94. Sacher torte&cream pie
-Hai tutto?- Michele uscì dalla rotatoria.
-Per la quinta volta, Verdi, sì- esalò Ella rassegnata.
-Stai bene? Com'è andata con lo psicologo del tribunale?- domandò Michele iniziando il gioco di pedali a cui era costretto in prossimità della coda di macchine di fronte a lui.
-Isabella?-
-Non mi chiami per nome-
-Perché?-
-Perché lei non è un mio amico. Mi faccia le domande che deve, analizzi le mie risposte come le pare, ma non mi tratti da amica; se non ricordo male, non è assolutamente raccomandato agli analisti-
-Poteva andare meglio- sospirò Cenere al finestrino.
-Sabe?- la richiamò il ragazzo ricevendo un mugugno in risposta.
-Hai pensato a parlarne con qualcuno?- domandò Michael immettendosi nella stradina che portava al cancello di casa Shaw -Di quel che è successo, intendo-
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Darrel si svegliò nel matrimoniale degli ospiti, l'immagine di Ella che gli baciava la fronte tra le lacrime davanti gli occhi.
S'alzò sul braccio sano e cercò a tentoni l'interruttore della lampada sul comodino.
Mise i piedi per terra e socchiuse piano la porta affacciata sulla cucina.
Sabe era lì. Era viva.
La raggiunse, vedendola fare una piccola smorfia nell'alzare il braccio.
Le tolse il filtro della tisana dalla mano con mignolo e anulare steccate.
-Ne vuoi una anche tu?- domandò Cinder.
Darrel annuì senza riuscire a staccare gli occhi dalla mano martoriata.
Mentre la ragazza si voltava a cercare una tazza pulita, lui trovò un filo di voce: -Era la tua paura più grande-
Ella posò la tazza appena trovata sul ripiano della cucina, dandogli le spalle: -La è ancora-
Si voltò verso Darrel per guardarlo negli occhi: -Ma se tornassi indietro, sceglierei la stessa cosa. Tutto pur di non vederti nella stessa stanza con lui-
Il bambino deglutì mentre Sabe gli apriva la scatola delle tisane perché potesse sceglierne una: -Darrel, non ti ho ancora ringraziato per avermi ascoltato-
-Ti ho lasciato da sola- si fregò una lacrima dal viso con rabbia lui -e lui ti ha quasi uccisa. Io lo ammazzerò, lo farò fuori!-
Cenere si sedette sulla sedia accanto a quella del fratello per essere alla sua stessa altezza. Gli accarezzò i capelli, il viso: -Capisco come ti senti: se ti avesse anche solo guardato, lo avrei ucciso io, probabilmente. Ma, ti prego, Rel, lascia che se ne occupino i grandi: faremo in modo di avere giustizia, te lo prometto-
-E se non ci riuscite?-
-Ci riusciamo- Cinder lo abbracciò, lo sguardo indurito oltre alle spalle del corpicino -Ci riusciamo-
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-Perché Royal non è rimasto a dormire qui, ieri sera?- la voce di Cade riscosse Cenere dallo stato di trance in cui era sprofondata a metà dell'atto d'imburrare una fetta di pane.
-Perché glielo chiesto io- esalò prendendo dalla sedia il completo per il tribunale prima che Alice gli si sedette sopra -Voglio riuscire a dormire da sola-
Michele trattenne un sorriso sbuffato, scuotendo la testa, il biscotto in una mano e il manuale di psicologia nellaltra: -Forza, ragazzi: dobbiamo muoverci-
Caes entrò in quel momento: -Ho trovato i documenti!-
-Hai dormito un po' almeno tu?- Ella gli mise in mano una tazza di caffè e recuperò la borsa bella, messa da parte per andare in tribunale.
-Lo farò quando questo caso sarà chiuso. Tu vestiti; abbiamo già cinque minuti di ritardo-
-Metti in macchina il mio computer e la cartellina verde, per favore- obbedì lei prendendo il completo scuro.
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-Quindi in realtà il primo, il secondo e il terzo sono il quarto, il quinto e il sesto, capisci?- provò a spiegarle il ragazzo, rosso come un pomodoro nonostante la ragazza gli avesse già detto della sua necessità di stare da sola, almeno per il momento.
-Ma un sacco di film e collane hanno prequel e sequel e non per questo l'ordine viene cambiato! Si chiamano solo sequel e prequel!- provò a obbiettare Emily sentendosi poi afferrare per una spalla.
Si voltò a incrociare uno sguardo che conosceva bene, uno sguardo che cercava di evitare da un po'.
-White- sibilò cercando di contenersi -Stavamo parlando, qui. Sei pregato di andare a importunare qualcun altro-
-Ho bisogno di parlarti- William la guardò come se si sentisse dilaniato da dentro.
-No che non ce l'hai- si liberò dalla presa lei -Mi fai schifo, William. Vattene-
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-Un'ultima domanda, Vostro Onore- s'intestardì l'avvocato di Jacob -Signora Cenere, è vero che non è stato il mio assistito ad accoltellarla?-
Caes rimase con i suoi appunti a mezz'aria, gli occhi gli corsero alla figura di Ella che prese un respiro tanto profondo da farle male.
-Sì, è vero. Ma ora mi chiede anche il perché sono stata io a farlo-
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-Non te l'ho mai chiesto, com'è avere un gemello?- domandò Elizabeth a Cecily.
-Non siamo telepatici- sorrise la bruna pescando un pesciolino dal suo cartoccio -Anche se, rispetto agli altri miei fratelli, ci tolleriamo molto meglio nonostante la diversità-
-E crescere con un sacco di fratelli?- piegò la testa la bionda con una patatina in mano.
"Ev" abbozzò un sorriso Ily sedendosi su una panchina sul molo -Caotico. Ma Ella è una brava vice-mamma-
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-Ho fatto anch'io delle ricerche e ho scoperto che Jacob White...-
-E quanta validità possono avere delle ricerche fatte da una persona non competente in quest'ambito? Dove le avrebbe fatte queste ricerche, signora Cenere?-
Isabella lanciò un'occhiataccia all'uomo ostile: -Quanta validità possono dare i fatti, suppongo. In biblioteca, avvocato-
-E in che settore, signorina? Fantasy?-
-Nell'archivio- sibilò Ella rifiutandosi d'abbassare lo sguardo nonostante le domande e le continue interruzioni la stessero mandando in crisi -Che, per sua informazione, è particolarmente ben fornito di quotidiani. Nei quotidiani, vede, c'è la cronaca nera e nella cronaca nera ci sono informazioni che i giornalisti forniscono tramite ricerche-
Aileen strinse la mano della madre e cercò lo sguardo di Caes che annuì, ammaliato dalla ragazza che stava mangiando il collega.
-In quei giornali, Jacob White appare un paio di volte e sempre in una luce non particolarmente promettente: violento, ubriaco, rissoso- Ella si girò a guardare il giudice -Conosco Aileen da un tempo sufficiente da poter dire che era ora di finirla quasi tre anni fa con questa storia. E poi ho visto un articolo di Jack Wilson che ipotizzava che la scomparsa di tale Daisy Evans, ritrovata pestata a sangue nel bagagliaio di una macchina, fosse opera di un compagno di corso. Ho chiesto ad Aileen se conoscesse la ragazza in questione e lei mi ha detto di sì-
Jacob, dal suo posto iniziò a venir scosso da tremori alle mani: -Fate star zitta quella puttana-
Cinder indurì i lineamenti: -Era una delle poche amiche che aveva, l'unica rimasta insieme a lei anche dopo che si era messa con Jacob White. Lui, a quanto pare, non gradiva che Daisy Evans mettesse in dubbio l'amore che Jacob provava per Aileen quando le lasciava i lividi o la chiudeva in camera per ore-
Leen sentì le guance bagnarsi, il freddo nelle ossa; l'avvocato della controparte gettò i fogli del caso sul piano di legno, capendo che non c'era poi più molto che potesse fare, almeno per quella giornata.
-Ora- Sabe prese fiato -Dopo quanto letto, sentito e visto con i miei occhi, cercate di capire perché in un lampo di disperazione io abbia detto a un bambino febbricitante di scendere lungo il tubo della grondaia e di correre tutti i rischi che potete immaginare per evitare che Jacob White (in casa mia dopo mezza giornata da effrazione, latitanza e chissà cos'altro) lo potesse anche solo vedere. Cercate di capirmi quando vi dico che nel momento in cui siamo stati fuori dalla vista della polizia, con un coltello che mi premeva sulla pelle sotto l'accappatoio, la prima cosa che mi sia venuta in mente è stata una delle immagini del corpo massacrato di botte di Daisy Evans e la cosa più stupida e utile a cui abbia pensato sia stata: "se lo faccio io, ho ancora delle possibilità di vivere. E magari è la volta che lo prendono e gli danno quel che merita ma se lo fa lui, non solo non lo prendono, ma io avrò salutato solo Darrel"... e neanche ero sicura che mio fratello stesse bene-
Ella si passò le mani sul viso per togliere le lacrime, la stessa stizza del fratellino racchiusa nel medesimo gesto: -Non so se sia vero quel chè successo a quella ragazza ma non volevo finire come Daisy. Volevo credere di avere almeno una possibilità di vivere-
-Non è vero, non è vero!- la voce dell'uomo s'alzò.
Sabe non tolse gli occhi di dosso dall'accusato che, tremante, si lanciò contro di lei venendo prontamente bloccato dalla sicurezza.
-Bene- il giudice riportò l'attenzione in aula mentre Jacob si dimenava -Trovatemi Jack Wilson-
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-Tu sei sicura di voler fare antropologia?- le sorrise Caes stringendola a sé mentre uscivano dal tribunale.
-Per quel che riguarda la giurisprudenza, mi accontento di essere la tua segretaria non pagata- sorrise Ella sentendo ancora lo stomaco sottosopra.
-A questo proposito, mi servono quei quotidiani- rientrò in modalità lavorativa lui.
-Nella cartellina verde ci sono le date dei giornali e le foto delle parti che ho spulciato- confessò Cenere -le ho fatte col cellulare nell'archivio. Non so neanche se sia legale-
-Perché volevi anche il computer?- domando Caesar aprendole la portiera della macchina.
-Perché io mi merito una fetta di Sacher e tu un pezzo di torta alla crema- entrò in macchina Ella -E perché, dal momento che tu approfitterai dell'occasione per iniziare a guardare le foto, io mi sono portata da scrivere per la collaborazione con Aron; non intendo rimanere con la testa su questo caso un minuto più dello strettamente necessario, non so se si è capito-
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-Fammi entrare, cazzo!- urlò William tra le lacrime, aggrappato al cancello degli Shaw.
-Ti ho detto di no! Tu e la tua famiglia dovete stare lontani da mia sorella!- strepitò Emily sbattendo la porta nell'entrare in casa.
Il ragazzo si accasciò al suolo, la schiena contro il cancello bianco, rassegnato ad aspettare finché non l'avessero fatto entrare.
-Ciao, Will- la voce dolce di Ella lo fece scattare in piedi.
Lui la percorse tutta con lo sguardo, alla ricerca di qualcosa che lo rassicurasse nell'aspetto della giovane donna avvolta nel cardigan bianco e nelle fasciature: -Ci stiamo trasferendo-
Sbatté le palpebre realizzando che l'aveva detto davvero.
Sabe annuì, dandogli il coraggio di continuare.
-Mi dispiace, mi dispiace tanto. Io non pensavo che...- altre lacrime rotolarono giù dagli occhi del ragazzo che si lasciò scappare un singhiozzo roco.
Ella infilò un braccio attraverso le sbarre del cancello per accarezzargli una guancia e asciugargli la pelle: -Tu non sei la tua famiglia, Wil. E, anche se in qualche modo sarai sempre legato a lei, non lo sarai mai-
-Io non lo sapevo. Ella, te lo giuro, io non lo sapevo-
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-Perché sei scesa da lui?- l'aggredì Emily.
Ella le lanciò un'occhiata, i gesti calmi e misurati nel cercare l'occorrente per il tè: -Se corri, lo riesci a raggiungere-
-Perché dovrei volerlo fare? Ella, è stato suo zio a conciarti così! Se non fossi andata al Crimson con lui, quella sera non avrei mai preso i fr...-
-Non ci provare, Emily!- la fulminò con lo sguardo la maggiore -Non scaricare la colpa dei francobolli su William-
Sabe prese un respiro prima di continuare, sotto lo sguardo bruciante della sorella: -Potete esservi lasciati (bene o male, non m'interessa), può essersi preso una sbandata per Livvy, può anche aver sospettato qualcosa su suo zio ma tu ci sei stata insieme, Emily, lo conosci. Mi hai detto che ti ha sempre trattata con rispetto, mi hai detto che ti voleva bene e ti lasciava i tuoi spazi. Mi hai mentito? Aspetta, fammi finire-
Cinder si appoggiò al piano della cucina: -Se la risposta è "sì", allora ne dovremmo parlare ma se la risposta è "no", forse dovresti corrergli dietro, Emily. Non per fare pace, solo per dirgli che non lo odi perché da quel che ha dimostrato là fuori, tesoro, quel ragazzo ha il cuore talmente grande da non riuscire più a guardarsi lo specchio perché ritiene che le colpe di altri siano anche un po' sue... come potrebbe ridursi pensando che tu lo detesti per qualcosa su cui non aveva potere?-
-Hai sempre detto che bisogna lottare per quel che è giusto! Se davvero lo sospettava, avrebbe dovu...- la voce morì in gola alla ragazza.
-Se, dici bene. E poi...- Ella le accarezzò una guancia, replicando il gesto fatto su Will -Tesoro, non vi chiederei mai di prendervi responsabilità che competono a noi-
-Che vuoi dire?-
-Che essere giusti è difficile- Cenere si passò una mano tra i capelli -E che fa una paura maledetta, a volte; c'è un'età nella quale non dovreste preoccuparvi di avere paura-
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William abbozzò un sorriso: -Quindi che facciamo, adesso? Ci teniamo in contatto?-
Emily scosse la testa: -Meglio di no-
Il ragazzo annuì.
-Ho bisogno di tempo, credo- si strinse nelle spalle lei.
Will annuì abbassando lo sguardo: -Okay. Allora questo è un addio?-
-Credo di sì- mormorò Emi, a disagio.
-Allora fammi fare una cosa- fece un passo avanti William per tirarla a sé.
Nessuno dei due tenne il conto del tempo che prese a entrambi quell'abbraccio; si lasciarono solo quando una battuta non troppo velata di Emily li fece sorridere entrambi.
-Buona fortuna, Will- sorrise la ragazza sentendo gli occhi lucidi.
-Anche a te. Salutami Ella- si morse il metallo sulle labbra lui, scurendosi.
Metri sopra di loro, Sabe scostò le tende alle finestre che davano sul cortile. Dette un'occhiata di sotto e nascose un sorriso nella sua tazza di tè.
⏯️ La saga di cui sta parlando Emily con il compagno di classe è, naturalmente, la celeberrima "Star Wars"
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