72. "Maledetto De Gregori"
Quando aveva alzato gli occhi su di lui, Royal s'era sentito togliere il fiato.
Come al solito, Ella lo riusciva a far sprofondare nell'abisso sollevando appena le palpebre, e come al solito, lui non era abbastanza preparato.
Ma come ci si poteva mai preparare al caos? A quegli occhi scuri, rabbia e paura?
Lo sguardo di Cinder si schiarì di poco, quel tanto che glielo consentiva il nocciola delle iridi.
-Che ci fai qui?- domandò con un sorriso tra lo stupito e l'imbarazzato, un lieve rossore sulle gote.
-Dovevo parlarti- ricambiò lui.
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-Quanto rimarrai?- domandò Ella infilandosi il vestitino sulla pelle impregnata di mare, cercando di non guardarlo.
Il viso rorido offerto al sole sardo, lui le rubò giusto un'occhiata, da sopra la sabbia: -Solo un paio di giorni. Poi iniziano le riprese-
-Perché proprio ora?- sollevò lo sguardo su di lui Sabe.
Roy stiracchiò le labbra: -Mi mancava non poterti vedere di persona e le cose là sembrano essersi sistemate-
Lei abbassò lo sguardo tirandosi indietro una ciocca bagnata: -Le cose?-
Le dita di Royal le sollevarono il mento, dolci e irremovibili, mentre lui si chinava su di lei: -Sei bellissima-
La pelle della ragazza s'accese di colpo sugli zigomi ma lei allontanò la mano di lui: -E tu stai cambiando discorso-
Il ragazzo le sfiorò una gota con le nocche: -Lo sto facendo anche bene, a quanto pare-
Ella gli lanciò uno sguardo ammonitore ma lui vide solo le sue labbra piegate in un accenno di sorriso.
-Allora- si scansò di nuovo lei con le guance della stessa temperatura della sabbia -dove alloggi?-
-Dai tuoi nonni. Renata li ha minacciati o qualcosa del genere, credo- decretò innocente lui vedendole tutto il colore preso scemare in un battito di ciglia.
-Quella donna ha deciso di farmi odiare davvero dagli Shaw- borbottò Ella chinandosi a prendere le scarpe di tela per poi salire i gradini senza -Tu non vieni?-
-Così?- s'indicò il corpo Royal.
Lei spalancò gli occhi, abbassandoli sul ragazzo in boxer di fronte a lei: -Oh, no, no! Certo che no-
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"Vermiglia" si decise infine Ella.
L'aggettivo che meglio avrebbe descritto in quel momento Cecelia Black era decisamente "vermiglia".
Cinder seguì con lo sguardo le chiazze rossastre che si stavano delineando sulla faccia e sul collo della donna. Quel minimo di preoccupazione materna, nonostante l'antipatia per la nonna, prevalse: -Tutto bene?-
-A. Meraviglia- stroncò il discorso la donna senza neanche salutare Royal. Si voltò, furiosa come non mai e filò dritta in spiaggia per cercare Renata e dirgliene un paio.
-Razzista- Emily dalla finestra aperta sopra di loro non si fece troppi problemi.
Sabe sospirò, voltandosi verso Roy: -Mi dispiace-
Lui sorrise: -È solo per una notte: domani sera sarò già su un aereo-
Isabella annuì, scura in volto, lo sguardo già altrove: -Vieni-
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Royal si rigirò la piccola rondella argentata tra le mani.
Quant'era sano continuare così?
Si passò una mano sul viso, la pelle di cuoio gli ricordò ancora una volta che quella di seta bianca di Isabella sarebbe stata decisamente sbagliata vicino alla sua.
Troppo bianca, troppo delicata, preziosa, liliale...
Eppure, nonostante lui ci sperasse soltanto, nonostante lei ci sperasse soltanto in quel suo modo troppo controllato... Ely ci credeva, Michael ci credeva, Caes ci credeva, Aileen pure. E Meredith, Emily, Alice, Dorian, Pamela, James, Iris...
Si rimise l'anello in tasca, un'ombra dello sguardo di disgusto di Cecelia ed Anthony nella testa.
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-Lo stai evitando, non è vero?- Renata si accomodò accanto alla nipote che storse il naso, bianco di crema.
-Solo un pochino- sospirò Cenere.
La nonna le spalmò meglio la protezione in uno dei loro rari momenti di dolcezza condivisa: -Lui lo sa?-
Ella scosse la testa: -È stata una pessima idea-
-Suppongo di sì- commentò la donna -Ma ora che hai rotto le uova...-
-...devo farci la frittata- esalò Cinder.
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-Non dovresti essere con mio fratello, in questo momento?-
-Volevo essere sicura che non ci fossero sorprese al mio arrivo- la voce di Ella sembrò insinuare qualcosa, un po' come quando gli chiedeva se avesse qualcosa da dirgli.
-Che sorprese vuoi che ci siano?- domandò giocando con una matita nello studio di sua madre, Ely.
-Belle?- sospirò la ragazza.
-Tutto bene, Senerei?-
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-... quel traguardo volante ti vide in manette
Brillavano al sole come due biciclette
Sante Pollastri il tuo Giro è finito
E già si racconta che qualcuno ha tradito...- Ella si guardò intorno, in mezzo ai suoi fratelli e alla nonna che, chitarra in mano, passava da Rimmel a La donna cannone senza quasi prendere fiato. Un contralto che non sentiva la fatica delle note basse...
Royal era sparito.
Proprio quando Ella aveva deciso di prenderlo di petto, lui aveva smesso di farsi trovare.
La ragazza storse il naso, recriminandosi la latitanza delle prime ore di Roy in Sardegna.
-Vai- le intimò Renata prendendo un sorso di tè freddo -Vai a cercarlo-
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-A Cinder non piacerà- si scompigliò i capelli un corrucciato Michael.
-Isabella si renderebbe martire per quei bambini ma ha deciso di fare la prima pazzia della sua vita- continuò Caes al telefono, con Renata dall'altro capo che inventava parole in inglese e parlava troppo velocemente in italiano.
Michele sorrise nel sentire l'arringa della donna continuare, la maglia falba a rendere i suoi capelli color miele di castagno ancora più belli sotto lo sguardo del marito.
-Andata- decise per entrambi Verdi -Prepara un Martini; stiamo arrivando a far diseredare completamente Cinder e a bloccare qualsiasi ipotetica accusa di negligenza verso i piccoli dei due cicisbei-
La risata un po' roca dell'anziana si dichiarò d'accordo.
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-Perché ci fa così paura?- la voce di Cinder gli sollevò gli angoli della bella bocca in un sorriso mesto.
-Cosa?- domandò Royal voltandosi a guardarla sul masso sul quale si era seduto a guardare le pennellate di rosa e arancio tingere l'azzurro del cielo in un tramonto da film.
-Parlarci. Parlarci davvero- Ella sedette accanto a lui, attenta a non sfiorarlo ma a una vicinanza tale da poter sentire il calore l'uno dell'altra anche nel fresco della sera.
Roy fece per alzare la mano e accoglierla contro il braccio ma si bloccò prima: "Che devo fare con te?"
-Io ho ancora qualche scheletro nell'armadio, suppongo che sia così anche per te- esalò quella prima verità, cruda nella sua interezza, dopo tanto tempo.
Sabe sospirò e decise di imitare il suo coraggio: portò il peso del suo corpo decisamente più vicino a lui fino a posargli la testa contro.
Lui, sorpreso, la circondò lentamente con un braccio, dandole tutto il tempo di ritrarsi. Ella s'irrigidì appena per poi chiudere gli occhi in un sospiro, la guancia schiacciata sul busto di Royal.
-Pensi che ci arriveremo mai?- le chiese lui dopo un attimo.
-A cosa?-
-A dirci le cose veramente importanti, a fare dei veri passi avanti...-
-Non lo so- mormorò Ella -Considero comunque dei passi avanti quelli che abbiamo fatto ma forse non sono quelli giusti. Forse non è abbastanza per...-
-Per...?- Roy non riuscì a contenere il suo bisogno di sapere.
Lei si scostò da lui alzando il suo limpido caos sugli occhi di perla grigia del ragazzo: -Per qualcuno che non vuole essere solo un amico-
Lui aprì la bocca ma Sabe gli impedì di parlare, una mano sulle sue labbra.
-Ti ho chiesto di essere mio amico, di vedermi come un'amica perché per chi io considero tale farei di tutto. Tutto tranne baci e lenzuola Ora, però, non so cosa fare con te-
Lui alzò un sopracciglio dandole un colpetto gentile alla mano.
Lei abbassò il braccio sciogliendolo dal suo voto di silenzio imposto.
-Non sai cosa fare con me perché non sono solo un amico?-
Ella abbassò lo sguardo tirando dietro il lobo uno dei suoi adorabili cernecchi.
Quando rialzò lo sguardo su Roy lui stava sorridendo dell'imbarazzo che le imbrattava le guance di rosa.
-Non mi sembra di essere mai stata considerata tale da parte tua- tentò di sembrare superiore lei, alzandosi.
-Incredibile!- la sfotté lui imitandola -Anche quando sei rossa dalla testa ai piedi, non riesci proprio ad abbassare la guard...-
-È ustione da sole- sorrise Ella continuando il gioco.
-Certo- la imitò l'altro avvicinando il viso al suo -Guarda che, anche se non sono bianco, so come funziona-
Sabe lo fissò negli occhi, il sorriso da bimba sempre più birbante sulle labbra.
Prese il ragazzo per la nuca e, rapida, gli lasciò un bacio rapido in punta di labbra.
Si staccò per vedere la reazione del ragazzo che, inclemente, le sorrise: -Questo non lo fai con gli amici, quindi-
Isabella sussultò, irrigidendosi, quando sentì le dita di Royal sui fianchi.
Il ragazzo se ne accorse: -Els... sei afefobica?-
Cinder sospirò chiudendo gli occhi: -No... non credo. Solo non mi piace che mi tocchino. Lui mi ha presa per i fianchi prima di fermarsi...-
Veloce, Cenere, tenne ferme le mani di Roy sul suo corpo: -No! Va bene. Non toglierle, io... devo... voglio affrontarlo comunque. Solo... non non cercare di più. Per favore. Non non oggi-
Le lune del ragazzo cercarono ancora la sincerità di quei soli che aveva imparato ad apprezzare come solo l'amore poteva: -Non deve essere una costrizione, Els-
Gli occhi della ragazza luccicarono di verità: -Non è una costrizione. Non l'è-
Royal alzò una mano sul suo volto, il pollice di cuoio le accarezzò la pelle di seta: -C'è altro, vero?-
Ella chiuse gli occhi al contatto, alzando ancora il viso, svelando minuscole efelidi sul naso e le gote: -La notte in cui abbiamo dormito insieme... Era anche per quello. Era, è sempre... anche per quello: non riesco a rilassarmi, credo. Io...-
Roy ripeté il gesto sul suo zigomo e lei tacque, irrigidendosi appena, fissando gli occhi nei suoi nel trattenere il respiro dietro la chiostra dentale, lo sguardo spalancato e le labbra dischiuse.
-Non è colpa tua. Non è colpa tua- il ragazzo sollevò anche l'altra mano sul suo viso.
Sabe abbassò le palpebre a coprire le iridi di bosco, la voce del basso a solleticarle le orecchie.
-Posso?-
Ella annuì ad occhi chiusi, il fiato di Royal che si mischiava al suo.
Piano, dolcissimo, lui le sfiorò la bocca con la sua, le mani a scendere fino a racchiudere il volto della ragazza in una coppa.
Els... Els era come miele anche nelle labbra, quella delizia che aveva scoperto da bambino e che non gli bastava mai.
Era impacciata, insicura ma... era dolce, dolcissima, anche nella sua tenera goffaggine.
Sentì le sue piccole mani appoggiarsi sul petto, quasi a cercare di raccogliere il battito sotto pelle e stoffa.
Si tirò indietro sollevando le palpebre per vederla, bellissima con le gote rosse come il crepuscolo esploso intorno a loro.
Le accarezzò una guancia in quel modo che la faceva rabbrividire, forse, di caldo.
-Questo è ancora il sole?- non riuscì a trattenersi.
Cenere spalancò gli occhi, il sorriso sulle labbra e il piccolo pugno chiuso a sbattere scherzoso sul suo petto, proprio dove il cuore era appena ritornato al suo posto.
Royal spense la risata nell'istante stesso in cui lei alzò i suoi soli su di lui: -Sei felice?-
Annuì, frenando l'impulso di circondarla con le braccia e limitandosi ad accarezzare in circoletti da pelle doca la pelle dei bicipiti: -Sì. Ora sì, decisamente-
Qualcosa, in quello sguardo dai colori troppo freddi, dette letteralmente fuoco a ciò che rimaneva di bianco sulla pelle della ragazza che abbassò lo sguardo ancora una volta, le dita a volarle tra i capelli.
-La tua insolazione sta peggiorando; dovremmo rientrare- sorrise Roy sistemandole una ciocca dietro l'orecchio al posto suo.
Ella avvampò ancora di più ma non perse la lucidità: -Conti di fare battute ancora per molto, su questo?-
Il sorrisino del ragazzo la costrinse a deglutire: -Royal?-
-EL-LA!-
Sobbalzarono entrambi.
-È mia nonna- corse dietro la voce, Cinder.
Roy sospirò, seguendola a ruota, sperando di riuscire a dire alla ragazza quel che aveva in mente da quando aveva deciso di raggiungerla lì.
Aggrottò le sopracciglia: in quel marasma sarebbe mai stato possibile?
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-Piove- decretò l'ovvio Cecelia rientrando nel salone.
Ella spezzò il carasau allungandolo a Royal, due posti più in là, con lo sguardo perso nel vuoto.
-Tutto bene, Cade?- Renata fece passare l'insalatiera.
-Non riesco a finire un disegno- fece abbacchiato il piccolo.
-Quello degli uccelli in volo? Contro il sole?- domandò Darrel.
Alice si strofinò gli occhietti, appoggiandosi contro Roy con tranquillità: -Ella, posso andare a dormire?-
La sorella s'alzò tendendo una mano, lo sguardo presente e ingentilito, la mano ad afferrare quella ancora più minuta della bimba: -Stella o canzone?-
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Sabe si sporse fuori dalla finestra per recuperare la coperta fradicia stesa sul filo.
-Maledetto De Gregori- bofonchiò.
Tra l'anello perso in spiaggia, uccellini a volare nel vento, coperte gelate, pioggia di un'estate al termine delle vacanze, una buonanotte alle Stelle e un tè preso al volo... diamine, aveva azzeccato tutto.
"... Questa notte è per te..." si canticchiò in testa gettando la stoffa pregna d'acqua nel lavandino pulito.
⏯️ Carasau
Il pane carasau (conosciuto anche come pane carasatu, pane carasadu, pane fine, pane 'e fresa o pane fatu in fresa) è un tipico pane sardo diffuso in tutta la Sardegna, a forma di disco molto sottile e croccante, adatto a essere conservato a lungo.
Il termine sardo deriva dal verbo sardo carasare, che significa tostare. Durante la carasadura il pane viene rimesso nel forno per la cottura finale; tale cottura lo rende croccante.
Fonte: Wikipedia
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