77. "Mi hai vista nuda"
-Andiamo?- Sabe alzò il volto verso di lui, appoggiata alla macchina.
Roy annuì in silenzio, infilandosi in macchina.
Ella gli si sedette accanto, riservata come lui, un attimo di smarrimento negli occhi di bosco.
Il ragazzo mise in moto, iniziando quella che si sarebbe rivelata una prima mezz'ora di viaggio particolarmente poco loquace.
-Accosta- la voce di Cinder spezzò quella calma solo apparente.
-Perché? Stai male?- Roy voltò la testa verso di lei per un istante.
-Accosta, per favore-
Finalmente, lui obbedì ed Ella si tese ad impostare le frecce, nonostante non si potessero neanche considerare in strada: -Possiamo parlarne qui o a casa o possiamo non parlarne per forza, anche se sai come la penso, ma almeno un paio di monosillabi me li devi. Non riesco a capire cosa posso fare per aiutarti, altrimenti-
-Di cosa?- si stranì lui.
-Di quel che ti ronza in testa da tutta la sera- lo sguardo della ragazza non aveva nulla dinvadente, era solo comprensione disciolta in quelle iridi nocciola -E non dirmi che non è nulla: è la prima volta che passa così tanto tempo e non mi chiedi niente, sei ombroso da più di tre ore e mi lanci occhiate di continuo senza fissarmi negli occhi... Royal, che succede? Se hai cambiato idea, se preferisci un po' di spazio in più, se... Dimmelo, ti prego. Se c'è qualcosa che posso fare, dimmelo-
-Non credo di poterlo fare da solo- ammise lui.
-Che cosa?- occhi negli occhi, ancora una volta a perdersi, rincorrersi.
-Questa non è la strada che porta a casa mia, te ne sei accorta?- sorrise lui a mezza bocca.
-Se non ho una cartina, mi perdo- ricambiò Sabe un po' sghemba.
Royal rise: -Okay Ti sto portando dal mio psicologo-
Ella si costrinse a rimanere neutra.
-Ho bisogno di dirgli unultima cosa per poterla affrontare, credo- Roy abbassò per un attimo lo sguardo, vergognandosi.
Cenere lo costrinse ad alzare il viso in quella delicatezza solo sua, gli occhi buoni di un invito a continuare.
-Ma ho paura di non riuscire a dirlo due volte e me ne vergogno- lo sguardo argentato perse un po' del suo splendere -Da morire-
-Qualsiasi cosa sia, la possiamo affrontare- sorrise lei.
Lui ricambiò, dando un'occhiata in strada prima di immettersi.
-Royal?- domandò Sabe quando fu sicura che lui si sentisse bene.
-Sì?- il monosillabo le sfregò le orecchie.
-Grazie- sorrise lei, girandosi verso il finestrino per non mostrargli il sorriso che aveva in viso.
-Non è solo per te- non si girò lui per tener d'occhio una nonnina che dava tutta l'idea di volersi fermare a metà strada con la sua auto.
-Lo so. È per questo che ti dico grazie- il sorriso di Ella si trasformò in un principio di risa quando incrociò di nuovo quello sguardo stranito nel retrovisore -Ti spiegherò, promesso-
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-... e l'ho guardata sotto di lui, piangere e subire tutto ancora una volta- lo sguardo di Roy era vitreo, fisso nel ricordo presente davanti a lui -Le stava facendo del male e non gl'interessava-
Grayson fece balzare, solo per un attimo, lo sguardo da Royal alla ragazza seduta composta, tesa verso il giovane uomo. Si lasciò sfuggire un mezzo sorriso, il primo di tutta la sua carriera professionale.
-Quando se n'è andato, mia madre è rimasta lì, riversa sul letto, e io sono uscito dall'armadio- il ragazzo riacquistò la vista e trovò Ella davanti a lui, lo sguardo accorato, le mani serrate sui braccioli.
-Royal- Grayson interruppe quello scambio di sguardi quasi liquido -Mentre sei qui, vuoi dirle altro?-
Il ragazzo voltò nuovamente lo sguardo su Cinder: -Io non sono come lui e questo lo so. Ma non credo di riuscirti a sopportare con quell'espressione addosso. Io non voglio vederti con quell'espressione addosso. Non posso-
Lo sguardo di lei vibrò per un istante.
-Se...- Roy si passò una mano sul viso prima di sporgersi verso di lei -Se scappo, se mi fermo, è per questo. Se non ti bacio quanto vorrei è perché non so se mi saprei fermare. E la cosa è assurda perché sin dall'inizio sono stato io a buttarmici, ma devi capire che mentre da una parte non desidero altro...-
-Dall'altra sei frenato dal terrore- Sabe strinse le mani tra loro, le braccia abbandonate sulle gambe, la schiena tesa in avanti nel tentativo di stargli vicino, almeno fisicamente.
Grayson la osservò, soppesandola.
-Io credo- Cenere chiuse gli occhi, tentando di dimenticarsi della presenza di Grayson -Che la cosa più giusta da fare sia quella di essere chiari. Nessun sottinteso: se hai voglia di baciarmi, fallo, se vuoi provare ad andare un pochino più avanti, dimmelo... io farò lo stesso. Non...-
Cinder scosse la testa con un lieve sorriso a sbocciarle in viso: -Non c'è una gara con terze parti, Royal: nessuno può dirci che ci stiamo prendendo troppo o troppo poco tempo, andiamo con calma, secondo i nostri tempi... sono i nostri dubbi, le nostre paure. Siamo noi. Se diventerà troppo o troppo poco, ne parleremo-
-Io credo- lo psicologo interruppe di nuovo quel contrasto di bosco e nuvole -che voi due non avreste potuto sperare in un compagno migliore-
Ella chinò il capo, sistemandosi un lungo cernecchio.
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-Puoi...- Royal prese un respiro girandosi a guardarla -Puoi uscire? Devo chiedergli una cosa a proposito di domani e non so se sono ancora pronto a condividere con te-
Ella sorrise: -È stato comunque un bel salto... Grazie-
Grayson aspettò che la ragazza chiudesse la porta dietro di sé per poi guardare Roy, interrogativo.
Il ragazzo gli tese un copione aperto su una particolare scena: -Domani si registra questa-
Lo psicologo lesse con attenzione: -E Isabella è la ragazza?-
Royal annuì: -So che è tutto finto ma è lei. Ed Ely devessere ancora una volta uno stupratore-
-Non sei costretto a guardare- fece paziente l'altro.
-Voglio essere sicuro che non si faccia male: non arriva neanche ai cinquanta chili e io ed Ely ce le siamo passate, un paio di volte... Potrebbe farle del male senza volerlo- gli occhi di Roy lampeggiarono.
-Troverai una soluzione- chiuse il copione Grayson, restituendoglielo -Va da lei, ti sta aspettando-
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-"Grazie" per cosa?- la voce di Royal la fece voltare, lasciando i grattacieli della città con lo sguardo un po' trasognato.
Ella si riscosse, un sorriso a stenderle le labbra. Si portò indietro i capelli, sospirando: -Ti ho detto che non so molto di te ma non è vero. Semplicemente so quel che mi dici e a volte mi sembra troppo poco perché non riesco a mettere insieme i pezzi, non sempre riesco a...-
Sospirò, non trovando le parole. Una voce pericolosamente simile a quella di sua zia s'inserì tra i suoi pensieri, inopportuna: "Brava! Rinchiuditi in una prigione di carta e inchiostro per anni e vedi che fine fanno le tue relazioni!"
-Mi stai cercando di dire che è molto ma non abbastanza?- Royal si appoggiò alla vetrata, calamitando gli occhi di Cinder con i suoi.
-Suppongo di sì ma quel che hai fatto oggi è stato tanto, Royal, tantissimo- Sabe si avvicinò, la delicatezza accesa sul suo palmo -E mi sono accorta di una cosa: quando Ely mi ha fatto sapere che stavi leggendo il mio libro, io mi sono sentita scoperta-
Roy fece per aprire la bocca ma lei gli pose due dita sulle labbra in una carezza dolce: -Aspetta. Lo so che ci metto un'eternità, ma fammi finire-
Il ragazzo annuì, un'ombra negli occhi scuri.
-Io... se hai davvero letto quei libri, Royal- Ella sospirò -"Mi hai vista nuda". O, almeno, questo è quello che... per come la penso, leggendo quel libro, hai scoperto decisamente più parti di me di quanto forse io ti abbia detto... però, è tutta superficie, vero? Forse mi rispondi a monosillabi, forse metti in campo meno argomenti ma sono decisamente più impegnativi-
L'ombra negli occhi di Royal s'ingrandì ma le sue labbra rimasero sigillate.
-Quindi grazie per questo, grazie per scoprirti così, per fidarti così- concluse Sabe rendendosi conto in quell'istante che ormai era in trappola: la rete si era stretta sulla leonessa, talmente dolcemente, lentamente, che lei non se n'era accorta e, da quel momento in poi, avrebbe dovuto far davvero i conti col cacciatore artefice del groviglio che aveva nel petto.
-Dove vuoi arrivare?-
-Tu sei decisamente insistente, prepotente, addirittura... ma sai quando fermarti- lo sguardo di Cinder vibrò -Mi chiedo solo se io non mi renda conto di non trattarti col riguardo che dimostri tu a me-
Royal sorrise, immergendole le mani nei capelli: -Non saresti capace di far del male, Els, neanche volendolo-
-Questo non è vero- l'ombra passò negli occhi di lei -Io non sono la dea, Royal, questo devi mettertelo in testa-
-Pensi che non mi renda conto dei difetti, Els?- il ragazzo le sfiorò uno zigomo, facendole socchiudere le palpebre -Sono stati quelli a farmi innamorare-
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-All'inizio credevo che l'amasse ancora... Margaret-
-Cosa gliel'ha fatto pensare?-
-La storia: il triangolo è il vostro. Margaret, lei e il suo migliore amico-
-E lei che ne sa?-
-Da quando ho conosciuto i Johnson, mi sono messa a fare un po' di ricerche. Credo sappia da chi ho preso l'abitudine-
-Cosa l'ha fatta cambiare idea?-
-Il danese. Sua moglie è danese... e quel barattolo sul cruscotto. Vuole dirmi lei che cosa sta succedendo o devo continuare con le mie indagini?-
Acosta si accese il secondo sigaro, livido nel ripensare alla conversazione con Isabella Cenere.
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-Senerei?- la voce di Ely, incorniciato dallo schermo del telefonino la risvegliò dal senso di torpore dovuto alla conversazione fuori dall'ufficio di Grayson.
-Mi hai sentito?- la richiamò l'attore esasperato.
-Sì. Sì- Ella sbatté le palpebre -Sì ma non ho capito dove sta il problema-
-Kalinda mi ha detto, cito testualmente, "voglio che tu mi metta le mani addosso", Senerei! Dove, esattamente, non sta il problema?- a momenti strepitò lui.
La ragazza appoggiò il cellulare contro la finestra e aprì il borsone arrivatole dall'albergo, uno sguardo da mamma ai cristalli liquidi: -Tu che hai fatto?-
-Le ho detto che, data la situazione, non mi sembrava il caso e l'ho messa a letto. Senza spogliarla- Ely si buttò sul suo divano.
-Bravo- Sabe spiegò una maglietta di fronte a sé, inarcando un sopracciglio: poco ma sicuro, sua nonna aveva messo mano al bagaglio -Quindi, ripeto, dove sta il problema?-
Il ragazzo la fissò come se fosse idiota: -Nel fatto che mi ha chiesto di metterle le mani addosso, Senerei-
-Io credo che tu sappia cosa intendeva Kalinda, Ely- alzò un sopracciglio la ragazza.
-Sì, ma...-
-Ognuno fa i conti con le situazioni a modo suo, Johnson... a te lei piace e forse tu le piaci trova la maniera di starle vicino nel modo ch'entrambi ritenete giusto- alzò gli angoli della bocca Ella.
L'attore ricambiò, passandosi una mano sul volto in un modo che le ricordò terribilmente Royal: -Che situazione-
-Non avessi quasi trovato un equilibrio, ti proporrei un cambio- sorrise Cenere decidendo di rassegnarsi alla maglietta scollata turchese che Renata aveva infilato a forza nel borsone.
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-Tenga-
-Cos'è?-
-Il discorso per il suo funerale. Spero che avvenga il più tardi possibile ma volevo che sappia ch'io ci sarò. Vorrei solo non essere l'unica-
Acosta lanciò un'occhiataccia alla busta consegnatagli da Cinder ore prima. Spense il suo terzo sigaro nel posacenere: -Dannata ragazzina!-
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Ely si sfregò i polpastrelli tra di loro, tic che aveva preso dal suo personaggio del corto di un anno prima.
Sospirò e suonò il campanello.
Kalinda gli aprì la porta in tuta e aria truce che si dissolse non appena lo vide: -Ciao. Entra-
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Margaret rispose al terzo squillo.
-La tua ragazza è maledettamente acuta- il fastidio di Acosta era palpabile anche a un oceano di distanza.
-Ne sono consapevole- gongolò Margaret, inzuppando un biscotto nel suo tè.
-Sa di mia moglie- bofonchiò esasperato.
-Tutti i giornali lo sanno, Aron- pontificò la Davies.
-Pensavo leggesse roba d'altro tipo- si morsicò la lingua lo scrittore.
-Sui trattati di fisica quantistica non si trovano le informazioni che cercherebbe una persona sana di mente se fosse nella situazione di Isabella- Margaret chiuse la zuccheriera sorprendendosi dell'influenza che il modo di parlare della sua beniamina aveva avuto su di lei.
-Cosa devo fare?- sospirò lui.
-Dille la verità- fece sicura la donna –Tutta o solo quel che la comprende: in un caso o nell'altro, non te ne pentirai-
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