28. Come funziona la tua mente?

-Non riesco a credere che voglia rinunciare a questo- scosse la testa Caesar nella penombra -Voglio dire, guardala, Cinder! Nessuno le sta dietro, è perfetta!-

Una vecchietta si voltò e fece intendere all'avvocato di dover tacere.

Ella abbozzò un sorriso: -Ci scusi-

-Guard...- tentò di ricominciare l'uomo indicandole Alice che piroettava sul palco.

-Taci, prima che ci caccino- gli intimò suo marito accanto a lui.

-Ciao, caramella!- fece Michael prendendo al volo la piccola gettatasi dal palco.

-Sei stata stupenda, la migliore- Caesar le picchiettò il naso con il bocciolo di rosa rosa.

-Grazie- Alice si voltò verso la sorella -Ora posso smettere?-

Sabe chinò il viso sorridendo: -Se è quello che vuoi-

-Perché? È la più promettente di tutto il corso!- protestò l'insegnante silenziosamente spalleggiata da Caes.

-Lo so- sorrise Ella -Ma non le interessa più. Tre giorni a settimana sono tanti, troppi, per una bambina di otto anni che non è neanche più interessata alla danza classica. Non è colpa vostra, non è colpa di nessuno. Ma io voglio che Alice sia felice, non un automa. So che capirà. Arrivederla-

Isabella strinse la mano all'incredula insegnante e si voltò per raggiungere Alice che l'aspettava di fianco alla porta pronta a gettarle nuovamente le braccia al collo.

-Non mi spiego ancora perché l'abbia fatto- continuò Caesar in macchina.

-Vuoi che te lo dica o preferisci continuare così anche durante la luna di miele?- sorrise divertito Michael alzando gli occhi dal cellulare.

-Spara- sospirò Caes svoltando a destra.

-Alice ha quel dono ed è bravissima ma non ha l'infanzia che ogni bambino dovrebbe avere- Michele infilò il telefono nel portabevande e si voltò verso suo marito che teneva coscientemente gli occhi sulla strada -Se si indirizza un bambino solo sul suo talento, si rischia di sviluppare solo quella parte del piccolo. Inoltre quella che è una passione, a lungo andare può essere vista come una costrizione e Alice te l'ha già dimostrato-

-La sua insegnante ha detto che potrebbe diventare una professionista, Michael!- sbuffò Caes seguendo i cartelli che indirizzavano all'aeroporto.

-Anche se fosse, è troppo piccola- gli occhi verdi si assottigliarono nello scorgere un timido baluginio del sole -E poi potrebbe succedere qualsiasi cosa: potrebbe rompersi una gamba e non poter più ballare, potrebbe odiare il balletto ma essere costretta a farlo perché non sa fare altro, potrebbe ridursi a prendere di tutto per non sentire lo sforzo fisico... è troppo piccola e non possiamo costringerla ad una scelta che dovrebbe poter prendere lei da sola tra anni, Caes-

L'avvocato spense la macchina: -Cosa farei senza di te?-

-Beccata!- Lloyd sbucò fuori da dietro uno scaffale.

Ella sorrise chiudendo il libro con un biglietto dentro: -Doveva succedere, prima o poi-

Rimise il volume al suo posto e indicò le macchinette: -Favorisce?-

-Avrò sì e no la tua età, non è caso di essere così formali- tirò fuori un paio di monete lui.

Sabe fu più veloce e gli mise in mano un bicchierino di plastica bollente.

-Ma...-

Il sorriso della ragazza si allargò mentre le sue dita si stringevano intorno al suo tè disgustosamente troppo dolce e caldo: -Prosit-

Fece scontrare i due bicchieri di pessime bevande e alzò lo sguardo su di lui: -Allora, Lloyd...-

-Come?-

Sabe indicò il cartellino appeso alla maglia del ragazzo.

-Giusto...- lasciò intenzionalmente in sospeso la frase lui.

-Isabella- tese la mano -Ella per tutti-

-Molto piacere, "Ella per tutti''- gli occhi verdi del ragazzo si fermarono sui suoi, scuri; strinse le dita della ragazza per un istante.

Lei aspettò un paio di secondi poi finì di bere il suo tè terribilmente zuccherato e fece per uscire: -È stato un piacere anche per me-

-Aspetta! Perché lo fai?- la mano del ragazzo si fermò sulla porta semiaperta.

La ragazza sorrise: -Tu cos'hai fatto quando hai trovato i biglietti?-

-Li ho letti- mormorò lui senza capire.

-E poi?- lo incoraggiò Sabe.

-E poi ho visto i film ed ho cercato i libri di quelli che m'interessavano- concluse come se fosse scontato.

-Per questo, Lloyd- finì di spalancare la porta lei -Perché, magari, un giorno troveremo qualcuno in un parco, o rovesceremo il caffè a lavoro, su una persona che ha visto il nostro film preferito o ha il libro che ci siamo tatuati nel cuore sul comodino... è un'idea stupida, ma senza romanticismo non c'è poi tanta sensibilità, no?-

Lui uscì per metà: -Collateral Beauty non è la schifezza che dice la critica-

-Lo so- sorrise Ella aprendo l'ombrello -Magari prima o poi ne riusciremo a parlare. O magari troverai qualcuno di più interessante con cui farlo...-

Lui seguì l'accenno di Isabella fino ad una biondissima ragazza vestita di azzurro ed impallidì: -Oh, no...-

Ella rise: -Te la caverai, su! Fra un mese mi dirai com'è andata, d'accordo?-

-Te ne vai?- si girò lui a guardarla, spingendosi gli occhiali da lettura sul naso.

-Solo per un mese... Oh, tieni, non mi va di riportarlo a casa- sorrise porgendogli un biglietto verde dopo aver rovistato in borsa.

Non scriviamo e leggiamo poesie perché è carino. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana, e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria, sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore... sono queste le cose che ti tengono in vita.

L'attimo fuggente

Quando Lloyd alzò lo sguardo dalla citazione, Ella era già sparita.

"Che tipo!" pensò rientrando con un sorriso divertito sul volto.

-Pronto?- Ella scese dall'aereo con le sei testoline dei fratelli in bella vista di fronte a lei -No, siamo puntuali ma... d'accordo. Sì, certo, va bene-

Chiuse la chiamata e portò i ragazzi al recupero bagagli: -Alice rosa, Cecily azzurro, Emily lilla, Dorian blu, Cade rosso e Darrel verde-

-La tua dov'è?- domandò Cade prendendosi il borsone accecante.

-Qui- mormorò lei tuffandosi sulla vecchia sacca da viaggio malandata.

-Ciao, Leen- rispose al telefono Royal -Come vanno le cose in quello sperduto paesino piovoso?-

-Bene. Meredith non ti piace?- andò subito al sodo lei.

-Cosa?- il ragazzo schiacciò il cellulare tra la spalla e la guancia per avere le mani libere di prendere copertina e sella.

-Sei stato un po' strano quando te l'ho presentata e poi non mi è sembrato il caso di parlarne al matrimonio... quello era un cavallo?-

-Sì, sono nella stalla e no, lei mi piace. Sul serio- rispose lui avvicinandosi al box -Solo che non mi aspettavo che la persona fosse una femmina... insomma, tu sei stata il mio primo bacio. Non me l'aspettavo, tutto qui-

-Eri il mio migliore amico. Non avrei mai voluto andare via senza di te- sussurrò lei sentendo il passato salirle dentro fino a bloccarle la trachea.

-Neanch'io. Ma sono stato felice per te quando quell'uomo vi ha portate lontano da tuo padre. Tua madre non meritava quel che le faceva-

-Neanche la tua. Nessuno lo merita- Aileen si morse la lingua sul salvatore: aveva chiamato Roy per parlare di cose leggere e per offrirgli il suo aiuto, non per una rimpatriata di occhi gonfi e labbra spaccate...

-Leen? Ci sei ancora?-

-Sì- la voce della ragazza si riprese -Credo che anche tu le piaccia-

-Ne sono lusingato- Royal strinse le cinghie della sella.

-Parlo di Ella, Roy: ha detto ad Ely di dirti che non è un angelo. A questo punto penso che sia lei ad avere paura di farti del male-

-E perché dovrebbe? Smettila di darmi speranze, Leen: non mi vuole. Meglio chiuderla qui e non vedersi più- mise la cavezza al mansueto pomellato di Pamela.

-Te l'ha detto lei? Ti ha detto queste esatte parole? Non credo, Roy. Vieni in Inghilterra e toglile il fiato! Meredith è disposta a darti una mano, io e Caes pure... sei entrato persino nelle grazie di mia madre e di quell'iperprotettivo di Michael. Che aspetti, ancora? Dobbiamo mandarti una domanda in carta bollata?-

-Grazie per il passaggio, Leo- Ella saltò giù dalla macchina del cugino con solo la sacca in spalle: non aveva senso portarsi mezzo armadio dalla Gran Bretagna quando ne aveva uno lì.

-Prego. Il nonno arriverà a momenti, ma lei è in casa. Credo che mangeremo insieme, oggi-

Lei annuì, a disagio: Leonardo era una persona particolare, una di quelle che bisognava prendere volta per volta (minuto per minuto, in realtà) e quel giorno era piuttosto taciturno...

Con Sabe, in realtà, lo era quasi sempre, uno di quei rapporti che non aveva ancora mai ben compreso, fatto di sarcasmo e silenzio disapprovante...

-Ella, tesoro!- Renata le corse incontro a braccia aperte e lei si lasciò strapazzare dalla donna lanciando occhiatacce ai ragazzi che, molto più astutamente di lei, avevano deciso di ritardare l'assalto della donna rimanendo in macchina quanto più possibile.

-Sai, a volte me lo chiedo...- sorrise perfido Leonardo trovando la cugina inzuppata di granita dalla testa ai piedi -Come funziona la tua mente? Perché certe idiozie le puoi fare solo se ti applichi-

-Sparisci- fece Ella chinandosi ad asciugare almeno il disastro sul pavimento.

D'accordo, aveva combinato un macello, non era il caso di trattarla così per questo...

-No, dimmi, quei poveretti non hanno ancora chiamato gli assistenti sociali? Perché se fai... -

-Leo- Marco s'affacciò in cucina -Vai ad aiutare tua madre, per favore. Non trova più qualcosa-

Isabella strizzò la spugna nel lavandino: -Il detersivo per i pavimenti è sempre allo stesso posto?-

-Sì, ma faccio io. Vai a farti una doccia-

-Nonno... Grazie-

Ella saltellò prima su un piede e poi sull'altro per infilarsi le calze. Aprì il vecchio armadio e tirò fuori il primo vestito leggero che trovò.

Indossò l'abito giallo che faceva a pugni con capelli e carnagione e sorrise: "Respira: è solo un pranzo"

Doveva resistere solo tre o quattro ore, poi zii e cugini se ne sarebbero andati.

Suo cugino poteva essere un idiota se voleva, ma ai bambini piaceva e non era cattivo... non conosceva solo limiti. Era l'unica persona che le faceva scattare la risposta velenosa, in famiglia.

Già. In famiglia...

Scosse la testa e mantenne il sorriso nello specchio.

Suo zio era un remissivo dei capricci della moglie, orgoglioso dei suoi figli? Ottimo, buon per lui.

Sua zia era bipolare, probabilmente depressa e decisamente troppo ciarliera? Se ne sarebbe fatta una ragione.

Il cugino più piccolo era un esagitato che urlava costantemente? Pazienza.

Lei era Isabella Cenere, avrebbe sopportato tutto con un sorriso e nessuno si sarebbe mai accorto della terribile voglia di rifugiarsi sul pero ancora in fiore a stomaco vuoto che rubava il posto a quella di rimanere a tavola con loro.

⏯️ Collateral Beauty

⏯️ L'attimo fuggente

Non sono esattamente la stessa storia ma, già che ci sono, mi permetto di consigliarvi anche "Mona Lisa Smile"...

⏯️ I Johnson, spero si sia capito, vivono in un ranch nel Wyoming...
Tipo "Flicka"... Niente "mestengos", però.

⏯️ La presa di posizione di Sabe nei confronti della parte di famiglia italiana può essere considerata particolare ma, ricordatevi che lei continua ad avere vent'anni...e, nonostante si mostri un angioletto con tutti e si sforzi per andare incontro a chiunque, la soglia dell'umana sopportazione ha dei limiti. Ognuno di noi può provare immediata affinità con determinati tipi di carattere... Così come altri tipi di persone istintivamente non riusciamo a sopportarle. Questo può capitare anche in famiglia: chi non ha trovato mamma o papà insopportabili neanche una volta, nella vita?

Buon weekend, bestioline! 💙

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top