55. Sbagli

-Ella, posso entrare? Ho dimenticato le chiavi a casa di Michele e lui e Caesar sono ancora fuori-

Il cancello si aprì dinnanzi al naso di Stefano Verdi e lui raggiunse il portone d'ingresso che si spalancò consentendogli di seguire la padrona di casa lungo il corridoio.

-A cosa devo la visita?- domandò Ella infilandosi nel portone del salone disseminato di scatoloni celanti meraviglie natalizie.

Il padre di Michele affondò le mani nelle tasche del giaccone, in imbarazzo: quanto poteva essere disperato per voler raccontare tutto a una ragazzina in cerca di consiglio?

-Posso offrirle un tè?- domandò la ragazza accennando al termos fumante -Non ho di meglio, mi spiace- Neanche aspettò la risposta: gli porse il tappo e versò una generosa quantità di liquido bollente.

-Ella?- domandò l'uomo sentendo le dita scaldarsi -Cosa devo fare?-

La ragazza sollevò lo sguardo su di lui, sbattendo le palpebre.

Appoggiò il termos sull'unico vero tavolo della stanza e si sedette sulla scala da imbianchino, facendo cenno all'uomo di accomodarsi su una delle tante sedie dietro di lui: -Dipende da cosa vuole fare, suppongo-

-Non fumi più- quella di Caesar non era una domanda.

Royal posò le scartoffie dell'avvocato sulla scrivania con la targa Lewis: -No-

-Per Ella?- chiese Caes con i piedi sulla scrivania.

-No- si accomodò lo stuntman sulla poltrona, la piccola cicatrice alla base del collo che prudeva terribilmente -Puoi aiutarmi con Ely?-

L'avvocato scosse la testa, dispiaciuto ed impotente: -Lui è nato in America, vive in America, lavora perlopiù negli Stati Uniti... Anche se ha anche la cittadinanza inglese, ho le mani legate su tuo cugino, Roy. Non conosco neanche la legge americana e non ho nessun amico lì. Non so proprio come aiutarti-

-Quindi?- domandò Stefano, il tè ormai freddo ancora in mano.

Sabe si strinse nel maglione beige, mordendosi appena il labbro inferiore: assurdo che tutti le chiedessero un consiglio quando la sua vita era un tale macello nonostante si costringesse ad essere più rigida possibile

Sospirò: -Michele lo sa?-

-Che non è mio figlio? Certo- l'uomo si portò il tappo del termos alle labbra -Non sarei riuscito a stargli vicino sentendomi chiamare "papà", sapendo che lui non ne aveva idea-

Bevve un goccio di bevanda ormai congelata e fece una smorfia.

Isabella trattenne un sorrisino: il gunpowder non piaceva a tutti... soprattutto freddo.

Scese d'un gradino senza neanche alzarsi, praticamente scivolando sui glutei: -Caroline ha scelto di partorire-

Alzò gli occhi sull'uomo: -Ha scelto di partorire il frutto di uno stupro quando poteva decidere di non farlo. Non è stata una decisione facile, anche se c'era lei a tenerle la mano, anche se non l'ha abbandonata... poi è nato Michael e, non so cos'abbia pensato, davvero non lo so, ma una nascita cambia sempre le persone... Non l'ho mai trovata così comprensiva con Michele... probabilmente vedeva l'amore che nutriva per lui e l'orrore dal quale era stato generato insieme, fusi nella stessa persona ogni volta che guardava suo figlio-

Mise i piedi sul pavimento e si alzò per allungarsi verso il termos e bere un sorso di tè: -Ho cercato per anni di non giudicarla, signor Verdi, ma vedevo solo un uomo, se non sottomesso al pensiero della moglie... un uomo che seguiva le sue idee, neanche fossero le proprie, un padre che guardava suo figlio affranto perché la sua prole non era eterosessuale, dimenticandosi della persona meravigliosa che è Michael, del fatto che è tanto, tanto, più d'un qualsiasi orientamento-

Posò il termos, abbassando gli occhi: -Mi sono sbagliata-

Riportò lo sguardo sul Stefano che la stava ascoltando non sapendo neanche come sentirsi: -L'ho giudicata male non sapendo neanche metà della storia... lei ha scelto di prendersi cura di un bambino che non era neanche suo perché amava Caroline... l'amava davvero tanto, così tanto che quando lei è riuscita solo più a guardare l'errore di Michael, ha faticato non poco a staccarsene... ma lei ha amato anche quel bambino, signor Verdi, le ha insegnato a distinguere il bene dal male e, per quanto inaspettata sia stata la sua rivelazione, ha capito che non c'era nulla di sbagliato in quello che ora è un uomo, un uomo che è stato lei a crescere, un uomo, che se è tale, è anche merito suo. Lasci il tempo a Michele di ricordarsene, d'accordo? Andrà tutto bene, bisogna solo avere un po' di pazienza: non vi siete parlati per due anni, non è pensabile che ritorni tutto come prima con uno schiocco di dita-

Il padre del ragazzo annuì, gli angoli della bocca appena alzati: -È fortunato ad averti come amica-

Sabe si portò un cernecchio dietro al lobo, chinando appena il capo, un sussurro soffice a lasciarle le labbra dipinte di sorrisi: -Io la sono ad avere lui-

Nella penombra della sera, Royal entrò nel salone casa Shaw, seguendo la musica che, immancabile, accompagnava qualsiasi lavoro domestico di Cenere.

-...Oh, oh, the mistletoe

Is hung where you can see...-

Vide la sua lunga chioma ammaestrata in una coda alta ondeggiare al ritmo allegro della canzone mentre finiva di tendere il luccicante boa dorato da una parte all'altra della sala.

-...Somebody waits for you

Kiss her once for me

Have a holly jolly Christmas

And in case you didn't hear...-

Possibile che la colonna sonora dei loro incontri lo portasse sempre a suggerirgli di baciarla?

Si avvicinò alla sua figura tesa, in punta di piedi, a fissare le luccicanti decorazioni alle pareti.

Afferrò la scala di metallo con una mano, mentre l'altra osava finire a stringerle un polpaccio avvolto in leggings neri, lisi a tal punto da vedere il candore della pelle d'avorio sotto.

Si aspettava di vederla sobbalzare, forse addirittura un po' ci sperava, ma quando guardò in su vide le fiamme danzare negli occhi della ragazza che, perfettamente conscia della sua presenza nella stanza, si sforzava di respirare con calma.

-...I don't care about those presents

Underneath the Christmas tree

I just want you for my own

More than you could ever know

Make my wish come true

You know that all I want for Christmas is you...-

-Leva quella mano da lì- soffiò lei sperando di sembrare autoritaria.

Il ragazzo la lasciò in una carezza che le provocò strani brividi lungo la schiena, nonostante il riscaldamento a pavimento le consentisse di spostarsi in antiscivolo.

Ella scese i pioli sentendo le guance iniziare una lotta per capire se dovessero scaldarsi o meno.

-Non ti chiedo neanche chi ti ha fatto entrare: tra Margaret e mia nonna, il comitato anziani della zona stravede per quei begli occhioni- fece monocorde, allungandosi verso l'ennesima scatola.

Royal sorrise.

Fregò una pallina dalla scatola e poi fissò Sabe con l'aria di volerle fare la ventunesima domanda: -A proposito di occhi, le lenti a contatto devono andare parecchio di moda in Italia...-

La ragazza increspò un sopracciglio non proprio certa di quel che lui stava chiedendole.

-Tua nonna- l'aiutò lui.

Isabella sorrise: -Royal? I suoi occhi sono davvero blu così. Quel colore esiste: mia madre l'aveva, mia nonna l'ha-

-È per questo?- chiese il ragazzo, rigirandosi la pallina in mano, sapendo che avrebbe capito dove voleva andare a parare.

Lei arricciò il naso, abbassando per un attimo lo sguardo: -Ti avevo detto che ci sono più ragioni-

-E che una era estetica- dimostrò desser stato attento lui.

Ella annuì, rialzando gli occhi su di lui: -Mia nonna e mia madre hanno sempre avuto questi occhi stupendi e io proprio non somigliavo per nulla ai miei: non avevo la bellezza bionda e seducente di mia madre e non avevo nemmeno quella misteriosa e sfaccettata di mio padre. La prima ragione quindi si è mischiata con la seconda: mio nonno ha capito che mi pesava non avere nulla che mi facesse appartenere a Chiara Cenere e ha chiesto ad un suo amico di farmi un regalo simbolico facendomi giurare che prima o poi mi sarei piaciuta per com'ero davvero. Ho messo le lenti e mi sono resa conto che la gente notava solo più quello, solo il colore degli occhi; la bellezza può non essere tutto ma in alcuni casi un dettaglio particolare aiuta... e poi c'è la terza ragione, quella forse più importante per me, quella che credo tu abbia capito da solo...-

-I tuoi occhi non mutano- sussurrò lui sorridendo.

Ella annuì: -Non ci posso fare nulla: negli anni ho capito come fare a trattenermi nel corpo ma le pupille proprio non le riesco a tenere ferme, nessuno può-

-Era un modo per proteggerti- sussurrò lui spegnendo la carezza che gli stava sbocciando sulle dita "Anche da qualcosa che vuoi. Perché? Non è ora di crescere, impiastro? Di buttarsi un po'?"

Lei non staccò lo sguardo da lui, si accorse solo vagamente che la canzone era nuovamente cambiata.

-...Cause I'm older now but not done hoping

The twinkling of the lights

The scent of candles fill the household

Old Saint Nick has taken flight

With a heart on board so please be careful

Each year I ask for many differebt things

But now I know what my heart wants you to bring

So please just fall in love with me this Christmas...-

-Non dovresti farlo insieme ai ragazzi?- Royal accennò all'albero spoglio di luccicanti a fianco loro, non sapendo cos'altro fare, se non sbattersene delle sue complicanze e baciarla fino a togliere a entrambi il fiato.

Ella abbassò di nuovo lo sguardo, raccogliendo tra le dita rovinate un cavallino a dondolo da appendere: -Ev...-

Roy si morse la lingua: era un cretino.

Posò la sua pallina chiudendo le mani su quelle della ragazza che ancora stringevano il cavallino: -Posso aiutarti io?-

Sabe alzò lo sguardo limpido sugli occhi d'argento del ragazzo tentando di sorridere in maniera da non infilarsi in una situazione che l'avrebbe vista a poggiare le sue labbra su quelle del ragazzo seguendo quel dannato impulso che scattava in lei ogni volta che lui si rivelava troppo, troppo, dolce: -Pensavo non fossi un gran fan del Natale...-

-Posso applicarmi- le scavò dentro lui.

Cinder lasciò che le sue mani scivolassero via da quelle del ragazzo, liberandogli il cavallino tra le dita.

Tuffò di nuovo larto in mezzo alle decorazioni trovando una stella cadente, sorridendo ora felice: -Fai del tuo meglio, Royal-

-...I'll be home for Christmas

You can plan on me

Please have snow and mistletoe

And presents by the tree...-

-Va bene, no?- domandò Roy facendo un passo indietro per ammirare la loro opera.

E opera la era davvero: tutto perfettamente bilanciato, in colori, forme e quantità. Lavoro superbo, soprattutto considerato che, immersi com'erano nel loro lavoro non si erano parlati, limitandosi a lanciarsi occhiate attraverso i sintetici rami frondosi dell'immenso abete.

Ella spuntò da dietro l'albero con la punta a forma di stella, un sorriso sulle labbra fini: -Vuoi avere l'onore?-

E Royal neanche ci stette a pensare: -Meglio così-

-Cielo, no!- provò a fermarlo lei sentendo le sue mani sui fianchi stringerla e sollevarla in aria.

-Royal, mettimi giù!- riprovò, sentendo le gote andare a fuoco, scalciando in aria.

-Rilassati- rise il ragazzo, le braccia tese nello sforzo di reggerla -Mettiti dritta e infila la punta in cima-

-Ci sono le scale per questo- borbottò Ella cercando di seguire le indicazioni -Non ci arrivo-

Lui si spostò più vicino all'albero, alzandola ancora di più su di sé mentre lei protestava.

-Peso cinquanta chili, Royal, ti spezzerai-

-Appunto, sei leggerissima- la stroncò lui mentre lei infilava la punta al suo posto.

-Sbruffone- fece lei a mezza bocca mentre lui la riportava per terra -Cos'è quel sorriso, ora?-

Roy scosse la testa, incantato dalle gote erubescenti della ragazza, le dita, ancora sui suoi fianchi, si mossero appena per tracciare piccole circonferenze sulla camicia da uomo della ragazza.

A Ella si azzerò il respiro; la ragazza spalancò gli occhi e per poco non fece un salto indietro: -Royal!-

Lui la guardò come col terrore di poterla sbriciolare semplicemente pensando di chinarsi su di lei per un piccolo, innocente, casto, bacetto a fior di labbra.

Sabe gli afferrò i polsi che ancora non si erano spostati, chinò il capo su quell'opera che erano le loro pelli l'una accanto all'altra e si morse il labbro inferiore non sapendo come fare per dirgli ancora "No però... non proprio NO, NO!".

Rialzò lo sguardo su di lui con un sorriso bellissimo, finto per nulla perché quando succedevano quelle cose con Royal dannazione se era felice! Ed era una felicità guastata solo dal senso di responsabilità che la costringeva a dire

-Ci vediamo domani?-

D'accordo, forse non proprio quello, si rimproverò da sola.

Roy le lasciò i fianchi con una delicatezza che le accartocciò le viscere, il volto livido di sforzo e frustrazione, che tentò di trasformare in un sorriso con scarsi risultati: -A domani-

Ella chiuse la stufa, le dita sporche di cenere, la fiammella neonata al di là del vetro: gli aveva fatto male.

-Cinder, sta iniziando il film!- la voce di Michael la raggiunse dal salotto.

Corse in bagno a lavarsi le mani e la faccia.

Cielo, le stava scoppiando la testa

Era quello che voleva, no?

Si asciugò le dita nell'asciugamano a fiori.

Voleva che lui la vedesse, che si stufasse di lei e che la lasciasse quando neanche erano mai stati legati, come lei proprio non riusciva a fare no?

Scosse la testa: "Sbagli, tesoro. Stai solo facendo un mucchio di sbagli, ultimamente"

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