4. "Ciao, benvenuto a casa"
-E ora Ella è implorata di venire a duettare con me- sorrise Michael al microfono sottintendendo "Subito. Prima che ad Alice venga la luminosa idea di fare un bis".
La ragazza lanciò un'occhiataccia all'amico alzandosi dall'angolo in cui stava giocando a carte con i bambini e le vecchiette bercianti.
-Non farti pregare!- la schernì Ely dall'altra parte della stanza.
Lei s'alzò, algida, dalla sedia di plastica e camminò lentamente fino al palco dove sibilò a Michael: -Cosa credi di fare?-
Lui le porse un microfono, ignorandola bellamente: -Lovely-
Lei lo afferrò nervosa: d'accordo che adorava le sfide, ma quella canzone era un po' troppo. Soprattutto davanti a Ely Johnson.
-Questa me la paghi, Michael- sussurrò mentre le prime note rompevano l'improvviso silenzio nella stanza.
Si sedette sul bordo del palchetto preparandosi: se proprio doveva morire davanti a tutti, almeno sarebbe stata comoda; quei tacchi erano stati un'idea piuttosto infelice dopo lo scivolone del giorno prima...
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-...Yeah, aaah- Isabella abbassò un secondo il microfono per respirare, consapevole del silenzio totale nella stanza. Non voleva guardare, voleva solo finire in fretta e uscire da lì.
Sentì Michele finire la sua parte in controcanto e abbassò la testa in attesa del momento per l'ultima strofa. I lunghi capelli mal trattenuti dal cerchietto con le corna scivolarono a incorniciarle il volto latteo solcato dalla striscia nera.
Trovando la nota che cercava in quello spartito invisibile davanti a lei, si decise finalmente ad alzare lo sguardo, incatenandolo a quello di Ely che la guardava con un sorrisetto sulle labbra che lei avrebbe voluto togliergli sfregandoci sopra la carta vetrata.
-Hello, welcome home- per l'ennesima volta, rimpianse il fatto che lui non potesse vedere i suoi occhi, quelli veri, fulminarlo sul posto.
La base scemò.
-Titanium- disse semplicemente a Michael, continuando a fissare Ely. Lui le gettò solo un'occhiata prima di far partire la base.
Lei si alzò in piedi, togliendosi le corna, salendo i tre gradini e voltandosi a guardare negli occhi Ely.
Iniziò a cantare.
Era caduta. Bene, d'accordo. Si sarebbe rialzata.
Sentì Michele sorriderle anche senza guardarlo: sapeva che adorava la showgirl che normalmente usciva fuori solo con la spazzola in mano e Alice saltellante per il bagno.
Normalmente mai avrebbe fatto una cosa del genere, non davanti a tutti ma, quella sera, il sorrisino dell'attore l'aveva decisamente mandata in bestia.
Continuò a fissare Ely, negli occhi godendo dell'espressione strafottente di lui che si scioglieva in stupore.
Si dimenticò anche di leggere le parole proiettate sul pc che Michele le stava tenendo davanti; continuava soltanto perché stava guardando lui. Soltanto perché lui appariva veramente colpito, con gli occhi azzurri più grandi e l'aria di non capire perché lei lo stava fissando così, come se volesse dargli fuoco con una sola occhiata.
"Occhi che tu non vedrai mai davvero" pensò vittoriosa Cinder abbassando il microfono durante la parte strumentale senza smettere di fissarlo, ustionarlo con quello sguardo che non era suo.
Cantò la seconda strofa, usando tutto il fiato che aveva.
Un respiro veloce, deglutì la saliva e riportò il microfono davanti alla bocca, gli occhi ancora su di lui.
-...You shoot me down, but I won't fall
I am titanium...- sarebbe stato bello crederlo.
-...You shoot me down, but I won't fall
I am titanium...- davvero, davvero bello.
Scese i gradini.
-...You shoot me down, but I won't fall
I am titanium...- ma lei non era di titanio. Era carne contusa e sangue ribollente sotto a essa. Cose sin troppo semplici da maltrattare.
-...You shoot me down, but I won't fall...- sarebbe caduta. Certo che sarebbe caduta se lui l'avesse spinta. E lui l'avrebbe fatto sicuramente, se si fosse esposta un po' troppo a consegnargli il suo lato vulnerabile.
In quel momento, alla stessa altezza degli altri, si rese conto dell'idiozia colossale che stava facendo.
-...I am titanium...- lei non era di titanio.
-...I am titanium- e si era esposta.
Cinder abbassò il microfono, un rapido movimento del pollice e lo spense, consegnandolo a Michael che fece appena in tempo a stringerlo tra le dita per evitare che cadesse.
Alla base si mescolarono gli applausi degli inquilini più anziani ed Ella, rossa in viso per l'imbarazzo e lo sforzo, si fece largo tra la folla a occhi bassi: -Scusate, devo andare in bagno-
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-Quindi hai anche una voce- fece Ely dallo stipite del bagno di Cinder.
Ella alzò di scatto la testa dall'asciugamano a fiori con cui si stava tamponando il viso dopo essersi tolta il nero dalla faccia: -Che vuoi Ely?-
Lui gli scoccò un'occhiata piuttosto esplicita ma ondeggiò pericolosamente quando lasciò l'appoggio della cornice della porta per venirle più vicino: -Credo che tu lo sappia-
Lei si sforzò di non indietreggiare disgustata: -Sei ubriaco?-
-Solo un po'- sorrise come un ebete lui.
-Muoviti, ti accompagno in camera- ordinò passandogli accanto a fargli strada.
-Mi vieni a dare il bacio della buona notte?- sussurrò lui malizioso.
Ella sorrise acida: -No. Mi assicuro che tu non cada sul pavimento e ci rimanga fino a domattina-
-Come vuoi- fece lui ridendo in modo strano. S'incamminò da solo verso la stanza che condivideva con il fratello, sbandando un po' ogni tanto.
Ella lo seguì con uno sguardo corrucciato: c'era decisamente qualcosa che non andava.
Il ragazzo si lasciò cadere a peso morto sul suo letto, fissando Ella che, dallo stipite, si stava chiedendo che cavolo farsene di quella sensazione.
Vedendo che l'uomo giaceva come un'ameba, sospirò e si sedette sul letto iniziando a slacciargli le scarpe.
-Ti voglio- sentì mormorare.
Si fermò un secondo per poi dedicarsi all'altra scarpa, ignorandolo.
-Ti voglio- ripeté Ely.
-Smettila- ringhiò sollevando lo sguardo su di lui.
Lui si drizzò sedere sul letto, guardandola negli occhi: -Pensi che sia l'alcol, vero? Non lo è-
-Questo è sicuro, Ely. perché tu non sei veramente ubriaco- Isabella lo trapassò nonostante il blu sopra gli occhi -Tutta questa scena e per cosa poi? Mi fai quasi pietà, Johnson! Mi fai schifo!-
-Puoi dirmi che mi odi, Cenere, ma non puoi cambiare i miei bisogni- fece lui, gli occhi azzurri vibranti.
Quella frasetta da romanzetto erotico di serie Z dovette mandarla davvero fuori di testa perché lo prese per il colletto e sibilò inviperita: -Allora trovati una qualche prostituta per soddisfarli, chiaro? Mettiti in testa una cosa, Johnson: non starai mai tra le mie gambe!-
Lo lasciò andare e s'alzò dal letto, dirigendosi verso la porta.
-Cambierai idea...- le disse lui, guardandola allontanarsi.
-Perché? Perché lo fanno tutte?- fece ironica girandosi a guardarlo -Forse non sono ancora caduta ai tuoi piedi perché io non sono "tutte", Johnson, ti pare?-
-E quella canzone, Isabella?-
-Quella canzone l'ha scelta Michael, Ely!- fece lei esasperata -Ti ho aperto la porta di casa mia ma ti assicuro che non sei il benvenuto. Piacerai ai ragazzi perché sei famoso, a Emily perché sei un bel faccino e Caesar ti considera tuo amico ma io ormai ti conosco, Johnson: forse è vero che mi vuoi, ma non mi vuoi come intero, giusto? Tu hai sempre voluto solo le mie gambe e quello che c'è in mezzo-
-E che fine hanno fatto tutti quei romanzi in cui la brava ragazza redime il cattivo?-
-Sono finiti nel pattume- gli sorrise lei tagliente, pericolosamente calma -E ti consiglio di stare attento: potresti farci un salto anche te, se tiri troppo la corda-
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-Mi dispiace- sussurrò la voce di Royal quando Ella mise piede fuori dalla stanza di Ely.
Sabe scosse lievemente la testa col cuore ancora in gola, la rabbia sottopelle: -Non è colpa tua-
-Gli ho permesso di seguirti- le fece notare lui.
Isabella gettò un'occhiata all'orologio: -Già, scusa. Devo andare a prendere i ragazzi-
Roy annuì e lei uscì di casa sentendo montare l'inquietudine, dentro di sé.
Scese le scale non sapendo con certezza chi dei due gli facesse provare quella sensazione: Ely era un mezzo idiota ma Royal le metteva dentro una leggera voglia ingiustificata di evitarlo.
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Cinder rientrò con i bambini alle calcagna rendendosi conto solo in quel momento che la stanza degli ospiti in cui una settimana prima aveva pensato di far dormire Nicholas era attualmente occupata.
Sospirò: "Ma dove diamine ho la testa?"
Vide Alice trascinarsi in bagno praticamente a occhi chiusi.
Accalappiò Cade per il costume a nove code: -Ti spiace dormire sul materasso di Alice per terra? O nel sacco a pelo?-
Cade la guardò per un minuto poi annuì: -Togli le lenzuola rosa, però-
-Sissignore- sorrise Cenere, grata al cielo per quel ragazzino.
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-Bene, ragazzi, siete liberi di chiacchierare quanto volete ma non svegliate nessuno, d'accordo?- sorrise Ella poggiando un paio di coperte in più sul letto occupato da Nicholas.
Le due pesti annuirono e a lei sembrò quasi di vedere due aureole disegnarsi intorno alle testoline dalla falsissima espressione angelica.
Scosse la testa sorridendo e uscì in corridoio vedendo la luce accesa filtrare da sotto la porta della propria stanza.
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Alice dormiva abbracciata al cuscino della sorella, illuminata dall'abatjour che gettava un soffuso alone chiaro tutt'intorno.
Sabe recuperò il suo pigiama e sorrise, tirandole giù il cappuccio della tuta da unicorno.
Sbatté la gamba contro la testiera del letto ringraziando il cielo che i suoi fratelli non si svegliassero neanche con la musica a tutto volume.
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Finalmente respirava nel suo pigiama sformato da uomo, lo stomaco più rilassato dall'ingarbugliato filo che era diventato dopo gli avvenimenti della serata.
-Ella?-
La ragazza alzò lo sguardo dalla tazza di cioccolata in cui aveva versato solo un paio di tristi dita della dolce bevanda: -Ne vuoi?-
Dovette cogliere Royal impreparato perché rispose solo dopo mezzo secondo: -Sì, va bene-
Sabe si voltò per prendere il contenuto rimanente nel pentolino e lo versò in una grande tazza verde: -Io la faccio amara per cui sentiti libero di tentare il coma glicemico-
Posò la tazza e lo zucchero davanti al ragazzo che la squadrò da capo a piedi.
-Devi dirmi qualcosa?- domandò lei fissandolo negli occhi.
-Sì-
"Perché il tuo sguardo sembra sempre così spento quando il modo in cui ti comporti è tutt'altro? Ti ho vista, Cenere. Ti vedo"
-Non mi va di dividere il letto con mio fratello, stanotte- iniziò chiedendole silenziosamente di non dirgli di no. Non dopo che se n'era andato dalla stanza degli ospiti dicendogli cosa pensava di lui.
Isabella s'irrigidì.
-Puoi offrirmi il divano?- lo sguardo del ragazzo fu in qualche modo più intenso del solito.
Lei lo guardò per un istante poi annuì: -Sì, certo. Vieni-
Attraversò il corridoio senz'accendere la luce e aprì l'armadio a muro, prese un paio di coperte che porse a Royal e si chinò per tirare verso di sé uno sgabello basso sul quale salì in punta di piedi a recuperare un cuscino.
Ridiscese impilando il guanciale sulla biancheria da letto per Royal: -Spero vada bene-
Lui le sorrise: -Grazie, Isabella-
Lei scosse la testa perché non stava facendo granché: -Solo Ella o Sabe. Nessuno mi chiama Isabella-
Lui sorrise tendendole la mano con cui non reggeva le coperte: -Ricominciamo allora, "Solo Ella O Sabe"-
Lei ricambiò espressione e stretta: -Ricominciamo-
-Roy- mormorò lui.
-Roy- sussurrò lei sorridendogli con una semplicità quasi sconvolgente.
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