33. Farfalle d'argento, farfalle di cenere
Michele sospirò, lasciando cadere la lettera sulla sua scrivania. Prese il cellulare per scorrere la rubrica sullo schermo a cristalli liquidi, deciso a scrivere un messaggio che altrimenti non avrebbe mai visto la luce.
Sappi che ti sto scrivendo solo grazie a Cinder...
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Ella mise la parola fine al lavoro di tre anni della sua vita e salvò il file; si appoggiò allo schienale della poltroncina girevole voltandosi a guardare Alice, così semplice e bella tra le coltri del suo letto.
Sabe scosse la testa e spense la luce: prima o poi, Alice avrebbe dovuto tornare a dormire da sola. Così rischiava solo di viziarla e renderla facile carne da macello per qualunque tipo di vita avrebbe mai vissuto.
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Michael chiuse la chiamata e si voltò per trovare il sorriso orgoglioso di suo marito.
-Forse non ho perso mio padre, dopotutto- sussurrò mentre Caesar gli prendeva la faccia per appropriarsi della sua bocca.
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Sabe aprì la busta che Lucrezia le aveva consegnato in Italia e ne rovesciò il contenuto sul tavolo.
Un anello bianco rotolò fuori dall'incarto.
Ella ci sbatté la mano sopra per evitargli una caduta sul pavimento. Il cuore le si aprì in due riversando la cenere che conteneva sollevatasi in sgraziate farfalle nello stomaco che le fecero bruciare gli occhi di pianti repressi.
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Caesar aprì la porta incontrando la Davies, tutta pimpante: -Buongiorno, signor Lewis-
-Da cosa lo deduce che è un buon giorno?- la fissò per nulla convinto lui.
-Fra meno di una settimana i Johnson ritorneranno in Inghilterra per continuare la serie in cui stanno recitando- spiegò la vecchia sventolandogli una rivista sotto il naso -Scommetto tutto quello che vuole che faranno più d'una visita qui...-
-Signora Davies- Caes alzò lo sguardo dalla rivista -come mai è della mia parte? Lei non li conosce e mi sembra l'ultima persona al mondo a poter dare in pasto agli squali un'amica...-
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Ella si portò il pugno, stretto intorno all'anello, al petto sospirando. Gli occhi incollati sulla piccola busta azzurra, luccicarono.
Altre farfalle grigie si levarono dalla cenere che s'era portata dentro troppo a lungo.
-We're talking away
I don't know what
I'm to say I'll...-
Sabe rispose alla chiamata: -Lily, che succede?-
-Louis è in ospedale, ha avuto un incidente- la donna parlava troppo velocemente -Non so come sta. Devo andare da lui ma non voglio che Rose veda cose che... ho provato a chiamare la babysitter ma non risponde e tu sei la pri...-
-Vengo a prenderla. Può stare qui tutto il tempo che serve, anche per la notte- si tolse gli antiscivolo Cinder saltellando a prendere le chiavi della macchina nell'ingresso.
-Arrivo io, sono a metà strada. Grazie, Ella, sei un'amica-
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Sabe corse giù per le scale con la busta azzurra nella tasca posteriore dei jeans da uomo e l'anello bianco infilato sull'indice destro, accanto al medio con la fascetta nera.
Caes e la Davies interruppero il loro discorso quando la porta si aprì e Lily abbracciò Ella ringraziandola per poi stampare un bacio sui boccoli dorati di Rose e correre via sui tacchi rossi.
-Posso sapere cosa succede?- domandò l'avvocato guardando la faccia stralunata della bambina.
-Dopo- Sabe tese la mano alla piccola -Vieni, Rose... devi mangiare qualcosa-
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-Caes, rispondi tu, per favore?- domandò Ella da dietro ai fornelli.
L'uomo obbedì, chiudendo una mano sul cellulare a fiori: -... no, sono Caesar ma non è un problema, mi ha detto lei di dirtelo cinque minuti fa... certo. A domani-
Rose alzò la testa dal foglio sul quale stava disegnando: -Era la mia mamma?-
-Sì- l'avvocato mise il telefono di Cinder sotto carica -Ha detto che tuo padre è stabile ma che lei preferisce passare la notte in ospedale per essere sicura che vada tutto bene. Continuo io, Cenere: non ho ancora capito dove tieni le lenzuola...-
Ella alzò un sopracciglio ma preferì rimandare le domande: -Vieni, Rose, ti faccio vedere dove dormirai stanotte-
Il penetrante sguardo bicolore passò da una figura all'altra ma la bambina scese dalla sedia e seguì Cinder decidendo che, almeno per il momento, poteva fidarsi.
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-Vuoi ancora qualcosa? Tisana? Cioccolata calda?- Ella rimboccò le coperte del letto matrimoniale.
Rose scosse la testa: -Sei sicura che mio padre stia bene?-
-Hanno detto che è fuori pericolo- Cinder si sedette sul letto -Quindi non morirà... magari non sta benissimo ma almeno non corre quel rischio. Ora devi calmarti e dormire Rose. Domani mattina appena ti svegli andiamo a trovare tuo padre, va bene?-
La bionda coda di boccoli frustò l'aria all'annuire della piccola.
-Se hai bisogno di qualcosa, ultima porta a destra- sorrise Ella alzandosi -Buonanotte, Rose-
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Rose si rigirò nell'enorme letto degli Shaw.
Allungò la mano sul comodino per accendere l'abatjour.
Meglio la luce che il buio, se non altro...
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La porta della stanza iniziò ad aprirsi.
-Sto bene, Ella. Non...- Rose si alzò sui gomiti.
Darrel fece capolino nella camera: -Posso?-
-Che ci fai tu qui?- s'accigliò lei.
-I tuoi sono in ospedale- il bambino entrò con una scatola in mano -Non è bello aspettare da soli-
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Cinder socchiuse la porta dopo avere controllato Darrel e Rose nel matrimoniale degli ospiti circondati da pezzetti di puzzle.
Si decise per una colazione salata e un sorriso mentre scriveva i primi messaggi della mattina.
Infilò le fette di speck nel suo tramezzino e si versò in una tazza ciò che rimaneva nel cartoccio di succo d'ananas e cocco rimasto in frigo dal giorno prima.
Prese la chiamata mezzo secondo prima che la suoneria del suo cellulare spaccasse i timpani a metà della casa: -Ciao, Lily-
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Isabella aspettò sull'uscio della stanza ospedaliera insieme a Darrel mentre Rose entrava di corsa per allacciarsi al collo del padre.
La bambina si girò verso la madre: -Io e Darrel abbiamo fatto pace-
Lily si voltò verso il bambino, sorridente: -Era ora-
Cinder trovò lo sguardo cupo del padre di Rose a negare l'opinione della donna.
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-Ella puoi prestarmi le tue lenti, dopodomani?-
Lei si fermò al semaforo, scoccando un'occhiata al bambino: -Mi sembra una cosa terribilmente antigenica. Perché?-
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Due giorni dopo Rose entrò per la prima volta nella scuola secondaria, lo sguardo puntato verso il pavimento...
Durante l'intervallo si rinchiuse in bagno per evitare di sentire le vecchie battute dai nuovi compagni e, mezzo minuto prima delle lezioni, uscì dal bagno per ritornare in classe.
Sorrise vedendo Darrel porgerle la mano, un occhio di cioccolato dolce e scuro come il fondente zuccherato e l'altro coperto da una lente color del cielo.
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-Sono fiero di te- sorrise Caesar nello specchietto retrovisore.
Darrel distolse lo sguardo dalla figura di Rose che s'allontanava verso casa sua, incorniciata dal finestrino. I suoi occhi finirono sulla superficie riflettente mentre annuiva.
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Sei troppo bella perché nessuno ti veda.
Myricae
Ella ripiegò la lettera e la infilò nella sua busta per poi chiuderla nella piccola scatola in cui conservava tutto ciò che rimaneva di quell'amicizia che continuava a vivere solo così. A sopravvivere...
Troppo bella.
Myricae gliel'aveva detto anni prima, nella sua stanza lilla, le mani tra le sue, mentre le lacrime che Cinder aveva poi imparato a frenare le imbrattavano le guance...
Cinder sospirò: non era ancora certa di quel che voleva intendere la sua migliore amica con quella frase.
Ma se c'era una cosa che sapeva era che Letizia Neri era l'ultima persona al mondo a poter contemplare l'idea di una bugia: era sincera. La era sempre stata.
Perciò, se diceva che c'era del bello in lei, doveva esserci da qualche parte.
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Royal scese dall'aereo senza degnare di uno sguardo le lunghe occhiate che la gente gli lanciava, interessata.
Sbatté le palpebre e farfalle d'argento danzarono nei suoi occhi pieni d'impazienza: -Ora o mai più-
⏯️ Bestioline sono tornata!
Questo è un capitolo un po' particolare, un esperimento che spero sia valso la pena: ci sono tante scene, tanti stacchi, tanti stili...
In realtà non è nulla di nuovo ma viene tutto portato un po' all'estremo. Volevo capire se vi piace l'idea di un capitolo un po' "sceneggiatura", un salto continuo di spazio, tempi e pensieri...
Fatevi sentire, Bestioline!
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