75. Il cuore
"Luminoso" ebbe il tempo di pensare prima d'incrociare il suo stesso sguardo stravolto nell'enorme specchio sul lavabo. Macabramente incantata si fece avanti, sfiorando lo zigomo gonfio.
Rowen non aveva preso l'occhio, per fortuna.
Tuffò la mano in borsa alla ricerca del contenitore delle lenti a contatto.
Si liberò del blu e lo sguardo nello specchio vibrò, seppur stanco, dei raggi scuri dei suoi occhi nocciola.
Sbottonò ciò che le restava addosso della camicia e la lasciò cadere a terra, scoprendo macchie scure sulle braccia: "Perfetto..."
Considerata la sua pelle, si sarebbe portata addosso le impronte digitali di Jamie Rowen sotto forma di lividi, dal giorno dopo.
Aprì l'acqua fredda, passandosela sugli avambracci e sul viso.
Qualche goccia finì nel decolleté, facendola rabbrividire.
-Posso entrare?- la voce di Royal le fece spegnere l'acqua e prendere l'asciugamano -Voglio essere sicuro che tu non mi abbia detto stronzate-
Le strappò un sorriso: "Incorreggibile"
Aprì su Royal che, a sguardo basso, posò una camicia sullo sgabello del bagno per poi trarre un profondo respiro e voltarsi a guardarla: -Posso?-
Ella annuì e lui, delicato come mai, fece scivolare le dita sotto al mento di Cinder, l'indice a sfiorarle lo zigomo già paurosamente tendente al blu.
Cenere sussultò.
-Perdonami-
La ragazza scosse la testa, gli occhi fermi, piantati nei tuoi: -Non è colpa tua-
Lo vide stringere i denti, nell'abbassare lo sguardo sui lividi delle braccia: -Se non fossimo stati lì...-
-Sarebbe finita parecchio male, sì- Sabe puntò gli occhi sul pavimento per un attimo -Grazie-
-Posso fare qualcosa?-
Sabe annuì, appoggiandosi al lavabo: -Kalinda come sta?-
-Ha appena fatto la deposizione. Ha chiesto a Ely di rimanere con lei- Roy la imitò -È piuttosto scossa-
-Mi sembra comprensibile- alzò un sopracciglio lei -Come faranno con la parte di Jamie?-
-È arrivata una mail di Robert: ci saranno delle variazioni sul copione e alcune delle sue battute verranno recitate da altri. Hanno già la scena della sua morte sul set per cui verrà buttato fuori e basta- Royal la scrutò -Come fai ad essere così tranquilla?-
-Non sono tranquilla... per niente... sono solo passata dall'essere spettatrice di una situazione di stalking a una di tentata violenza: Leen e Kalinda non...- Sabe arricciò il naso -Come fa ad essere così normale? Come fa?!-
Ella strinse i pugni, lasciandosi crollare sul lavello. Si passò una mano sugli occhi: -Perdonami-
Sentì la stretta del ragazzo sul polso, delicata come solo Royal sapeva essere con una donna: -Non c'è niente da perdonare-
Le accarezzò le lacrime, portandole via da lei: -Cosa posso fare?-
Sabe chiuse gli occhi, inspirando: -Posso farmi una doccia? Però il bagaglio non è ancora arrivato, quindi io...-
-Troveremo qualcosa in cui non dovrai nuotare- sorrise il ragazzo -Els?-
Lei tirò lo sguardo su di lui, invitandolo a continuare.
-Michele non riesce a raggiungerci tra i ragazzi e lo studio di Caes a distanza. Non se la sente di lasciare tua nonna da sola. Mi dispiace- Royal abbassò lo sguardo solo per rialzarlo al tocco di lei.
-Smettila di dispiacerti per qualcosa di cui non hai colpa- trovò la forza di sorridere Ella senza neanche cercarla, le dita posate sull'avambraccio del ragazzo -Sapevo... beh, più o meno. Sapevo che sarei stata..m che sarei stata lontana da loro e dai ragazzi. Lo sapevo, lo so. Ce la posso fare-
La piega delle labbra smise d'essere pura determinazione per mescersi a qualcosa di molto simile alla felicità: -Ora ce la posso fare-
≠
Darrel alzò lo sguardo sul mare sardo, sabbia e sale sulla pelle.
Sai qual è stata la prima cosa che mi ha fatto capire che non avrei mollato?
La voce di Cinder sinfilò tra i suoi pensieri di prepotenza, una lacrima a mischiarsi al mare del quale la cute era pregna.
Tua madre e papà erano morti da tre settimane, più o meno... Quella mattina faceva freddo ma Alice era uscita senza neanche chiudersi la cerniera della felpa e io ero troppo occupata a pensare a chissà quale bolletta per accorgermene... Tu non hai detto nulla. Semplicemente, ti sei fermato e le hai tirato su la lampo. Quando t'ho visto, non ho potuto fare a meno di sorridere... perché eravate una famiglia già prima di me. E poi sono arrivata io e, con tutta la poca grazia di cui sono capace, ho trascinato anche Caes e Michael. Siete stati voi ad accettarci, Darrel, perché siete voi il cuore. Un cuore che è un po' una calamita, in realtà. Non importa cosa può succedere: voi batterete sempre, ci attrarrete sempre e noi continueremo a starvi intorno, anche se forse non costantemente e fisicamente. Okay? Una famiglia non si sgretola, se il suo cuore continua a battere.
Darrel non sapeva se sua sorella aveva visto la smorfia di fastidio che gli aveva attraversato le labbra quando lei si era accorta del biglietto sotto il suo letto. Non sapeva se aveva capito dei suoi timori. Non sapeva neanche se quel discorso se lo fosse preparato o meno... ma le aveva creduto.
Batti, Darrel. Credici. Non sto scappando, non lo sto facendo. Credimi.
Le credeva ancora.
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-Posso entrare? Devo prendere un cerotto-
Ella spalancò la porta nella sua bellezza di ciocche scure bagnate e pelle candida avvolta in un accappatoio nero dalle maniche rimboccate tre volte: -Ti sei tagliato?-
Royal si riscosse per aprire lo sportello dietro allo specchio: -Non è nulla-
"Ti attraversa metà del dito non è nulla!" Sabe seguì i movimenti del ragazzo nel fasciarsi il dito con una smorfia in viso, in silenzio.
-Coreano?- chiese lui, forzandosi per lasciar perdere il livido che spiccava chiaramente sulla pelle d'alabastro.
Ella annuì: -Mai provato-
≠
C'era un momento, durante la corsa giornaliera, in cui Royal sentiva lo sforzo tirargli i muscoli, il fiato spezzarsi.
In quel momento, aumentava lo sforzo, sempre.
Fino a sentire i polmoni bruciare, i nervi gridare...
Perché poi, dopo tutto quel dolore, arrivava l'estasi di sentire solo il cuore. Solo il cuore, nient'altro.
Lo sforzo rimaneva costante, smetteva di lacerarlo, i pensieri si eclissavano per lasciare il posto al battito miocardico.
Royal girò la maniglia dellacqua.
Nel momento in cui aveva visto Jamie sopra il corpo di Cenere, la voglia di appenderlo da qualche parte per le sue stesse budella gli aveva fatto prudere le mani.
Quando aveva visto il taglio sul viso di Kalinda, poi, la rabbia gli aveva quasi raggiunto il cervello.
Rabbrividì nella condensa calda, il ricordo delle botte che subiva la madre davanti agli occhi: "Dio..."
≠
Ella distolse lo sguardo dalla piccola libreria di Royal, distratta dalla voce del fattorino, le ciocche sfuggenti al fermaglio ondeggiarono.
Posò una consumata copia degli scritti di Du Bois per andare ad aprire.
-Grazie- sorrise prendendo la busta che l'uomo le porgeva in mano -Mi dia un attim...-
-Tenga- Roy allungò un paio di banconote al fattorino che lo ringraziò, augurandogli buon appetito, uno sguardo apprensivo alla ragazza.
Mai come in quel momento, Royal si sentì sudicio gladiatore, giudicato in un'arena che non meritava.
Sabe afferrò al volo, vestale comprensiva: -Spero che la sua serata sia meno stancante della nostra. Non fosse stato per lui, me la sarei vista davvero brutta-
L'uomo annuì solo parzialmente rincuorato, andandosene con il motorino.
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-Mi dispiace- sussurrò Ella -Spero di non averti offeso-
Il ragazzo aggrottò la fronte: -Offeso?-
-Magari non dovevo spiegare nulla. Non volevo metterti in una situazione scomoda- Sabe alzò il suo sguardo di sincero caos su di lui.
Royal appoggiò la busta sulla libreria: -Els, devo dirti una cosa-
-Che cosa?- lo sguardo di lei vibrò ma lui non lo vide perché i suoi occhi erano fissi sulla busta.
-Ho cancellato la tua foto- sputò lui, la vergogna nella voce.
-Quella del beluga?- sorrise lei sollevata dal fatto che non fosse una cosa grave -È stata una cosa dolce ma non eri obbligato a tenerla... neanch'io ho tenuto il tuo ricatto-
-No, io...- lui si passò una mano tra i capelli, inchiodandola di nuovo con quell'argento triste -La prima volta che sono stato a casa tua, quando ti sei svegliata sul divano e mi hai visto lì, io ti avevo fatto una foto-
Lo uccideva guardarla così, con le labbra schiuse e l'aria di chi provava a vedere qualcosa, le iridi tremanti nei suoi occhi, i lineamenti tesi.
-Non è una scusa ma pensavo, speravo, che ci saremmo rivisti- iniziò lui terribilmente insicuro di fronte all'estremo tentativo della ragazza di rimanere impassibile, vestale silenziosa e giudicante.
-Dopo un paio di giorni l'ho cancellata: non potevo fare così, non potevo comportarmi in quel modo, non se volevo essere diverso da mio padre o da un qualsiasi maniaco- Royal cercò lo sguardo della ragazza in un bisogno disperato -Ti prego, dimmi qualcosa-
-D'accordo- Cinder alzò le iridi d'implacabile caos su di lui -Prima di cancellarla, che hai fatto con quella foto?-
-Nulla- fu celere la risposta del ragazzo.
-Okay- scelse di credergli Sabe.
-Ma...- Royal tentennò, vedendo lo sguardo di lei incupirsi.
-Ma...?-
Lui aprì il suo portafoglio per porgere un quadrato sgualcito agli angoli.
Avrei dovuto chiederti il permesso ma eri troppo perfetta per perdere il momento e rischiare un no
Ella tornò a respirare, riconoscendo lo scatto appeso in camera sua: -Questo lo immaginavo Royal, questo non è un problema... ascolta, se io ti avessi detto di no, se lo avessi fatto più che seriamente, se te l'avessi detto inequivocabilmente... tu avresti cancellato quella foto? Avresti tenuto questa?-
Gli mostrò il piano americano con quello sguardo che gli ricordava i segreti dei boschi e la limpidezza dei rivoli, l'espressione comprensiva di chi avrebbe fatto comprendere anche a lui.
Scosse la testa fissandola negli occhi: -Non sarebbe stato piacevole, ma no. Avrei cancellato tutto, non sono un maniaco-
-Esattamente- Isabella gli restituì la polaroid lasciandogli la mano in una carezza, lo sguardo dolce e determinato che la distingueva da ogni altra persona al mondo -Va bene, hai fatto un errore. Te ne sei accorto. Hai rimediato-
-Grazie- sussurrò lui, tirandola dolcemente verso di sé.
-Per cosa?- inarcò un sopracciglio Sabe contro il suo petto.
-Per aver capito-
≠
-Finito- Cenere uscì sulla porta del bagno in una maglietta che le arrivava quasi al ginocchio.
Roy represse il riso: -Domani andiamo a comprarti qualcosa-
-Il bagaglio arriverà domani sera... non puoi prestarmi qualcosa e basta? Ho solo euro e sterline nel portafoglio- la voce di Sabe fu quasi inudibile.
-Posso pagare io-
Ella scosse la testa, lo sguardo fisso su di lui.
-Ma ci cadi dentro, Els- provò a farla ragionare Royal.
-Meglio- sostenne il suo sguardo lei.
-Prego?-
Sabe arricciò il naso: -All'inizio del liceo ero completamente imbottita di cortisone. Non entravo più in un vestito che fosse uno e mi sentivo uno schifo. Ora sto bene ma preferisco i vestiti larghi: quando tiro su una lampo, ho ancora il terrore che s'inceppi perché il jeans o il vestito è troppo piccolo per me... è stupido, lo so, ma ci sto lavorando. Fra qualche mese, forse, riuscirò a fare shopping senza questa fobia. Azzardati a prestarmi dei soldi, comunque, e io torno in Sardegna-
-Lo faresti davvero?- sorrise Royal facendosi da parte nel capire la sua intenzione di raggiungere il divano.
-No- Sabe si voltò per camminare all'indietro -Ma potrei diventare intrattabile per giorni-
-Più di così?- ammiccò lui ridendo, beccandosi un cuscino in faccia.
-Molto, molto, peggio-
≠
Era partito tutto dalla sua cuscinata...
Ora Royal era a un soffio da lei, decisamente sopra di lei, attento a non farle male.
Da quanto la stava fissando così?
Il ragazzo si tirò su, schiarendosi la gola: -Scusa. Tutto bene?-
Sabe si sedette, guardandosi intorno: -Pensa che macello avremmo fatto, se tu avessi avuto più di due cuscini-
-Me ne prendo uno da sopra- sorrise lui, allontanandosi.
-Me?- inarcò un sopracciglio lei.
-Tu dormi nel mio letto- non si voltò neanche Roy, sottintendendo l'ospitalità americana.
-Tu dove hai dormito, a casa mia, Royal?-
Il ragazzo lasciò passare qualche istante: -Tu mi hai offerto un letto-
-Che tu hai rifiutato. Io rifiuto il tuo letto, lì ci dormi tu- Sabe si sedette a gambe incrociate sul sofà -Mi sono affezionata al divano: ci ho già letto sopra, ci ho mangiato, parlato... io e il divano abbiamo vissuto tanto insieme, non puoi strapparmelo così!-
-Com'è che riesci ad essere convincente anche quando fai così?- fece a mezza bocca lui guadagnandosi un'espressione vittoriosa da parte di Ella.
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-Prendi- fece Roy lanciandole un cuscino dal soppalco.
E lei lo prese. In faccia.
-Tutto bene, impiastro?- rise lui, vedendola rialzarsi dal divano.
-Non trovò più la mia dignità ma quello è un problema ricorrente- riuscì a sorridere lei, sistemandosi e guardando in su -Buonanotte-
-Buonanotte- sussurrò lui spegnendo le luci e infilandosi sotto le coperte, la pelle che gli chiedeva una carezza di quell'angelo caduto nel suo salotto.
"Pazienza" s'intimò "A piccoli passi"
Non voleva spaventarla e, a conti fatti, ne aveva paura anche lui: dopo una carezza, un bacio, che sarebbe successo?
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