42. La favola
-Te l'ha dato Caes, il mio numero?- domandò Ely appena prima di incastrarsi nella minuscola macchina rossa di Michael.
Il proprietario dell'auto scosse la testa colpevole.
-Ella?- domandò Roy.
-Diciamo che me l'ha dato il cellulare di Ella- mise in moto il ragazzo.
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-Ma, Sabe, non è giusto!- puntò i piedi Darrel -È stato lui a picchiarmi per primo!-
-Lui ha iniziato e tu hai finito- parcheggiò sotto la tettoia lei guardando Cade e Darrel dal retrovisore -Siete grandi, ragazzi! Non sono io a dovervi dire di non alzare le mani, no?-
-Ma lui...- iniziarono insieme.
-Datemi una mano: nel baule c'è una torta troppo grande e troppo buona- si slacciò la cintura Sabe.
-Cosa festeggiamo?- domandò Darrel del tutto dimentico della discussione con suo fratello.
-Oggi è il quindici ottobre- sorrise Sabe nonostante il lampo di qualcosa di non esattamente felice nello sguardo -E per vostra gioia, Royal ed Ely passeranno per un saluto. tornano in America-
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Michele dette un'occhiata allo schermo del cellulare: -Oh, cazzo, oggi è il quindici!-
-Perché, che succede il quindici?- chiese Ely tentando di ricordarsi la data della notte in tenda.
-Il quindici ottobre, Ella e Caes sono passati all'adozione ufficiale dei ragazzi. Siamo diventati una famiglia a tutti gli effetti solo quel giorno-
-Quindi che dobbiamo fare?-
-Retromarcia, prendere qualche bibita ed un paio di palloncini- per poco non sbatté la testa sul cruscotto Michael dalla frustrazione: meno male che esisteva Ella! Caesar se la sarebbe legata al dito, una dimenticanza simile...
Ella no, non quando per prima si sarebbe dimenticata anche la data del suo stesso compleanno se non...
-Intendevo noi- interruppe i suoi pensieri Baby Johnson.
-Nulla. Venite, salutate, prendete un pezzo di torta e ve ne andate quando volete- cercò uno stallo libero il ragazzo dagli occhi verdi.
-Non è una cosa privata?- aggrottò le sopracciglia Ely.
Michele sorrise: -Stiamo parlando di casa Shaw: poche cose sono private lì. L'anno scorso ha partecipato anche Nicholas con sua madre ed erano appena arrivati in città; l'unica un po' più riservata è Ella ma lascia la casa aperta a tutti per i ragazzi-
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-Ella!- urlò Michael dalla tromba delle scale -Ho trovato due esemplari di Johnson che vagavano sperduti nelle vicinanze! Possono restare, vero? Ciao, caramella!-
Alice scese dai gradini a velocità impossibile per chiunque altro, la gonnellina rosa tutta balze che frusciava: -Ha detto di sì. Ma anche di non urlare che la Da...-
-Cos'ha da berciare così, giovanotto?- Margaret s'affacciò alla porta con un'espressione arcigna che si distese al vedere i due ragazzi dietro l'italiano -Ho bisogno di braccia robuste che spostino il tavolo-
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No, decisamente non era una festa privata...
Ely sorrise dando un'occhiata in giro: -C'è più gente che ad Halloween!-
Rovistò con lo sguardo tra i gruppetti che parlottavano tra loro o giocavano a qualcosa ma non riuscì a trovare chi cercava.
-Sono in cortile con i più piccoli- Michele si avvicinò a lui con un bicchiere d'aranciata.
-Chi?- gli occhi azzurri dell'attore incontrarono quelli verdi e scrutatori del ragazzo.
-Ella e Roy- pronunciò cauto lui.
-Allora magari aspetto un po'- mormorò il ragazzo posando lo sguardo sui vetri. Riuscì a vedere Royal andare incontro alla ragazza e il cuore gli si strinse un poco di più del necessario.
-Sei davvero bravo- sentenziò Michele portandosi la bibita alle labbra.
-Come?- domandò Ely scendendo dalle nuvole.
-Sei un bravo attore. Se non avessi Ella come amica, difficilmente avrei capito che lei ti piace ancora- insinuò -L'unica cosa che non capisco è perché...-
-Non pretendo che tu lo capisca- fece per andlarsene l'altro.
"Ella docet" sorrise Michael quando mormorò -Ti avevo davvero malgiudicato, Ely: sei una brava persona, in fondo-
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-Non stiamo insieme. E mi ha baciato lei. È un'amica, per questo non le ho urlato contro-
Basso, graffiante, Royal.
Ella chiuse gli occhi, sentendolo avvicinarsi: -Non mi devi spiegazioni: non stiamo insieme-
"Questo perché tu ti ostini ad evitarlo" si morse le labbra lui, al suo fianco -Ci tenevo comunque a farti sapere che non ti ho presa in giro-
I lunghi capelli scivolarono verso il basso quando lei chinò il capo, senza saper bene cosa fare: -Grazie-
Royal le si avvicinò ancora: -Puoi...? Puoi solo dirmi perché?-
Sabe alzò il viso verso di lui che non aspettava altro che lo schianto dei loro occhi.
Ne rimase deluso.
"Che minchia, queste lenti!"
-Perché rimani una pessima anche se luccicante bella idea, Johnson-
-"Luccicante"?- non poté fare a meno di chiedere lui.
-Come i pulsanti rossi quelli che ti chiamano ma non possono, non devono, essere toccati- sussurrò lei.
-Non esplode nulla, Ella- le solleticò le orecchie con la voce -Se ti apri un po' al mondo-
-Questa l'ho già sentita...- tornò a guardare i ragazzi, Sabe, con un sorriso stanco -Non è qualcosa di fattibile-
-Questo non vuol dire che mi trovi inguardabile- sorrise Royal beffardo.
Cielo, iniziava a capirla! E Cenere non era certa fosse un bene...
Ruotò gli occhi: -Sai benissimo che potresti evitare di rischiare la vita e fare il fotomodello, Johnson-
Lui abbassò le palpebre: -Non...-
Metteva distanza, quel cognome, lo portava ad odiarlo ancora di più che in passato.
-Lo so, perdonami- Roy sentì uno spostamento d'aria e quando sollevò le palpebre se la trovò a poco, davvero poco, da sé...
-Cerchiamo di essere più precisi- deglutì -Io ti piaccio?-
-Come persona?- sorrise ancora Ella dando un'occhiata a Nicholas che si stava prodigando in una serie di canestri per poi riportare gli occhi su di lui.
-No- la inchiodò con lo sguardo lui -E non fare battute-
Sabe non riuscì a dissimulare del tutto il ghigno; quando aveva iniziato a conoscerla così?
Si ricompose e sospirò: -Diciamo che, in un'altra situazione, una possibilità te l'avrei data-
-Solo in un'altra situazione?- non seppe più che pensare Royal.
Cinder annuì in silenzio, lo sguardo coperto di blu fisso sul ragazzo che gli chiese: -Perché?-
Ella si morse il labbro, girando ancora lo sguardo altrove, le gote un po' più rosse...
Lentamente, riportò gli occhi su di lui che, questa volta, riuscì a vedere qualcosa anche attraverso le lenti mentre lei sussurrava: -Perché non sono una da una notte e via-
-Neanch'io- quasi ruggì lui. Cos'altro doveva fare per farsi credere?
-Lo so, Royal- la sua mano bianca finì sulla guancia di lui che spalancò gli occhi, sentendosi il cuore nelle orecchie -Lo so, credimi... ma è tutto quello che ti posso offrire ora. E non voglio. Non voglio solo quello, dannazione... quindi è meglio non avere niente-
-Perché?- insistette lui con la voce che strideva, il battito ancora a zonzo, nonostante lei lo avesse lasciato in una carezza.
-Sul serio non lo sai?- si punse lei -Li hai visti i miei coinquilini? Minorenni, sotto la mia tutela, fanno Shaw di cognome... hai presente? Ecco, loro sono sei, tanto per cominciare... poi c'è un oceano di distanza tra casa tua e casa mia, letteralmente... e, poi, tu non mi conosci, Royal. Non ancora, nonostante sia stato... sorprendente scoprire di essere stata guardata così a lungo-
Erano poche delle ragioni per cui si stava privando di tutto quello, Ella, ma erano già sufficienti a tenerlo lontano da lei, a vederselo strappare via senza neanche essere sicura del nome del sentimento...
O, almeno, sarebbero dovute essere sufficienti...
-Allora conosciamoci- sussurrò lui forzandosi per non prenderla per le braccia o tenerle le mani sul viso.
-Se sappiamo già come finirà, perché punirci ulteriormente?- si voltò lei verso la casa.
-A Ely almeno un'occasione di essere amici l'hai data!- la richiamò lui.
Cinder si fermò sulla porta, sfiancata: non l'aveva detto, vero? Non l'aveva messa di fronte alla verità, non così brutalmente... vero?
-Solo amici?- mai seppe dove trovò la voce che le uscì dalla gola quando si girò appena
Royal annuì: "Per ora"
Sabe sospirò, appoggiandosi alla porta: -Ci faremo del male, Royal-
-Forse- chinò il capo lui, l'argento che scintillava di speranza.
Ella si chiuse la lastra alle spalle, accasciandocisi contro, sentendo il chiacchiericcio della festa al suo culmine. Come se non sapesse che almeno la metà degli invitati era rimasta col naso incollato ai vetri fino a due millisecondi prima.
Si passò una mano sotto le palpebre, sentendo gli occhi bruciare "Stupide lenti!"
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-Dagli una possibilità, senerei- sussurrò Ely abbracciandola -Tutti ne vorremmo una-
-È sparito- mormorò lei sopprimendo un ringhio -Se lo rivedi digli che può andar bene ma... Ely, ci sono corde che, a forza di essere tirate, bruciano le mani-
L'attore indugiò un attimo poi la lasciò andare: -Sarà fatto, senerei-
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-Fuori tutti- sentenziò imperiosa Margaret -Facciamo io e la signorina-
Ella alzò gli occhi al cielo ma se ne stette zitta finché il salone non si svuotò.
-Sappia che oggi non sono in vena, signora Davies- inarcò un sopracciglio iniziando a sparecchiare.
-Ho notato, sì- mormorò la vecchia guardandola -Signorina Cenere, si sente appagata da questa vita?-
Sabe per poco non perse la presa sul servizio decente: -Come scusi?-
-Vorrebbe di più?- ritentò la donna.
-Ne abbiamo già parlato, signora Davies- sorrise Ella impilando i coperti l'uno sull'altro.
-Stesso discorso, diverse conclusioni- sentenziò Margaret.
Isabella la fissò, punta sul vivo: -Cosa c'è, signora Davies? Vuole sentirmi dire che sto sbagliando? Lo so!-
Margaret la fissò dalla sedia con l'immancabile tazza di tè in mano e l'aria impassibile.
Cenere deglutì per poi rialzare fiera il capo: -Forse non merito la favola, signora Davies. Non quando non mi sento totalmente appagata per una vita che non volevo mentre dei bambini muoiono di fame, vengono venduti, stuprati o uccisi dall'altra parte del mondo... ma la voglio. E la sto continuando a cercare, ogni stramaledettissimo giorno... sentendo la pioggia, inzuppando cioccolata nel tè, leggendo, sognando... non importa. Sto provando a sentirmi bene perché non mi perdonerei mai di aver fatto loro del male. Mai. Non ne possono nulla, sono dei bambini e ho scelto di proteggerli da qualsiasi cosa. Anche da me. Anche da quel che vorrei per me-
Margaret fece per aprire la bocca ma Ella alzò imperiosa un dito, il tono sempre calibrato: -Non s'azzardi. Non s'azzardi a blaterarmi di felicità e del fatto che quel che sto provando a fare si fa alla sua età e non alla mia, quando si ha ancora la vita davanti... io ce l'ho una vita. Ed è qui. Posso accettare di essere un errore per tanti, signora Davies... ma se alcune persone, anche solo poche persone, riescono a volermi bene... forse non sono poi tutto questo fallimento, forse me la merito anch'io un po' di felicità, no? E io mi sto preparando a quella felicità, a quel senso d'esser appagata che arriverà fra anni... vorrei solo che voi, tutti voi, steste fuori da quel minimo di vita che riesco ancora ad avere: non potete costringere due persone a stare insieme, non potete decidere voi come giocare con i nostri sentimenti, non potete forzare niente di niente perché è già troppo difficile così!-
L'anziana donna posò la tazzina a roselline e si alzò: -Ha detto tutto lei-
La oltrepassò per dirigersi alla porta.
-Stesso discorso, stesse conclusioni- sferzò Ella senza voltarsi.
-Sì- fu la risposta della vecchia -Ad alta voce, sì-
Sabe si ritrovò sola nel salone, circondata da piatti da lavare e avanzi di torta, la testa in preda al dolore, l'amaro in bocca e le stesse certezze di prima, checché ne dicesse la Davies.
Forse il suo discorso era stato farraginoso e pieno di pause per pensare e riprendere fiato, tenere testa a sé stessa e alla sua interlocutrice... ma lei aveva chiaro cosa doveva fare.
⏯️ Buongiorno, bestioline! Questa sono io, alle 06;20 am, che edito uno dei capitoli e penso a come spiegarvi che...
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