67. Cieli azzurri e girasoli
A febbraio, Ella strinse tra le mani l'ultimo volume di Aron Acosta, un sorriso tirato sul volto.
Fingeva, lo scrittore, ormai l'aveva capito...
Sospirò, la mente piena di dubbi, il naso arricciato.
Salì in casa e il cellulare, puntualmente, venne tartassato dalla tenacia di Acosta.
-Finito l'half-term dei suoi fratelli, conta di avere un paio di giorni per me?-
-Cosa le serve?-
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-Ciao- Iris entrò nell'appartamento di suo fratello con Monty tra le braccia.
-Ciao- Caes alzò lo sguardo -Eve?-
-A scuola: le è passata la febbre e voleva giocare con una qualche amichetta- la donna lasciò il piccolo al fratello -Grazie per aver deciso di tenerlo per il pomeriggio-
-Tranquilla. Corri che sei già in ritardo- sorrise l'altro.
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-Dov'è Dorian?- domandò Michele quando quella sera furono tutti a tavola.
-In camera sua- borbottò Caesar stanco -Ha detto che non ha fame e mi sono stufato di chiamarlo-
-Vado io- tentò il marito.
L'avvocato sorrise, soffocando uno sbadiglio.
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Dorian alzò lo sguardo sulla porta della sua stanza.
La chiave nella toppa cadde sul pavimento ed Ella comparve sulla soglia con un pacco di biscotti e una tazza fumante in mano.
-Come hai fatto ad aprire?-
-Allora un po' di fame ce l'hai!- sorrise la ragazza lanciandogli i biscotti -Ho spinto la chiave fuori dalla toppa e ho aperto con la mia: quelle delle stanze sono tutte uguali-
-Non voglio parlarne- ritornò a sdraiarsi a pancia in giù il ragazzino.
-Allora mangerai in silenzio ma domani tornerai con noi, okay?- Sabe appoggiò la cioccolata calda sul comodino -E... Dorian? Non farà male per sempre, sai?-
-Mi piaceva davvero. Mi piace ancora, credo- sospirò lui contro al cuscino.
-Vuoi parlarne un po'?- sorrise Sabe scompigliandogli i capelli.
-Non è che sia successo davvero qualcosa: mi ha baciato una volta e io mi sono illuso, tutto qua-
Si voltò sulla schiena, guardando Ella che, materna, rimase seduta lì sul letto.
Da quando l'aveva vista con un accendino in mano, la prima notte in tenda, l'aveva guardata come i greci dipingevano Estia, dea del focolare...
-E tu?-
La ragazza sorrise, tirandogli i capelli un po' troppo lunghi sul naso: -Anch'io ho avuto quindici anni-
-Intendevo con il ragazzo che ti piace- ricambiò lui.
-Credo che ci si possa definire "amici" credo-
-E quel credo è per Royal o Ely? O tutti e due?- celiò Dorian facendo balzare le sopracciglia.
-Tu passi troppo tempo con Caes- rise Sabe tirandogli una cuscinata.
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-Stasera hai sorriso tutto il tempo- la voce di Michael s'insinuò nel buio della stanza.
Caes si girò verso di lui: -Oggi pomeriggio Iris mi ha portato Monty. Era la prima volta che tenevo un bambino così piccolo in braccio-
Michele gli strinse il bicipite, capendo che aveva appena iniziato.
-L'ho odiata, sai? All'inizio non la potevo soffrire: Ella ha sconvolto la mia vita ordinata, ha litigato con mia madre nei primi tre minuti di conversazione che hanno avuto proprio nel periodo in cui il mio rapporto con lei si stava sfaldando del tutto... e poi, mi ha detto che mia madre aveva il sarcoma di Kaposi, si è battuta insieme a mia sorella perché mi accettasse così com'ero, perché potessimo passare l'ultimo periodo che aveva insieme. Mi spiace così tanto-
-Perché?-
-Perché nonostante il suo carattere, mi ha permesso di stare con Celia Clarke per sette mesi, mi ha fatto conoscere te, mi ha fatto amare quei bambini... Volevo dei figli. Era un desiderio latente, un po' come quello di trovare la persona giusta e sposarmi. Oggi, quando ho preso in braccio Monty, ho sentito che avevo tutto, che ho tutto, tutto quello che mi serve, tutto quello che voglio. Ho i ragazzi e quella rompiscatole di Ella. Ho te e sono innamorato di te-
-Ora puoi dirmi la verità, Caes- sussurrò il marito, pelle contro pelle -Hai voluto che si mettessero insieme perché ti senti in debito?-
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-... ma ti rendi conto di quel che vuol dire?!- urlò ancora Emi -Cosa devo fare, eh? Me lo dici?-
Ella strinse tra le mani la sua tazza di tè, in silenzio.
La sorella sbatté le mani sul ripiano della cucina: -Devo lasciare Will? Devo andare contro di voi o chiedere a Leen...?!-
Scoppiò a piangere sotto la placidità che la sorella le mostrava; la mano rovinata di Cinder districò i nodi tra i capelli di Emily in una carezza.
-Tu cosa vuoi fare, tesoro?- domandò in un sussurro di miele, cicatrizzante i graffi aperti.
-Capire- singhiozzò lei -Voglio capire-
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-Perché fotografi?- domandò a metà conversazione Sabe, vedendo che lui stava pulendo l'adorata polaroid.
-Vorresti mai che ciò che hai di fronte rimanga così?- Roy accarezzò la macchina fotografica, tenendo d'occhio lo schermo del pc.
-Raramente- sorrise Ella.
-Davvero?- si stupì della risposta Royal.
-Se le cose non cambiassero, non potrebbero migliorare-
-Né peggiorare- prese un punto lui.
Cinder abbassò il mento in un delicato cenno d'assenso: -Al male non c'è limite e questa è la cosa più orribile... ma non c'è limite neanche al bene. Questa non è la cosa più bella?-
Roy sorrise mesto: Isabella Cenere aveva in sé quella poesia d'altri tempi, quel candore di bimba, quella saggezza esasperata nel linguaggio da nonna che raramente si poteva evitare di notare. Tanti, forse, l'avrebbero presa in giro ma lui ne era semplicemente incantato.
-Come fai?- domandò in quella sorta di trance in cui solo lei lo faceva cadere -Come fai a vedere cieli azzurri e girasoli dove io vedo solo crepe?-
-Cieli azzurri e girasoli mi deprimono- confessò lei arricciando il naso.
-Els...- sorrise lui esasperato.
-Mi ricordano Van Gogh, la sua melaconia - lo sguardo della ragazza si perse per un istante prima che lei si stringesse nelle spalle -Non lo so. Magari è solo una sorta di rifiuto di voler prendere e tenere tutto com'è già stato deciso che sia-
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Roy chiuse la chiamata.
Forse era giusto così, sorridersi di fronte a un computer, rimanere lontani, tenere i suoi raggi di sole al sicuro da tutto quel buio che l'avrebbe inghiottita perché, il Sole, in fondo non era poi così grande come stella...
"Eppure splende" sorrise lui accarezzando lo schermo del cellulare, dove Cinder in codini e maglione sformato dormiva tranquilla" Splende sempre"
Strinse i pugni nella necessità di calmare quel bisogno viscerale di averla accanto e giocare con i suoi capelli sempre più belli, sempre più lunghi, di farla sorridere, ridere, arrabbiare, di vederla gatto arruffato o leonessa letale nella sua imperfetta perfezione.
Soffocare le fiamme che gli divoravano il corpo.
Salzò per andare ad aprire l'acqua della doccia, pregando che Acosta decidesse all'ultimo momento di cambiare i paesaggi canadesi con l'uggioso cielo inglese, sperando sapendo d'illudersi che l'avrebbe rivista presto e che lei gli sarebbe corsa incontro.
Royal si buttò sotto il getto, gli occhi chiusi.
Non era un tipo fisico. Non gli dispiaceva qualche coccola ogni tanto, ma non era il genere di ominide koala che tanto piaceva alle sue vecchie conquiste.
Con lei, però... toccarla era qualcosa che non doveva neanche pensare. Naturale come la voglia di essere sfiorato da lei, semplice come quel che l'istinto gli suggeriva e costante, dannatamente costante, anche a migliaia di chilometri di distanza...
Aprì gli occhi, sconvolto, rosso in viso per quanto la sua carnagione glielo permettesse: "Dio Che cazzo ho appena fatto?"
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Sabe finì di cambiare la lampadina bruciata nel salone al pianterreno.
Era bello parlare così, in un certo senso.
Si morse le labbra, scendendo dal tavolo e tirando una riga sulla sua lista di cose da fare.
"Ma lui non mi ha ancora detto nulla" sbuffò.
Andava bene: ognuno aveva il diritto ad avere i propri segreti ma pensava che dopo quel bacio...
"Bacio!" si rimproverò alzando gli occhi al cielo "Avete poggiato le labbra l'uno sull'altra e tu eri in un mare di lacrime... magari anche con il moccio al naso. Sarà abituato a ben di meglio, figurati se si ricorda di te!"
Però quel bacio bruciava ancora sulle labbra.
Vero, si erano premuti contro l'un l'altra, nulla di più, ma solo il Cielo sapeva se non avrebbe voluto andare avanti, assaggiare il caramello rimasto sulla bocca di Royal, lasciare che immergesse le sue mani nelle lunghe onde di capelli castani che stava facendo crescere per scommessa contro sé stessa.
Si bloccò con la lampadina fuori uso in una mano e la lista nell'altra: "No!"
Pestò il piede a terra, in un raro scatto di rabbia contro sé stessa: "Tu, signorinella, non diventerai una sottona, non perderai la testa per un tizio qualunque solo perché è bello da far schifo, non perderai il sonno per lui e non..."
Il campanello trillò facendola correre a sbloccare il cancello per il nuovo potenziale inquilino.
"...no! No! E no! Chiaro? Hai visto come finita con Ely: è bastato aspettare un po' perché..." si mise le mani in faccia "Cavolo! Ely! E tu pensi al suo cugino, fratello o quel che è così... vergognati!"
Stava perdendo la testa, si disse tentando di ammaestrare i capelli in una coda per andare ad aprire. Spaventoso come le voci di Myricae e Renata si mischiassero nella sua testa, comunque...
Indossò un sorriso e spalancò l'uscio, sbattendo poi la porta in faccia al ragazzo e chiudendola a chiave.
Salì le scale di corsa e aprì la finestra: -Vattene subito o chiamo la polizia, White-
-Ero venuto per la casa- alzò lo sguardo su di lei, lui -Non sapevo ci fossi tu-
Lei gli mostrò il cellulare con il numero d'emergenza già inserito: -Sparisci o faccio partire la chiamata, White-
Lo zio di William sorrise: -Per dirgli cosa? L'ordine di restrizione è su Aileen, non su di te-
-L'ordine di restrizione è su di te, nei confronti di Rose e di Aileen. Rose lavora qui e lo sai benissimo. Vattene- gli occhi di Ella mandarono lampi.
Il ragazzo si allontanò: la gente gridava, quando aveva paura, e faceva cose stupide.
Isabella Cenere, invece, sapeva perfettamente cosa diceva: non urlava mai, lei.
Un sorriso degno di Mefisto gli deformò la bocca, quando un pensiero particolarmente stuzzicante iniziò a prender piede nella sua mente.
⏯️ Half-term
Nel sistema scolastico inglese, ne sono previsti due: uno a metà ottobre, l'altro a metà febbraio.
In questo caso, Acosta sta parlando di una settimana di vacanza da scuola a febbraio.
⏯️ Sarcoma di Kaposi
Il sarcoma di Kaposi associato all'AIDS è un tumore aggressivo che si verifica nei soggetti con infezione da HIV. Può svilupparsi sulla cute, nel cavo orale (qui visibile sulla gengiva superiore), nell'apparato digerente e nei linfonodi. I tumori causano la comparsa di macchie, chiazze o noduli blu o violacei.
Per ulteriori informazioni, guardate sulla fonte.
Fonte: wwwmsdmanuals.com
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