87. Perfetta senza mascara
-Potrei abituarmici- sorrise Royal dallo stipite del bagno, il mattino dopo.
Sabe incrociò le sue lune nello specchio, sputò il dentifricio nel lavandino e si sciacquò la bocca per poi girarsi a guardarlo direttamente negli occhi: -A vedere il tuo armadio dimezzarsi?-
Roy le fece cenno d'avvicinarsi senza staccare gli occhi dalla figura nascosta nella sua maglietta sbottonata.
Ella si appoggiò al lavello alzando un sopracciglio, un sorrisino pestifero a sbocciargli sul volto.
Il ragazzo si staccò dalla porta, troneggiandole sopra dopo mezza falcata: -Potrei abituarmi a vederti per casa con i miei vestiti, sì. O appena uscita dalla doccia con l'accappatoio nero. Potrei abituarmi a vederti cercare nella mia libreria qualcosa che non hai ancora letto o a fissarti cercando inutilmente di capire a che stai pensando, potrei abituarmi a fare l'amore con te e a svegliarmi con quei capelli che adoro sul petto...-
Cenere sentì le guance scottare e Royal le sfiorò uno zigomo chinandosi verso di lei per sussurrarle: -E potrei abituarmi anche a questo. Questo mi piace molto-
Ella lo fulminò con un'occhiata, ma sorrise: -Questo, l"arrossire, finirà prima o poi-
-Poi- sentenziò lui allegro scendendo a chiuderle la bocca con un bacio.
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-Ci rivediamo a Natale, quindi- sorrise Kalinda lasciando a Royal l'ennesimo borsone -Così vedrò davvero un pezzetto d'Inghilterra senza Acosta che mi urla dietro-
Lo stuntman chinò la testa: -Fino ad allora, prendetevi cura di voi-
La ragazza si voltò a guardare Ely e Sabe, qualche metro dietro a loro: -Staremo bene, te lo prometto-
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-Quando l'hai scoperto, a fine liceo, sei cambiata con me- sussurrò Ely fermandosi -Era come se avessi paura che ti facessi male. Io a te. Come se avessi potuto anche solo pensare di farti del male-
-Ma tu l'hai fatto, Ely- lo imitò Cinder -Quando l'ho scoperto, mi sono sentita come se tu mi avessi tradita perché se fossi morto, se quella roba ti avesse reso suo schiavo, Ely, io ne sarei morta-
-Mi hai visto così anche quando hai scoperto che ci sono ricascato, anni fa?-
Ella voltò il capo, lasciando che la lunga chioma color caramello celasse la sua espressione.
-Sì- sospirò chiudendo gli occhi per poi riaprirli e posarli su di lui -E per questo ti devo solo ringraziare per non aver rinunciato: senza il tuo sforzo per sistemare tutto, non ce l'avrei mai fatta a darti questa benedetta possibilità. Grazie per non aver mollato, Ely-
-È stato un piacere, Senerei-
-Non smettere di trattenermi, okay? Di darmi ragioni per rimanere- lo abbracciò di slancio lei -Non t'azzardare a lasciarmi andare, Ely. Non comportarti da idiota un'altra volta-
-Mai-
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Cenere chiuse la porta della stanza di Alice ritrovandosi Royal a mezzo centimetro dalla faccia: -Ciao-
-Ciao-
"Quegli occhi..." sorrise Ella sentendosi chiedere: -Ti va un film?-
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Emily si rigirò nel letto e recuperò il cellulare dal paio di jeans buttato lì accanto; lo schermo luminoso restituì al suo sguardo stravolto un orario immondo ma lei decise di alzarsi comunque.
Sotto la doccia si chiese il perché di tante cose accadute a lei in quel delirio d'onnipotenza, egocentrismo e vittimizzazione proprio di tutti gli adolescenti...
Si asciugò i capelli sentendosi una diva del cinema di fronte allo specchio, una dea.
Spense il phon e si rese conto di non essere poi così perfetta: piccoli occhi castani, labbra pallide, lisci capelli scuri senza personalità...
No che non era perfetta.
Non era Sabe, non era Stacey, non era Livvy, quella stronza della sua migliore amica che aveva allungato le lunghe unghie finte sopra William...
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-Due uomini che amavano la stessa donna... la storia, almeno nel suo libro si ripeteva. E vinceva lui, in questo gioco malato costruito su di una realtà parallela a quella passata... poi ha giocato con noi, sapendo che Ely avrebbe perso, rivedendosi in lui ancora una volta- Ella fece ballare il filtro nella tazza alzando lo sguardo su Margaret -L'ha amata per tantissimo tempo e lei lo sapeva, non è vero?-
La vecchia sorrise con quell'aria da nonna mancata che tirava fuori solo con lei: -Certo che sì. Ma sapevo anche che non era qualcosa che io volevo-
-E come sapeva che mi sarebbe piaciuto Royal?- domando l'altra, ancora un pelino irritata.
-Ne ho avuto la certezza solo a Natale ma ho visto un minimo dinteresse da parte di entrambi già da subito- l'anziana donna mescolò i due proibiti cucchiaini di zucchero nel tè -Dopo il pranzo di Natale eravate entrambi troppo scossi perché non fosse successo nulla. Mi sono detta che potevate chiuderla lì e andare avanti... oppure decidere di provarci-
-Suppongo di doverle più biscotti del previsto, a questo punto- si morse il labbro Ella non ancora del tutto rappacificata.
-Anche più schiaffi, temo- rise la donna contagiando finalmente anche lei.
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-Sei in ritardo?- Roy alzò lo sguardo dal libro che Isabella aveva abbandonato sul tavolo la sera prima, durante il film.
-No- mentì palesemente la ragazza afferrando una sciarpa al volo e spingendo Emily fuori dalla porta.
Royal sorrise, di fronte alla lastra di legno chiusa, poi lo sguardo gli cadde sulla coperta nella quale la notte precedente Els era crollata dal sonno.
-Credo davvero di amarti- aveva sussurrato scostandole un cernecchio dalla fronte, gli occhi di bosco preclusigli dalle palpebre chiare.
Si era preso a parole da solo un minuto dopo: Ella lo stava ospitando e non come semplice amico in difficoltà, anzi!
Considerando la sua natura particolarmente cauta, l'aver accettato di fare un salto nel vuoto con lui, l'essersi aperta così tanto in America e il non averlo ancora sbattuto fuori da casa a calci colta da timori improvvisi era più di quanto chiunque potesse sperare di ottenere da lei. E lui, in un momento di distrazione, aveva pensato bene di aggiungere una difficoltà quando lei, che non l'avrebbe mai mostrato, stava faticando già così a concedere loro tutto quello.
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-Emi- Sabe si girò verso la sorella, seduta al posto del passeggero.
La strinse a sé in un moto di profonda comprensione.
Emily si scostò da lei; le palpebre, coperte di mascara, sfarfallanti sopra gli occhi lucidi: -Ci vediamo a cena-
-Ci vediamo a cena, tesoro- tirò un angolo della bocca Ella verso la portiera della macchina sbattuta.
Non era pronta a parlarne, d'accordo. Avrebbe aspettato. Ma non fino a vederla di nuovo distrutta, quello no.
"E ti ficcherò in quella testa che sei perfetta così come sei, Emi" Cinder infilò la retromarcia controllando duecento volte prima di alzare il piede dal freno "Con e senza mascara. Te lo farò capire, fosse l'ultima cosa che faccio"
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-Pronto?... Ciao, Rose oh sì, certo- Cenere incastrò il cellulare tra la spalla e la guancia, aprendo la lastra che teneva i fili della corrente nel muro -Posso fare qualcosa?... d'accordo-
Sospirò, chiudendo la chiamata.
In un moto di profonda furia e stanchezza, scaraventò il cellulare sul divano, a un paio di metri da lei: -Lasciaci stare!-
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