53. Muraglia Cinese
-Come state?- Ella si sedette sulla panchina per diminuire il disagio dell'uomo che, con le mani in tasca, la fissava da un po' troppo tempo, per i suoi gusti.
-Bene- Oliver la imitò, lasciandosi cadere a una distanza ragionevole da lei.
-Perché siamo qui?- domandò Sabe incrociando le gambe sulla camden bench, seduta di traverso.
-Volevo chiederti scusa da parte di Olivia: ha interpretato male il tuo invito e ha deciso di avere troppo orgoglio per accettare la tua compassione- sospirò il padre della biondina che aveva rapito il cuore di Cecily.
-Non era comp...- aggrottò le sopracciglia la ragazza.
-Lo so- la interruppe l'uomo -Mia figlia ci ha messo un po' a conoscere Cecily: sta bene da sola e non sente il bisogno di amici nuovi, per cui...-
Si passò nervoso la mano sul viso: -È matura per la sua età e sa giudicare le persone. È tornata a casa e ha detto chiaro e tondo a sua madre che si era sbagliata, che tu... che lei...-
-"Che tu" va bene- lo spronò Sabe.
-...che tratti così tutti, che sei fatta così- Oliver la guardò negli occhi -Ci farebbe piacere avervi tutti a casa il ventotto, se vuoi. Olivia ha perso un sacco di contatti insieme all'uso delle gambe e vorrei davvero tanto che tu riuscissi a passare sopra il nostro comportamento-
-Signor...- sorrise Ella.
-Oliver- la fece quasi ridere luomo.
-Oliver- riprese lei permettendosi di stringergli il braccio con una mano -volentieri-
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Ily corse su per le scale per attraversare la casa e buttarsi su Ella: -Me l'ha detto!-
La sorella piegò la testa di lato, chiudendo il libro: -Chi e cosa?-
-La Davies!- sorrise la ragazzina mostrandole una sua maglia a righe -Mi ha detto che quasi non si vede la differenza e che dopo Natale può insegnarmi a usare la macchina per cucire-
Ella le passò una mano sulla guancia con un dolce sorriso: -Io la differenza proprio non la vedo, tesoro-
Cecily si alzò per andare a far vedere la maglia a Michele.
-Ah, Ily!- la richiamò la sorella con un sorriso -Avvisi tu Caes e Michael che per il ventotto dicembre abbiamo un impegno a pranzo con Elizabeth e i suoi genitori?-
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-Leen? Leen, fammi entrare, per favore- pregò Royal di fronte al numero nove della strada.
-Che succede?- Meredith in tailleur rosso scuro e tacchi comodi lo guardò con le chiavi di casa in mano.
-Non risponde al cellulare e non mi vuole aprire- le spiegò lui.
-Probabilmente perché in questo momento sta dando un esame- sorrise lei frustando l'aria con i boccoli rossi.
Roy la squadrò da capo a piedi mentre lei apriva il portone e lo invitava ad accomodarsi.
-Che lavoro fai?- chiese togliendosi le scarpe memore del terrore dello sporco dell'amica.
-Assistente sociale- la rossa si passò una mano tra i capelli e gettò le chiavi nel piattino di fianco alla porta.
-Hai conosciuto Caesar per lavoro?-
-Fai sempre tante domande, tu?- sorrise Meredith -Sì e no: ho conosciuto tutti e tre nello stesso momento. Sono stata la loro assistente sociale per la prima parte del periodo e poi ho lasciato tutto nelle mani della mia superiore-
-Perché?- domandò il ragazzo fissandola negli occhi.
-Non avevo messo in conto la possibilità di innamorarmi- si strinse nelle spalle lei come a sottintendere che poteva capitare e che non era una sua colpa.
-Aileen lascia il segno, eh?- sorrise sbalordito lui.
-In realtà avevo messo gli occhi su Isabella ma non mi sono mai fatta avanti; credo che l'unico che l'abbia capito sia stato Caesar-
-Cosè successo?- s'accigliò Roy.
La ragazza alzò di nuovo le spalle: -Sono sempre stata piuttosto veloce a innamorarmi e disincantarmi poco più tardi... un giorno sono andata a fare una visita di controllo della casa e dei bambini e ho trovato solo Ella. Michele è entrato in casa portandosi dietro Aileen-
Deglutì, sfregando il pollice sull'indice in un suo tic nervoso: -Sono atea, ma a volte vorrei credere nell'Inferno per mandarci il ragazzo che le ha spaccato il labbro e l'ha quasi costretta a spogliarsi-
Inspirò e strinse la mano, scrocchiandosi le ossa: -Se non fosse intervenuto Michele, probabilmente l'avrebbe violentata, Royal. Ogni momento vedo vicini Michele e Aileen, mi ricordo di quel giorno-
"Il tizio nell'albergo" ricordò Roy -Ella lo conosce, vero?-
-Sì- masticò amara lei -Ha provato ad avvicinarla un paio di volte per ritornare con Leen ma se ti metti contro un amico o un parente, in quella famiglia... forse non riescono a rimetterti nel posto in cui dovresti stare, Royal, ma non ti permettono di commettere lo stesso errore due volte-
Sospirò, accasciandosi contro il muro: -A volte vorrei essere un po meno fredda, riuscire a sentirmi parte della famiglia-
Lui le sorrise: -Siamo in due, credimi-
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Leen entrò nel cancelletto e accarezzò il rampicante sulla facciata della casa numero dieci.
Dette un'occhiata all'orologio e impallidì, ripescando il cellulare dai meandri della borsa per poi sgranare gli occhi di fronte al numero di chiamate perse da Royal.
Aprì l'ultimo messaggio che le aveva inviato e sospirò di sollievo: Scusami. Sono a casa di Meredith. Ti aspettiamo, okay?
Mandò un paio di righe alla madre e aprì la porta della casa accanto: -Cosa combinate?-
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Stacey riscrisse per la quinta volta l'email a Royal.
La guardò, la cancellò e si buttò sul suo letto principesco e sospirò sopprimendo la voglia di frignare come una bambina.
-Posso entrare?- suo fratello fece capolino nella stanza.
-Hai lo stesso vizio di Roy- brontolò lei coprendosi il viso con un cuscino blu -Prima si chiede e poi si entra-
-Pensi ancora a lui, eh?- le accarezzò i capelli biondi Matthew -Devo tirare fuori il gelato?-
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Siamo amici, impiastro?
Era la quinta volta che Cinder guardava quel dannatissimo messaggio. Sospirò: Ti ho già detto di non chiamarmi impiastro
Lui rispose subito: Ma siamo amici?
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Per come lo intendo io? Sì
Roy posò il cellulare sul comodino esalando: "Quanto devo aspettarti?"
Gli piaceva più di quanto aveva pensato quando si era reso conto che dopo undici mesi non se l'era levata dalla testa neanche spostandosi in un altro continente. Decisamente di più.
Se lei non voleva impegnarsi, però, che senso aveva insistere?
Meredith quel pomeriggio gli aveva detto che a volte la scelta sbagliata portava nel posto giusto ma cosa voleva insinuare? Le storie non si ripetono mai allo stesso modo e la loro certamente non era una replica della sua e di quella di Leen.
Amor vincit omnia, aveva letto su un segnalibro lasciato in giro nella casa della rossa. Masticava il latino abbastanza da poter dire che il significato doveva essere "l'amore vince sempre", o giù di lì...
Ma se era l'amore a combattere l'amore?
Se era lo sguardo di Ella a cercare il suo per poi sfuggirgli, brillando di colpevolezza e rimprovero di sé?
Se era il corpo di Sabe a sgusciargli via dalle dita, neanche fosse davvero cenere, prima ancora che gli permettesse di sporcarsi un po' le mani di lei?
Se era Cinder a fare di tutto per impedirlo, perché...
Perché?
Perché ostinarsi ancora quando potevano trovare una soluzione?
E perché ancora si ostinava, lui, colpito dalla dorata freccia di Cupido?
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... e la tua Muraglia Cinese, ti prego, lasciatela rompere.
Non puoi continuare a tendere trappole e trabocchetti, ad aspettarti che la botola si apra, Isabella.
Ti prego.
Apriti al mondo, lascia che ti guardi, che ti ammiri.
Smettila di precluderti tutto solo per paura.
Sei troppo bella perché nessuno ti veda.
Myricae
Ella ripiegò la lettera, infilandola nella busta azzurra, il cuore gonfio, le ciglia umide.
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Cade posò la sanguigna, soddisfatto: doveva solo fare un collage di tutti gli schizzi ma anche il ritratto della sorellastra sarebbe stato pronto per Natale.
-Cosa vuol dire "necrofago"?- domandò Alice dall'altra parte del tavolo.
Caes, per poco non sputò il caffè: -Come?-
-Necrosi vuol dire morte- spiegò invece Dorian senza neanche alzare gli occhi dal suo libro -e la desinenza della parola, fa comprendere che è qualcosa che mangia quindi è qualcosa che si nutre di roba morta-
-Tipo il corvo?- domandò Alice.
-E tu come lo sai?- chiese Caesar non sapendo più che pensare.
-Cè scritto qui- sollevò un libro di Cinder la piccola -Il corvo, quindi, che è un animale necrofago, rompe la dicotomia, facendo da mediatore...-
-Sei arrivata ai miti- fece Ella entrando in cucina con gli occhi ancora un po' gonfi e il sorriso tirato.
L'avvocato prese il libro dal tavolo e lo lanciò alla ragazza: -Non lasciarli in giro. È troppo piccola per leggere certe cose-
Il manuale finì a terra e Sabe guardò malissimo Caesar, chinandosi a riprenderlo.
Sorrise dentro, comunque, pensando alle storie che raccontava ad Alice la sera... se Caes avesse saputo, probabilmente le avrebbe tolto la custodia della piccola!
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Cenere scese dal tavolo della sala dopo aver finito di pulire il lampadario e dette un'occhiata all'orologio.
Si fiondò nell'ingresso, calzando gli stivali e mettendosi la giacca contemporaneamente: -Emi, dai un'occhiata ai ragazzi, vado a prendere la nonna-
La bruna alzò appena gli occhi dal cellulare, lo sguardo un po' cupo: -Okay-
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-Grazie. Stavo per urlarle contro, a quella donna- brontolò Renata mandando i suoi modi da hippy a farsi un giro mentre tentava di non perdere la presa sui duemila pacchetti appena comprati.
-Figurati- mormorò Sabe sorridendo: sua nonna era un diabetico frullato di fragole e vaniglia, finché non si metteva a discutere o non arrivava il periodo di comprare i regali di Natale. Lì diventava una belva. Soprattutto se gente candidamente innocente, come la signora contro la quale aveva appena sbraitato in piemontese, metteva gli occhi su qualcosa che "aveva visto prima lei".
Ella si morse il labbro in un tentativo di mascherare un ghigno, nel ripensare alla proposta della vicina del paesino italiano: se fosse rimasta in Inghilterra, quella donna avrebbe costretto tutto il Paese a imparare l'italiano (se non il suo dialetto) pur di non cedere all'ormai internazionale inglese, altroché!
Doveva averlo preso da lei, sospirò facendo spazio nel bagagliaio, quel puntare i piedi come una bambina quando qualcosa proprio non le andava giù.
E, pensando ai suoi difetti, la sua Muraglia Cinese, quella che Myricae definiva trappola, labirinto di trabocchetti... quello era solo il roveto che si era costruita intorno al suo freddo, prezioso, tesoro... erano solo le piccole e grandi spine che proteggevano quel cuore di diamante lacerato e contuso che trovava comunque e sempre il modo di battere ancora.
Avrebbe tanto voluto sbilanciarsi, si morse ancora le labbra assorta, dire a Royal che forse potevano iniziare a conoscersi davvero, al di là delle domande, ma doveva mettere in conto le uniche possibilità che il mondo le metteva di fronte.
Perché, dannazione, quanto avrebbe voluto dire al ragazzo che, sì, si sarebbe fidata di lui... ma doveva aprirgli gli occhi su qualcosa che lui, chiaramente, non aveva compreso.
Doveva essere onesta fino in fondo ancora una volta.
Anche se il miocardio ormai chiedeva pietà, sempre più vicino al giorno in cui lei avrebbe reciso tutto sputando sangue in silenzio.
Perché, si disse la verità lei, avrebbe fatto male, maledettamente male.
La parete di rovi non aveva funzionato e, chissà come, lui le era arrivato al cuore. Si era infilato dentro, passando per cicatrici scintillanti che, probabilmente, neanche aveva notato poiché lei aveva fatto di tutto per impedirglielo.
"Farà male" sospirò Ella sotto lo sguardo indesiderato di Renata "Ma lo devo fare"
⏯️ La Muraglia Cinese è costituita da una lunghissima serie di mura, trincee e difese naturali. Per questo motivo, ho preferito questa costruzione difensiva al Muro di Berlino o a un qualsiasi castello circondato da alligatori. Ricordiamoci, tra l'altro, che questa costruzione è ancora in piedi.
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