6. Occhi vivi
Royal si rigirò sul divano degli Shaw.
Devi chiederglielo direttamente.
Allungò una mano verso il suo cellulare sul pavimento.
Devi.
Le cinque e mezza del mattino.
Chiederglielo.
Aveva dormito solo tre ore e mezza. Anche per uno come lui era poco ma ormai tanto valeva alzarsi.
Direttamente.
Buttò da una parte le coperte di morbida flanella grigia e si allungò a cercare i pantaloni e la maglia per dirigersi nel primo bagno disponibile.
Checché ne dicesse Caesar, non era semplice parlare con qualcuno che non potevi davvero guardare negli occhi. A maggior ragione se quel qualcuno non ti parlava dal giorno prima.
Royal alzò lo sguardo sullo specchio e incontrò i suoi stessi occhi, ricordando, finalmente.
Una ragazza castana che guardava fuori dalla finestra.
E poi la ragazzina si era voltata, i capelli avevano frustato l'aria e lui aveva fatto un passo indietro, sconvolto da quel vuoto nei suoi occhi color del mare al largo, ricordò.
Era lei.
≠
Ella allungò le gambe sulla sedia della cucina, voltando la pagina del libro che teneva dinnanzi a sé.
Sentì qualcuno osservarla e alzò lo sguardo per incontrarne uno d'argento.
Si morse le labbra, consapevole di dovergli delle scuse, ma abbassò gli occhi sul tomo per finire la frase nell'attesa che lui desse almeno un segno di vita.
Royal lasciò lo stipite entrando con un passo nella stanza, il suo sguardo la percorse dalle caviglie nell'intenzione di tenere la delusione di quei freddi "occhi blu" per ultima.
Aveva caviglie sottili, gambe eleganti incrociate l'una sull'altra e il busto infagottato in una delle solite camicie troppo larghe.
Il vero sguardo di Cenere lo sfiorò per meno d'un istante, neanche il tempo di vederne il colore, per poi tornare sul libro che la ragazza teneva avanti a sé.
"Volevo un caffè" gli suggerì il cervello.
Scartò subito l'imbeccata: con tutta probabilità lei si sarebbe alzata a prepararglielo precludendogli di nuovo quello sguardo che voleva vedere. Ne sentiva il bisogno.
"In alternativa potrebbe rispondermi di farmelo da solo, se ha deciso di trattarmi come Ely" pensò sarcastico.
Notò un piccolo contenitore bianco, a lato del segnalibro e un astuccio per degli occhiali che lei non aveva addosso.
La ragazzina si era voltata, i capelli avevano frustato l'aria.
Royal avanzò ancora verso Ella.
E lui aveva fatto un passo indietro, sconvolto da quel vuoto nei suoi occhi color del mare al largo.
Ormai era a poco da lei che, ostinata, non alzava il capo.
-Quasi sei anni fa- cominciò Roy, la voce di sussurro graffiante, lo spasmodico desiderio di guardarla negli occhi -c'era una ragazzina nella cucina dei miei-
Qualcosa nella posa della castana s'irrigidì impercettibilmente. Sollevò lo sguardo su di lui.
Royal perse ancora le parole: aveva considerato quel blu troppo freddo, vuoto, decisamente stridente su quella ragazza piena d'energia e di calore col quale avvolgeva i fratelli.
E ora ora lei lo stava guardando, non lo vedeva semplicemente come aveva fatto con quel vetro scuro davanti. Ora lei lo guardava con quegli occhi, i suoi veri occhi, e lui sentiva improvvisamente il bisogno di deglutire.
Isabella Cenere, con quello sguardo addosso, lo stava destabilizzando totalmente perché quelle iridi così diverse dagli altri giorni, erano tutt'altro che vuote, erano ...
"Vive" pensò senza neanche rendersene conto, ammaliato dai mille colori negli occhi di lei.
Ella mise il segno tra le pagine e posò il tomo sul tavolo in un implicito invito a continuare, la rassicurazione un po' forzata del fatto che lo stava ascoltando.
-Quella ragazza- continuò lui riprendendosi per indicare il piccolo contenitore bianco -aveva gli occhi di quell'esatto colore. L'ho vista solo una volta dal vivo, ma lo ricordo perfettamente-
-Sei anni fa portavo già queste- fece calma lei agitandogli il contenitore sotto il naso -Sì, Roy, quella ragazzina ero io-
Lui annuì: -Certo. Eri la ragazza di Ely, vero? Quella che se n'è andata-
C'era accusa nelle parole del ragazzo.
Ella inarcò un sopracciglio irritata: -Io e tuo fratello non siamo mai stati insieme, Royal-
Il suo volume non era cambiato, i modi erano sempre posati ma gli occhi... Oh, gli occhi, no.
Royal si perse di nuovo rendendosi conto di quel che si agitava dentro alle iridi scure di quella ragazza. Era come vedere il caos in continuo mutamento, decise incantato. Il colore cangiante dell'iride, la pupilla mai ferma.
Bruciò la poca distanza che rimaneva tra loro senza staccare gli occhi da quelli di Cenere.
Sabe ripiegò in fretta le gambe stese e fece per alzarsi, intimorita, ma le braccia dell'uomo le preclusero ogni via di fuga.
-Perché tutti questi segreti, Ella?- sussurrò fissandola.
Sabe deglutì sentendosi in gabbia, una mano dell'uomo sul pomello della sedia, l'altra sul tavolo, il busto di lui piegato in avanti perché gli occhi di Royal fossero in linea con i suoi.
-Smettila- sussurrò gli occhi vibranti.
Roy aggrottò le sopracciglia: -Non ti sto neanche toccando, Ella-
Lei strinse i pugni cercando di mantenere la voce limpida: -Per favore-
-Risponderai?- tentò di contrattare Roy.
Le linee brune sopra gli occhi della ragazza balzarono all'insù, gli angoli della bocca alzati in un ghigno sarcastico: -Cos'è? Un ricatto?-
Lui la fissò con quegli occhi di pioggia: -Per favore-
Isabella deglutì: -Ognuno ha i suoi segreti, Johnson-
Lui chiuse gli occhi sorridendo: -Touché-
Si spostò permettendole di tornare a respirare.
-Credo di doverti delle scuse- fece Sabe dopo qualche secondo -Ieri... non è stata colpa tua-
Royal tornò a guardarla: -Perché metti quelle lenti? Non è una questione estetica, di questo sono sicuro-
Cenere sorrise, riuscendo a sembrare quasi divertita: -Perché no? In fondo ho gli occhi color fango-
Il ragazzo lanciò una lunga occhiata eloquente al corpo avvolto in quei vestiti che non le rendevano un minimo di giustizia, soprattutto in confronto all'abito della sera precedente: -Perché sei tu-
Ella scosse impercettibilmente la testa fissandolo negli occhi: -Parli come se mi conoscessi da una vita-
Roy si morse la lingua.
-Per svariate ragioni- lo accontentò lei distogliendo lo sguardo sorridente -E una di queste è persino estetica, tu pensa! Dovrebbe esserci ancora un pacco di biscotti in dispensa; ti unisci a me?-
Lui la fissò incredulo: -Cosa?-
-Io faccio colazione- gli sorrise Ella -Mi fai compagnia?-
-Certo- sussurrò lui stranito.
Lei allargò il sorriso e s'alzò ad aprire la dispensa.
≠
-Isabella Cenere!- Emily entrò in cucina con lo zaino in spalla e una scatola lilla tra le mani -Stasera sarai bellissima! E stavolta non mi scapperai dalle mani, chiaro?-
Ella posò la fetta di pane che stava imburrando per Alice e si voltò, terrorizzata, verso la piccola: -Che giorno è?-
-Il tre novembre- sorrise lei deliziata.
Cinder alzò la testa verso il soffitto sibilando: -Uccidimi, ti prego-
-Vedo che ti sei resa conto che stasera è la nostra serata- sorrise Caesar entrando seguito da Michael.
-E la nostra- Emily fece balzare le sopracciglia.
Cenere mugolò afflosciandosi sul piano del tavolo.
"Decisamente non sarà quella di Cenere" pensò Michael sorridendo nel vederla decidere di diventare parte del tavolo, probabilmente per non dover onorare l'impegno preso.
-Aspettate!- Ella schizzò in posizione eretta intravedendo una possibilità di salvezza o un problema, a seconda del caso -Come facciamo con i Jhonson?-
Calò il silenzio finché Michael azzardò: -Possiamo tenerli a bada noi qui e voi ragazze andate a casa nostra-
-Va bene- acconsentì per tutti Cade palesemente di malavoglia.
-A proposito dei Johnson dove sono?- si guardò intorno Caesar.
Sabe alzò le spalle: -Fuori nel boschetto. Credo stiano parlando-
-Di cosa?- Michele prese una fetta di burro e marmellata già pronta attirandosi l'ira di Darrel.
-Non ho scritto "balia" in fronte, Verdi- sorrise Ella senza prendersela veramente piazzandogli in mano una tazza di caffè.
-Ti adoro- ricambiò lui, lasciando sul tavolo la colazione che tornò immediatamente al legittimo proprietario.
-Anch'io. Forza ragazzi, siamo in ritardo. Caes, avvisa tu i due principini che mangeranno pranzo da soli- Sabe rovistò in mezzo al tavolo finché non si rassegnò all'idea che qualcun altro avesse preso il suo tè.
-Sissignora!- trillò allegro Michele facendo il saluto militare.
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-Noi andiamo- sorrise Cinder dall'entrata, il cappotto addosso e la sciarpa bianca in mano.
Royal alzò la testa.
-Dove?- chiese Ely squadrandola.
-A casa nostra- lo informò Caes alla ricerca di un apribottiglie.
-Perché?- insistette. Lui ed Ella dovevano ancora finire il loro discorso, dopo l'interruzione della signora Davies della mattina prima.
Cenere sollevò un sopracciglio, irritata.
-Perché a casa nostra si fa la serata donne e qui quella degli uomini- spiegò Michele evitando di far scoprire agli altri un lato di Cinder che difficilmente avrebbero apprezzato.
-E perché questo scambio di case?- domandò Ely direttamente a Michael.
-Loro sono quattro e noi sette. Questa casa è più grande e tu stai iniziando a diventare noioso- fece Cade senza peli sulla lingua.
Ella sorrise mettendosi la sciarpa e seguendo le sorelle: -Divertitevi!-
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