84. Io sono la stratega

-Basta, Emi- Sabe chiuse il libro in grembo alla sorella -Prenditi una pausa-

-Devo studiare: gli esami...-

-Gli esami non si superano, se si è morti, Emily- l'interruppe la sorella maggiore -Fuori c'è un lago meraviglioso, i cavalli del ranch... prenditi una pausa-

-Va bene- sbuffò la maggiore degli Shaw alzandosi.

-Brava- sorrise Ella -Hai visto Darrel? Lily mi ha mandato un messaggio per il compleanno di Rose e volevo parlargliene-

-È a guardare il nuovo mustang, credo- alzò le spalle Emi frugando nella valigia alla ricerca del costume.

Cinder corrugò le sopracciglia preoccupata: -Vado a vedere. Grazie. Divertiti-

Darrel era effettivamente lì, appoggiato a una trave del recinto, sporto verso la magnifica creatura galoppante nel recinto, ammaliato dal movimento dei muscoli che si contraevano sotto il manto ramato dell'animale.

Il bambino mise una mano nella tasca della felpa leggera, per tirarne fuori una mela.

Ella, sul portico della casa impallidì: No!

-La vuoi?- Darrel si tese verso l'animale, le dita strette intorno al frutto in una morsa leggera.

Sabe si diresse a passo spedito verso il fratellino, il timore serpeggiante in lei che sapeva di non dover urlare, non di fronte a un animale che poteva spaventarsi e fare l'impensabile.

Il cavallo si fermò a guardare il ragazzino, chinò la testa da una parte, raschiò tra la polvere con lo zoccolo.

"No, ti prego" implorò Isabella velocizzando il passo.

La bestia caricò, corse verso Darrel a testa bassa, il nitrito arrabbiato in gola.

Cenere non fu abbastanza veloce.

Ma Christopher, sì: afferrò il bimbo per il cappuccio e lo tirò indietro.

La mela rotolò per terra, il cavallo ormai rampante manifestò la sua profonda insofferenza per quel posto.

Darrel, incurante del pericolo appena corso, sorrise guardando la bestia piombare con gli zoccoli anteriori a terra: -È bellissima-

La parte di Ella non esattamente concentrata sul momento registrò il fatto che il cavallo fosse in realtà una lei.

Il padre di Ely lasciò andare la maglia di Darrel gettando un'occhiataccia a Isabella che abbassò gli occhi, mortificata. Christopher se ne andò in ampie falcate, senza una parola o un'occhiata di biasimo in più.

-Hai visto, El?- iniziò il bambino concitato.

-Ti rendi conto- lo interruppe lei con gli occhi lucidi, il tono strozzato -di quel che poteva succedere? Di quello che poteva farti?-

-Ho bisogno di un passaggio domani mattina, prima di tornare alle riprese- Ella bloccò il passo a Ely mentre lui scendeva le scale.

-Va bene- fece il ragazzo, circospetto -Per dove?-

-Dal dottor Grayson-

Ely strabuzzò gli occhi: -Perché?-

Pam spalancò gli occhi di fronte alla tavola imbandita: -Questo...-

-È più che altro merito di Royal- sorrise Ella appoggiando una zuppiera sulla tavola.

L'appellato abbozzò un sorriso per poi sedersi: -Manca Christopher-

-Vado io- si offrì tempestiva Cinder abbandonando il tavolo per imboccare la porta.

Una volta fuori, corse con gli occhi al recinto. La figura dell'uomo che cercava si stanziava proprio lì.

Sabe si morse le labbra per poi dirigersi verso di lui: -È pronto-

-Lei non mi piace- sentenziò inclemente l'uomo voltandosi a guardarla, il legno della recinzione stretto tra le mani rovinate dal lavoro di anni.

-L'ho notato- stiracchiò un sorriso -Non è il primo e non sarà l'ultimo: io non piaccio a tante persone ma vorrei saperne il perché- s'appoggiò lei alla trave orizzontale.

-Non riesco a capire cosa le passa per la testa- ammise il padre di Ely alzando il cappello da cowboy.

Ella sorrise: -Davvero?-

L'uomo annuì, burbero, fissandola negli occhi.

-Mi scusi se sorrido; è una cosa che dà sui nervi anche a Royal- resse lo sguardo tutt'altro che lusinghiero lei -è stata una delle prime cose che mi ha detto... Appurato che non le piaccio, possiamo andare a mangiare?-

Christopher seguì la ragazza con lo sguardo e sospirò: -Che devo fare con quella, Roxane?-

La mustang sbuffò, insofferente.

-Le ho detto che sarò lì per tempo, Acosta- ruotò gli occhi al telefono Ella rabbrividendo nell'entrare in ascensore.

-Le conviene- sibilò Aron dall'altro capo.

-Ma come?- sorrise Cinder con il cellulare incastrato tra guancia e spalla per tentare di ritrovare il biglietto da visita dello studio -Mi aveva quasi convinta d'essere una stratega, l'inverno passato-

-Ella Sabe io vorrei tanto sentire il suo silenzio una volta tanto-

-Sorvolando sul fatto che è stato lei a chiamarmi, può sempre concludere la conversazione sbattendomi il telefono in faccia. Non sarebbe la prima volta-

Cenere sorrise gioendo del silenzio totale dall'altra parte.

-Bravo, Acosta. La ringrazio per lo sforzo. Sarò lì in tempo per le riprese, glielo prometto-

-Grazie- si costrinse l'altro prima di chiudere la chiamata.

Le porte dell'ascensore si spalancarono di fronte alla ragazza che si fece forza: "Io sono la stratega, io sono la stratega..."

-Io non posso violare il segreto professionale e, sebbene lei conosca già...- mise le mani avanti lo psicologo appena la vide.

-Non sono qui per Royal- si morse le labbra Ella -sono qui per me-

-Prego- mormorò frastornato l'uomo.

-... io non voglio salvarlo- sbottò infine Ella -E non voglio che lui tenti di salvare me-

-E perché si fa tutti questi problemi, allora?- Grayson posò la penna sulla pagina intonsa.

-Perché io lo tolleravo a malapena, poi è iniziato a piacermi, verso Natale mi piaceva decisamente troppo per i miei gusti e dopo... e ora credo di esserne innamorata- ammise infine Sabe -E non...-

Grayson si sforzò di non sbattere la testa sul ripiano della scrivania: -Io vedo una giovane donna che è fin troppo razionale, razionale come un'equazione matematica. Ma in amore ci vuole un po' di chimica, signorina Cenere e la chimica lei ce l'ha. Con il signor Johnson-

-Se ci abbandonassimo solo alla chimica non prenderemmo neanche in considerazione i nostri passati, il fatto di aver instaurato un rapporto in maniera totalmente...-

-Un sacco di persone hanno relazioni a distanza- la interruppe ancora Grayson.

Ella prese un respiro profondo e si costrinse a sorridere, abbassando ulteriormente il tono: -Conosce qualcuno che non sia un maniaco al quale bastano un paio di settimane di convivenza forzata per non riuscire a togliersi dalla testa la stessa ragazza per più di undici mesi?!-

-Pensa che Royal sia un maniaco?-

Sabe scosse la testa, grave.

-E che cosa pensa?-

-Che non mi farebbe mai del male ma che, se dovessi essere io a fargliene, forse non sarebbe in grado di rialzarsi: ha attraversato un oceano per me almeno quattro volte, ha voluto iniziare uno stupido gioco per conoscermi, mi ha dato...-

-Non lo considera amore, questo?-

Isabella annuì, in silenzio.

-Le ripeto, signorina, dove sta il problema?-

-Lui è stato veloce, velocissimo a guardarmi con quel tipo di occhi- mormorò Ella asciugandosi una lacrima -Mentre io faccio fatica a capire cosa sia questo-

S'indicò il torace: -Ma ho paura che non sia all'altezza di quel che mi dà lui se mi fossi innamorata di lui solo perché è stato il primo ragazzo a passare per quelle mura?-

-Michael?-

-Michele e io siamo come fratelli... e lui è gay-

-Caesar?-

Ella arricciò il naso: -Ho qualche problema a considerare la cosa con uno che ha undici anni più di me-

-Il ragazzo della biblioteca? Un genitore single? Un tizio a caso del supermercato? Sono stati tutti dei no, Isabella. Ed è stata lei a dire di no. Poi è arrivato Royal insieme a Ely che neanche ha considerato- Grayson fece collimare le punte delle dita tra loro -Se fosse stata così annoiata dalla sua vita, avrebbe trovato una maniera molto più semplice di trovare qualcuno di disponibile. Ma lei non è annoiata, Isabella, lei è innamorata. Di Royal Johnson. E lo sa già. Per cui, perché mi costringe a ripeterle cose che sa già fuori dall'orario d'appuntamento, quando dovrebbe sapere benissimo cosa fare?-

-Se non sono una Wendy e...-

-Non è una crocerossina e Royal è più che in grado di gestire un rifiuto-

Ella lo guardò raggiante, alzandosi con la borsa in mano: -Grazie-

-Prego- Grayson trovò la cartella che stava cercando -Signorina?-

-Sì?-

-Testimonierà contro Jamie Rowen?-

L'espressione della ragazza di fece di ghiaccio mentre un brivido le percorreva la schiena: -Naturalmente-

Non aveva dato peso alla cosa. Non quello che meritava, almeno.

Isabella non ricordava il viso dell'uomo di tanti anni prima.

Ricordava l'abbraccio forzato, l'insinuarsi delle mani di lui sul fianco nudo sotto la canotta e i pantaloncini e poi oltre, lo spavento crescente, il grido bloccato in gola a ostruirle la trachea, le sue preghiere silenziose che avrebbero dovuto fermarlo...

Ricordava tutto tranne l'uomo che laveva quasi portata a rifiutare un qualsivoglia tipo di contatto umano.

Cenere continuò a guardare fuori dal finestrino, sulla macchina di Ely, silenziosa.

Kalinda portava un segno solo all'apparenza leggero sul viso, una cicatrice che le avrebbe ricordato ogni giorno cosa poteva essere ma, per fortuna o caso, non era stato.

L'aspirante dottoressa stringeva l'estremità di una corda che, sì, le faceva sanguinare le mani ma che, alla fine, le sarebbe valsa una vittoria.

Ma faceva male anche se lei, stoica, non lo dava a vedere e si buttava a peso morto in tutto quel che capitava dinnanzi, forse per staccare la testa da immagini che le riempivano, impietose, gli occhi, forse perché aveva bisogno di sapere che il suo cuore poteva battere allo stesso ritmo anche dopo un avvenimento che nel peggiore dei casi l'avrebbe fermato del tutto.

-...We're talking away

I dont know what

I'm...-

Ella si affrettò a rispondere vedendo lo sguardo di Ely staccarsi per un attimo dalla strada.

-Parlo con la signora Senerài?-

-Cenere, sì. Chi è lei?-

-L'avvocato di Kalinda Birman, signora-

Ely accostò dimenticandosi le frecce e scatenando tutti i clacson d'America.

-Mi dica data e luogo- Sabe annuì allo sguardo del ragazzo -Ci saremo-

⏯️ Mustang
Nome dato ai cavalli selvatici nel Messico sett. e negli Stati Uniti sud-occid.
Origine: Dallo sp. mestengo ; propr. “di sangue misto” •prima del 1873.
Fonte Oxford Languages

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