69. Sessantacinque rose
Passarono altri due mesi di corse, minuti rubati per le videochiamate, pagine digitali pregne di parole, pacchi postali intercontinentali e litigate su litigate con Acosta e le sue presunzioni; le paranoie su Maggie e gli sfoghi di Emily che diceva tutto senza dire nulla, Alice e i suoi silenzi, Aileen che finalmente riusciva a respirare di nuovo grazie al sorriso che Meredith non dimenticava mai di rivolgerle, costruirono pian piano una nuova routine per Sabe.
Cenere lanciò un'occhiata alla manica di avvocati che avevano preso il possesso del salotto in attesa di una vera e propria sistemazione dello studio legale. Fece danzare il filtro nell'acqua bollente e si mosse per la cucina facendo attenzione a non urtare i cavi delle prolunghe che partivano dalle camere. Sospirò.
I punti fermi, però, rimanevano: Cecily con i progressi nel cucito, Dorian e le letture, Margaret e i suoi tè, Darrel e le opinioni contrastanti con Rose, Cade e i suoi murales in continuo mutamento tra le pareti della stanza, Alice...
"Già. Alice" storse il naso Ella passandosi una mano nei capelli senza notare lo sguardo del collega di Caes che indugiava sulla sua figura prima di riprendersi e continuare il lavoro.
-Ho bisogno di te-
Isabella alzò lo sguardo sulla porta andando verso l'inquilino che aveva preso il posto di Mark: -Che hai combinato ancora, Lloyd?-
-Mi è sfuggito- s'accasciò sulla sedia lui.
Lei sappoggiò al bancone: -Cosa, ti è sfuggito?-
-Le ho detto che l'amo- abbassò gli occhi vergognoso lui.
Cenere si morse il labbro inferiore con una smorfia: -E lei?-
-È scappata-
Una risatina si levò dai divani bianchi e Sabe alzò la testa ad incontrare lo sguardo di una donna che ebbe il buon gusto di tapparsi la bocca con la mano e abbassare gli occhi imbarazzata.
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-Non ne senti neanche un po' la mancanza?- Sabe si fermò all'incrocio, lasciando passare un nonnino che viaggiava ai venti all'ora sulla carreggiata.
Alice sui sedili posteriori, lanciò uno sguardo alla radio spenta: -No-
-Cos'avevamo detto sulle bugie?- ripartì Ella dopo aver controllato.
La bambina sbuffò, nascondendo il viso contro il finestrino.
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-C'è qualcos'altro?- domandò Meredith alzandosi dal divano.
L'uomo che stava valutando cercò gli occhi della moglie per poi prendere una busta bianca dal libro sul tavolino e accennare al mazzo di fiori nel vaso: -Due settimane fa è arrivata questa... insieme a quelle. È stata lei?-
L'assistente sociale aprì la busta e riconobbe immediatamente la scrittura:
Non posso prometterti nulla, ma tu mi hai cambiato la vita.
Qualsiasi cosa succeda, non pensare mai di aver vissuto invano.
Anche se tu non mi conosci, non mi dimenticherò mai di te.
-Quante sono?- domandò iniziando a contare le rose.
-Sessantacinque, l'abbiamo notato anche noi- luomo la guardò timoroso -Sa chi possa essere?-
Meredith sorrise, annuendo: -Sì. Lei è un angelo-
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-La vogliono adottare anche se sanno quel che comporta? Anche se sanno che non è finita?-
-Sì-
-A volte mi chiedo perché diamine sembra andare tutto a rotoli nel mondo... e poi succede qualcosa di incredibile e bellissimo come questo... e mi dico che non è così male, questa vita-
Meredith sistemò la cartella di Melanie Lansbury con un sorriso sul volto, il ricordo di quando Ella l'aveva raggiunta in ospedale con i documenti del caso dimenticati a casa sua e aveva visto la ragazzina al di là del vetro.
-I bambini la chiamano "la malattia delle sessantacinque rose", lo sapevi?-
-No. Perché?-
-Prova a dire "Cystic Fibrosis" quando hai ancora i denti da latte...L'ho sempre trovata una cosa bellissima. Struggente ma bellissima...-
La donna chiuse la porta del suo ufficio sorridendo. Nella mente, Cinder che alzava le spalle con una smorfia abbozzata sulle labbra fini.
Isabella Cenere era davvero l'angelo custode di tante persone. E neanche se ne rendeva conto.
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-Lei cosa fa per il blocco dello scrittore?- domandò Acosta al cellulare.
-Mai avuto. Più che altro, ho il problema contrario: troppe idee e nessuna voglia o troppo poco tempo- storse il naso Ella, dando un'occhiata ai conti del mese -Faccia una passeggiata, sperimenti qualcosa di nuovo, si trovi un attimo per sé e lasci perdere i personaggi per un po'-
-Lei ci riesce?- domandò scettico l'uomo.
-Naturalmente no, ma vale la pena tentare- abbozzò un sorriso la ragazza, tamburellando sul tavolo con la penna.
-Non mi ha ancora detto che cosa ne pensa dei libri- la imbeccò lui, platealmente poco casuale.
-Sì, invece- aggrottò le sopracciglia Sabe.
-No, invece- sorrise lui, certo di vincere.
-L'ho sottinteso- sbuffò Cenere con la voglia sotto gli antiscivolo.
-Allora?-
-Se è in cerca di complimenti sa che non sono la persona più adatta- si alzò per portare la tazza nel lavello.
-Ma è quella più onesta. Editore strapagato a parte-
Cinder sospirò: -Lei è permaloso-
-Non è...!-
-Vero?- suggerì Sabe con un'espressione più che eloquente al muro.
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-... Loved me with your worst intentions
Painted us a happy ending
Everytime you burned me down
Don't know how for a moment it felt like heaven
And it's so gut wrenching
Falling in the wrong direction...-
Alice finì di piroettare sul palco. La base, totalmente discordante dalle scarpette da ballo, a spezzare la quiete, spezzare la pace che la coglieva sempre meno...
Quel libro, quel maledetto libro. E i petali di rosa... Perché?
Si fermò in posa, le lacrime a rigare il visino d'angelo.
Aprì gli occhi e le mancò il respiro.
Ella si staccò dal muro, sciogliendo le braccia incrociate, e la raggiunse, sedendosi sul palco: -Farà sempre parte di noi. Non importa in che quantità, non importa quanto cerchi di respingerla. Credimi, io ci ho provato a stare lontana dalla musica... e non ho il tuo dono... non puoi vivere senza, Alice, soprattutto se sei nata con questo tipo di sensibilità-
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Emily gettò il suo diario contro il muro: -Cazzo, cazzo, cazzo!-
Guardò il libro di biologia sul pavimento e corse alla scrivania per mandare un messaggio a William, le note a penna rossa che le instillavano la voglia di piangere nell'anima.
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Sono stato invitato ad un vernissage
Ella gettò un'occhiata al messaggio di Ely corrugando le sopracciglia: Congratulazioni. E quindi?
La risposta smise di farsi attendere: Quindi ho bisogno di te che mi fai fare bella figura
Sorrise: qualcosa stava iniziando a girare per il verso giusto anche a Ely, infine.
Gli occhi azzurri di Johnson erano andati un po' più in là delle apparenze solo con lei, a quanto ne sapeva. Se aveva bisogno di fare una buona impressione, magari, era riuscito a trovare qualcuno che avrebbe solo dovuto ringraziare per averlo nella sua vita.
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-Mi dispiace- sussurrò tra i capelli di Alice quella notte -Mi dispiace tanto-
-Quando smetterà di fare male?- mormorò la bambina nell'abbraccio della sorella.
-Mai- fu brutalmente onesta Ella -Ma, con il tempo, diventerà sopportabile al punto che ti sembrerà di aver quasi dimenticato cos'è il dolore. E poi si riaprirà quello squarcio, quando vedrai qualcun altro andarsene ma una cosa te la posso promettere, tesoro: ci sarà sempre qualche motivo per continuare a vivere. Questo non vuol dire che sia facile, ma devi smetterla di esistere soltanto, okay? Fanno male, queste botte, ti lasciano lividi invisibili, ferite sottopelle ma... se riesci ad affrontare il dolore, diventi più forte, tesoro mio-
-Mi manca ballare- ammise la piccola -Mi manca Ev che mi porta una rosa rosa e che mi dice che sono nata per questo-
-Lo so- la strinse Sabe a sé -Lo so-
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Alice si addormentò, stremata.
Il cuscino sapeva di sale e dolore sussurrato, l'aria era satura di segreti mormorati alla luce del paralume; Cinder sciolse la stretta e le rimboccò le coperte.
Andò all'armadio e aprì la scatola.
Una busta bianca di falsa innocenza le balzò davanti allo sguardo.
La prese tra le mani, schiudendola appena; l'odore di rosa essiccata le raggiunse le narici.
La richiuse, sospirando e la rimise al suo posto.
Sfiorò con un dito le mezze punte di Alice, quel pensiero tersicoreo che, in fondo, aveva sempre fatto parte della bambina, anche quando aveva cercato di rinnegarlo...
Un mugolio la fece raggiungere la stanza di Dorian.
-Tutto bene?- chiese socchiudendo la porta mentre il fratello accendeva la lampada con una smorfia.
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-Appendicite. Bisogna operarlo. Ora- fece il dottore dopo averlo visitato.
-Ma...- protestò il ragazzino.
-Stai tranquillo- sorrise l'uomo in camice bianco -Ma devi rimanere per la notte-
-Questo non mi aiuta a stare tranquillo- mugugnò il ragazzino.
Ella gli strinse la mano: -Michael e Caes stanno arrivando e...-
-Puoi restare tu?- la guardò con gli occhi grandi il ragazzino -Loro non sanno neanche chi sia Antinoo, non posso parlare con loro-
Sabe trattenne il riso, annuendo: -Va bene-
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Dorian si svegliò e sorrise, vedendo la sorella raggomitolata sulla scomoda poltrona dell'ospedale, la mano tesa verso il letto a stringere la sua: -Grazie-
La notte prima, in realtà, non erano riusciti a parlare dopo l'intervento ma già solo averla lì era una cosa stupenda: Michele lo capiva ma mai come sua sorella e Caes... Caes era su un pianeta troppo diverso dal suo, anche se gli voleva un bene immenso.
⏯️ Fibrosi cistica
Malattia genetica grave maggiormente diffusa (www.LegaItalianaFibrosiCistica.it per maggiori informazioni)
Viene altresì chiamata "la malattia delle sessantacinque rose" perché storpiata in "Sixtyfive Roses".
⏯️ Vernissage: Cerimonia di inaugurazione di una mostra di pittura; estens., manifestazione artistica che costituisce una prima prova in pubblico (fonte: Oxford Languages).
⏯️ Antinoo:
Figlio di Eupite (Εὐπείϑης), è secondo l'Odissea il più scellerato e il più insolente dei proci, i pretendenti di Penelope. Benché dovesse gratitudine a Ulisse, che ne aveva accolto il padre straniero e fuggiasco, è insolente con Penelope e con Telemaco, e va macchinando ripetutamente la morte di quest'ultimo. Insulta Ulisse travestito da mendicante (e quindi, secondo il concetto omerico, sacro ospite) e anzi lo colpisce alla spalla destra con uno sgabello. Cerca, più che può, d'impedire o ritardare il certame dell'arco. Quindi ben giustamente è ucciso per primo tra i proci da Ulisse con un dardo, mentre tiene alzata la coppa per bere. Il padre cerca di vendicarlo, ma ha la peggio, ed è ucciso dal vecchio Laerte, al quale Atena dà forza soprannaturale.
Fonte: Treccani
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