziato per poi abbandonare tre discorsi diversi che dovevano finire in un unico punto ma che si erano scontrati con la dura realtà nonostante fossero partiti con la premessa di fare il meno male possibile.

Cenere si chiese come fosse possibile amare qualcuno quando era quello il dolore che generava.

-Io credo- Ella deglutì, sperando di fare la cosa giusta nello strappare il cerotto -che dovremmo imparare a litigare-

Royal sbatté le palpebre: -Come?-

Sabe aprì la bocca per ripetere ma lui la fermò in tempo: -Aspetta! Me lo fai un caffè?-

Cinder richiuse la bocca per alzarsi e annuire, felice: la richiesta di una bevanda calda era una promessa di rimanere ad ascoltare, di non scappare come aveva fatto lei fino a quel momento.

Preparò la caffettiera con gesti meccanici e accese il fornello tenendo d'occhio il suo gladiatore ferito.

-Stai bene?- si sentì chiedere dalla montagna d'uomo che occupava una sedia della sua cucina.

-No, finché ti faccio del male- confessò mentre la bevanda si scaldava sopra la fiammella del gas.

-Stiamo discutendo, impiastro- sussurrò lui alzandosi per tirarla a sé -È normale, farsi del male, a volte-

-Non ho grandi esempi di liti di coppia- abbozzò un sorriso lei nascondendo il volto sul petto coperto da una maglietta a mezze maniche di Royal -I miei nonni non litigavano mai... Non davanti a me, se non altro, e mio padre e Grace erano troppo lontani-

-Infatti noi non stiamo litigando. Stiamo discutendo- il ragazzo allungò il braccio per spegnere la fiamma ed Ella approfittò della cosa per liberarsi della presa di lui e recuperare una tazzina.

Tornarono a sedersi, lui col suo espresso in una mano e il fianco della ragazza stretto nell'altra e Isabella piena di confusione. Stava andando bene? Meglio? Il peggio era passato, forse?

Discutere per loro era sempre così, sempre caotico, sempre altalenante nei sentimenti, sempre doloroso.

-Dicevi?- la richiamò Royal, un pochino più calmo, almeno all'apparenza.

-Che, io soprattutto, temo- giocò con i suoi anelli la ragazza trovando il coraggio di rialzare lo sguardo nel suo -dovrò imparare a litigare con te. Dovremmo imparare a dirci le cose senza farci male... e a fare pace, dopo-

-Tutto qui? Dannazione, Els!- scoppiò a ridere Royal sentendo l'adrenalina abbandonare il suo corpo -Ho pensato che volessi lasciarmi-

Lei si morse un labbro, a sguardo basso: -Per mesi ho aspettato che tu cogliessi segnali che non ti mandavo, per anni ho finto che andasse tutto bene per non essere una rottura di scatole per nessuno ed è solo colpa mia: se non parlo non posso lamentarmi, ti pare? Fammi finire, ti prego-

Royal si portò il liquido scuro alle labbra per non interromperla, uno sguardo d'intesa alla sua bella.

-Sono un disastro e lo hai visto. Ho bisogno di tempo e ho il terrore di farti male- Ella si morse le labbra -A volte, ho l'impressione di essere io la scommessa perdente. Se fossi in te non mi sceglierei perché, se è vero che ho fatto tanti passi avanti, resto comunque...-

"La mia Els" sorrise Royal sentendo il sapore del caffè scivolargli in gola.

-... un disastro. E un disastro lo sei anche tu. Abbiamo pregi e difetti entrambi. Abbiamo passati diversi ma, almeno, tu hai la testa a posto. Hai chiaro cosa vuoi. Io non so neanche questo-

Ella, Ella, Ella... Ella era l'unica persona al mondo che Royal avrebbe voluto riempire di fiori e d'insulti. E non in due momenti distinti.

Il ragazzo sospirò: -Hai proposte?-

-Sei ancora disposto a rimanere?- domandò Cinder, chinandosi nella sua direzione -Nonostante nel prossimo futuro io possa diventare una lagna. Nonostante la poco remota probabilità di finire di nuovo in questa situazione perché io sbaglierò, a un certo punto, e mi terrò tutto dentro. Nonostante tutte le mie paturnie. Rimarresti?-

-Non mi sono trasferito qui per non provarci neanche, Els- sfiorò il naso con il suo lui.

Ebbe pietà di lei, quella sera: aveva già fatto un enorme passo avanti anche senza rispondere alle domande in soffitta e i ragazzi sarebbero tornati reclamando la cena che gli avevano fatto saltare.

"Domani, però" ebbe il tempo di pensare lui prima che Sabe si appropriasse della sua bocca per poi tentare di lasciarlo.

Il cacciatore sorrise, sentendosi sfidato, e Roy afferrò la sua leonessa per un braccio, tirandola sul pavimento con lui. Il tè, ormai freddo, sarebbe rimasto per un po' da solo sul tavolo.

-Tra mezz'ora al massimo saranno a casa- sussurrò la vestale, accarezzando i ricci che stavano iniziando a sbocciare sulla testa del suo gladiatore.

Lui le ringhiò sulla pelle una promessa: -Domani-

Alla luce fievole dell'abatjour, Royal giocò con i capelli ondulati della proprietaria del letto sul quale era sdraiato.

Cinder non si mosse e il ragazzo le lasciò un bacio sul collo approfittando del fatto che lei si fosse già assopita: "Miele e sale; sei croce e delizia, impiastro"

Nessuno lo faceva imbestialire al punto da fargli scendere lacrime di rabbia sulla pelle da gladiatore e nessuno riusciva a risanare le ferite dell'anima in così poco. Nessuno tranne lei, la sua vestale confusa e ancora timorosa del mondo come una quindicenne.

"Cos'è successo in America che ti ha fatta uscire allo scoperto, Els?" si domandò il ragazzo, fissandola.

Lo sguardo gli cadde sul portatile abbandonato sul comodino vicino a lei e una lampadina gli si accese in testa; si buttò giù dal materasso di Sabe e corse in cucina a fare una chiamata.

Emily entrò in cucina straordinariamente mattiniera e si bloccò, allibita, di fronte al quadretto per nulla famigliare dinnanzi a lei.

-Sono carinissimi, vero?- le chiese Alice con il cellulare di Ella in mano -Gli ho fatto dodici foto-

-Non sapevo che Roy russasse- sussurrò quasi ammaliato Dorian imburrandosi una fetta di pane scuro.

-Pensavo fosse Darrel- mormorò Cade, incapace di distogliere lo sguardo dalla scenetta -Quando ha il naso chiuso, si sente dalla mia stanza-

-Buongiorno!- Michael spalancò la porta di casa Shaw facendo fare un salto a Royal e al piccolo Rel, abbandonatisi sul divano a dormire uno sopra l'altro.

L'ex-stuntman si massaggiò il collo provato dall'essere stato appoggiato per ore contro lo schienale del divano; Darrel ruzzolò giù dalle sue gambe, non ancora del tutto sveglio.

-Ella?- domandò Caes, affacciandosi dietro al marito.

-Ella è pronta- la ragazza chiamata in causa varcò la soglia della stanza, vestita di tutto punto e con un'espressione stravolta in viso.

-Tutto okay?- corrugò le sopracciglia l'avvocato.

-Febbriciattola- scacciò la domanda Sabe, agitando la mano, lo sguardo stanco.

Caesar si voltò verso Michele che tradusse: -Ha la febbre, viene in tribunale con te che chiudi la causa oggi perché è stanca di questa faccenda, torna a casa in tempo per il pranzo e si chiude in camera fino a quando non starà meglio-

Sabe annuì, avvolgendosi nella sciarpa e indicando uno per uno i presenti: -Michael, porta a scuola Alice e Darrel, Royal pensa ai gemelli, Emi e Dorian prendete il pullman. È possibile che non ci sia nulla di pronto per pranzo ma siete grandi e pieni di capacità quindi sono certa che saprete prepararvelo. Caes, muoviti che il giudice è antipatico-

Rose accarezzò i capelli di Ella, crollata nella macchina di Caes senz'aver neanche la forza di gioire del verdetto del giudice insieme a loro.

-Grazie- Leen abbracciò l'avvocato -Grazie davvero!-

Lui ricambiò la stretta: -È stato davvero solo dovere; vi avremmo invitati a festeggiare ma tra gli americani in giro per casa e le condizioni attuali di Sabe, credo ci convenga aspettare-

-Ben svegliata, impiastro- sorrise Royal, seduto a gambe incrociate in un angolo del letto di Cinder con quel che restava di un particolare libro tra le mani -Ti senti meglio?-

La ragazza si passò una mano sul viso segnato dal sonno: -Quant'ho dormito?-

-Tre ore e mezza, minuto più, minuto meno- le rispose lui allungandosi verso la sveglia -Aspetta qui-

Ella si riscosse appena, sentendo il tramestio in cucina.

-Tieni, mangia- Roy le mise in mano un cucchiaio e una scodella di brodo -L'ha fatto Rose e mi ha costretto a promettere che, non appena ti sarai ripresa, dovremmo festeggiare il fatto che White non darà più fastidio a nessuno per un bel po'-

La ragazza sorrise, prendendo una cucchiaiata di liquido caldo: -Potremmo approfittare della festa di Halloween e vederci prima per fare qualcosa solo noi-

-Nicholas dovrà starti lontano durante la festa- scherzò Royal.

Sabe spense la sua fievole risata nel pasto.

-Sei talmente stanca da non poter rispondere alla mia domanda di ieri?- il ragazzo si stese a fianco a lei, non appena la scodella fu vuota.

Cenere lo fissò per un istante per poi posare il coperto sul comodino, accanto al pc: -Io credo che siamo entrambi molto incasinati e che dovremmo trovare il modo di guarire per stare bene sia da soli che tra noi due-

Ella ricreò l'eclissi dei loro occhi, ancora una volta, i suoi soli febbricitanti a scongelare le lune di lui: - ma possiamo farlo insieme. Possiamo vedere come va-

-Dio, se ti amo- la baciò a fior di labbra lui, stendendosi accanto a lei e giocando con il cordino del suo pigiama.

-Oggi no- chiuse gli occhi la ragazza stravolta -Però puoi rimanere qui, se vuoi-

"Non credo che ti capirò mai, impiastro" Royal baciò la tempia della ragazza addormentata e scese dal letto "Non del tutto, almeno"

Socchiuse la porta, scivolò nel corridoio e poi in cucina.

Cecily, dal tavolo, sollevò verso di lui una brocca di spremuta d'arance non esattamente a chilometro zero in un'offerta muta.

Roy annuì: -Che ci fai già sveglia?-

La ragazzina alzò le spalle: -Un brutto sogno, credo. Io non li ricordo-

-Sono iniziati quando...?- tastò il terreno il giovane uomo.

-Quel che è successo a mia sorella non è una cosa leggera, Roy- ruotò gli occhi Ily versando il succo di frutta in un paio di bicchieri.

Royal ne prese uno solo per posarlo nel vedere la ragazzina voltarsi a rovistare nella dispensa -Le somigli molto-

Cecily lasciò marmellata e burro accanto alla caraffa sospirando: -Vorrei tanto che non fosse così, a volte-

-Ho detto che le somigli. Non che sei uguale a Ella, Ily- il ragazzo le passò una fetta biscottata.

-Mette lo stesso un po' d'ansia addosso- sbuffò lei.

-Sì- sorrise l'altro spalmando il burro sulla sua fetta -Lo so-

-Hai voglia di passare tu?- chiese Sabe sulla porta di casa, avvolta in una coperta come in un bozzolo.

-Sì, Cinder. Torna a letto- cercò di convincerla Michael, esasperato.

-Ci sarebbe anche da fare la spesa- si morse le labbra lei, in un tentativo di soffocare il suo orgoglio.

-Mi farò mandare la lista dai ragazzi- annuì Verdi reggendo con una mano i tre libri che aveva appena promesso di consegnare e cercando di spingere la sua migliore amica a ritornare a letto con l'altra.

Darrel e Alice si buttarono fuori dalla macchina che entrò nel cortile in quel momento.

Roy parcheggiò per poi imitarli, gli occhi calamitati dalla pietosa immagine della sua ragazza sotto forma di crisalide.

-Non dovresti essere a letto, tu?- domandò con gli zaini dei bambini su una spalla sola.

-A letto mi sento malata- bofonchiò Ella tornando a rivolgere la sua attenzione a Michele.

-Se hai la febbre, sei malata- non le dette pace lui.

-Va bene- sospirò Royal riconsegnando gli zaini ai legittimi proprietari e prendendo Ella al loro posto -Lei ora va a dormire. Se hai problemi di qualsivoglia tipo, scrivi a me, Michael-

-Mettimi giù subito- tra il dolore ancora latente alle costole e la febbre, Sabe quasi non ebbe il fiato per quelle parole.

-Dormi, Ella- rincarò la dose Verdi prima di uscire senz'accorgersi di star perdendo un foglietto di quelli dell'amica dietro di sé.

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.

Primo Levi

Royal si rigirò il biglietto tra le mani, prima di mettersi in macchina per andare a salutare il fratello in aeroporto: "È una consolazione, signor Levi"

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