29. Non puoi criticare un angelo
-Un angelo!- esclamò lo zio, sorridendo alla vista Sabe che usciva in cortile con una teglia enorme di lasagne radicchio e speck, la gonna rossa svolazzante.
-Sì, con le corna!- borbottò Leo versandosi dell'acqua.
-Beh, l'aureola deve pur essere tenuta su da qualcosa, no?- ammiccò Ella posando la teglia e accomodandosi tra suo nonno e Cade.
Magari non sarebbe stato così male...
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-Quest'estate finiremo- sorrise Marco portando via uno scatolone.
-Lo dici tutti gli anni- ricambiò Cinder accovacciata accanto ad un vecchio baule aperto -E stiamo cercando di mettere in ordine questa soffitta dal... dopoguerra?-
-Non ti sento- il borbottio del nonno si perse giù per le scale.
Ella scosse la testa e tornò a rovistare nel baule.
Un vecchio diario le capitò tra le dita rovinate.
Non era suo, ne era sicura.
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-Mia madre aveva il cancro?- alzò la testa dalle pagine sentendo i passi di Marco fermarsi vicino a lei.
L'uomo le si sedette accanto, sospirando: -Sì, Chiara aveva il cancro-
-Dammi le chiavi- tese la mano alzandosi lei -Per favore-
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Sabe si chiuse dietro le porte della chiesetta, scivolando nell'ombra dell'interno in un segno della croce.
Alzò un angolo della bocca e salì sul posto dell'organista per poi voltarsi verso il crocifisso, le chiavi ancora tra le dita: -Ciao-
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-Avresti bisogno di una doccia- Marco s'avvicinò alla nipote che se ne stava a braccia conserte in mezzo al prato che dava sui recinti del pollame.
Lei chiuse gli occhi, reclinando la testa all'indietro in un mesto sorriso: -C'è silenzio, qui-
Suo nonno le strinse una spalla prima di andarsene e lasciarla al suo silenzio: -Mi dispiace, Isabella-
Sabe lo seguì con lo sguardo, sentendo l'amore sgretolarle il cuore, ancora una volta.
Lui capiva. Capiva sempre.
Ella sospirò: in tutti quegli anni la gente aveva giudicato sua madre, più o meno apertamente, senza sapere nulla.
Avevano dato a Chiara Cenere il titolo gratuito di sgualdrina senza neanche provare a scavare più a fondo e l'unico che aveva sempre preso le parti della ragazza madre era sempre stato Marco. Perché sapeva, perché capiva che...
"Non puoi criticare un angelo" scosse la testa Sabe decidendo di rientrare e seguire il suggerimento del nonno.
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-Parli ancora da sola?- la voce di Leo la fece sobbalzare, nella mattina soleggiata della campagna.
Sabe abbassò il telefono con cui stava registrando: -Non hai niente di meglio da fare?-
Lui alzò le spalle, il sorriso sghembo sul volto.
-Hai finito di vaccinare i pulcini?- si spazientì lei dopo un po'.
-Ho solo due mani, tappetta- le fece notare lui dall'alto del suo metro e ottanta.
-E una lingua, a quanto pare- mormorò lei -Perché non usarla per chiedere aiuto?-
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Sabe tolse delicatamente l'ago della siringa dalla coscia del piumato, tremante, corpicino: -Tieni-
Leo chiuse le mani sulla bestiolina.
-Piano, così diventa marmellata di piume!- gli rifilò un'occhiataccia lei vaccinando l'ultimo e affiancandolo fino alla gabbia illuminata di rosso.
-Sai che ogni tanto me lo chiedo davvero?-
Lei afferrò il concetto: -Cerca di essere gentile, fai uno sforzo-
Posarono i pulcini e si tolsero i guanti per gettarli nell'immondizia.
-Com'è che lo chiamate, voi psicologi? Complesso di persecuzione, no? Ecco, tu hai quello: non è che se uno ti fa una battuta che non capisci, ti sta per forza prendendo in giro in modo pesante- fece presente il cugino.
Ella alzò gli occhi al cielo: -No, certo a questo punto penso che dovrei avere più quello d'inferiorità considerando che tu sei all'università e io mi riduco a casalinga... giusto?-
-Io ti ho solo detto che avresti azzerato tutte le possibilità che avevi: anche se ricominciassi a studiare, lo farai tra dieci anni e poi chi vuoi che ti prenda?-
-Tu sì che sai come dirle, le cose, eh?- si sciacquò le mani sotto il tubo da giardino, Ella "E comunque è Michael che fa psicologia''
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-Io stasera mangio con Gaetano e un altro paio di ex compagni- annunciò Sabe scendendo in jeans tagliati corti e maglietta bianca, salutando i ragazzi -Torno per le undici-
S'udì un colpo di clacson dalla strada.
-Corri, su!- la incoraggiò Renata agitando la forchetta in aria.
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Ella respirò a fondo cercando di trovare dentro di sé un motivo per non strangolare la ragazza dai capelli colorati che, avvinghiata come un polipo al suo "boy", le intimava per la quarta volta in quella serata di non toccarlo, non guardarlo, non parlargli, non respirare vicino a lui.
Gae le sorrise con aria di scuse dall'altro capo del tavolo.
-Io ti rado le sopracciglia mentre dormi- scherzò lei, sussurrandogli.
-Ma almeno mi ascolti, quando ti parlo?- ebbe il coraggio di dire l'oca.
Sabe ruotò lentamente la testa verso di lei, spazientita -A dire il vero no-
"Ci tengo a mantenere almeno un paio dei miei neuroni vivi, sai com'è..."
No, probabilmente non lo sapeva dal momento che ebbe il coraggio, o più probabilmente la stupidità, d'azzardarsi a dire: -Perché non mi lasci in pace e raggiungi la tua amichetta morta? In fondo sappiamo tutti che è stata praticamente colpa tua, no?-
Cenere impallidì, ma si sforzò di rimandare indietro le lacrime almeno per il tempo sufficiente ad uscire di lì.
Tirò indietro la sedia, recuperò i soldi dalla tasca degli shorts e li sbatté sul tavolo: -Buona serata-
-Ella, calmati, non sa quello che dice- provò il ragazzo dell'idiota.
-Andiamo, sappiamo tutti che è stata lei a...- continuò imperterrita l'altra.
La parte ancora razionale della mente di Cinder le costrinse a prendere la caraffa dell'acqua e svuotarla per intero in testa al polipo colorato per evitarle una rinoplastica d'urgenza di fronte a troppi testimoni.
-Buona. Serata- sibilò uscendo dal ristorante con gli sguardi di tutti addosso e le urla del berciante polipetto trattenuto a forza dal ragazzo.
Si fermò poco più in là del ristorante, lo sguardo appannato dalle lacrime fisso sullo schermo del cellulare alla ricerca di qualcuno che le potesse dare un passaggio.
-Posso essere utile?- un fazzoletto di carta le finì sotto gli occhi.
-Rientrando dentro e finendo la serata in maniera più decente di com'è iniziata- si sforzò di sorridere Sabe, passandosi una mano sul viso prima di girarsi verso il suo interlocutore.
-Con quei due? No, grazie. E poi ti ho promesso un passaggio- Gae fece balzare le sopracciglia.
-Posso arrangiarmi- s'asciugò gli occhi lei -Davvero-
-Andiamo, "Sinde"- Gae le tese una mano -Ti porto in un posto-
-Uno di quelli per cui Gabriella mi taglierebbe la gola? No, grazie- per essere una coppia aperta, quei due erano piuttosto possessivi...
Gaetano, forte di anni di aikido, se la caricò in spalla incamminandosi verso la sua macchina: -Se hai problemi una volta là, ti porto a casa. Promesso-
Ella cercò di girarsi per sibilare: -Sai che le mie gambe funzionano meglio delle tue, vero?-
-Non ne dubito, ma così è più divertente- fu salace la risposta di lui che si beccò un pugno deciso in mezzo alle scapole.
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-Il San Michele? Mi vuoi affogare?- scherzò Ella vedendo il lago in penombra -Sapevo di starti antipatica ma non pensavo fino a questo punto-
Gaetano si slacciò la cintura: -Fai ancora pessime battute-
-È un dono- replicò lei voltandosi e trovandolo un po' troppo vicino.
Lo spinse indietro gentilmente: -Perché mi hai portata qui?-
-Perché al posto ci dobbiamo arrivare a piedi- scese dall'auto lui -Forza, principessa-
-Chiamami ancora così e ti gambizzo- gli lanciò un'occhiataccia lei -Studi ancora quella cosa impossibile?-
-Fisica? Più o meno- lui s'incamminò per una stradina laterale.
Ella inarcò un sopracciglio ma preferì tacere: aveva scelto la domanda sbagliata... o forse no ma era lui che doveva volerne parlare e non il contrario.
-Eccoci- Gaetano girò le chiavi nella serratura di un portone malandato.
-Mi devo preoccupare?- alzò un sopracciglio Ella già preoccupata.
-Giusto, tendo a dimenticare che non sei un uomo- celiò Gae entrando e accendendo le luci.
-Quindi è qui che porti le tue vittime- mise un piede nella stanza deserta e scalcagnata Sabe.
-Ho scoperto che la fisica mi piace ma non quanto la chitarra- saltò su un cassone lui.
-E quindi...?- lo incoraggiò Cenere rimanendo in piedi.
-Ti ricordi Ivan?- domandò Gae togliendosi gli occhiali per imitare una talpa.
-Sì, mi deve ancora fare quel discorso in russo con le uniche dieci parole che so nella sua lingua- Ella si guardò intorno.
-Lui ha lavorato per anni nel bar della madre e abbiamo anche chiesto a Vin di fare il barman-
-Vindice ha detto di sì? Pensavo stesse studiando lingue a Venezia- fece Ella stupita.
-Infatti ha detto di no, ma mi ha dato il numero di suo fratello: fa cocktail buoni la metà ma non si ubriaca mai... almeno spero- sorrise sghembo Gae.
-È grandioso, Gae, ma io cosa centro?-
-Non abbiamo i soldi per una designer per cui ripuliremo tutto e imbiancheremo le pareti- lui si grattò la nuca -Gabriella ha uno stile un po' troppo dark per un locale perciò mi chiedevo se tu...-
-Mi stai chiedendo, nelle mie uniche tre settimane di ferie, se posso darvi una mano a scegliere il mobilio del locale?- alzò un sopracciglio divertita Ella -Certo che sì!-
-Sei ironica?-
-No, Gae. Mi fa piacere- sorrise lei.
-Ti potrei baciare- la sollevò in aria lui.
-E io ti potrei riempire di schiaffi. Mettimi giù- rise Ella.
-Giusto, immagino che quelle labbra siano solo di una persona al momento- insinuò Gaetano.
-Sì, mie- sottolineò l'ovvietà lei seguendolo fuori.
-Intendevo che Royal è l'unico a poterti...-
-Stai peggiorando la situazione, Gae- lo ammonì Cinder con un sorriso -Non stiamo insieme-
-Ma stavate bene!- protestò lui -Perché vi siete lasciati?-
-Non siamo mai stati insieme. Quella sera ci siamo incontrati per caso e Gabriella ha tratto subito le conclusioni sbagliate- Isabella s'appoggiò al muro mentre il ragazzo armeggiava con le chiavi -Ho preferito pagargli una cena piuttosto che mettere tutti in una situazione di disagio-
-Hai pagato la cena ad uno sconosciuto piuttosto che placcarla e spiegarle tutto?- fece stranito Gae.
Lei s'incamminò nella sera: -Dubito mi avrebbe lasciato spiegare. E poi lui lo conoscevo. Più o meno. È complicato-
-Sembra interessante- commentò l'altro affiancandola.
-No- sospirò lei infilandosi in auto -Sembra solo complicato-
⏯️ Buon sabato, bestioline!
Giusto per sottolineare ulteriormente la cosa: Chiara è la madre di Sabe
⏯️ Il San Michele è uno dei cinque laghi eporediesi (San Michele, Sirio, Nero, Pistoni e Campagna), quello sovrastato dal rilievo dov'è situato il Santuario di Monte Stella.
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