30. Cicatrici d'inchiostro
-Eccoci- sorrise Gaetano.
-In questo ridente paesino di ben duemila anime... qualche anno fa. Ora non so quante siano- Cenere si staccò dal finestrino sforzandosi di tenere gli occhi aperti -Tu abiti ancora a Chiaverano?-
-Sì-
-Allora prendi come minimo un caffè prima di andare. O vuoi dormire qui?-
Lui scoppiò a ridere: -Sei l'unica donna che lo dice come se non ci fosse dietro una possibile allusione-
-Perché non c'è- sorrise lei -Ti fermi o no? Abbiamo ancora un divano libero-
-Se posso, sì-
Sabe aprì la porta trovandosi di fronte a Marco: -Può restare a dormire? È un po' distante da casa-
L'uomo squadrò da capo a piedi il ragazzo per poi annuire, serio: -C'è tua sorella che farfuglia qualcosa sulle stelle da accendere ma non ci capiamo granché-
-Vado- sorrise Ella -Buonanotte-
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-... e il mercante pianse di gioia nel vedere che il mostro si era fermato dopo aver distrutto con i lunghi artigli le corde che tenevano legato suo figlio. Mesi dopo, la principessa decise di uccidere il mostro. Lo trovò, in cima alla montagna di Enkanda, vicino al ruscello che dava da bere al villaggio. La principessa sguainò la spada e fece per tagliare la testa al mostro che la guardava supplicante. Improvvisamente, il buon figlio del mercante si parò dinnanzi alla spada, prendendosela nel cuore. Il mostro urlò, la principessa, spaventata fuggì via ed il giovane guardò un'ultima volta la bestia che era stato tanto gentile con lui. Quella lo prese tra le braccia e pianse. Le magiche lacrime dorate del mostro guarirono il giovane. E il rosso sangue di lui fece tornare il mostro la bella figlia del mercante. I due fratelli ritornarono a casa, e la principessa, fu obbligata dalla sua stessa dama di corte a correre in giro per tutti i mondi, fermandosi solo per raccontare la sua storia. La maga, sorridendo, disse alla principessa di viola vestita che c'era stato un tempo in cui aveva potuto scegliere, e pur sapendo qual era la scelta giusta, aveva pensato solo alla sua bellezza e aveva fatto quella sbagliata. La dama era solo un tramite, la vera magia si possedeva nei cuori e poteva essere buona o cattiva. Detto ciò, scomparve in mille fiammelle dorate... Il popolo decise che a governare, dal quel momento, sarebbero stati i due figli del mercante. Lei per il suo buon cuore e lui per il suo spirito di sacrificio. Regnarono per lunghi anni insieme e, quando ognuno dei due sposò il proprio grande amore, decisero che da quel momento i regnanti sarebbero stati scelti in base al peso del loro cuore e non a quello del loro titolo. Fine- Sabe si alzò dal materasso, nella sua vecchia stanza e si tolse gli shorts.
-Ella?- mormorò Alice sfregandosi gli occhietti -Tu non lo vuoi un principe?-
La sorella recuperò il vecchio pigiama estivo da sotto il guanciale e ne infilò i pantaloncini: -Credo che quelli attualmente esistenti siano troppo giovani, troppo vecchi o troppo sposati in questo momento. Perché?-
-Io intendo quelli senza corona, no?- si tirò a sedere la bambina -Tipo Royal-
Cenere sollevò lo sguardo su di lei per poi togliersi la maglietta bianca e sostituirla con quella a stelline viola del pigiama: -Chi ti ha messo in testa quest'idea, tesoro?-
-Nessuno- replicò l'altra punta sul vivo.
Cinder gattonò fino a lei nel letto ad una piazza e mezza: -E allora perché questa domanda?-
-Perché le principesse alla fine trovano sempre il principe, no?- replicò lei, a otto anni già alla ricerca del vero amore delle favole.
-E tutte le ragazze sono principesse- ruotò gli occhi la maggiore sorridendo.
-Certo che sì!- Alice le venne accanto tirando il lenzuolo su entrambe -E Royal è bello come un principe-
-Royal è anche complicato come un mago, Ali- sospirò Sabe -E poi la maggior parte delle principesse non ha i fratellini che le corrono attorno quando incontra il principe... di solito i bambini arrivano dopo-
-Ma potrebbe essere come te!- insistette Alice -Neanche a te piacevano i bambini prima, però ora ti prendi cura di noi!-
-E tu come lo sai?- cercò di non spalancare gli occhi Ella, terrorizzata.
-Ti ho sentita, diciamo- la bambina giocò con l'orlo del lenzuolo arancione.
-Alice- Sabe costrinse la piccola ad alzare lo sguardo sul suo viso -Non volevo bambini, non mi piacevano. Ma poi siete arrivati voi, tutti e sette, tutti e sette insieme e in un paio di mesi mi siete entrati dentro. Neanche me ne sono accorta-
La ragazza appoggiò la fronte a quella della sorellina: -Farei di tutto per voi, Alice. Questo significa che se già prima era imperativo capire se qualcuno era interessato a me solo per una notte, ora lo è ancora di più... Perché un ragazzo può permettersi di prendere in giro me ma non deve permettersi di prendere in giro la mia famiglia e questo dev'essere molto chiaro-
Stampò un bacio sulla fronte di Alice che l'incastrò con le sue stesse parole: -Ci uscirai insieme? Hai detto che faresti di tutto per noi...-
Ella chiuse gli occhi per poi aprirne uno solo e sbirciarla: -È così importante per te?-
Alice annuì.
-Se lui davvero vorrà- cedette a metà Sabe.
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Ella mise sul comodino, di fronte al viso di Alice, il vecchio carillon di sua madre e lo aprì; prima o poi Alice si sarebbe svegliata.
Salì le scale fino al francobollo di bagno in soffitta e le ridiscese in lunghi pantaloni mozambicani e una canotta nera: -Ciao, Gae! Dormito bene?-
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Ella passò la mattinata sulla carta millimetrata insieme a Gaetano, discutendo di colori, budget e materiali per poi accomiatarlo con la promessa di rivedersi per un viaggetto in enormi negozi insieme ai ragazzi per scegliere arredi e quant'altro.
-Ciao, nonna- Alice entrò in cucina con un libro tra le mani.
Renata le mise in bocca un biscotto: -Ciao, Alice. Come sono?-
-Buoni- mise la mano davanti alla bocca lei mostrandole il libro -Ho trovato questo in corridoio. Lei si chiama come me, hai visto? Il nonno l'ha lasciato cadere quando ha spostato gli scatoloni-
Sabe, dalla sua sedia, sentì una stretta al cuore: Ev amava la matematica in quel libro. Al punto da tatuarsi conigli e orologi sulle braccia...
-Posso farlo?-
-Devi esserne certo: è una cosa che vedrai per tutta la tua vita-
-La matematica fa parte di me, Ella. Sono bravo, mi rilassa-
-E Lewis Carrol era un matematico...-
-E i suoi libri sono pieni di matematica-
-Perché l'hai chiesto a me e non a Caes? Lui ha un tatuaggio, sarebbe stata la scelta più ragionevole-
-Anche tu ne hai uno. L'ho visto quando l'hai mostrato ad Alice...-
Sabe passò le dita sulla schiena dove le cicatrici d'inchiostro spiccavano nere sulla pelle bianca, tagliate dalla spallina della canotta.
L'aveva fatto poco prima dell'incidente con Grace e Benedict. Inutile dire che i nonni non avevano apprezzato.
Se al tempo aveva pensato alla sua prima colpa, ora che sapeva la verità era un rammentare una scelta.
Sua madre aveva scelto lei.
E lei ora sceglieva i suoi fratelli.
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Incocca. Mira. Scocca.
Centro.
Incocca. Mira. Scocca.
Quasi centro.
Incocca. Mira...
-Disturbo?- la voce di Leo la indusse a tenere ferma la freccia per un momento.
-Tu sì, sempre- sogghignò lasciando andare la presa sul dardo.
Sfregò pollice, indice e medio per lenire un po' il bruciore delle dita già martoriate.
Leonardo notò il movimento: -Sbaglio o sei peggiorata?-
-Non lo so- Ella appoggiò l'arco al suo posto e si diresse verso il bersaglio per staccarne le frecce.
-Che ci fai qui?- domando tornando da lui.
-Volevo vedere la mia adorabile cuginetta- fece lui con l'espressione di zucchero in netto contrasto con la barba di tre giorni.
Sabe sollevò lo sguardo scettica: -Cos'hai rotto?-
-Nulla- sbuffò l'altro offeso.
-Cosa ti serve?- Ella sollevò la mezza impalcatura che reggeva arco e frecce e si diresse in cantina.
Il canto del gallo si levò nel cielo.
"Alle nove di mattina" pensò Cinder sconcertata.
-Mi piace una ragazza- lanciò la granata Leonardo.
-E quindi?- posò tutto lei per tornare fuori e ritirare anche il bersaglio.
-Tu la conosci. Mi devi dire come fare- suo cugino si appoggiò alla parete con le braccia conserte.
-Intanto non devo proprio nulla a te- tornò dentro Ella con il bersaglio di cartone spesso -E poi ne dubito: non mantengo i contatti quasi con nessuno, lo sai-
-È Lucrezia, Lucrezia Neri-
-No- fece Sabe, arma bianca contro le bombe a mano che le stava lasciando cadere addosso il cugino.
-Perché?- domandò suo cugino per nulla disposto ad accettare la risposta.
-Non lei- lo sguardo di fuoco che gli lanciò fu chiaro -Non. Lei-
-Perché?- insistette Leo -Eri la migliore amica di sua sorella...-
-No- fu lapidaria Sabe avvicinandosi -Lei era la mia migliore amica, è diverso. E la mia migliore amica è morta davanti a me senza che io potessi aiutarla. Io e Lucrezia non siamo mai state molto legate, nonostante adori quella ragazza, ma dopo il funerale di Myricae non ci siamo più parlate. Suppongo di ricordarle sua sorella e che lei mi ricordi Myricae... quindi no, Leo. No-
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-Ehi, Ella, tutto bene?- domandò Dorian vedendola schizzare dentro casa con una mano sulla bocca.
Leonardo salzò dal tavolo: -Vado io-
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Leo sospirò, vedendola abbracciata alla tazza del water.
Ella s'irrigidì quando sentì le mani del cugino sulle spalle e sul collo.
-Per favore, no- riuscì a sussurrare prima di rimettere ancora.
Realizzò che voleva solo tenerle i capelli e sentì il cuore sprofondarle nella colpa.
Riuscì a mettersi seduta sul pavimento e a tirare giù il coperchio del sanitario.
Sentì il rumore dello sciacquone e chiuse gli occhi per un secondo, reprimendo l'impulso di sputare il gusto di acido che le appestava la bocca.
-Tieni- Leo le mise sotto il naso un bicchiere d'acqua che accettò con gratitudine.
-Sei di stomaco forte o solo incinta?- scherzò lui sedendosi di fronte ad Ella.
Lei gli lanciò un'occhiataccia: -E di chi dovrei essere incinta, di grazia?-
-Non lo so, le ragazze dicono che hai conosciuto uno strafigo-
Sabe alzò gli occhi al cielo, esasperata.
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-Abbiamo finito?- domandò Vindice uscendo stravolto dall'ennesimo mobilificio.
-Qui sì. Vin- Gaetano s'infilò nel pick-up -Ma dopo pranzo dobbiamo passare ancora qualche negozio. E qua c'è il pranzo per gentile concessione dei Cenere-
-Tua nonna è il mio mito, Ella- fece Vin strappando letteralmente dalle mani di Gae la borsa frigo.
-Mia nonna è il mito di tante persone- sorrise lei tendendo le mani per ricevere piatto e posate di plastica.
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-Dove sono gli altri, Ivan?- Ella ritornò nel parcheggio guardandosi intorno.
Lui le tese la mano per aiutarla a salire sul retro del pick-up: -Credo ancora in bagno-
Lei accettò l'aiuto notando il sottile filo di spago annodato più e più volte che portava al polso: -Ce l'hai ancora-
-Mi è piaciuto quell'anno- sorrise l'altro.
Lei si sedette accanto alla borsa frigo da cui estrasse due bottiglie di succo: -Favorisci?-
-Ragazzi! Abbiamo un problema!- urlò Gaetano correndo verso di loro -Il navigatore si è rotto e...-
Ella saltò giù dal pick-up: -Arrivo subito, voi recuperate Vin-
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-Sicura di essere una donna?-
-Qualcuno può tirargli un ceffone?- fece Cinder con la cartina davanti al naso -Vin, stai meglio?-
Lui mugugnò qualcosa tenendosi lo stomaco, al suo polso, due giri di spago annodato.
Ella gli gettò un'occhiata e si stupì: -Ma l'avete tenuto tutti?!-
-Io in realtà l'ho rotto- si scusò Gaetano.
-Non dovevamo?- sorrise Ivan.
-Sono solo stupita- ricambiò Cenere -È un pezzo di spago!-
-Ed è in codice morse!- fece Gae, esaltato.
-Va bene, ragazzi! Andiamo all'avventura!- sorrise Ella sventolando la cartina per spezzare la salita di zuccheri improvvisa.
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-Puoi lasciarmi qui?- domandò Sabe quando furono a pochi metri da casa sua -Voglio controllare una cosa-
-Certo, grazie ancora- sorrise Gae salutandola con un micro-abbraccio dei loro.
Ella saltò giù dal pick-up e si diresse ai manifesti da morto nella piazzetta.
"Cielo..." pensò leggendo un cognome sin troppo noto.
Che fossero gli astri allineati, che la sua vita fosse una serie televisiva e lei non lo sapesse, che in un'ipotetica vita precedente avesse fatto chissà cosa e la ruota o il karma o chissà che altro la stesse punendo... c'erano decisamente troppe coincidenze nella sua vita.
Lesse le date del funerale e corse a casa.
-Ciao, tesoro. Com...- Renata provò ad abbracciarla.
-È morto il nonno di Myricae- sussurrò.
-Di chi?- strizzò gli occhi sua nonna.
Giusto: era l'unica ad usare quel soprannome.
-Di Letizia Neri-
Diamine, da quanto tempo non pronunciava quel nome?
⏯️ Ci sono bestioline! Quella di ieri è stata una giornata impegnativa perciò ho finito l'editing... Ora. Letteralmente.
⏯️ Nota rapida numero uno: il libro è quello di Lewis* Carroll.
Il tatuaggio di Everett era ispirato quindi al Paese delle Meraviglie di Alice...
⏯️ Nota tecnica numero due:
E dove sono le nuvole? Le nuvole non ci sono perché non è esattamente questa la ninnananna del carillon di Chiara Cenere (solo la parte non cantata dell'intro) ...
⏯️ Nota tecnica numero tre: *sì, Caes si chiama "Lewis" per il medesimo rimando letterario... Mi serviva un cognome e la mia testa funziona così...
⏯️ Note tecnica numero tre:
Suppongo che nessuno conosca Chiaverano... Minuscolo, ridente, paesino del Canavese "famoso" nel circondario per i suoi tomini.
Mi serviva un paesino piccolo, sconosciuto, proprio per poter continuare a dare l'idea di ragazzi "fuori dal mondo", provinciali... Ragazzi che potrebbero solo immaginare l'esistenza di Cinder non perché siano troppo "semplici" per farlo quanto più perché anche solo la distanza geografica sembra qualcosa di totalmente alieno a loro.
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