83. Myricae
-Myricae?- sussurrò Royal, leggendo la scritta dorata incisa sull'interno della rondella.
-Era la mia migliore amica- Sabe si appoggiò sul gomito, voltandosi a guardarlo -È... era parte di me-
Lui alzò gli occhi nei boschi delle sue iridi, la voce appena incrinata: -L'amavi?-
La ragazza alzò un angolo della bocca: -Sì. Ma non nel modo che credi... L'amicizia che ci legava era qualcosa che non si vede spesso in giro, qualcosa che non viene descritto così bene neanche nei libri... L'amavo, sì, ma in maniera platonica. Era... come amare l'idea stessa dell'amore, per me. Ed era a senso unico. Questo sentimento, intendo- Isabella sospirò mettendosi a sedere, la schiena appoggiata alla testiera del basculante -Le ho detto veramente tanto, Royal; oserei dire che è stata la persona più vicina al conoscermi davvero-
-Ma non ti bastava?- cercò di capire il ragazzo.
Ella scosse lievemente il capo in cenno di diniego: -All'inizio credevo che fosse il fatto di non sapere di lei quanto lei sapeva di me: mi sentivo scoperta, la sentivo in vantaggio, in qualche modo... su di me. Quel tipo di vantaggio che avrebbe potuto ferirmi... non lo avrebbe mai fatto.-
Lo stuntman vide lo sguardo della ragazza perdersi, il sorriso mesto e trasognato permanere sulle sue labbra.
-Volevo sapere tutto di lei, volevo che si fidasse, volevo troppo. Abbiamo discusso davvero solo una volta; m'ha fatto capire che ci sono cose per cui non si possono affrettare i tempi, cose per le quali vale la pena l'attesa, l'esser sicuri- il nocciola nello sguardo della ragazza si fece ancora più distante -Una parte di me si sta ancora chiedendo se, per caso, lei non avesse compreso ch'io non avrei saputo gestire più affetto di quello che mi dava-
-Non credo di capire- mormorò il ragazzo, sfiorandole la pelle doca del mattino sulle braccia.
Cinder si riscosse: -Sì, certo. Quando ci siamo conosciute non era un bel momento: alle medie venivo ridicolizzata e umiliata in continuazione, non avevo praticamente amici e passavo le giornate tra i libri e le visite ospedaliere-
-Ospedaliere?-
Ella minimizzò con un gesto della mano: -Sto bene, Il punto è... che lei mi è stata accanto nonostante io la cercassi di cacciare, ha aspettato due anni per una vera e propria confessione da parte mia... e in realtà lei parlava, me ne sono solo accorta tardi. So dirti qual era il suo colore preferito, mi ricordo che entrambe cercavamo Orione nel cielo per sentirci vicine nonostante abitassimo in due città diverse, rammento ancora i film guardati insieme e i libri che avremmo potuto rileggere per ore. Abbiamo iniziato a parlare in un parco giochi, durante il rinfresco di un matrimonio, di un cartone animato e l'ultima volta che l'ho vista-
Royal vide Cenere prendere un profondo respiro prima di tirar fuori le parole come se la gola fosse circondata dalle spine con le quali si proteggeva: -Prima di attraversare sulle strisce pedonali ha controllato che la strada fosse sgombra. Era libera, quindi ha attraversato e uno stramaledetto ubriaco l'ha presa sotto svoltando ai settanta allora. C'era sangue dappertutto... Aspetta-
Roy chiuse la bocca, lasciandole il tempo di ricomporsi e terminare: -Ho passato cinque anni a metterla sul piedistallo, cinque anni a volerla per me perché avevo il terrore che un giorno o l'altro si sarebbe davvero stufata e mi avrebbe lasciata come avevano fatto tutti i compagni di scuola passati al lato oscuro... poi ho iniziato a vedere i suoi difetti... e ho imparato a sorriderne: i libri potevano tenersi le loro amicizie perché quella con Myricae era molto meglio. Myricae superava la fantasia tenendomi con i piedi per terra e... quando ho realizzato che non avemmo mai più preso un tè insieme mi sono sentita morire un po' anch'io. Ogni tanto sogno il suo matrimonio; un uomo senza volto che prima o poi si sarebbe accorto dello splendore che era anche dopo un'estenuante giornata sulle versioni fatte con il sorriso sulle labbra... un uomo che fa per entrare in chiesa. E lì ci sono io, che un po' lo minaccio dicendogli che lo gambizzerò se la farà soffrire e un po' lo imploro di non portarmela via, di lasciarmene un pezzetto, perché non la voglio perdere del tutto un'amicizia così. Poi mi sveglio. E lei è già via-
Le braccia di Royal l'avvolsero come una calda coperta confortante: - Perché me l'hai detto?-
-Perché l'amicizia con lei è iniziata come una cosa che oggi mi chiedo se fosse propriamente sana. A mia discolpa posso dire di non aver avuto altre relazioni sociali, prima, e posso aggiungere d'esser stata giovane e facilmente plagiabile da libri e film che sappiamo per certo non essere molto realistici su determinati argomenti... Ma il punto, Royal, è che io non voglio... io voglio una relazione sana, voglio essere sicura di questa relazione, voglio vivere la mia vita e voglio che tu viva la tua-
-E...?- la incoraggiò lui.
-Indipendentemente da quel che potrebbe succedere, voglio che tu non viva in dipendenza mia e viceversa- Sabe sbatté le ciglia sugli occhi stanchi, girandosi a cercarlo -E, prima che le cose si facciano centomila volte più complicate, volevo essere sicura che fossimo d'accordo su questo-
Roy si chinò a baciarle una tempia: -Siamo d'accordo. Posso andare a correre?-
Ella annuì, in silenzio: era come lei, Royal.
Doveva concedergli spazio, lasciarlo scendere dal ring finché non fosse stato mentalmente pronto per il round successivo.
-Ti preparo qualcosa da mangiare?- domandò con la voglia sotto le piante dei piedi.
Il ragazzo alzò lo sguardo con i pantaloni in mano: -Se non ti dà fastidio-
Sabe sorrise scuotendo la testa: -Devo fare colazione anch'io. Vai pure-
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-Hai l'aria di una che ha bisogno di un caffè- Asa porse a Ella un bicchiere di carta.
-Ti offendi se lo porto a Kali? A me fa tremare e lei sembra messa peggio- abbozzò un sorriso lei, stringendo il bicchiere fra le dita.
-Dovresti smetterla di preoccuparti così tanto- sorrise il ragazzo poco prima di schizzare verso l'urlo di Aron.
Sabe stirò le labbra alzando gli occhi al cielo: -Quell'uomo non imparerà mai-
Kalinda sorrise, raggiungendola nei veli decisamente più pratici del vestito in cui avevano costretto Cenere: -Posso?-
La ragazza ricambiò, lasciandole il bicchiere caldo: -È per te. Hai visto Ely?-
Lo sguardo dell'altra cambiò per una frazione di secondo: -No, perché?-
Ella sorrise, alzando la gonna dell'ingombrante vestito verde per farle vedere i piedi nudi: -Mi doveva riportare i sandali dato che passava dalla costumista-
-Tu e lui siete amici da tanto?- Kalinda abbassò gli occhi sul caffè che fece ondeggiare nel bicchiere ruotando il polso.
Sabe sorrise, sicura del perché della domanda e altresì persuasa a farle dimenticare quell'ipotesi: -Ci siamo ritrovati solo ultimamente ma ci conosciamo dalle superiori. Credo che mi veda come una sorellina minore anche se la maggiore, fra i due, sono io... sarà la mia voglia di crescere in confronto ai ragazzi-
L'altra sorrise, dal suo metro e settantadue: -Sembri una bambina, vicino a noi, in effetti-
Cinder, dall'alto della sua maturità, tirò fuori la lingua.
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-Stop! Stop! Stop!- urlò Robert passandosi le mani nei capelli -Royal, ti do cinque minuti per riprenderti. Ella, svegliati: tu ed Ely vi preparate per la scena precedente a questa. Passate dai truccatori. Ora!-
-Non la so benissimo- confidò l'attore a mezza bocca.
-Neanch'io- lo rassicurò lei tirandosi dietro gli strati di tulle sotto la gonna -Ma abbiamo ben dieci minuti-
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-"Forse non hai capito, Gyldne"- ripeté per l'ennesima volta Ely, girando attorno al tavolo in centro alla tenda.
Ella lo seguì con lo sguardo cercando di rimanere più stoica possibile.
-"Non sei più con le tue sacerdotesse in giro per cunicoli sotterranei, non sei a capo di niente, qui comando io e tu rimani di mia proprietà. Io scelgo a chi darti, io scelgo come puoi passare la giornata, io scelgo..."-
-"Gli ho solo parlato"- si alzò lei a fronteggiarlo -"E tu hai bisogno di me per vincere, lo s..."-
Il ragazzo la prese per i capelli, disfacendole il semi-raccolto dell'hair-stylist per l'ennesima volta: -"Tu non vali niente, sorellina. Sei un bel visino, sei sangue del mio sangue... ma ormai mi conosci"-
Strattonò la chioma di lei cercando di non essere troppo violento: -"... sai che te la farò pagare, sai che ti farò piangere, magari perfino imprecare, se non farai la brava"-
-"E tu sai, Kejer, che l'unica differenza che ho per te dalle altre donne"- Cinder sfiorò il plesso solare del ragazzo che si buttò all'indietro, gambe all'aria –"È che io posso difendermi"-
Si toccò i capelli dandosi un'occhiata nel piatto bronzeo lì vicino per poi fare una smorfia e accovacciarsi accanto all'attore: -"Scegli, fratellino: preferisci avere l'ultima degli Alati dalla tua parte o continuare a pormi limiti su limiti?"-
-"Potrei sempre tagliarti le ali"- fece lui dal terreno, una mano sul petto che si muoveva neanche fosse sconquassato –"E non potresti mai farmi del male: i tuoi Voti timpediscono l'uso del potere per scopi bellici"-
-"Posso usarlo per difendermi, però, e non esiterò a farlo, Kejer. Quanto alle ali... tu le hai viste?"-
Ely alzò gli occhi su di lei che ghignò, spostando i capelli dalla schiena e lasciando vedere l'opera dei truccatori rappresentante due cicatrici frastagliate simmetricamente perfette.
-"Ha fatto male, te lo ricordi?"- sussurrò sadica –"Tu mantieni i miei segreti e io mantengo i tuoi, rammenti, fratellino? Smettila di sfidarmi: come vedi non mi servono le piume per rimetterti al tuo posto"-
Prese lo scialle dalla sedia e se lo sistemò sulle spalle pima di avvicinarsi allapertura della tenda: -"Quello che ti ho permesso di fare oggi, non accadrà mai più, tienilo a mente"-
-Stop! Buona!- Robert saltò giù dallo sgabello -Pausa pranzo e si ricomincia-
-Stai bene?-
Ella alzò gli occhi su Royal e sorrise, annuendo: -Sì, io... stasera ti va di cenare solo con me?-
Le lune del ragazzo brillarono un po' di più quando annuì.
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Roy attese un paio di istanti sulla porta del camper, lo sguardo attento sulle mani di Sabe che rimestava la crema ai funghi nella pentola e accendeva il fuoco sotto la padella piena d'olio.
-Posso aiutare?- si decise a chiedere il ragazzo.
Ella alzò lo sguardo per poi sorridere e accennare al tagliere sul minuscolo tavolino: -Puoi-
-Neanche so cosa sono, queste- confessò Royal iniziando ad affettare.
-Barbabietole. Se le tagli sottili si possono mangiare in insalata o come il carpaccio- neanche si voltò lei, mettendo un paio di filetti di pesce surgelato in padella.
-E se mi insegnassi?-
Isabella si volse, perplessa: -A tagliare la verdura?-
-A cucinare- rise Roy -A te non piace e ogni volta che ci ho provato, in questi anni, Pam mi ha cacciato fuori dalla cucina-
Quell'"a te non piace" fece viaggiare la mente di Ella per un paio di secondi ma la ragazza decise di annuire, sorridente: se avesse voluto proporle qualcosa di più impegnativo, sarebbe stato più chiaro.
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Royal si asciugò le mani nel canovaccio per i piatti fissando soddisfatto le stoviglie pulite.
-Se Pamela ti cacciava fuori dalla cucina ogni volta che ci mettevi piede, chi ti ha insegnato a fare la carbonara?- domandò Ella da sopra il suo copione, gli occhiali sul naso per la prima volta, da che ricordava Roy. Era carina anche così, con la montatura seria che le toglieva un po' della sua aria da bambina.
-Stacey- si morse la lingua lui subito dopo averlo detto.
Sabe cercò i suoi occhi: -Sei molto legato a lei, vero?-
-A tanti sembra un'oca ma è tutta timidezza ed è stata l'unica a non starmi addosso, sul set. Suo fratello e io ci intendiamo abbastanza; parliamo poco ma non sono persone dalle quali riesci a sentirti giudicato-
Ella si morse il labbro.
-Cosa c'è?- si chinò su di lei il ragazzo.
-Spesso me ne dimentico- ammise lei -di come le cose possono essere viste dai tuoi occhi-
-Sei umana, Els- sorrise lui rialzandosi -Accettalo-
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-Ciao, nonna- mormorò Sabe al cellulare -Stai facendo preoccupare un po' tutti, sai? Dovunque ti sia cacciata, spero che tu stia bene...-
Ella arricciò il naso: -...ma se rispondessi, starei un po' più tranquilla, ecco. Leo sta facendo il giro del vicinato e io sono bloccata qui. Solo un paio di righe, okay? Ti voglio bene-
Inviò il messaggio vocale e rabbrividì, nell'aria pungente del mattino.
Il cellulare vibrò.
Cinder sospirò nel riaprire l'applicazione.
Sorrise nel guardare l'immagine di sua nonna circondata da bambini schiamazzanti e capanne mozambicane.
-Quindi il suo sogno non muore- mormorò con gli occhi lucidi di commozione.
Inviò la foto appena ricevuta al cugino con il cuore gonfio d'amore e nostalgia: Marco Cenere sarebbe continuato a vivere, infine, negli atti di una moglie a lui complementare.
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-Ella, apri gli occhi- la voce di Matt spezzò il silenzio.
-No- sussurrò lei.
-Ella, dai- riprovò Matthew.
La ragazza scosse la testa.
-Signorina, se non apre gli occhi, la licenzio- Acosta s'intromise fastidioso.
-A metà delle riprese metterebbe nei casini solo sé stesso e se non sbaglio è stato lei ad appendersi alla porta di casa mia perché io fossi qui- espose lei pacata senz'alzare le palpebre.
-Els?- tentò Royal un paio di metri sopra di lei -Considerala una cosa da spuntare da quella lista-
Lentamente, lei rivelò i suoi boschi: -Dannazione-
Deglutì, guardando il cavo che la sorreggeva a tre metri dal suolo: -Acosta, se sopravvivo, l'ammazzo-
-Me lo poteva dire che soffre di vertigini- bofonchiò Robert con i pugni sui fianchi.
-Ma lei non soffre di vertigini- sentenziò Matthew.
-E allora cosa...?-
-Johnson, cosa fa?!- berciò Aron guardando il giovane salire sull'impalcatura e appendersi con le mani al cavo.
-No, Royal, no!- sussurrò Ella terrorizzata, gli occhi finalmente spalancati e le braccia protese verso di lui.
Lui non si curò di nessuno e, privo di qualsiasi imbracatura di sicurezza, raggiunse Sabe appendendosi al cavo trasversale retto dalla carrucola.
-No!- gridò ancora lei.
Istintiva, portò le braccia intorno al torso del ragazzo che sorrise divertito nell'ondeggiare causato dall'aggiunta del suo peso: -Ci regge, Els. E siamo in due. Quell'affare non si rompe. È stato testato, okay?-
Lei annuì in fretta, stringendolo in una morsa: -Ora facci scendere: tu non sei assicurato a niente e se cadi di qua t'ammazzi-
-Sissignora- sorrise lui.
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-Ieri sera Alice mi ha raccontato una storia. L'ho aiutata- sussurrò Michele al cellulare -Ha faticato un po' ma si è addormentata-
Cinder sorrise, dall'altro capo del telefono: -Fa paura, vero? Vederli affrontare tutto e sapere di averli sottovalutati, capire che un giorno saranno grandi e che saremo più un intralcio che una sicurezza-
-Ehi!- protestò piccato Michael -Io sono il re che ha sconfitto il magico goblin della Terra Piatta; porteranno rispetto a questo sovrano non ancora rimbecillito per molto tempo, principessa-
Ella si sedette di fronte al computer, il cellulare attaccato all'orecchio: -Bene, Vossignoria vuole aggiornarmi anche sulle procedure burocratiche del suo consorte, allora?-
-Caes sta facendo filare lo studio ma tra una settimana dobbiamo tornare in Inghilterra. Ci porteremo dietro i bambini, naturalmente: Christopher e Pamela sono stati sin troppo gentili-
-Già- mormorò Sabe -Io temo che dovrò restare almeno qualche giorno in più, Michael: Robert borbotta che siamo indietro e so già che Acosta non sa come chiedermi di rimanere-
-Hai pensato a cosa succederà dopo? Quando tornerai?- domandò lui cauto.
-Sì. Ho un programma nel weekend ma poi ne dovrò assolutamente parlare con lui: ho dato per scontato che continueremo una storia a distanza ma forse non sarà così-
-In che senso?-
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