96. Guarire
-Com'è l'albergo, Acosta?- domandò Sabe non appena lo scrittore si fu seduto sulla panchina, accanto a lei.
-Terribile- sbottò lui facendola sorridere.
-Le va una fetta di apple pie?- salzò Ella attirandosi un'occhiataccia da parte dello scrittore -Addolcisce il lavoro e quella di Mary-Jane è sublime-
Aron fece schioccare la lingua, pensieroso: -Va bene-
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Ely pagò il taxi e fece il giro della macchina per aprire la porta a Kalinda che scese e si guardò intorno perplessa: sul foglietto che Sabe le aveva lasciato non era segnato nulla del genere da visitare.
Il taxi partì lasciando la ragazza sussurrare all'attore: -Se esce un pazzo armato di motosega, non hai bisogno dei provini per l'horror che hai in mente-
Il ragazzo le prese la mano per poi indicarle il paesaggio che li circondava: -Pensavo più a un film romantico in costume-
-Tipo Jane Austen o Charlotte Brönte? Non ti facevo il tipo- sorrise Kalinda perdendosi a guardare il mare che baciava la scogliera in modo violento, poco distante dal bosco che le ricordava quelli da non visitare -Dov'è che siamo?-
Si voltò verso il ragazzo a cercar risposta ma lo vide con un ginocchio a terra e una scatolina in mano: -Oh, merda!-
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-Il nostro è un dono pericoloso, Acosta- mani affondate nelle tasche del cappotto e cernecchi ribelli al vento, Cenere si fermò in mezzo al parco che lei e lo scrittore avevano abbandonato poche ore prima.
-Sì, ricordo che lei l'ha spiegato molto bene- borbottò l'omino, arrestandosi accanto alla ragazza -Cristalli, diamanti e quant'altro, a parte... Pecca sulle descrizioni dambiente, gliel'ho già detto?-
-Ogni volta è un buon promemoria, dal momento che le detesto e continuo a evitarle- Cinder si voltò, stiracchiando gli angoli delle labbra all'insù.
-Cosa mi doveva dire, Ella Sabe?- domandò Aron -Se voleva scrivere potevamo farlo a casa sua-
-Volevo dirle che io inizierò ad andare da uno psicologo, non importa quanto possa costarmi- Isabella inspirò prima di ammettere -E che non devo vergognarmi di voler eliminare un problema che non riesco ad affrontare da sola-
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-Le hai chiesto di sposarti?- quasi urlò incredulo Royal mentre Alice si scioglieva in gorgheggi estasiati sul sedile posteriore e Darrel ignorava bellamente la presenza di Ely.
-Sì- non riuscì a togliersi il sorriso dalla faccia l'attore.
-E lei ha detto di sì?- domandò Royal rallentando in prossimità di una curva.
-E lei ha detto sì!- gioì Ely rischiando la paralisi facciale.
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-Ely ti ha chiesto di sposarlo?- da sopra una sedia, Ella sbatté le palpebre bloccandosi a metà strada dalla busta della spesa allo scaffale della dispensa con un pacco di biscotti in mano.
Kalinda annuì in silenzio, gli occhi grandi di chi aspettava il giudizio altrui e una confezione di cereali stretta tra le belle dita; sull'anulare sinistro brillava una piccola fila di topazi gialli e azzurrini, notò in quel momento Sabe.
-E tu hai detto di sì?- incalzò ancora la padrona di casa scendendo dalla sedia e approfittandone per sedersi.
La più che gradita ospite alzò e abbassò ripetutamente la testa in quel muto cenno d'assenso che, nella sua testa, avrebbe dovuto tamponare il rischio di una lavata di capo che sperava di evitare.
-Okay- sussurrò Cinder nel tentativo di assimilare la notizia -Quindi dobbiamo festeggiare, giusto?-
Kalinda Birman annuì ancora, muta, incapace di credere che Isabella Cenere potesse davvero reagire così bene a una notizia del genere.
-Non sei arrabbiata?- si fece coraggio, infine.
Sabe spalancò gli occhi: -Dovrei?-
-Caes ha raccontato a Ely che quando lui e Michael si sono messi insieme non sei stata troppo felice. E che, nonostante sorridessi al matrimonio, non ne eri convinta-
-Caes tende a estremizzare molto sulle mie reazioni alla loro relazione- Isabella s'alzò -Vuoi un tè?-
Kalinda scosse la testa ma seguì con lo sguardo le operazioni della ragazza che fece di testa sua e le spiegò: -Punto numero uno: il mio primo pensiero erano i ragazzi. Punto secondo: si sono messi insieme poco dopo essersi conosciuti e un po del merito o della colpa, l'ho anchio, per questo-
Cinder fece girare il filtro nella tazza, prima di prenderla e sedersi al tavolo facendo cenno all'ospite di accomodarsi: -Terzo punto: hai visto tu stessa che con Royal sto andando molto piano; il suo trasferimento in Inghilterra è stata una cosa spiazzante e il fatto che lui abbia capito quanto fosse destabilizzante averlo di nuovo in casa e che se ne sia preso una sua mi ha aiutata tantissimo-
La mora chinò il capo per farle capire che la stava seguendo.
Ella posò il suo tè ancora intatto sul desco e continuò: -Ho conosciuto coppie che si sono sfaldate dopo vent'anni di matrimonio e coppie che resistono nonostante gli anni. Ho visto relazioni iniziate dopo cinque anni di corteggiamento e altre che stavano andando alla grande già dopo le prime due settimane di conoscenza Non importa cosa pensa il mondo, Kali. Importa cosa sentite voi. Io posso pensarne bene o male ma n...-
-Ecco, appunto! Cosa pensi?- si gettò in avanti la ragazza.
-Che se vuoi chiedermi così tanto un parere, forse dovresti capire se vuoi questo matrimonio prima di ritrovarti due anelli su quell'anulare- ammise Sabe dopo un paio distanti in silenzio -Io non avrei accettato una proposta del genere così presto. Io ho bisogno di tempo per capire, di giorni, settimane, mesi per far pace tra testa e cuore e mettere in ordine le cose. Io vivo con la confusione cucita addosso, Kali-
Il pollice di Ella accarezzò la tazza mentre concludeva il suo discorso: -Ma il punto è questo, Kali: io, non tu. Quello che è meglio per te, solo tu lo puoi sapere-
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-Come va, Rel?- Ella si sedette accanto al fratellino.
-Lo psicologo dice che va meglio- alzò le spalle il bimbo tornando alle sue operazioni di matematica.
Sabe gli scostò i capelli troppo lunghi da davanti agli occhi: -E tu? Tu cosa dici?-
-Io non riesco a fare questa- il bambino picchiettò sulla divisione con la penna -Dovrebbe venire un numero intero-
Da brava sorella maggiore, Ella dette un'occhiata al foglio: -Arrotonda, allora: è giusta-
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Ella sorrise nel passare il pennello pregno di colore sul murale che teneva dietro al letto: la bambola dal volto crepato aveva risanato le sue ferite, la bambina era diventata donna.
Forse non era ancora completamente guarita ma aveva imparato a curarsi.
Non le servivano le spine, non le serviva un cuore di diamante.
Non le serviva nulla che non fosse l'amore per quella benedetta vita che toglieva e dava tutto.
"Sai Ev" si voltò a guardare la scatola dove teneva l'ultima lettera del fratello "C'è voluto un po' ma, alla fine, la sono davvero. Sono felice. Maledettamente felice"
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-È pronto!- annunciò Royal oltrepassando lo stipite della stanza di Cenere -Darrel sta sfornando il dolce-
S'interruppe guardando quel che la ragazza stava facendo: -Vuoi togliere anche il diamante?-
-Sì- Ella volse il capo a sorridergli, il pennello ancora in mano -Stavo meditando di trasferirmi nella stanza di Darrel ma non sono sicura che sia una grande idea... Domani ho la prima seduta dalla psicologa. Si chiama Angel; Meredith me ne ha parlato bene... E dopodomani devo tornare in tribunale per quel cavolo di caso; ma si può portare avanti una cosa del genere per settimane?-
-Els? Amore?- Roy la prese per le braccia, maledicendosi per il nuovo e scontatissimo soprannome che le aveva trovato -Frena, ti prego: non so neanche da dove tu possa tirare fuori tutta quest'adrenalina ma devi fermarti: stai facendo troppe cose. Se continui così, esploderai-
-È un periodo passeggero- sorrise Ella, provando a liquidare la questione.
-No- il ragazzo la accarezzò da sopra le maniche del maglione che gl'impedivano un contatto più intimo e rilassante -Ti ho conosciuta che eri una trottolina impazzita e così sei rimasta. Fai mille giri, Els, non ti fermi mai. Devi imparare a rilassarti, ogni tanto-
-Se tolgo tempo a una persona, Royal- lei alzò lo sguardo sugli occhi di lui, le lacrime sull'orlo delle ciglia dal male che faceva quella verità -Non la vedo più. E se lo tolgo ai ragazzi, sbaglio e, se lo tolgo a ciò che mi piace fare, al mondo che sono... mi spengo-
-Non puoi neanche continuare così all'infinito- la costrinse a sedersi sul letto, lui -Siamo esseri umani, impiastro, non macchine-
-Quindi che faccio?- una stilla rinfrescò la gota sinistra della ragazza, fattasi più calda nello sforzo di trattenere il pianto che spingeva per uscire.
-Impari a chiedere aiuto- le accarezzò la guancia lui, spazzando via quella goccia salata.
-Lo sto facendo!- protestò lei, punta sul vivo -Domani andrò dalla psicologa!-
-E lasci che gli altri te lo diano- la interruppe lui, baciandole una tempia lui e abbracciandola.
-Stasera hai cucinato tu, insieme a Darrel, mi sembra- sibilò lei contro il suo petto, le braccia ostinatamente incrociate tra loro perché, lì si stava discutendo, dannazione! In modo pacato, in maniera educata, ma pur sempre discutendo!
-Solo per mettere a soqquadro la stanza e ridipingere le pareti-
-È questo il problema? Il murale?- domandò lei cercando di dominarsi.
Pacata, doveva essere pacata.
-Perché questo lavoro? Perché a quest'ora quando potresti riposarti e pensare solo alla cena?- tentò di fare la stessa cosa lui. Riuscì forse anche meglio di Sabe.
Ella lo fissò negli occhi, poi passò lo sguardo sul muro a metà e le setole gocciolanti: -Perché non riuscivo più a guardarlo sapendo quante volte mi sono messa a piangergli sotto-
Ritornò su di lui con gli occhi brucianti, le guance ormai sepolte dall'acqua: -Quando qualcuno mi faceva male, quando mi facevo male io, mi chiudevo in camera a piangere. Non ho più intenzione di farlo, Royal-
-In...-
-Aspetta, per favore- Ella prese un respiro -Contavo di essere più rapida e finire in tempo per la cena. Come questo lavoro sarà finito, te lo prometto, nei momenti morti schiaccerò un pisolino sto cercando d'imparare a stare bene con me, Royal. Ti prego, dammi fiducia: ho bisogno che tu creda in me-
Lui le baciò la fronte, i pollici ad asciugarle il viso, una volta ancor: -Ti amo, impiastro, e ho fiducia in te-
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Royal, sdraiato sul tetto di casa Shaw, si volse verso quel fiore di ragazza che le aveva rubato il cuore e confessò: -Me l'ha fatta mio padre-
Ella, affacciata all'abbaino, cercò sul suo viso le lune che facevano impallidire quella appesa in cielo: -Questa qui?-
Il ragazzo sentì l'unghia dell'indice accarezzargli la piccola cicatrice alla base del collo, perla bianca e fredda sul suo cuoio bollito.
Annuì: -Mi ha spento una sigaretta addosso. È per questo che mia madre ha fatto quel che ha fatto. Forse, alla fine, è stato un bene: se non l'avesse fatto, magari ora sarei ancora in quella casa. Magari sarei come lui-
Sabe deglutì, in silenzio.
-Tu avevi le tue spine, io il fumo, Els. Prima di avere l'età giusta per poterlo fare, ho recuperato un pacchetto di sigarette e ho iniziato a fumare. Da paura affrontata e vinta a dipendenza è stato un attimo- Roy rise -Un attimo decisamente lungo, a dire il vero: all'inizio stavo male-
-Perc... Come hai fatto a smettere?- Cinder gli si fece più vicina, i loro fiati si mescolarono in volute di condensa nella fredda notte inglese.
-Ti ho ritrovata- gli anelli d'argento incastonatigli nel volto scintillarono più di quelli che la ragazza portava alle dita, a quella confessione.
-Come?- sbatté le palpebre lei, incredula, convinta che si trattasse di uno scherzo.
Royal però, tra i suoi difetti annoverava anche un senso dell'umorismo piuttosto scarso: -Caesar mi ha chiesto se avessi smesso di fumare per te. Non gli ho mentito quando ho negato: io ho solo smesso di fumare grazie a te-
-Non ho fatto nulla- aggrottò le sopracciglia la ragazza.
-Respiri, Els- lo sguardo di lui si fece liquido -Tu respiri e io vivo-
Qualcosa si spezzò nel torace della giovane, in un modo talmente dolce che quasi non fece male.
-Non capisco- ammise lei con gli occhi lucidi.
-Non sono sicuro di riuscire a spiegarmi. Togliti- Royal fu veloce a infilarsi nella soffitta, insieme a lei, precludendogli la vista notturna. Come se dopo quella confessione lei potesse concentrarsi su altro allinfuori di lui!
Il ragazzo avanzò verso di lei che, per riflesso o abitudine, indietreggiò.
-Hai sostituito anche il bisogno della nicotina, Isabella Cenere- cacciatore ancora una volta, lui la seguì in quella danza d'inconsapevoli passi verso il muro.
Cinder alzò i suoi soli sul suo volto, ancora troppo confusa.
Bruciava, quello sguardo e non nel modo in cui bruciava Royal: quella ragazza aveva il fuoco dentro e l'avrebbe sempre avuto ma era un tipo di fiamma, il suo, che lui non sarebbe mai riuscito a capire, figurarsi domare!
Roy sorrise: "Ma se ti avessi capita, impiastro, non sarei qui a pregarti di amarmi"
-Ho smesso di fumare perché il mio cervello era talmente occupato a pensare a te, che si dimenticava di dirmi che avevo bisogno di una sigaretta. Ho smesso di fumare perché la voglia di te era superiore a quella della nicotina- il ragazzo la inchiodò al muro -Ho smesso di fumare perché anche litigare con te, sputarti addosso veleno, vederti reagire quando ti facevo male...-
Le guardò gli occhi lucidi per poi baciarle la fronte e sussurrare contro la sua pelle: -... faceva bene-
-Io lo so che tu non la consideri una cosa sana- continuò abbassando lo sguardo per -Ma l'unico momento in cui mi è venuta voglia... No. L'unico momento in cui ho avuto bisogno di una sigaretta, è stato quando non sapevo come stavi, quando ti hanno portata via in ambulanza-
Sabe deglutì a vuoto, un nodo alla gola e gli occhi lucidi.
-Dimmi qualcosa- la implorò lui.
-Cosa mi stai chiedendo, Royal?- la domanda rotolò a fatica sulla lingua di Ella.
-Ti amo, Els- Royal asciugò l'ennesima lacrima sulla guancia della ragazza -E, lo so che vorresti che io sia forte anche senza di te, lo so che vorresti che sia spavaldo, sprezzante del pericolo, lo so che...-
Cenere gli prese il viso tra le mani e premette le labbra sulle sue facendo quel che non aveva permesso a lui nella casetta sull'albero: zittendo quel che non voleva sentire con un bacio e mettendo da parte la paura per qualcosa alla quale non era pronta.
Ma stavolta fu lui a respingerla, gladiatore ferito a morte dalla vestale che sembrava del marmo bianco delle statue grecolatine.
-Ci stiamo facendo male- sussurrò Cenere, il volto trasfigurato dal pianto -Perché?-
-Perché non era tempo- realizzò Royal -perché Ely ha chiesto alla sua ragazza di sposarlo e io non so neanche come definirci. Ho paura, Els. Prima gli incubi erano altri, ora mi sveglio sognando di averti persa-
"Ho bisogno di un tè" Sabe realizzò che, di sotto, c'era troppa gente e che Royal aveva un disperato bisogno di risposte nell'immediato.
Non poteva rimandare, non poteva scendere dal ring, riposarsi, pensare a cosa dire e poi riprendere la questione più avanti -Dammi un secondo. Ti rispondo subito, solo dammi un istante-
Si buttò giù per le scale: -Caes!-
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