9. Tokamak
Ella fece per scendere le scale in punta di piedi, le scarpe in una mano e le chiavi di casa nell'altra.
-Fermati- la voce di Royal le fece drizzare le orecchie e digrignare i denti.
Prese un respiro e si stampò in faccia un sorriso.
-Non si dice per favore?- lo rimproverò saccente voltandosi verso il divano.
-Possiamo mettere le cose in chiaro una volta per tutte?- si alzò dal sofà, lui.
Lei si girò: -Scendi-
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-Caes- Michael giocò con i capelli dell'uomo che aprì gli occhi sbadigliando.
-Dimmi- voce impastata e smorfietta da spezzare il cuore.
-So che ci siamo promessi di non portarci i dubbi a letto, specialmente se non sono su di noi, ma...-
-Ma?- Caesar si appoggiò ad un gomito per poterlo guardare in viso.
-I Johnson. Non dovrebbero nemmeno guardarla, Ella-
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-Tokamak- sussurrò Isabella, il viso rivolto al cielo plumbeo.
-Cosa?- fece Roy un paio di passi dietro di lei.
-Tokamak- ripeté Ella voltandosi -Tu... sei come una centrale nucleare, Royal. Sei complicato ed energico. Bruci dentro, neanche fosse quello lo scopo, nascondi un passato che temi possa ferire gli altri ma la verità è che, quando sarà troppo, esploderai e sarai tu a farti male. Lo sai cosa succede quando esplode l'U235, sì?-
Roy la guardò per un attimo: le mani nelle tasche del cappotto e i capelli, accorciati fin poco sopra le spalle, al vento, la testa lievemente inclinata e lo sguardo scuro fisso nel suo.
Quegli occhi... quegli occhi erano il caos. Un caos d'emozioni; c'era tutto lì dentro.
"Troppo"
Royal scoppiò a ridere: -Quanto cazzo sei bipolare, Ella?!-
Lei sorrise incredula: -Tu un momento sei calmo e pacato e quello dopo diventi sprezzante e arrogante e quella bipolare sarei io?-
-Forse sto solo provando a capire cosa cazzo fare con te senza tirare fuori queste stronzate da psicanalista!- si spazientì lui.
Sabe lo guardò negli occhi e lui ci sprofondò nuovamente dentro. Lo sfidò: -Dimmi che non è vero-
Fece un passo verso di lui, lo sguardo vibrante, l'espressione decisa: -In tutto il tempo che sei rimasto qui, sono l'unica con cui ti sei comportato come un idiota. Dimmi pure che sono solo... "stronzate da psicanalista" ma ti assicuro che, se non ho ragione, non ti meriti solo il bipolarismo, Royal Johnson!-
Il ragazzo avrebbe volentieri riso nel vedere quella tappetta forzarsi per dire una parolaccia ma la porta dietro di loro s'aprì e il biondino ossigenato della festa fece capolino: -Ehi, Ella! Tutto bene?-
-Certo, Mark- Sabe sorrise ricomponensosi per voltarsi verso il ragazzo -Spero anche tu-
-Sicuro- fece lui passandosi una mano tra i capelli -Ascolta, io...-
Gettò uno sguardo nervoso a Royal.
-Dimmi- il sorriso della ragazza non svanì e Roy cercò si mettere a tacere quella puntura di fastidio nel vederla così con quel bellimbusto neanche avesse appena preso il tè con le amiche. Isabella stava discutendo con lui, maledizione!
-Hai tagliato i capelli? Stai bene- Mark allungò una mano verso una ciocca fuori posto che Isabella si sistemò da sola tirandosi leggermente indietro.
-Grazie- fece abbassando lo sguardo -Dovevi dirmi qualcosa?-
-No. Tieni- il ragazzo le porse una busta ed Ella sorrise chinando la testa in un muto ringraziamento.
-Arrivederci, Mark- fece per rientrare lei.
-Ehi, Cinder!-
La ragazza s'irrigidì impercettibilmente, tornando con lo sguardo sul biondino con un sorriso gentile: -Sì?-
-Mi chiedevo- Mark si decise a smettere di lanciare occhiate circospette alla figura di Royal per poi passare a quella di Cenere -se ti andasse di passare a lavoro da me, questo weekend. Ti offro una cosa da bere e ci conosciamo un po' meglio-
Sabe sorrise a disagio: -Io sto bene così, Mark. Non roviniamo tutto, d'accordo?-
Spinse la porta ed entrò in casa mentre la voce del ragazzo le arrivava alle orecchie: -Ma se non sono neanche sicuro di quale sia il tuo nome!-
Isabella sorrise scuotendo la testa, i piedi che macinavano scalini, l'affitto in tasca e le dita che, leggere, sfioravano il corrimano: "Appunto"
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-Quindi lo stai facendo per aiutarli?- domandò Michael dal letto.
-Quei due si completano- Caesar s'infilò la camicia sotto lo sguardo penetrante del suo ragazzo -Solo che ancora non lo sanno-
-Caes, io mi fido di te ma non possiamo pretendere che due persone così diverse si mettano insieme perché tu li spingi a farlo-
-Cinder l'ha fatto con noi-
-Ci ha solo aperto gli occhi e incoraggiati. Tra l'altro, aveva parecchi dubbi sulla differenza d'età se ben ricordi- Michele saltò fuori dalle lenzuola incurante delle occhiate che l'altro gli stava dando. Scosse la testa e i capelli, miele di castagno, gli adombrarono la fronte: -Non credo sia una buona idea: dovrebbe saperlo e poter decidere lei della sua vita. È una ragazza meravigliosa e si merita qualcuno che la protegga, non che aggiunga i suoi problemi ai suoi... Perché non merita d'essere presa in giro, non più. E perché ci staccherebbe la testa a morsi se lo venisse a sapere-
Caesar allontanò dalla mente la raccapricciante visione alla Conte Ugolino e sorrise a Michael: -Non soffrirà, te lo prometto-
-Non è una cosa che puoi promettere- fece l'altro infilandosi una maglia -E se andasse male, Caesar? Se qualcosa andasse storto, qualcosa che la tua malefica mente di Cupido non ha calcolato? Se non si mettessero insieme?-
-Non dobbiamo essere noi a spingerli l'uno tra le braccia dell'altra. Dobbiamo solo...- Caes cercò il vocabolo adatto -spronarli a conoscersi e darsi una possibilità. Se non si vorranno neanche parlare, sarò il primo a tenerli lontani-
Michele sospirò, per nulla convinto: -Si sono già conosciuti, Caes-
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Ella fece per tirare la porta di casa sua dalla maniglia ma una grande mano bronzea si piazzò poco più in alto del suo viso per impedirglielo.
Si girò, il sopracciglio inarcato, lo sguardo di fuoco scuro: -Ti diverti, Johnson?-
A lui scappò un sorriso: chi credeva d'intimidire, piccola com'era in confronto a lui?
I suoi occhi s'incatenarono di nuovo a quelli di lei.
"Non sono marroni." si stupì lui un momento prima che il cellulare di Cenere si mettesse a suonare.
-Iris?- la ragazza distolse lo sguardo e s'appoggiò alla porta, impedendogli così la vista del suo sguardo magnetico.
Roy non poté fare a meno di notare la delicatezza del profilo della ragazza; si chiese dove fossero in quel momento i suoi neuroni per portarlo a pensare a qualcosa del genere.
-Ma certo. Tra mezz'ora?- sorrise Sabe -Allora ti fermerai anche a pranzo-
Iris chiuse la chiamata e Cinder si costrinse ad abbassare il cellulare e voltarsi nuovamente verso Royal. Scappare dal suo sguardo color delle nuvole precedenti la tempesta non sarebbe servito a nulla e l'ultima impressione che voleva dare era quella di codarda: -Non hai risposto alla domanda, Johnson-
-Non me ne hai dato il tempo, Cenere- la rimbottò lui.
-Quant'altro te ne serve?- infierì Sabe senza volerlo.
Roy staccò la mano dalla porta e si raddrizzò: -Perché devi fare così?-
-Perché devi fare l'idiota?- gli fece il verso lei, alzando la testa a seguire il suo sguardo.
Il ragazzo fece per rispondere ma Ella gli premette le mani sulle labbra, l'una sull'altra.
-Mi dispiace- sussurrò guardandolo con quegli occhi caotici -Avrei avrei dovuto evitare, sono solo un po' sulle spine e tu mi mandi in confusione: forse sei agitato per il processo, forse sei così normalmente, ma sicuramente sei un bel rompicapo-
Tolse le piccole mani dalla bocca di Royal: -Perdonami, Johnson-
-Miele- mormorò lui stupito.
-Cosa?- fece lei confusa.
-Ella?! Non trovo più i compiti di ieri sera!- la voce di Darrel arrivò da dietro la porta.
La ragazza sospirò sorridendo: -Mi spiace. Devo andare-
Spinse la maniglia continuando a guardarlo: -Comunque voglio quelle risposte, Johnson-
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Il vestito grigio della festa di Halloween, l'odore di miele sulla sua pelle, gli occhi caotici... Dio, era lei.
Royal si passò una mano sul volto per poi girarsi e scendere le scale diretto all'unica cosa che gli potesse far staccare la spina in quel momento.
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-Miele-
-Come?-
-Sapete di miele-
-Temo di dover andare-
Ella si morse il labbro sorridendo, le mani che lavoravano veloci l'impasto della torta.
Era stata una stupida: pensare di poter cambiare qualcosa anche solo per una notte, che razza d'idea!
Scosse la testa stendendo sulla carta forno parte dell'impasto. Era un'illusa.
-Miele-
-Cosa?-
Inarcò un sopracciglio: c'era qualcosa che non quadrava in tutto quel che stava succedendo: il comportamento di Caesar, quello di Royal e dei bambini che dopo lo sconcerto e le proteste iniziali avevano accettato i Johnson, ma... non era possibile, vero?
Qualcuno bussò alla porta obbligandola ad accantonare i pensieri. Un solo colpo sordo.
-Entra pure, Iris-
La donna obbedì all'invito, un sorriso enorme sulle belle labbra e un album gigantesco in mano: -Ciao, tesoro!-
-Accomodati pure. Io finisco di fare pasticci- la invitò Ella.
Iris obbedì sedendosi su uno sgabello: -Mio fratello?-
-Si starà facendo fare un'ispezione orale da Michael- sorrise Sabe mettendo facendo scivolare la crema al cioccolato sull'impasto per poi infilarlo in frigo.
La Lewis rise: -Ti adoro, Cenere!-
Cinder alzò un angolo della bocca, sciacquandosi le mani nel lavello: -Il mio cinismo ti diverte, vedo-
-Molto. Ma mi chiedevo se quel bel ragazzo con cui parlavi al mio matrimonio ti avesse chiamata. Ho visto che gli hai lasciato il numero su un tovagliolo-
-No- sorrise dopo un istante Ella iniziando a mettere a posto -Ed è decisamente meglio così-
Iris ricambiò anche se un po' scettica: -Perché dici questo?-
La ragazza scosse la testa: -A parte il fatto che dubito si ricordi di me, ho rinunciato al romanticismo tempo fa, Iris-
-E se non fosse romanticismo, se fosse solo del buon sesso? Non potrebbe farti che bene!-
Cinder spalancò gli occhi diventando paonazza e Iris si portò le mani alla bocca: -Oddio, sei vergine!-
-No, sono un Aquario- bofonchiò Ella, sguardo basso e gote ormai di fragola -Iris ho passato la mia vita chiusa in casa, sarebbe strano il contrario!-
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-Allora, quell'uomo non è ancora scappato?- Caesar abbracciò la sorella che gli schiaffeggiò bonariamente una spalla.
-Hai portato le foto!- strillò Emily appropriandosi dell'album.
Ella sorrise impilando i piatti in un angolo del tavolo per poter lasciare lo spazio al libro fotografico delle nozze: -E sono certa che preferirebbe riaverle indietro-
I denti bianchissimi della giudice scintillarono alla luce del lampadario quando rise: -Sì, ma scegliete pure quelle che volete, ve ne faccio avere una copia. Anche voi, ragazzi-
-C'erano anche loro?- si stupì Dorian -Chissà come mai non ci siamo incontrati-
"L'abbiamo fatto, invece" Royal fissò Ella, irrigiditasi lievemente con lo sguardo forzato sul raccoglitore.
-C'era un sacco di gente e noi siamo stati parecchio per conto nostro. Poi Ely se n'è andato prima di sera: troppo champagne- liquidò la domanda continuando a tenere gli occhi su Cinder.
Ely fischiò: posando la mano accanto al raccoglitore -Questo è il vestito della festa?!-
-Sì. Anche quello di Ella lo è- fraintese Alice mostrando la foto in cui lei e la sorella si sorridevano guardandosi negli occhi scuri, lo stesso identico sorriso, la stessa inconsapevolezza della fotocamera.
Sabe voltò la pagina perdendo il fiato.
-Siete voi!- esclamò Emily, chinandosi sul raccoglitore.
Ella sentì a malapena l'affermazione della sorella. Dette appena un'occhiata alla posa studiata di Ely per concentrarsi sul fratello dell'attore.
Gli occhi grigi persi sugli sposi, un vago sorriso sulle labbra e una rosa gialla appuntata sulla giacca.
Lo sguardo coperto di blu della ragazza schizzò su Royal che la stava fissando.
Cinder deglutì, poi abbassò lo sguardo decidendo di rimandare le domande a più tardi.
-Chi è il tizio che ti ha fregato il velo da sposa?- chiese placidamente Darrel semisdraiato sul tavolo.
Iris sorrise nel notare il vicendevole evitarsi dell'unica Cenere nella stanza e del suo favorito tra i Johnson.
-Un amico- rispose senza guardare il bambino.
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