88. D'immaginari viaggi

-Domani mattina Caes ha una visita e non può portarvi a scuola, ragazzi. Cade, sposta il bicchiere, per favore- Isabella mise sul tavolo la zuppa di funghi che Darrel aveva contribuito a cucinare.

-Posso farlo io-

Sette teste si voltarono verso Royal che si strinse nelle spalle e chiarì rivolto ai gemelli: -Se avete voglia di stare mezz'ora in più nel letto e non prendere l'autobus, posso accompagnarvi io-

Cade si volse verso la gemella che lasciò passare un istante infinito prima di abbassare gli occhi da quelli di Roy e bofonchiare: -Sì, come ti pare-

-Perché sei qui?- Lloyd fece capolino da dietro uno scaffale del settore dell'archivio consultabile.

-Non posso?- si finse stupita Cinder ripiegando un giornale.

-Sì, sì, certo che puoi, ma... perché?- domandò il ragazzo sorpreso di trovarla in quel punto della biblioteca così distante dai suoi normali interessi.

-Perché posso- sorrise Ella infilandosi il cellulare in tasca con disinvoltura.

-Ily, lo so che per te è difficile- Cenere accostò lungo la strada con le doppie frecce e si voltò verso la sorella guardandola come se fosse un cerbiatto di fronte all'auto -Ed è per questo che ti ringrazio. Grazie per aver capito che per me lui è importante, grazie perché ti sforzi di venirci incontro anche se non ti fa impazzire l'idea... Grazie, Ily-

-Io lo so che non sembra, ma ti voglio bene- confessò Cecily a mezza bocca -E vorrei tanto essere simile a te, a volte... tipo sempre, in realtà-

-Perché, tesoro?- Sabe le accarezzò i capelli vedendo una stilla salata scendere dagli occhi scuri della ragazzina -Cecily, tu sei maledettamente più forte: ci vuole decisamente più coraggio a fiorire così, a lasciare che ti vedano sbocciare, a farti guardare per il fiore che sei... che a nascondere tutto. Non cambiare, Ily, ti prego. Per nessuno. Sii quel che tu decidi di essere ma non per rincorrere gli altri. Promettimelo-

La sorellina annuì, poco convinta ma Ella s'sccontentò: -Va bene. Ora recuperiamo Emily e Alice e andiamo a fare shopping. I maschi sono già per negozi con...-

-I vice-papà?- domandò Ily sorridendo.

Sabe annuì silenziosa, controllando dietro di sé e rimettendosi in carreggiata: -Posso chiederti come l'avete presa? Non ne abbiamo mai parlato-

Il silenzio che scese nell'abitacolo le sigillò le labbra.

Sabe ripiegò una maglia troppo grande per Emi e dette un'occhiata ad Alice che venne verso di lei con le mani cariche di cose rosa.

Sorrise aprendole un camerino: -Vediamo di contenere la quantità di questo zucchero filato, d'accordo, stellina?-

La piccolina di casa Shaw le rivolse un sorriso sdentato, sapendo di avere un discreto margine di griffe e cerchietti da principessa da rispettare: -Però voglio la maglia con i brillantini-

Ella le chiuse il camerino con un sorriso che non prometteva assolutamente nulla: -Vedremo-

Cecily la raggiunse con appena due paia di leggins già provati sotto braccio: -Serve una mano?-

-Vuoi provare a mitigare l'aura da felice bon-bon di tua sorella?- sorrise Cinder -Fra due giorni non le piaceranno già più e lo sa anche lei-

-Vedrò cosa posso fare- ricambiò Ily consegnandole i pantaloni.

-Grazie- Ella dette un'occhiata al bottino -Vuoi cambiare negozio?-

-In realtà- Cecily si morse il labbro inferiore, esattamente come lei quand'era in preda a un conflitto mentale tra tesi e antitesi.

Dovette raggiungere la sua personale e soddisfacente sintesi perché allargò le labbra in un sorriso e le sussurrò: -Voglio farti vedere un posto... solo a te, però: è abbastanza personale-

Isabella annuì prima di sentirsi cadere in testa due gonne, una camicetta e il ringhio di Emily: -Non mi sta bene nulla, che cazzo!-

"Nota per me: prendersi dietro gli antidolorifici per il prossimo bagno di sangue e poliestere serviranno" sospirò Cenere mentre con mani esperte rimetteva i capi sulle grucce.

Cecily le prese di mano gli scarti della sorella maggiore: -Ti fidi di me?-

-Io contengo Alice e tu ti occupi di Emi?- allungò la mano verso Ily che la strinse.

-Affare fatto!-

-Guardate che vi sento!- la voce di Emily salì di un'ottava, piccata.

-Sono pronta!- Alice aprì l'anta del camerino con un cerchietto da unicorno e un vestito rosa a fioroni fucsia.

-Me l'ha fatto scoprire Elizabeth- confidò Cecily sgattaiolando tra le viuzze come un topolino per poi infilarsi in un negozietto all'apparenza particolarmente tetro.

"Okay... quindi almeno questa dovrebbe essere finita bene" sorrise Sabe entrando nello shop seppur non troppo colpita positivamente dall'aspetto del luogo.

Cecily si diresse verso un espositore di vestiti anni '50: -Sembrano meravigliosi; su di te starebbero d'incanto-

Vestirsi così avrebbe voluto dire sentirsi gli sguardi di tutti addosso, sapere di andar controcorrente, di non volersi uniformare, appuntarsi un'A scarlatta sul petto, addirittura...

Ella sorrise, rimproverandosi, la voce di Myricae ancora a sussurrarle verità insite in lei: "Non rinunciare a sé stessi in favore degli altri. Non diventare quello che il mondo pretende che siamo, restare e continuare a costruire il nostro mondo... non è forse questo che le dici da almeno due anni? E ora che lei ha compreso questo pensiero, ora che lei l'ha fatto suo... vorresti dirle che è sbagliato perché hai paura che se la mangino viva? Ora che lei sta fiorendo, vorresti ritornasse un tenero germoglio? Davvero? Non ha paura di quel che è ed è pronta. Sa cosa potrebbe scatenare e non si tira indietro. Lasciale prendere questo benedetto Sole, lasciala fiorire anche se a te fa paura"

-Perché non su di te?- sorrise alla sorellina con gli occhi lucidi d'orgoglio liquido.

Cecily si voltò a guardarla smettendo d'accarezzare la stoffa azzurra sulla quale aveva gettato l'occhio: -Perché io non ho quella forma fisica... ma posso trovare qualcosa comunque!-

Sabe annuì accarezzandole dolcemente i capelli: -Devi-

La ragazzina saltellò felice tra i vestiti vintage per poi fermarsi un attimo a strizzarle un occhiolino: -Prova quello rosso, dammi retta-

Ily tirò la tenda del camerino di Sabe fasciata da un magnifico abito da sera: -Splendida-

La maggiore si guardò allo specchio in quel colore di fuoco, sfacciato, arrogante: -Non lo sento mio, però. E non ne ho bisogno... Perdonami-

-Lo so- la rassicurò Cecily prima di ritirare la tenda -Volevo solo controllare una cosa-

-Che cosa?- domandò Isabella al vento.

Ella pagò le spese della sorellina e trascinò la metà delle borse in macchina: -Vuoi lanciarti in un'arringa in favore dello slow-fashion?-

-È più sostenibile, da una nuova vita a cose in buono stato, non è costoso tanto quanto le grandi marche, spesso dura di più e...-

Sabe si dimenticò d'ascoltare e non perché non fosse interessata alle idee di Cecily.

Sorrise: -Sei bellissima, tesoro-

"Questo pezzo di mondo ti rende felice, non è vero? Ormai è parte di te"

-Tra poco è il mio compleanno- buttò lì in una maniera quasi casuale Cecily.

-E...?-

-Lasciami carta bianca su di te. So che odi i vestiti ma lasciami almeno provare-

-È così importante per te?-

Ily annuì, gli occhi di cioccolata calda.

-Va bene. Ma io avrò l'ultima parola e lo sai-

-Io ho colore- Emily mostrò le sue carte.

-Io nulla- sospirò Cecily scoprendo semi e numeri.

-Io non ho ancora capito- bofonchiò Alice buttando il suo mazzetto sul pavimento, tra loro.

Ella dette un'occhiata prima di lasciare sulle piastrelle la sua mano: -Tesoro, tu hai fatto full. Hai vinto-

La bambina si ringalluzzì di colpo, iniziando a muoversi a tempo della musica a basso volume che usciva dal cellulare di Emi: -Giochiamo ancora?-

-Volete provare alla texana?- propose Sabe mescolando le carte.

-Erano sfiniti, angioletti- sorrise Caes asciugando un bicchiere da birra per poi rimetterlo in credenza.

Royal sorrise amaro, intento a sistemare il divano dopo lo scempio che avevano fatto i bambini saltandoci sopra durante quella che somigliava più a una lotta greco-romana che a una scaramuccia tra fratelli.

Michele si tolse il ghiaccio dall'occhio nero fattogli da Cade quando si era messo in mezzo a lui e Darrel: -Il puffo malefico ha un gancio destro niente male bisognerà tenerli d'occhio d'ora in avanti: Cade prende fuoco un po' troppo facilmente-

-Cade è sempre stato così- Caesar si sedette accanto al marito per controllare le condizioni dell'ematoma -L'unica che riesce a farlo ragionare ogni tanto è Ella-

-Davvero?- Roy alzò lo sguardo dal plaid che stava piegando.

L'avvocato alzò le spalle: -È normale: ognuno di noi ha le proprie affinità con i bambini. Tutti vogliono bene a tutti e tre ma... come dire? Per alcuni di loro è più facile ascoltare quando gli parla una persona in particolare tra noi-

-Chi?-

Caes sorrise ancora con lo sguardo attento sull'occhio gonfio di Michele, le mani delicate ma non troppo: -Michael è bravo con Ily e Rel. Io ho un'intesa molto buona con Emily. Ella... Ella va bene per tutti ma con Alice e Dorian è una bomba. E Cade, ultimamente, lo riesce a prendere solo lei-

Isabella accarezzò la testolina di Alice vedendola lottare contro il sonno: -Hai bisogno di dormire, stellina-

La bimba scosse il capino, testarda come la sorella; Ella la strinse in un abbraccio, tirandosela sulle gambe e lasciando che s'accoccolasse su di lei.

-Roy non è così male, alla fine- mormorò a mezza bocca Cecily già distesa nel suo sacco a pelo, gli occhi semichiusi.

Sabe lasciò che le sue labbra disegnassero una sottile linea concava.

-Ti ho sentita, Ily!- urlò dal bagno Emily intenta a spalmarsi la crema in faccia.

Isabella rimase a contemplare il soffitto sorridendo forse un po' mestamente nei suoi voli pindarici: stavano crescendo talmente in fretta che lei iniziava a sentirsi su un altro piano rispetto a loro.

Ogni tanto si vedeva Cecily in un buon negozio di vestiti, Cade a disegnare sui muri seguendo l'esempio di Keith Haring, Dorian seduto su di una cattedra con l'Odissea in mano ed Emily dietro ad una scrivania...

Sarebbero cambiati, le avrebbero mostrato passioni, volontà, emozioni che ancora non aveva avuto modo di scoprire...

E sarebbe stato giusto così: vederli crescere a modo loro, mettendo da parte quegli immaginari viaggi che si ritrovava sempre più spesso a fare come se lei potesse davvero guardare al di là delle cose, vedere i mondi futuri dei suoi fratelli.

"No" decise "Sempre pronta, sempre lì ad allungare una mano ma mai, mai, a togliere loro il peso della responsabilità di diventare grandi"

⏯️ L'iperbole sulla lettera A viene dal libro di Hawthorne "La lettera scarlatta" ⬇️

⏯️ Le ragazze stanno giocando a poker; esiste la versione texana e quella italiana ma i punteggi sono sempre gli stessi:

Scala reale
Scala colore
Poker
Full House
Colore
Scala
Tris
Doppia coppia
Coppia
Carta alta

⏯️ Keith Haring (Reading, 1958 – New York, 1990) è uno degli artisti più noti del XX secolo grazie al suo stile che risulta immediatamente riconoscibile anche ai non addetti ai lavori. Tramite la sua arte, lo statunitense Keith Haring, tra i maggiori street artist di sempre, si è fatto portatore dei temi sociali e politici più in voga dell’epoca, come la difesa dei diritti civili e la lotta contro le discriminazioni nei confronti delle minoranze, contro il razzismo e l’omofobia. Inoltre, si è mosso come capofila per la campagna di sensibilizzazione contro l’assunzione di crack e si è espresso più volte favorevolmente riguardo all’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, al fine di evitare la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili.

Tuttavia, nonostante Haring desse molta importanza ai significati delle sue opere, ha sempre preferito non fornirne una spiegazione, lasciandole inoltre quasi tutte senza nome. Infatti, l’artista sosteneva che esplicitare una definizione limitasse i lavori artistici unicamente all’interpretazione dell’autore, relegando in tal modo il pubblico a un ruolo prettamente passivo. Invece, Keith Haring voleva che lo spettatore avesse un ruolo attivo nell’elaborazione dell’opera, al pari dell’artista stesso, perché credeva che anche il pubblico dovesse partecipare al processo creativo sviluppando la propria interpretazione dell’opera.

Fonte: www.finestresullarte.info

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