3. Un angioletto dagli occhi blu
-Alice Shaw! Vieni qua, piccola peste!- la voce di Emily risuonò per tutto il primo piano.
Cinder ignorò le urla nella stanza accanto e infornò la terza teglia di lasagne gettando un'occhiataccia a distratta ai gemelli intenti a fare i compiti sul tavolo della cucina.
-Questo non mi viene- annunciò Cecily posando la matita.
Cade si sporse verso di lei e le spiegò i passaggi dell'esercizio sotto lo sguardo sereno di Michael che si stava godendo una birra appoggiato al muro.
Ella indicò il forno all'amico che annuì rassicurante e corse in giardino dove il biondino ossigenato del pianterreno le consegnò due scatoloni di cartone che la fecero arrancare fino all'atrio dove qualcuno glieli tolse di mano.
-Dove?- Royal la guardò dall'alto dei suoi trenta centimetri in più.
La ragazza si riscosse e gli accennò la figura che li stava raggiungendo: -Segui lui, se vuoi, ma non è assolutamente necessario-
-Salvarti da una pila di scatole di cartone dovrebbe darmi punti, no?- sorrise lui -Comunque, il tuo elenco non ha richieste inumane. Da come ci parli, pensavo peggio-
-Mi inventerò qualcosa, allora- fece lei senza dar importanza alle sue parole.
Il ragazzo la guardò serio: -Posso sapere che cosa ho fatto, Ella?-
La ragazza s'irrigidì: -Tu nulla, Royal-
Girò sui tacchi e si diresse alla macchina per recuperare una cassa di vino. Quando entrò nell'ingresso, trovò il ragazzo ad aspettarla, le scatole tenute come se non pesassero: -Perché odi tanto mio fratello?-
Ella si fermò, stupita dal peso di quella domanda: -È questo che pensi? Che lo odi?-
Royal la fissò in quelle pozze vuote e colorate che erano gli occhi della ragazza, un invito a saltarci dentro. Senza paracadute.
-Questa è l'impressione, se non altro- la voce secca arrivò dritta al cervello della ragazza che prese un profondo respiro.
-C'è una profonda differenza, Royal, tra l'odiare una persona e il cercare di evitarla- sussurrò Cenere guardandolo negli occhi.
All'uomo venne da sorridere per l'enfasi messa in quella frase: -Io non la vedo, questa differenza, Isabella-
Fece per girarsi ma un braccio sottile, coperto dal gomito in su da una camicia da uomo dalle maniche arrotolate, gli sbarrò la strada.
Lui si voltò stupito verso la ragazza che continuò: -A una persona che odi augureresti di tutto. Se eviti qualcuno...-
-Cosa cambia?-
Ella alzò lo sguardo su di lui: -... auguri solo a te stesso di non incontrarla. Non vuoi necessariamente il suo male, Royal. L'odio, è qualcosa che prego di non provare mai. Qualcosa che non augurerei mai a nessuno-
-Quanto buon cuore- fece lui sarcastico -Peccato che avresti potuto dire di no anziché portarti in casa qualcuno da cui vuoi stare lontana-
Ella sorrise incredula: -Pensi lo abbia fatto per voi? Se fosse dipeso solo da me, vi avrei aiutati a cercare un posto altrove! Di certo non vi avrei fatti entrare in casa mia! Me l'ha chiesto Caesar, Royal. Non mi ha chiesto assolutamente nulla del genere da quando ci conosciamo, per cui doveva essere veramente disperato. Inoltre, ne deduco che non siete accusati di qualcosa che potrebbe metterlo in una posizione piuttosto scomoda qualora dovessi venirlo a sapere o non vi avrebbe neanche fatto avvicinare ai ragazzi...-
Royal sentì un brivido lungo la schiena: lei non sapeva nulla.
Era a conoscenza del fatto che Lewis prendeva sul serio il segreto professionale ma mai avrebbe scommesso su una dedizione alla regola del genere; gettò alla ragazza un veloce sguardo confuso mentre lei continuava a parlare. Se non sapeva perché li trattava così?
-... il punto- fece Ella tirando di lato un ciuffo di capelli cadutogli sul naso -è che in questa famiglia basta chiedere. Facciamo tutto il possibile per aiutarci-
Isabella abbassò lo sguardo e s'incamminò per il corridoio laterale: -Perdonami-
Lui aggrottò le sopracciglia correndole dietro: -Per cosa?-
Lei si girò appena: -Perché mi sono detta che vale la pena cercare di non saltarci alla gola almeno per il tempo in cui vivremo sotto lo stesso tetto. Ma sono... veramente impedita nei rapporti umani quindi immagino di star dicendo un sacco di cavolate di fila e... va bene. Sto zitta-
Riprese a camminare e s'infilò in una doppia porta.
Royal sospirò andandole dietro: "Che razza di donna!"
-È enorme- sussurrò stupefatto quando varcò la soglia della stanza.
Ella si strinse nelle spalle posando la cassa di vino su un tavolo: -Questa era una piccola scuola di danza. Mio padre si è innamorato del posto tranquillo e ha deciso di venire ad abitarci. Naturalmente, nonostante avesse sette figli e una moglie, non avrebbe mai usato ogni singola stanza, per cui ha ristrutturato solo la parte superiore dell'edificio. Quando ho scoperto di doverci venire a vivere con i ragazzi, ho ripreso in mano i progetti e provveduto anche al pianterreno, così adesso ognuno ha un piccolo appartamento e noi viviamo in quell'enorme piano tutti da soli. Questa, però, non ho avuto il cuore di toccarla...-
Girò lo sguardo per il vasto salone, un mezzo sorriso un po' perso a piegarle le labbra.
Royal la fissò per un secondo di troppo, stupito, poi, a meno di un istante dal voltarsi di lei, buttò lì: -Era il posto in cui facevano gli spettacoli, vero? Avete tolto le sedie ma il palco è ancora lì-
Ella fece per rispondere, ma un ragazzino le si fiondò in braccio: -Sabe!-
"Non scherzava quando diceva che la chiamano in tutti i modi" notò Royal guardando il bambino porgere alla ragazza un giallissimo origami a forma di farfalla.
Il ragazzo posò gli scatoloni per terra.
Ella sorrise e gli porse un biglietto piegato in quattro: -Grazie, cucciolo. Questo è per Gwyneth-
-Grazie a te! La mamma non voleva lasciarmi venire- fece il bambino gonfiando le guancette color cannella per metter su il muso, gli occhi da cerbiatto gli scintillarono pestiferi.
Sabe gli fece l'occhiolino: -È sempre un piacere per me far disperare i grandi, Nicholas-
-Signorina Cenere!- Margaret la prese sotto braccio senza dar nota di filar di striscio il bel ragazzo accanto a lei -Ma è sicura che il nuovo inquilino sia una persona per bene? Non ha notato i suoi capelli?-
Royal guardò la ragazza sorridere alla Davies e liberarsi della presa per poi tentare di tornare verso di lui.
La cadenza ritmata di un bastone da passeggio fece sospirare Cinder prima di voltarsi verso l'anziano signore per rispondergli che, sì, la musica sarebbe sicuramente rimasta sotto la soglia d'umana sopportazione e, no, non se ne sarebbe occupata lei.
La ragazza fece un segno al biondo tinto che le aveva passato le scatole e gli sbolognò il nonnino, sempre educata e cortese.
-Perdonami. Siamo tutti un po' presi anche se con questa scusa- disegnò nell'aria un arco a comprendere la sala e sorrise anche se non con gli occhi -possiamo usare questa stanza-
-"Questa scusa" sarebbe a dire una festa?-
Sabe si morse il labbro, lo sguardo sulle proprie scarpe di tela, rosse e consumate: -So che non siete abituati a ritrovi del genere. E so che non sarà esattamente divertente ma siete comunque costretti tra quattro mura per cui presumo che, se ne avete voglia, almeno ad Halloween...-
Royal sorrise: -Ci stai invitando ad una festa, Ella? Sul serio?-
Lei annuì seria, gli occhi spalancati nei suoi come spaventose porte su un mondo precluso, ignoto.
-Non hai paura di, che so, ritrovarti coperta di birra da capo a piedi o dover sedare una rissa?-
Lei gli scoccò un'occhiata ammonitrice da sotto il suo blu: -So che farete i bravi-
-E che garanzia hai?-
-Un avvocato che vi ha già ripreso ieri- il sorriso e la voce dura.
Lui la guardò divertito ed incredulo: -Chiameresti Caesar in caso di risse?-
Ella alzò un sopracciglio: -Io l'ho visto iniziare delle risse... Se si parla di evitarle davanti ai ragazzi, però... lì è il mio uomo-
Royal la guardò sfidandola a dire di sì con lo sguardo: -Chiameresti Caesar?-
-Non ho bisogno di chiamarlo: la festa di Halloween l'ha ideata lui un paio danni fa. Non avrebbe senso se non si presentasse, no?- fece lei paziente iniziando ad aprire le scatole per controllarne il contenuto.
Lui la guardò ad occhi spalancati: Caesar Lewis che addirittura organizzava una festa per uno di quelli che, da quanto riusciva a rammentare, definiva branco di disadattati? Il mondo era decisamente alla rovescia.
-Toglimi una curiosità- chiese accovacciandosi accanto a lei.
-Dimmi- lo incoraggiò Ella passando allo scatolone successivo.
-Vostro padre sa che tu porti dei bambini a una festa con vino e birra?-
Isabella alzò la testa di scatto.
Finalmente sorrise Royal tra sé vedendo qualcosa al di là del vuoto negli occhi di Cenere.
-Caesar non vi ha detto proprio nulla?- chiese stupita Ella, le sopracciglia inarcate.
-Cosa doveva...?-
Un grido assatanato proveniente dal piano di sopra li fece voltare di scatto.
Isabella bruciò la distanza tra il salone e la porta del primo piano in tempo di record, Royal mezzo passo dietro di lei.
-Posso sapere cosa sta succedendo qui?- chiese pericolosamente calma come aprì la porta di casa sua.
-Ella! Quella stupida mi ha rovinato il costume! Non posso andare alla festa così!- si disperò Emily mostrando l'enorme strappo nell'abito bianco.
Isabella posò lo sguardo su Alice che la fissava colpevole e implorante.
-Non l'ho fatto apposta, lei...-
Sabe chiuse gli occhi: -Alice Shaw, fila via. Ne parleremo più tardi-
-Ma Ella!- strepitarono insieme le due.
-Ora- sussurrò lei fissandole decisa.
La piccola la oltrepassò imbronciata, costringendo anche Royal a spostarsi e a decidere di seguirla.
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-Quindi fai tu Cappuccetto Rosso, alla fine?- domandò stupito Michael vedendo Emily entrare nel salone con il mantello cremisi della sorella.
Lei annuì imbronciata: -Già, lei ha detto che si sarebbe arrangiata ma non so cosa voglia combinare-
-Wow- fece Ely entrando nel salone insieme al fratello -Non mi aspettavo nulla del genere da una tranquilla e rispettabile antica villa inglese-
-Carino, vero? Abbiamo anche la sfera!- fece Caesar puntando il dito in alto proprio mentre il solito biondino faceva partire la musica.
-Ghosttown di Madonna?- fece stranito Michael voltandosi verso il suo ragazzo.
-Non indovinerai mai chi l'ha proposta- sorrise l'altro.
-Chi?-
-La Davies- rise Caesar.
-Ciao, caramella!- Michele si chinò per prendere in braccio Alice con una gonnellina di tulle rosa shocking.
-Mettimi giù! Non sono piccola!- brontolò lei.
Michele obbedì: -Dov'è Cinder, caramella?-
Lei si guardò intorno spaesata poi fece spallucce: -Magari è andata ad aiutare Cade: lui sta perdendo le code-
-Le code?-
-Ha un costume da kitsune- li informò Cecily raggiungendoli nel suo vestito da gitana fatto in casa con un blocco in mano -Giusto per curiosità, voi cosa dovreste essere?-
-Io sono un angelo- spiegò Michael lievemente offeso scostando il ciuffo bruno per far vedere la sottile linea dorata che gli attraversava orizzontalmente la fronte.
Cecily squadrò il suo completo bianco con aria critica finché lui non si girò per mostrargli le ali dorate sulla giacca. La ragazzina sorrise soddisfatta e annotò qualcosa sul primo foglio del blocco.
-E io...- Caesar lasciò cadere la frase mettendosi in testa un cerchietto dai piccoli corni rossi e tirando fuori dalla tasca una lunga coda appuntita.
-È più riuscito quello di Michael. Devo dire a Ella che ha vinto lei...- bofonchiò Cecily gettando poi un'occhiata al rozzo tentativo di Ely di spacciarsi per cowboy per dirgli chiaro e tondo -Tu puoi sperare in un due al massimo. Costava tanto chiedere una mano?-
-Cecily?- il tono di Caes si fece più insistente e la ragazzina si girò per rispondergli che aveva indovinato il soggetto del loro costume di coppia e quindi a Emily, ch'era curiosamente andata via poco dopo averli visti, toccavano i piatti per tre giorni di fila.
-Royal- sospirò Cecily riportando l'attenzione del ragazzo su di lui -tu non senti granché lo spirito, vero? Non ti preoccupare: anche Cinder era così e vedrai che schianto è stasera! E ha fatto tutto all'ultimo minuto!-
-Dov'è?- le chiese Michael con aria sadica -Devo costringerla a fare una cosa-
Cecily sorrise andandosene sulle note di qualcosa di molto poco definibile: -Fidati, è difficile non vederla-
-Credo di averla trovata- sorrise Ely dopo un secondo di perlustrazione visiva; sapeva da sempre che Isabella Cenere aveva un corpo sotto i suoi cosiddetti vestiti ma non immaginava certo quello.
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-Quella me la farei sul serio- fece il biondino ossigenato a Caesar, cedendo il posto a Michael che si era rifiutato di ascoltare oltre quella che il dj passava per musica.
Sfortunatamente lo avevano solo convinto a fare una pausa.
"Tu ti faresti tutte" pensò Caes disgustato -Quale, Mark?-
-Quella- il biondino indicò l'elegante figura che si muoveva di gruppetto in gruppetto senza sosta in giro per la stanza, quasi non concepisse l'idea di poter rimanere ferma in un punto.
L'avvocato distolse lo sguardo dalla giovane donna riconoscibilissima nonostante la spessa striscia nera da lato a lato del viso, le lunghe corna puntate al soffitto o il vestito grigio sfumato fino alle caviglie parecchio diverso dalle solite camicie larghe.
- Quella è off-limits- ringhiò quasi. Possibile che quel demente non volesse metterselo in testa?
-Mi hai già proibito la padrona di casa, Caesar!-
-Quella è la padrona di casa, razza d'idiota!- quasi gli urlò contro -E non pensare neanche per un momento che non mi sia accorto di dov'è puntato il tuo sguardo mentre parli con lei-
-Tanto non si vede nulla- bofonchiò l'altro -ha sempre quei maglioni enormi-
-Karaoke!- gridò Michael dalle casse che fino a quel momento avevano mantenuto un livello di rumore accettabile anche per la noiosissima signora del pianterreno che solitamente chiedeva a chiunque si soffiasse il naso troppo forte di uscire.
Il mugolio disperato di Cade si sentì per tutta la sala quando Alice corse verso Michael che annuì terrorizzato e le cercò la base sul computer, probabilmente prendendosi a martellate mentali sugli alluci.
-Caes!- la voce di Royal gli raggiunse i timpani poco prima che questi venissero trapanati dalla dolce voce di Alice che ululava al microfono una qualche sigla dei cartoni animati.
L'avvocato trascinò il ragazzo fuori dal salone, nel corridoio illuminato dai piccoli lampadari a muro: -Scusa, avrei dovuto parlartene prima. Sto facendo tutto quello che posso ma non è facilissimo con un caso che risale a così tanti anni fa-
Il ragazzo si sedette su una panca sistemata lì accanto sospirando: -Grazie, Caesar-
-Come trovate gli ospiti?-
L'altro alzò le spalle solo per lasciarle ricadere come se non gl'importasse: -I bambini sono bambini e credo che mio fratello voglia passare per le lenzuola della padrona di casa-
-Rettifico- sorrise Caesar -Cosa ne pensi tu, Roy?-
-Perché t'interessa?-
-Perché mi preoccupo per i clienti a lavoro e mi preoccupo per gli amici quando stacco. E tu sei mio cliente e mio amico, mi dispiace per te: mi dovrai sopportare costantemente- fece piegandosi a fissarlo negli occhi, quasi a infantilizzare il ragazzo.
Non dovette sforzarsi molto: Royal Johnson era un colosso anche da seduto.
Il ragazzo scosse la testa: -Non lo so: somiglia a qualcuno che ho già visto ma non riesco a capire chi-
-Tutto qui?- fece scettico Caes.
Roy fece una smorfia: -Con voi, i ragazzi, gli inquilini e i postini sconosciuti è tutta zucchero e panna. Praticamente un angioletto dagli occhi blu...-
-E con voi?-
-Quando le parliamo noi diventa una specie di statua di sale. Soprattutto con Ely, a dire il vero-
-Lui ti ha detto qualcosa?- aggrottò la fronte Caesar.
-No. Ma a questo punto credo che sia stata una sua vecchia fiamma. C'è qualcosa tra quei due che non riesco a capire...-
"Michael mi ucciderà" pensò l'avvocato ad un passo dalla disperazione, il viso impenetrabile e attento.
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