68. Fantasma senza volto

-La ami?-

-Sì. Ma non nel modo in cui l'ami tu... non mi metterò mai tra voi due perciò, ti prego, non portarmela via... strappami un braccio, piuttosto. Se non fosse stato per lei, io... ti prego-

-Va bene-

Ella spalancò gli occhi, nel buio: -Dannazione!-

Gettò un'occhiata alla sveglia: le cinque del mattino.

Poggiò i piedi nudi sul pavimento freddo decidendo che tanto valeva alzarsi e farsi uno stramaledettissimo tè.

Gettò un'occhiata fuori dalla finestra e trattenne il respiro nel vedere un'ombra scivolare nel giardino.

Appoggiò una mano al vetro, cercando di osservare meglio.

Sorrise, riconoscendo Malpelo trotterellare sotto la pioggia di metà marzo.

-Palla di pelo- si passò una mano tra i capelli e spense il microonde, tirandone fuori la sua tazza, facendo le condoglianze alle buone abitudini piene di poesia della sua metà inglese.

Si avvolse nella coperta stesa sullo schienale del divano bianco, la ceramica tra le mani, lo sguardo perso; dal mese precedente gli incubi erano tornati e non aveva certo bisogno di uno psicologo per capirne i motivi.

Sospirò, ripescando il cellulare dalla tasca dei jeans che l'aspettavano sulla sedia vicina alla stufa.

Nessuna notifica da Aileen o da Rose.

In compenso, Olivia invitava Ily a casa sua e il padre di un compagno di classe di Darrel berciava contro il sistema educativo inglese sul gruppo della classe.

Il mondo andava avanti, insomma.

Anche con White che provava ancora ad avvicinare Leen quand'era da sola e la polizia che non poteva far nulla di più di quel che stava già facendo...

Sabe si massaggiò il collo: se non altro, non doveva più stare totalmente in all'erta con Emi.

Caes aveva detto qualcosa ai genitori di Will e da quel momento loro guardavano malissimo sua sorella che, per par condicio, rapiva il suo fidanzato costringendolo a girare per casa Shaw rendendo Ella molto più tranquilla, almeno su quel fronte.

-Vuole vederlo?- domandò Acosta in videochiamata sul portatile della ragazza.

-Sì che lo vuole!- sbottò la Davies accomodandosi accanto a lei, dimenticando il bollitore sui fornelli spenti.

Lo scrittore girò la telecamera del cellulare su un computer decisamente diverso da quello di Cenere.

Margaret sorrise soddisfatta di fronte al conosciuto sguardo che campeggiava in centro all'apparecchio: -Sarà stupendo. Aron-

-Ella! Ella, aprì!-

La ragazza si precipitò alla porta che stava per crollare sotto i battiti di Leen.

-Che succede?- schiuse le labbra di fronte alla ragazza bagnata fradicia, col cappuccio della felpa gialla tirato su alla bell'e meglio sui ricci disordinati, le ciglia imperlate di pioggia e lacrime, i palmi dolenti a forza di battere sul portone di casa Shaw.

-White- singhiozzò lei crollandole addosso.

-Cos'ha fatto quel verme?- mormorò Sabe stringendola a sé.

Meredith entrò nel salotto degli Shaw cercando con lo sguardo la sua ragazza.

-Grazie- mormorò a Sabe che annuì seria già col cappotto addosso, pronta per andare a prendere i ragazzi e lasciarla insieme a Caes e ad Aileen ancora in lacrime in cucina.

-Si risolverà?- domandò Isabella mettendo il vasetto di porporina in una scatola colorata.

-In un modo o nell'altro- sospirò l'avvocato porgendole una confezione di pennarelli misti.

-Non mi piace questa risposta- mormorò Ella abbassando gli occhi.

Caesar sospirò: -Neanche a me ma mi sono appena licenziato, non posso fare affidamento sui miei colleghi perché sto cercando di aprire uno studio mio-

Sabe sbatté le palpebre, piccata dalla sorpresa ma con un sorriso dipinto in viso: -... congratulazioni?-

Cenere si ribaltò nel letto, sbuffando.

Accese la luce e si avvolse nella coperta, trascinandosi sulla sedia accanto alla scrivania.

Cara Myricae

-Hai delle occhiaie spaventose- le sussurrò Michael prendendole la tazza dalle mani.

-Lo so- mormorò lei esalando -Ho paura per Leen: sono mesi che quel cane le sta addosso e adesso sta provando ad avvicinarla-

-Cane- sorrise lui -Proprio non ce la fai ad essere volgare, eh?-

Lei forzò una smorfia mestamente divertita: -No-

-Ti prego. Ti prego...-

Il supplicato privo di viso sorrise; Ella si risvegliò sul suo letto, l'immagine di un abito bianco e dell'uomo senza volto in abito da cerimonia ancora negli occhi.

Allungò la mano sulle piastrelle del pavimento, tastando alla ricerca del cellulare che le segnalò le quattro di mattina.

Sei sveglia?

Ella alzò un angolo delle labbra, maledicendosi per l'attenzione che destava in lei quel ragazzo a migliaia di chilometri di distanza.

Anche tu, a quanto pare

La risposta la raggiunse in un attimo: Ti va di sentirci?

Fammi trovare un paio di cuffie, digitò rapida per poi accendere la luce sopra di lei e alzarsi a rovistare sulla scrivania in cerca degli auricolari.

Ella aprì gli occhi stranendosi nel non sentire la sveglia.

Si stropicciò gli occhi nel buio della stanza e si accorse del cellulare schiacciato sotto il suo braccio.

Impiegò un paio di secondi a ricordare la chiacchiera sussurrata e i sorrisi che l'avevano fatta sprofondare in un sonno più tranquillo del solito; provò ad accendere il cellulare per controllare l'orario ma si accorse che era scarico.

Schizzò fuori dal letto, in mente la più che plausibile possibilità del ritardo.

Come arrivò in cucina, gettò un'occhiata all'orologio già col cuore in gola: le sette.

Tirò un sospirò di sollievo e mise sotto carica il cellulare pensando a cosa procacciarsi per la colazione.

Nel parcheggio di fronte alla scuola dei gemelli, Ella accarezzò il volante, pensierosa: dall'inizio dell'anno, Cecily e Cade non avevano manifestato segni sul fisico o violenza psicologica subita ma, ormai, dopo aver sottovalutato il mal di stomaco della sorellina mesi prima, non si fidava più di nulla.

Prese il cellulare per scrivere un messaggio a Maxwell; se non ricordava male, un'oretta prima le aveva domandato qualcosa su un'ennesima riunione inconcludente del comitato "mamme bisbetiche" della scuola.

Sotto al contatto del poliziotto, la notifica di due messaggi da parte di Royal la fece cambiare idea; si rimproverò mentalmente per il sorriso sbocciatole in viso ma aprì comunque la conversazione.

Stanotte sei crollata e io non ho resistito. Perdonami: eri troppo bella per non rischiare

Sabe spalancò gli occhi nel vedere la schermata inviatale dal ragazzo: gli occhi chiusi, il pugno in prospettiva a celare bocca e collo all'immagine, la massa semi-riccia dei capelli a macchiare il cuscino...

Sembro un beluga

Roy sorrise nel leggere la risposta.

Jupiter grattò con lo zoccolo a terra, impaziente.

-Scusa- mormorò mandando alla ragazza una foto del cetaceo in questione.

Anche loro sono carini

La risposta non si fece attendere: Hai una strana tecnica di rimorchio. Probabilmente un'altra ragazza avrebbe già preso il primo aereo per riempirti di schiaffi per averla incautamente e involontariamente paragonata a un cetaceo...

Scosse la testa, frenando la risposta che gli era passata in mente per optare per un banale: "Meno male che tu sei diversa"

Concordo per quieto vivere ma anche qui si potrebbe pontificare.

Comunque, dal momento che tu hai una mia pessima foto, mi è sembrato giusto renderti partecipe di questo

Roy scoppiò a ridere, di fronte alla sua faccia deformata da una smorfia di disgusto alla festa di Natale.

Non fare domande: vivere con sei mostricciattoli ti insegna ad avere sempre un ricatto in mano per puro istinto di sopravvivenza

Els? Sei pazzesca

... e in ritardo. Royal? Grazie ancora

Mise finalmente il cellulare nella tasca posteriore dei jeans e si rivolse al cavallo, finendo il lavoro di striglia: -Dai, Jupy, andiamo al lago-

Ella corrugò le sopracciglia, vedendo lo scaffale libero dai cd di Alice.

La bimba ascoltava costantemente musica, quindi perché quegli stramaledetti dischi non erano al loro posto?

Aprì i cassetti e frugò dietro ai libri. Nulla.

Storse il naso spalancando le ante dell'armadio.

Si chinò sullo scatolone chiuso alla bell'e meglio nei meandri del guardaroba della sorellina e lo scoperchiò.

Storse il naso vedendo rock e musica classica buttati dentro quel cartone anonimo.

Prese un disco rotto che fuoriusciva dalla custodia di plastica.

-Sabe-

Si girò, la figura di Alice appesa alla maniglia della porta, gli occhi sgranati su di lei che le mostrò quella musica spezzata: -Vuoi parlarne?-

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top