34. Affinità
-Pronto?- Isabella mise Michael in vivavoce.
-Cinder? Cecily è... dove tieni gli assorbenti?-
Ella scoppiò a ridere di fronte al panico del ragazzo: -Nello scaffale a sinistra del mio bagno, sul ripiano grigio, c'è una scatolina con un biglietto attaccato. Dallo ad Ily e tienila a casa se dice che sta male: la prima volta spesso non si prende nel modo giusto la cosa-
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Alice aprì la porta ed un sorriso le rischiarò il volto: -Royal!-
-Ciao, Alice- sorrise lui -Ella è in casa?-
-Oh, sì- fece balzare le sopracciglia la piccola peste -È in cucina-
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-Your eyes may be whole
But the story I'm told...-
Royal sorrise nel vedere Ella andare a tempo del jazz che usciva dal cellulare di fianco al barattolo dello zucchero. Lei si voltò ancheggiando con un sorriso leggero sulle labbra. Sorriso che scomparve quando alzò lo sguardo e incontrò la sua figura.
-...Is that your heart is as black as night...-
Oh, lo era! Tenebra impenetrabile, buio complicato, Selene, notte eterna ed impossibile...
Davvero, Roy non riusciva a comprendere Cenere. Anche se voleva. Disperatamente.
-...Your lips may be sweet
Such that I can't compete
But your heart is as black as night...-
Con le guance accaldate Sabe annaspò, mente e fiato spezzati dall'imbarazzo.
Le sue labbra erano state dolci sulla mano rovinata, assurda la lettera, sanguinarie le discussioni...
Cinder sapeva di essere complicata ma Royal decisamente non era acqua limpida e lei non sapeva come fare. Non ne aveva idea.
-... I don't know why you came along
At such as perfect time
But if I let you hang around
I'm bound to lose my mind
'Cause your hands may be strong
But the feel...-
Ella riuscì a fermare la voce registrata della cantante ipovedente: la musica faceva fin troppi danni quando c'era nei paraggi un Johnson, di questo se n'era già accorta.
Si morse il labbro inferiore per mezzo secondo: -Ciao-
Royal scostò la sedia e si mise comodo di fronte a lei, il tavolo a dividerli: -Ciao, Ella-
Sabe decise di dimenticarsi che lui l'aveva appena vista ondeggiare come un'oca per la cucina: -Perdonami, Caes non mi ha avvisata-
Il ragazzo non disse nulla.
Non diceva mai nulla, realizzò Cinder.
E quando diceva (o scriveva) qualcosa... da complicato si trasformava in assurdo, impossibile quasi.
-Vuoi qualcosa da bere? Un tè o...-
Roy fece cenno di no, i suoi occhi grigi continuarono a fissarla penetranti, cercando di entrarle in testa, cuore ed anima. Tutto e tutto insieme.
-Royal- mormorò lei cinque lentissimi secondi dopo -Perché sei qui?-
-Per lo stesso motivo per cui ero al matrimonio di Caesar o ti ho scritto quella stupida lettera- rispose Royal continuando a fissarla con i suoi spilli d'argento.
"Stupida lettera?"
-Come, prego?- ritrovò la voce lei.
-Per vederti, Ella- chiarì lui come se fosse ovvio.
-E perché volevi vedermi?-
Royal alzò un sopracciglio, eloquente.
Cenere si passò le mani sui jeans da uomo: -Perché?-
-Te l'ho già detto, Ella, tu mi piaci-
Sabe scosse la testa, un sorriso ironico sulle labbra fini: -Certo-
-Ella...-
-Non è che tu mi risolva poi molti dubbi, Royal!- sbottò lei sussurrando, consapevole della presenza dei ragazzi ad una sola parete di distanza.
-Neanche tu sei del tutto semplice, Ella- occhi perforanti, voce graffiante ed... "Ella". Dannazione! Riusciva a darle sui nervi anche semplicemente usando il suo diminutivo con quella voce troppo bassa, troppo bella.
Cenere chiuse gli occhi, respirando a fondo: -D'accordo. Abbiamo chiarito che nessuno dei due riesce a fare dei passi avanti versi l'altro... questo non ti fa suonare nessun campanello? Forse è il caso di non forzare le cose, no?-
-O forse è il caso di iniziare a farli, questi passi in avanti, no?- le fece il verso Royal alzandosi per sporgersi verso Sabe.
Lei fece mezzo passo indietro: -No-
Lui continuò a fissarla negli occhi, sentendo lo spigolo del tavolo frenargli l'avanzata verso Cenere: -No?-
-No- Cinder si costrinse a rimanere ferma, i pugni stretti, di fronte a quell'argentato sguardo implacabile -Tu sei una pessima idea, Royal-
Royal posò una mano sul tavolo per spingersi ulteriormente verso la ragazza, il bordo del desco ancora tra di loro: -Pensavo che fossi una di quelle a cui piacciono le pessime idee-
Ad Ella vibrarono gli occhi mentre anche lei dimezzava la distanza tra loro sporgendosi in avanti, la testa reclinata per farlo inconsapevolmente annegare ancora una volta: -Le pessime idee possono essere bellissime, Royal, ma rimangono pessime idee-
Si voltò allungando le mani verso il piatto di farina sulla bilancia.
E Royal sentì chiaramente del male al petto. Quella ragazza gliene faceva continuamente...
"Di cosè fatto il tuo veleno? Come fa a fare questo, Ella?" pensò esasperato lui.
-Dimmi perché. Dimmelo per intero e dimmelo guardandomi negli occhi- tanto valeva andare fino in fondo, decise il ragazzo, tanto valeva sentirselo dire davvero che doveva lasciarla stare. Ma glielo doveva dire senza quello sguardo addosso, senza quell'aria di una che si stava trattenendo per non dire tutto.
La ragazza sbatté sul tavolo il piatto svuotato nella ciotola e si voltò a fulminarlo coi suoi occhi di caos primordiale: -Intendi a parte il comportamento da cattivo ragazzo idiota e le frasi fatte? Bene...-
Ella tentò davvero di calmarsi ma si conosceva: teneva tutto dentro e poi, a un certo punto, qualcosa veniva fuori. E quel qualcosa veniva fuori nella maniera peggiore, in quella più sbagliata e violenta possibile.
-... se ti degni di abbassare anche solo per un momento quel dannato visino d'angioletto fustigato, Johnson, magari ti accorgi che tu fai parkour da una vita e che il mio massimo sforzo fisico è quello di correre dietro ai miei fratelli cercando di non perdere un polmone per strada, che tu vivi in stanze d'albergo impeccabili e io in una casa decisamente troppo grande con un concetto d'ordine inesistente, che tu cambi accompagnatrice a ogni dannatissimo evento e che io a ventun anni sto aspettando ancora un primo bacio che non voglio arrivi mai... per cui, e te lo chiedo una sola volta, Johnson, che cavolo di gioco stai cercando di vincere provandoci con me?- sussurrò acida Sabe.
Roy aggrottò le sopracciglia: -Neanche dopo mesi riesci a darmi un minimo di fiducia?-
Cenere sentì il suo cuore sprofondare ma rimase di pietra: -No-
Royal le scandagliò lo sguardo per quella che le sembrò un'eternità. Poi sorrise, comprendendo: -Io ti piaccio, vero? Non guardi nessuno così, El...-
-Quanto sai essere arrogante, Royal- affilò lo sguardo Sabe, il sibilo in bocca.
-"Royal"?- sorrise lui chinandosi nuovamente verso di lei -Non "Johnson"?-
Cinder si morse la lingua: ma c'era una singola risposta che il ragazzo non avesse pronta?-
Roy represse la voglia di affondare le dita in quella chioma tutta cernecchi: -Dio, quanto sai essere testarda, Ella...-
-Perché, Royal? Perché ti sei fissato con me?- bosco che si stagliava contro il cielo plumbeo.
-Non credo di averlo scelto- sussurrò lui ad un soffio dallo sfiorarla.
Per circa un millesimo di secondo, gli si mozzò il fiato sentendo la sua piccola mano posarsi sul torace.
Poi però quella mano lo spinse leggermente indietro: -Puoi illudere me, Royal, ma non loro. Ti prego, non loro. Non lo meritano-
Il sussurro distrutto della ragazza si perse nell'aria quando lei si girò precludendogli il volto con le sue arruffatissime ciocche color caramello.
Il ragazzo sospirò infilandole due dita sotto il mento, costringendola a voltarsi di nuovo verso di lui: -Quanta cazzo di pazienza ci vuole con te... Ho aspettato perché volevo essere sicuro di non farti del male, dovevo ricordarmi di essere una brava persona... ho aspettato undici cazzo di mesi per vederti. Non me ne vado se non mi dici chiaramente che vuoi che ti stia lontano. Quindi ora te lo chiedo senza che tu possa scappare: vuoi che non mi faccia mai più vedere?-
Isabella allontanò le mani del ragazzo dal suo viso, titubante, il volto nuovamente girato altrove, la voce forzata: -Non ho detto questo... fai un come ti pare-
La suoneria preselezionata del cellulare di Royal segnò la fine della conversazione ancor più delle parole tirate fuori a forza dalle labbra della ragazza.
-... D'accordo, arrivo subito- il ragazzo chiuse la chiamata e puntò il telefono su Cinder -Per ora mi basta ma ne riparleremo-
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-È una pessima idea. È una pessima, pessima, idea- sbottò Ella mettendo in mano a Michele una tazza.
-Ti ha detto che gli piaci, dove sta il problema? Digli di no come hai fatto con gli altri- fece lui sperando di averci preso e di aver scelto la tattica giusta da dietro la sua bevanda.
Sabe sospirò stanca con lo sguardo perso davanti a sé.
-Capisco- la voce di Michele si fece strada tra i suoi pensieri inaccessibili per tutti.
-Cosa?- inarcò un sopracciglio Sabe.
-Ti piace- a Michael spuntò un sorriso sotto i baffi di caffelatte.
-No!-
Il ragazzo dagli occhi verdi la guardò, sornione: -Come non ti piaceva Nicola?-
-Nicola non mi piaceva veramente!- chiarì lei, disgustata all'idea del ragazzino che si era preso la libertà di ficcarle la lingua in gola senza neanche conoscerla.
-Quindi Royal ti piace veramente...- insinuò lui alzandosi per tornare a casa sua.
-Cosa?- domandò allibita Cinder decidendo poi di lasciarlo macchinare -Pensa ciò che vuoi...-
-Ahia- mormorò Michele infilandosi il bomber -Questa è una pessima frase in bocca ad una donna-
-Verdi sei in ritardo- gli ricordò lei scegliendo di non dar retta alla frecciatina.
-Ma se sono arrivato mezz'ora prima del solito!-
-Non con me, Michael. Con Caes: è l'anniversario di non so più quanto tempo che vi siete messi insieme-
Il ragazzo sbiancò.
-Corri-
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-Ella?- Darrel corse in casa con lo zaino su una sola spalla.
-Arrivo- sorrise lei con le scarpe già ai piedi e la sciarpa in mano.
Scesero le scale con la fretta di chi non può attendere un secondo di più per un istante di pace corredato dalla frivolezza bambina che c'è nel cercare la bellezza delle piccole cose.
-Tu vedi qualcosa?- domandò il bambino con in naso per aria.
Sabe strizzò gli occhi, in quella luce rara nel cielo inglese: -Una sirena... e quella potrebbe essere un'aquila: il becco, le ali, gli artigli, più o meno-
Darrel seguì i movimenti delle dita rovinate di Cinder che disegnavano linee invisibili, creavano contorni e dettagli nella sagoma delle nuvole
-Quello è un drago!-
-Hai ragione- sorrise Cenere, felice di condividere quel momento con il fratellino.
-È più facile in Italia- lo sguardo del bambino non si scomodò a ricambiare l'occhiata attenta di Ella.
Sabe sorrise: -È solo più colorato e meno raro... Ma se riesci a vedere disegni nelle nuvole inglesi, riuscirai a vedere opere d'arte, un giorno, nei cumuli del cielo d'Italia-
Le nuvole a Darrel, la stoffa a Cecily, le parole a Dorian, le stelle ad Alice, il colore ad Emily, il Giappone a Cade e le Meraviglie ad Everett...
Era così da quando avevano iniziato a volersi bene: Ella abbracciava almeno una parte del loro mondo. C'era almeno un punto di contatto tra lei ed ognuno dei fratellastri. E quell'unico abbraccio, Sabe se lo teneva stretto...
Perché non c'era modo di volere più o meno bene anche ad uno solo dei suoi fratelli ma se si parlava di affinità... allora, inevitabilmente, Sabe era costretta ad ammettere che ognuno aveva un modo diverso di volerla nella sua vita.
Darrel la voleva nei silenziosi sorrisi, Alice in tutto (dalle canzoni rock urlate nel bagno ai sogni a occhi aperti), Dorian per leggere vicini senza parlare, Emily per divertirsi con trucco e storielle vietate ai minori, Cade per le maratone di Miyazaki, Cecily per gli abbracci e la voglia di imparare a fare a maglia ed Everett... l'aveva voluta nelle confidenze e nel dolore.
Senza queste affinità, Ella avrebbe comunque amato i suoi fratelli ma non avrebbe proprio saputo come dimostrarlo.
Lei aveva bisogno della distanza che metteva la poesia, perché negli abbracci che aveva voluto si era sempre scoperta in gabbia.
Aveva bisogno della follia, perché era una bambina nel corpo di donna.
E aveva bisogno di mantenere sé stessa a galla per insegnare agli altri a nuotare...
Quindi non poteva proprio rinunciare alle affinità: erano parte di loro e parte di lei.
Quindi non poteva lasciarsi dolcemente naufragare...
⏯️ Veloce nota sul "dolcemente naufragare" ... Naturalmente si riferisce all'impossibilità di andarsi ad infilare in qualche casino ma, dal momento che la parola "poesia", poco più su, ha fatto collegare il mio cervello con Leopardi... Cercatevi su internet l'"Infinito"... Così, perché a mezzanotte io sclero male...
⏯️ Hayao Miyazaki è un regista, fumettista, sceneggiatore, animatore e produttore giapponese... Forse addirittura il più famoso in Occidente. Improbabile (ma non impossibile) non averlo mai sentito nominare. Anche se non avete idea di chi sia, però, sono certa che conosciate il celeberrimo Studio Ghibli fondato proprio da lui e da Isao Takahata... Da qui in poi, vi lascio libere, bestioline mie, di cercare il resto su Wiki.
⏯️ Adesso avete anche una spiegazione al perché delle nuvole nei titoli delle canzoni in calce...
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