43. Inchiostro nelle vene

-Hai litigato con la megera?- Caes le tolse di mano i piatti sporchi con un'espressione troppo pacifica per un avvocato reduce da una giornata di lavoro e una festa di tante persone.

Sabe alzò un sopracciglio, eloquente.

Caesar iniziò a raccogliere le posate da dolce: -Scusa. Volevo solo capire se fosse successo qualcosa: non ti ho praticamente vista, oggi, e sei bianca come un cadavere-

Lei abbozzò un sorriso: -Solo una giornata stancante-

-Posso chiederti se c'entra anche Royal?- domandò cauto l'avvocato.

Isabella sospirò lasciando cadere a terra il sacco nero, gli occhi chiusi e le spalle afflosciate: -Non lo so-

-In che sens...?- iniziò a domandare l'avvocato mezzo millesimo di secondo prima che Cenere si lasciasse cadere su una sediolina imbottita.

-Non lo so, Caes. Non lo so- sospirò Cinder -Io... non lo so-

-Anni di avvocatura mi hanno insegnato a riconoscere le bugie anche senza gli studi di Michael, Ella- affilò lo sguardo lui con un sorriso.

-Credevo te l'avessero insegnato i bambini- sorrise mestamente la ragazza, esausta.

L'uomo le porse un bicchiere ancora pulito e lo riempì di succo: -I ragazzi sono un osso duro peggiore dei clienti. È allo studio che ho fatto la gavetta-

Sabe chiuse le dita rovinate sul calice mentre l'altro insisteva: -Allora?-

-Johnson non ha aiutato- ammise Ella -E io non sono certa di aver messo veramente in chiaro le cose-

-Cos'avresti voluto dirgli?- chiese, stando attento ad evitare che il suo bicchiere traboccasse.

Isabella chiuse gli occhi appoggiandosi allo schienale a righe, massaggiandosi il ponte nasale: -Che non lo voglio più vedere, Caes. Che non lo voglio più vedere-

-Ed è vero?- gli occhi dell'uomo la scrutarono.

Sabe chinò il capo, in silenzio.

-Ella?- la richiamò lui capendo di dover finire di calcare la mano.

La ragazza alzò lo sguardo su di lui, il bicchiere stretto tra le dita che tintinnò contro quello di Caesar quando lo incontrò a mezz'aria: -Alla famiglia-

-Alla famiglia- sorrise l'avvocato portando alla bocca il vino mentre Isabella lo imitava col suo succo.

-Brava, Ella- posò il bicchiere l'uomo -Irritante, precisina, testarda, esasperante ragazzina-

-Bravo Caes- ghignò Ella -Allucinante, egocentrico, arrogante, facile vegliardo-

L'avvocato le scompigliò i capelli: -Una volta all'anno è quasi bello farsi insultare da te: dà l'idea di aver fatto tutto bene-

-Aspetti qualcuno?- domandò Caes sentendo il campanello risuonare per tutta la casa.

-Alle sei di sera? No- inarcò il sopracciglio Ella voltandosi per guardare, attraverso la porta, dall'altra parte delle grandi finestre.

Per poco non si lasciò di nuovo cadere sulla sedia: -Questa è una dannata persecuzione!-

-In che senso?- si alzò l'avvocato pronto a sostituire la camicia sgualcita e i pantaloni comodi con il completo.

-Rimani con me- lo implorò Cinder attraversando il corridoio per aprire il cancello.

-Non s'azzardi!- il tono imperioso di Cenere fece immediatamente Acosta.

-Ma ha aperto il cancello!- protestò sbigottito.

-Solo per non doverle sputare in faccia attraverso la grata- sibilò Ella uscendo -Non certo per farla entrare-

Il produttore la guardò allibito per poi sorridere divertito: -Avevo capito che era un osso duro ma... accidenti, che caratterino!-

Caes non riuscì ad evitare un ghigno.

-Perché diamine è qui?- si punse Isabella, lo sguardo di metallo scuro.

Aron le lanciò il libro che aveva sottobraccio: -Per questo-

Sabe si piegò in avanti per prenderlo, molto poco elegantemente, al volo. Le dita le si chiusero su una copertina della quale aveva scelto personalmente il colore e la grafica.

-L'ha trovato- rialzò sguardo e busto, troneggiando su di lui.

-Evidentemente- sorrise ferino lui.

Ella scosse la testa, ruotando gli occhi: -Quindi?-

-Aveva ragione: l'ho odiato- il sorriso rimase lo stesso.

Cenere sospirò, esasperata: -Questo lo so benissimo. Lei è venuto ad invadere la mia proprietà con la sua boria ed il suo egocentrismo da milionario dispotico solo per...-

-Parla sempre così tanto?- Aron si rivolse a Caes.

-Raramente- l'avvocato lo fissò negli occhi, rimanendo sull'attenti -Di solito vuol dire che è arrabbiata-

-A ragione- borbottò Sabe incrociando le braccia.

Caes represse un sorrisino guardandola.

-Lei è un'ingrata!- sbottò lo scrittore rivolgendosi poi all'avvocato, indicando Ella che, ancora con il libro tra le mani, li fissava scioccata -Lei! Quando l'ho vista con Johnson mi è venuta l'idea, l'ispirazione, la pazzia, quello che vuole... ho trovato il modo di concludere la serie, ho trovato lei! E lei è perfetta! Ma lei non mi lascia scrivere!-

-In che senso non la lascia scrivere?- domandò Caes entrando nella fiera delle espressioni stralunate con loro.

-Voglio creare un personaggio su di lei. Un personaggio che venga interpretato da lei- spiegò Aron come se parlasse ad un idiota -Ma lei ha già detto che non reciterà!-

-È un suo diritto- gli fece notare Caesar.

-Ma non posso continuare senza quel personaggio!- sbottò lo scrittore.

-Nessuno gli sta dicendo di farlo- si avvicinò Cinder -Vuole creare un personaggio su mia base? Va bene. Sappia solo che non c'è nulla al mondo che potrà mai costringermi a recitare nella sua dannatissima serie-

-Ma...- provò ad obbiettare Aron.

-Credo sia tutto- intervenne Caes fermo.

Acosta sospirò dando l'impressione d'arrendersi: -Comunque aveva ragione: l'ho odiato, quel libro-

Ella ruotò gli occhi.

-Ma non per il finale- si spiegò lui -Perché è pazzesca. Non il libro, ma l'idea. Vitae è una bagatella ma Mortem è geniale. Ed è pazzesco il fatto che senza una storia mediocre come Vitae non si possa arrivare a Mortem. Il potere che ha lei, il potere che hai tu, Ella Sabe, è qualcosa che nessuno aveva mai sviscerato così-

Caesar perse il terreno sotto i piedi quando notó la ragazza muovere un passo avanti con un sorriso sulle labbra.

-Quindi le è piaciuto- c'era orgoglio, vittoria, nel tono di Cinder.

Aron chinò il capo, forzato: -Ha anche un bello stile per essere così giovane ha... l'inchiostro nelle vene-

Gli occhi di Isabella luccicarono: -La ringrazio... ma adularmi non mi farà cambiare idea-

Acosta sorrise tendendo la mano per riprendersi il libro: -Lo immaginavo-

-Allora buon rientro in America, signor Acosta- sorrise Ella accomiatandosi.

Lui strinse le dita sul volume toccandosi il panama per salutarla: -Signorina Cenere. Signor Lewis-

-Che tipo!- sorrise l'avvocato rientrando in casa -Avresti potuto scucirgli un sacco di soldi, lo sai, vero?-

-No- Ella terminò di dividere plastica dalla carta -Prima di tutto perché non mi conosce quindi sarà molto difficile che crei dal nulla un personaggio simile a me, al massimo ne disegnerà uno che mi somiglia fisicamente o che si muove come mi ha visto fare quando mi ha notata mentre aiutavo Ely. In secondo luogo, Caes, nessuno fa niente per niente. E io non voglio sentirmi costretta ad accettare un'offerta del genere solo perché lui mi prende addirittura come musa o trovarmi invischiata in trucchetti legali perché mi fido delle buone intenzioni delle persone... sono paranoica, troppo cauta e dannatamente rigida? Sì, si e decisamente sì. La devo essere. E non solo perché non voglio umiliarmi di fronte ai teleschermi di mezzo mondo con un vestito che mi copre solo la pancia o perché, per come è fatto questo dannato mondo, una volta che avrò debuttato, bene o male che sia, la gente penserà che io possa fare solo quello... Caes, abbiamo sei ragazzini da guardare; se non ho il tempo per studiare, non ho il tempo neanche per recitare-

"Anche se non hai idea di cosa darei per guadagnare dei soldi miei" si morse la lingua, sorridendogli -Vado a buttare la spazzatura; tu porta di sopra i piatti e controlla che i ragazzi stiano facendo i compiti, d'accordo?-

-Se non lasci abbastanza margine, ti scucirai gli occhi, su quell'orlo, ragazzina!- la voce urticante della vecchia fece sospirare Cecily che risistemò gli spilli sulla fine del vestito nero della sorella.

-Così?- domandò sforzandosi di non ringhiarle contro.

La Davies si aggiustò gli occhiali sulla punta del naso e annuì facendo ondeggiare la catenella di perline che le aveva regalato Isabella dal momento che l'anziana donna li dimenticava perennemente in giro.

Partito

Sabe sorrise, mettendosi il cellulare in tasca: Ely aveva il terrore degli aerei.

Litigò con il sacco della plastica finché non riuscì a buttarlo nel cassonetto.

-Ella?-

Lei si voltò verso la voce, sgranando gli occhi: -Royal?-

-Quindi, di preciso, la milza a cosa serve?- ripeté la domanda Cade di fronte al libro di biologia.

-Credo che sia una specie di riserva di sangue, per questo quando corri fa male- tentò Michael con in mano un disegno di grafite spaventosamente accurato dell'organo.

-Ma può esplodere?- domandò Darrel da sopra le sue operazioni.

-Non credo- si grattò la testa Michele rimpiangendo di non poter aiutare Dorian con fisica.

-Che schifo, Rel!- Alice arricciò il nasino esattamente come faceva Cenere.

-Non hai preso l'aereo?- Ella arretrò di mezzo passo.

-Non lo dovevo prendere- avanzò il ragazzo.

-In che senso?- aggrottò la fronte confusa lei.

-Le riprese sono quasi terminate e il tour promozionale non è decisamente obbligatorio per i personaggi secondari per cui ho deciso di passare un po' di tempo nel sud della vecchia Inghilterra- Roy si fermò, scrutandola con quegli occhi che sembravano specchi d'argento.

Caes chiuse la chiamata con sua sorella, il sorriso che andava da un orecchio all'altro.

-Buone notizie?- domandò Michele lasciando il tavolo dei compiti per prendersi la tazza che gli porgeva suo marito, i capelli sconvolti come la faccia.

L'avvocato annuì: -Sembra sia fatta... Tu e tuo padre?-

Michele si passò di nuovo la mano tra i capelli, scombinandoli definitivamente: -Devo chiedere a Ella se posso invitarlo a Natale-

-Ti dirà di sì. E può stare da noi per le feste- Caes portò la sua tazza alle labbra.

-Lo so- sospirò il ragazzo.

Sabe si pulì le mani sui jeans da uomo allontanandosi dai cassonetti: -Quindi avevi già deciso di non partire?-

-Diciamo che tu mi fai sperare in una seconda possibilità- sussurrò lui sentendo le pareti della gabbia scricchiolare per la pressione che il suo leone stava esercitandoci sopra -E io la voglio. La voglio, Ella, quella possibilità-

Cenere alzò i suoi occhi caotici su di lui, mormorando: -Abbiamo detto solo amici-

Roy annuì: -Sì. Ma gli amici si conoscono. Venti domande, ti va? Senza doppi fini-

Isabella lo scrutò a lungo per poi incamminarsi verso casa: -Andata. Ma ricordati che le domande si rigirano-

-E questo cosa vuol dire?- la seguì il ragazzo.

-Non farmi domande alle quali non risponderesti- sorrise Ella sicura dell'arma a doppio taglio.

-Va bene- ricambiò Royal, sfidandola con lo sguardo: non era lui quello che scappava -Inizia tu-

Cenere si prese il suo tempo per cercare qualcosa che non le si ritorcesse contro.

-Sogno nel cassetto?- domandò infine.

Roy fece una smorfia ma rispose comunque: -NATO-

Sabe si fermò stupita: -Come, scusa?-

-North Atlantic Treaty Organisation. È...- cominciò Royal.

-So cos'è, ma... perché?- l'interruppe Ella.

-Mi piace l'idea di proteggere chi non lo può fare da solo. E sono bravo- assottigliò lo sguardo lui.

-Ma...?- fece per domandare la ragazza.

-Hai già fatto due domande, tocca a me- sorrise lui sapendo di avere il coltello dalla parte del manico -Poi, se vorrai, ne riparleremo. Prima, però, mi devi dire qual è il tuo-

-Antropologia- fece sbrigativa lei -La tua domanda?-

Il ragazzo la soppesò con lo sguardo, capendo che quella sera non avrebbe combinato nulla: -Qual è la prima cosa che ti ha colpito di me? E non cadere dalle nuvole perché so che c'è qualcosa: tu trovi qualcosa di buono in tutti; anche Acosta ti sei fatta piacere!-

Ella lo guardò sbigottita per poi scoppiare a ridere.

-La voce- si ricompose poi.

-Come?- aggrottò le sopracciglia lui.

-La voce- si ripeté Cinder -Hai una bella voce-

-Grazie- sorrise stranito lui.

-Prego- affilò lo sguardo Ella, sfacciata, accennandogli il suo turno con il mento.

-Io ricordo d'aver pensato che anche se sembravi minuscola, mi davi la sensazione di non riuscire a concepire l'idea di non superare un ostacolo, per quanto grande- si appoggiò lui al cancello con quell'aria da contaballe professionista propria dei ragazzi nel tentativo di fare colpo.

-Io sono nella norma- incrociò le braccia lei.

Royal finse di valutarla: -E quanto saresti?-

-Centosessantacinque centimetri e mezzo- inarcò un sopracciglio lei.

-E mezzo!- le fece il verso lui.

-E quel tanto che serve a guardare dall'alto in basso chi non ha quei cinque millimetri- sorrise Ella.

Roy scoppiò a ridere: -Un metro e novantasei-

La ragazza scosse la testa sorridendo: -Esatto. Ora che hai fatto la ruota, pavone... qual è la prima cosa che hai davvero notato in me?-

Il ragazzo sospirò, rialzandosi: -Direi una bugia se non ti dicessi il colore delle lenti; la cosa che mi ha dato sui nervi è che erano vuoti, i tuoi occhi. Dopo quella mattina, in bagno, ho iniziato a notare quanto in realtà le tue pupille rimanevano fisse quando avevi gli occhi blu mentre, Dio, quando non hai le lenti non stanno un attimo ferme: s'ingrandiscono, rimpiccioliscono e poi i tuoi occhi, cazzo, sono mutevoli. Basta un po' più di luce e sembrano grigi, se si guardano da vicino ci vedi il sole dentro e... Non sono color fango, Ella. Proprio no-

Lei sbatté le palpebre sorpresa: -Ti devono piacere proprio tanto...-

-Mi piace capire- si chinò lui, di nuovo troppo vicino e troppo lontano -Quando hai le lenti, le tue pupille rimangono immobili, io non capisco, proprio non capisco quando non le hai, invece, almeno non puoi fingere che non ti faccia proprio nessun effetto-

Cielo...

Era nei guai.

⏯️ Postilla fornita dalla gentile Wiki:

L'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord è un'organizzazione internazionale per la collaborazione nel settore della difesa. Il trattato istitutivo della NATO, il Patto Atlantico, fu firmato a Washington il 4 aprile 1949, ed entrò in vigore il 24 agosto dello stesso anno.

Sito ufficiale della NATO: www.nato.int

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