50. Sai guardarmi?
"...I know you can't remember how to shine
Your heart's a bird without the wings to fly
Is anybody out there?
Can you take this weight of mine?
Is anybody out there?
Can you lead me to the light?..."
-Intendi scendere? È ora di cena e, in via del tutto eccezionale, ho messo un piatto anche per te- Ella tamburellò con le dita rovinate sul cornicione della finestra sul tetto, le cuffie messe intorno al collo due secondi prima proprio a due terzi della canzone.
Royal si voltò, affogandola con quei suoi occhi centomila volte più belli di quelli di Malpelo. Le tese una mano, sorridendo, impacciato e bellissimo, Eros, dio bambino dell'amore: -Sali-
Sabe scosse la testa, tirandosi indietro: -No. Ha appena piovuto e io ho il senso barico di un gatto ubriaco-
Il ragazzo scoppiò a ridere ma si accucciò di fronte a lei, allungando entrambe le braccia all'interno della finestra: -Els? Per favore-
La ragazza sorrise, mezza esasperata, e mise le piccole mani in quelle di bronzo di Roy.
Con un gesto fluido, lui la tirò sul tetto, mantenendo l'equilibrio sulle tegole: -Hai visto? Sei su un tetto-
Isabella chiuse gli occhi, sforzandosi di respirare: -Se oggi muoio a causa tua, ti renderò la vita un inferno-
Royal sorrise, accarezzandole il dorso delle mani con i pollici: -Credi davvero che ti lascerei cadere?-
Sabe aprì gli occhi affogando in quelli d'argento del giovane uomo che le rubò il respiro.
Lui sorrise, avvicinandosi di qualche centimetro, le dita a scorrere sulla pelle diafana di lei per raggiungerle i polsi bianchi e sottili: -Pensi che...-
Roy si congelò, vedendo gli occhi sgranati di Ella, sentendo il suo cuore tachicardico sotto le dita: -Els?-
-Sto bene- strattonò il braccio lei, liberandosi dalla presa -Vieni. Sarà già freddo-
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-Lo hai tirato fuori!- strillò Alice saltellando eccitata di fronte al calendario dell'avvento che aveva costruito Ella due anni prima.
-Vuoi avere l'onore?- sorrise la sorella posando le posate accanto al piatto.
La piccola di casa tirò fuori dalla prima taschina il biglietto: -Gioco da tavolo-
-Rimane anche Royal?- domandò Cecily con l'aria di una che avrebbe preferito sbattere una mano su una puntina da disegno piuttosto che sentire un "sì".
Sabe trattenne il respiro.
Lo stuntman s'alzò capendo che genere di momento era: -No-
Nove paia d'occhi finirono su di lui che afferrò dalla spalliera della sedia la sua giacca.
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-Allora buonanotte- fece Ella dallo stipite.
Royal abbassò il viso su di lei: -Nessuna domanda, oggi?-
Colta in fallo, Sabe, si sistemò un cernecchio sorridendo imbarazzata: -Non sembravi dell'umore-
-Non ho capito la tua reazione sul tetto, tutto qui; non è la prima volta che non capisco qualcosa di te- frecciò il ragazzo alzando le spalle.
Lei sbatté le palpebre ma decise di rispondergli: -Non... non mi piace essere presa per il polso, non mi piace essere abbracciata. Mi sento in gabbia, come se non avessi altra scelta che rimanere lì-
-Capisco- socchiuse gli occhi Royal: il vecchio di pochi anni prima doveva averla davvero terrorizzata ma qualcosa gli diceva che, proprio nell'indole della ragazza, doveva esserci poca predisposizione al contatto fisico...
Ella voleva essere libera, come il vento e il vento non era imbrigliabile.
Era un ossimoro vivente, lei: fatta d'aria e costretta in casa, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo in una routine che andava avanti da tre anni ormai...
-Cos'è quella data?- accennò alla sua figura con il mento per distrarsi.
-Un tatuaggio che non rifarei- mormorò Sabe monocorde.
-Perché?- sollevò un sopracciglio Royal in modo terribilmente simile a quello di Cinder.
-L'ho fatto come ho compiuto diciott'anni. Una pessima età per qualsiasi decisione... quello è il giorno in cui sono nata- Isabella si appoggiò allo stipite a braccia incrociate -Dopodiché ho scoperto di avere grandi problemi con qualsiasi cosa di permanente-
-Pensavi di dover fare i conti con l'Alzheimer quando te lo sei fatto fare?- ghignò Roy -Perché è un posto un po' scomodo per ricordarsi di qualcosa-
Lei lo fissò per un istante lunghissimo poi sorrise con un piccolo sbuffo: -Mia madre è morta di parto. Quella è anche la data della sua morte...-
Al ragazzo per poco non si dislocò la mandibola.
-... mi sono data la colpa della sua morte per una vita- continuò Sabe mentre il suo sguardo si faceva assente -Poi ho ritrovato il suo diario. Durante la gravidanza le hanno diagnosticato un tumore... Poteva scegliere, poteva abortire e continuare a vivere. Ha scelto me. E mentre io crescevo, cresceva anche il tumore. Sarebbe morta... anche non di parto e lo sapeva. Ha scelto me... Smettere di lottare, di sperare, di sentire ogni singolo giorno, Royal, sarebbe solo uno sputo sul suo sacrificio-
Il ragazzo la guardò sentendo qualcosa all'altezza del petto sgretolarsi di fronte alla scelta di quella donna sconosciuta. Deglutì.
-Credi che con un altro aspetto la tua vita sarebbe stata la stessa?- sussurrò Cenere abbassando le lunghe ciglia sugli zigomi per un istante, nel tentativo di portare la conversazione su un piano più leggero.
Royal si forzò a pensare ai bigliettini che trovava sul banco, alle ragazze che gli avevano chiesto di accompagnarle al ballo della scuola perché lui mai avrebbe trovato il coraggio o l'interesse di fare il primo passo, ai commenti razzisti sui mezzosangue e la sua pelle mulatta che ancora gli capitava di sentire, ai contratti solo per i suoi occhi contrastanti la sua pelle di cuoio e bronzo, da gladiatore, a quel qualcosa di molto simile alla deferenza che sembravano provare tutti solo per la sua presenza da immortale e per la prestanza fisica che occupava forse troppo spazio, a quanta poca gente si preoccupasse dei suoi sentimenti o lo conoscesse come sperava e aveva paura che lo conoscesse Ella...
-No- la guardò negli occhi, infine -Ma la tua reazione a me, sì-
La ragazza schiuse le labbra, riemergendo dagli specchi che erano gli occhi di Roy: "Credo che tu mi stia sopravvalutando, Royal"
Si sforzò di sorridere nel chiudere la porta: -Buonanotte-
-Buonanotte- la fece sorridere l'eco basso.
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-Come cazzo hanno fatto?!- sbraitò Royal al telefono -Sì, sì, lo so che non l'ha fatto. Mi fido di Ely, maledizione! Non... Ora chiamo Stacey e le chiedo di ospitarlo per un paio di notti. Non faccia altro. Dopo Natale tornerò a casa e sistemerò le cose-
Gettò il cellulare sul letto e si mise a cercare una sigaretta che neanche voleva.
Aveva smesso da tre settimane, ricordò.
Sorrise al pensiero di quel che aveva sentito da Sabe proprio quel pomeriggio, alla faccia della coincidenza.
-Se vuoi girare con il cancro ai polmoni in scatola è affar tuo, Emi. Non ti azzardare a fumare in casa, però, o ti faccio passare l'inverno in giardino e smettila di spruzzare deodorante e profumo sopra ai cappotti per coprire l'odore: peggiora solo le cose-
Non l'aveva scelto, ma sembrava nata per fare la madre e si scioglieva in un modo che lo faceva liquefare quando era insieme ai suoi fratelli.
Era finito ancora prima di iniziare con lei lo sapeva. Ma ormai vedeva l'inizio dell'imminente Apocalisse dietro l'angolo.
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-...Ci saranno luci accese di speranze
E ti abbraccerò per darti forza sempre
Giuro, sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Veglio su di te, io sono il tuo guerriero- Sabe accarezzò la testolina di Alice ormai nel mondo dei sogni e spense la lampada sul comodino.
Uscì in corridoio per andare a riprendere il manuale di sociologia abbandonato sul divano ma s'imbatté in Darrel che non le diede neanche il modo di chiedergli cosa ci facesse ancora a zonzo a quell'ora.
-Tu non ti sposerai, vero?- domandò il piccolo senza preamboli.
-Cosa?- sbatté le palpebre stupita Ella.
-Michael e Caesar stanno meno con noi da quando si sono sposati. Tu non vuoi andartene, vero? Non ci lascerai- lo sguardo scuro del piccolo per poco non uccise la ragazza, cerbiatto dilaniante la leonessa.
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Nella notte, Ella ruppe il silenzio della casa in un singhiozzo trattenuto.
Si portò una mano alla bocca e l'altra tra il petto e lo stomaco contratto.
Sentì il suo cuore tachicardico per l'ennesima volta sul punto di sbriciolarsi.
Soffocò contro il dorso della sinistra un gemito mentre le lacrime le scorrevano ai lati del viso, fino alle orecchie.
"Dannazione..."
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Royal entrò nella piccola chiesa scrollandosi di dosso l'acqua: -Non sei facile da trovare-
Sabe abbassò lo sguardo, all'ultimo banco: -Non sei obbligato a cercarmi-
Si morse il labbro inferiore, rialzando lo sguardo su di lui: -Perdonami. É stata una nottataccia-
Lui le accarezzò le palpebre pesantemente adornate dalle occhiaie e gli occhi ancora gonfi di pianto con un lento sguardo preoccupato: -È successo qualcosa?-
Ella si alzò dal banco prendendo la borsa della spesa al suo fianco: -No-
Non era pronta a parlarne, non quando stava già andando contro ogni fibra del suo essere per dirgli la verità.
Proprio non riusciva a fare di più. Soprattutto perché lui proprio non si scuciva, maledizione!
Lei gli stava lasciando intuire ogni crepa, gli stava dando occasioni su occasioni di spezzarla con una parola, gli stava dicendo tutto quel che le sue corde vocali ormai senza filtro lasciavano passare...
Ma lui non si sbottonava, non si sbilanciava mai.
Trattenne lo sbuffo frustrato nella sua mente: sapeva che gli uomini parlavano molto meno (Michael era un caso a parte) ma non... Non poteva fare un piccolo sforzo?
Non poteva consegnarle i suoi difetti, le sue mancanze, come stava facendo lei? Non poteva darle qualcosa che le facesse capire che, quando se ne sarebbe andato, la sua assenza non sarebbe stata così tragica da sopportare? Che lui in fondo sarebbe stato sbagliato per lei?
Royal la seguì in sacrestia mentre lei chiedeva: -Non hai mai fatto una cosa che l'istinto ti diceva di dover fare assolutamente anche se sapevi che tutti ti avrebbero preso per scemo e avrebbero riso di te?-
Il ragazzo guardò di sottecchi la schiena di Sabe: -È qualcosa che stiamo per fare?-
-È la mia domanda di oggi-
-No- fece allibito lui.
Lei posò sul tavolino della segretaria della parrocchia la busta verde sospirando: -Io, sì. In continuazione-
"Chissà perché la cosa non mi sorprende" sorrise Roy con la sua domanda già sulla lingua.
Isabella si sistemò i capelli, passando una mano sul viso.
Il ragazzo seguì il movimento, la fascetta nera che lei portava al medio, e non si rese neanche conto d'aver cambiato il suo quesito: -Sei veramente asessuale?-
Le dita ancora imbrigliate della chioma leonina, Cinder spalancò gli occhi: -Come?-
-Sei...- fece per ripetersi lui.
-Ho capito- la voce della ragazza fu una lama di ghiaccio -Quel che non ho capito è come tu te lo possa domandare-
≠
-La mia virtù ti sta talmente a cuore da trovare maniere decisamente più sottili dei pugni per far girare alla larga i calabroni?- domandò in italiano Ella, appoggiata alla macchina rossa dell'amico.
-Scusa?- Michele aprì l'auto e gettò di malagrazia i libri sul sedile posteriore.
-Da quando sono asessuale?- riprese lei passando all'inglese senza neanche farci caso.
-Da quando non la sei?- si stupì lui sedendosi alla guida.
-Io non... Cosa te l'ha fatto pensare?- domandò Sabe prendendo posto accanto a lui.
Michele le prese la mano con l'anello: -Questo-
Isabella sgranò gli occhi e si tolse la fascetta mostrandogli l'incisione all'interno.
-Cinder...- al ragazzo si ruppe la voce.
≠
-Quindi non sei...?-
-Non lo so e non m'interessa, Royal, per il momento è l'ultimo dei miei problemi... se e quando arriverà la persona giusta, mi farò le paranoie del caso-
Il ragazzo si passò una mano sul viso: forse era il caso di smetterla di perseverare, forse doveva semplicemente tornare in America e risolvere i problemi che c'erano lì.
Strapparsi il cuore e tornare a casa.
Però lei si stava aprendo, altroché se si stava aprendo...
"Sua madre..." pensò; Dio doveva tenerle un posto tra i Beati per aver scelto di partorire quell'angelo complicato e scontroso della figlia.
≠
Lloyd finì di bere il suo caffè gentilmente offerto dalla macchinetta erogatrice: -Dorian?-
-È ritornato all'epica- sorrise Ella buttando il suo bicchierino di plastica -La tua bionda?-
-Prima o poi troverò il coraggio di parlarle- la imitò il ragazzo -Il tuo ammasso di muscoli?-
Sabe scoppiò a ridere: -Non è mio... e comunque non credo sia una cosa fattibile-
Il bibliotecario s'appoggiò al muro: -Tu sei per pochi, Ella. Sei solo per chi sa guardarti-
"E tu sai guardarmi?" alzò un sopracciglio, guardandolo scettica lei.
-... se fossi un po' meno te stessa, avresti la fila dietro, ma hai un carattere troppo complicato per la maggior parte degli uomini- Lloyd annuì al tizio che stava aspettando spaesato un suo aiuto e iniziò a incamminarsi verso di lui -Lui non sembra preoccuparsene, nonostante possa avere mezzo mondo. Lui ti sa guardare, Ella. Forse devi imparare a guardarlo anche tu-
Sabe lo vide allontanarsi per aiutare il signore; sospirò e rovistò nella borsa alla ricerca di una penna.
≠
Certo che quando devi dire una cosa non ti fai troppi problemi, eh?
grazie.
Ella
Lloyd sorrise, girando il biglietto azzurro trovato nella tasca della giacca:
Se toccate, toccate davvero,
in profondità, sotto la pelle, dritto al cuore.
Se parlate, dite ciò che veramente pensate
a costo di scoprirvi in disaccordo.
E se guardate, guardate fino in fondo all'anima.
Il Piccolo Principe
⏯️ "Il Piccolo Principe" è il titolo dell'omonimo libro di Antoine de Saint-Exupéry
⏯️ Eros per la mitologia greca, il dio dell'amore. Corrispondere al romano Cupido.
⏯️ Su AVEN nel 2005 qualcuno propose di inventare un simbolo per mostrare pubblicamente il proprio orgoglio asessuale ogni giorno. Uscì fuori l’idea di un anello nero da portare al medio della mano destra: semplice da trovare sul mercato e privo di riferimenti a un genere specifico, l’idea piacque subito.
Fonte: lasiepedimore.com
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