20. Morsi e graffi

-Cecily, mi chiami Ella, per favore?- chiese Emily sistemandosi i capelli di fronte allo specchio del bagno.

L'altra sparì e poco dopo la sorella maggiore s'incorniciò nello stipite: -Dimmi-

-Stasera...-

-Andrà tutto bene, Emi- sorrise Cenere rassicurante -Terrò a bada i due grandi, d'accordo?-

-Grazie- sorrise la ragazza posando la piastra.

-E prenoterò alle pompe funebri- non riuscì a trattenersi Sabe.

-Ella!- la "a" prolungata si perse nel sorriso di entrambe.

-Signorina Cenere?- Margaret Davies la chiamò accanto alla porta -Le va un tè?-

-Perché no?- sorrise lei, mezza distrutta.

La vecchia le fece strada nella sua cucina: -Mi dispiace molto: se solo avessi dato un'occhiata alla stufa, non sarebbe successo nulla-

-Nessuno s'è fatto male, signora Davies- sorrise la ragazza -E sono certa che non è stato voluto-

-No, certo che no!- l'anziana donna le versò il tè nella tazzina decorata cambiando argomento -Posso chiederle come l'ha capito? Non porto la fede, non ci sono foto in giro, nessun segno di un ipotetico amor perduto...-

Ella alzò gli angoli della bocca con semplicità: -La vera non la porta al dito ma sono quasi certa che la catenina che ha sempre al collo ne tiene appesa una... e le foto sono nell'album, vero?-

Lo sguardo della Davies finì sul tomo sulla cassapanca: -Già-

Si tese a prendere il raccoglitore e lo aprì davanti ad Ella.

Gli occhi di Sabe frugarono le pagine ingiallite, ricche di petali di rose essiccate, pizzo un tempo bianco e foto consumate ai bordi: -Era davvero un bell'uomo-

-Lo era, sì. Per una come me, poi, secca e bassina!- mormorò la vecchia -Eravamo ancora all'ultimo anno di primaria, quando mi arrivarono i primi biglietti. Mai avrei immaginato che fosse lui, sempre circondato da un nugolo di ragazzine ciarliere; mi ritenevo superiore a loro ma, sotto sotto, piaceva anche a me- la donna voltò pagina -A diciott'anni mi chiese di sposarlo...-

-E lei disse di no- Ella si accomodò meglio sulla sedia.

-Non ero pronta. E poi volevo diventare un'insegnante e prima dovevo concludere gli studi- lo sguardo di Margaret si perse nel vuoto -Ogni anno lo stesso giorno della prima proposta mi portava a Central Park, che piovesse o meno, e mi riponeva la stessa identica domanda. Domanda alla quale, puntualmente, rispondevo di no-

La Davies sorrise, la mente ancora persa nei ricordi: -Quando diventai insegnante, non ebbi più scuse. Lui s'inginocchiò per la nona volta dinnanzi a me ed io non lo lasciai neanche formulare la richiesta: gli buttai le braccia al collo e gli promisi amore eterno. In meno di due mesi lui attraversò la porta di casa nostra tenendomi tra le braccia ed iniziammo la nostra vita insieme. Eravamo felici e c'era un'unica cosa a gettare un po' d'ombra in quella luce altrimenti totale: l'unico bambino che ero riuscita a partorire era morto dopo un paio di giorni e a quei tempi non esistevano diavolerie come la fecondazione in vitro-

Cinder vide lo sguardo della donna scurirsi un po' mentre continuava: -Nonostante i ripetuti tentativi non riuscimmo mai ad avere un bimbo tutto nostro ma portammo sempre nel cuore quel fagottino azzurro che ce lo spezzò dopo troppo poco tempo. Continuammo la nostra vita, lui come giudice ed io come temeraria insegnante non disposta a farmi mettere i piedi in testa. Vivemmo altri trentasette anni insieme-

Ella si morse il labbro per soffocare una domanda indiscreta.

-Morì sotto un treno, signorina Cenere, non si faccia problemi a chiedere- sorrise la Davies -Era andato in mezzo ai binari per tirare via una bambina dalle rotaie... fino all'ultimo secondo si è dimostrato quel che era da sempre: un uomo forte che forse metteva soggezione ma sapeva qual era la cosa giusta-

-Lo ama ancora, non è vero? Non ha mai preso in considerazione l'idea di risposarsi-

-Tobias Jones... l'ho amato da prima che conoscessi il significato di quella parola e lo amerò finché avrò fiato in corpo- la vecchia donna le sorrise, prendendole una mano -Io so amare solo così-

Sabe sorrise, stringendo leggermente la presa: -Lei è una persona splendida, signora Davies, vorrei solo che la gente se ne accorgesse-

-Io e lei siamo fatte per pochi, signorina Cenere- lo sguardo della Davies si fece profondo -Ma a quei pochi diamo tutto: ogni battito, ogni respiro, ogni parola-

-È per questo, non è vero? È per questo che vuole che legga la lettera, che dia una possibilità a Royal Johnson, perché vuole che provi quel che ha provato lei con Tobias... perché?-

-Perché lei deve sentirla quell'emozione, Isabella! E quel ragazzo potrebbe darle molto più di quel che pensa-

Lei chinò lo sguardo, senza neanche accorgersi che la donna non l'aveva appellata nel solito modo: -Non so, signora Davies, molti suoi comportamenti non promettono bene e io ho sempre avuto difficoltà con le persone della mia età... inoltre lei mi sta cercando di spingere in un rapporto che forse neanche lui vuole e che io non sono disposta ad accettare-

-Perché no?-

-Perché tanti hanno provato a forzare i tempi ma io non mi fido delle persone. È più forte di me. Per me un'amicizia o un amore, addirittura, hanno bisogno di anni per formarsi, per rendere solide le radici e non volare via da un momento all'altro senza spiegazioni- Ella prese un respiro -Mi dispiace, io non sono in grado di buttarmi a pesce nelle situazioni, ci ho provato e sono riuscita a scappare dalla rete per un soffio... so che sono giovane e ci sono cose peggiori, so che il dolore lo posso affrontare, signora Davies, ma non può biasimarmi se faccio di tutto per non provarlo: non voglio questo, nessuno lo vorrebbe-

La donna annuì seria e Cenere sospirò prendendo la borsa per frugarci dentro.

Posò la busta verde sul tavolo e si morse il labbro: -Non so come abbia capito che non l'ho letta ma non è per ripicca. È che non trovo il coraggio-

Con lo sguardo sulla carta color oliva sentì distante la voce della Davies chiederle: -Il coraggio?-

-Io ho un problema con le persone: devo conoscere le loro storie- Ella prese un respiro e tornò sugli occhi color cielo della vecchia -Io vivo per le parole e dalle parole mi faccio ammaliare. Non voglio essere presa in giro, signora Davies ma, sebbene non mi attragga Royal, voglio capire la sua storia, il perché dei suoi comportamenti... ma non è una cosa così semplice: nessuno dà niente per niente e io non voglio dargli nulla di me. Nulla-

-Apra la lettera. E poi deciderà, signorina Cenere-

Lei prese la spessa busta con un sospiro e l'aprì: "Inspira, espira".
La calligrafia acuminata di Royal, tutta spigoli vergati di nero, acuì quel senso di disagio che vagava dalla gola allo stomaco.

Non sapevo come iniziarla, questa lettera, perché già prima della virgola sono sorti i problemi: non so come chiamarti, non so se ti fa piacere essere chiamata da me. Non so nemmeno se leggerai, a dire il vero...

Comunque non importa troppo, giusto? L'ho consegnata a te, la lettera. Sai che è per te.

Non pensavo avrei mai fatto una cosa del genere, scrivere una lettera che mai avrei imbucato, intendo. In realtà non pensavo di fare parecchie cose: non pensavo di potermi fermare di fronte ad un murale per cercare di capirne il senso, non pensavo di flirtare solo per il piacere di farlo con una ragazza in maschera ad una ridicola festa matrimoniale e poi incontrarla ancora, non pensavo di vedere un gatto tentare di non spaventare un essere umano, non pensavo di scoprire che mi piacessero gli anime o che parlare con una bambina di otto anni potesse essere divertente, non pensavo di rivedere Aileen, non pensavo di passare interi pranzi in silenzio solo per capire le dinamiche delle relazioni, non pensavo di dover corrompere una vecchietta solo per saperne di più su una persona che mi stava offrendo un aiuto che credevo solo apparentemente disinteressato, non pensavo...

Non lo pensavo; non pensavo a parecchie cose, come vedi.

Eppure le ho fatte.

E la cosa assurda è che le ho fatte tutte per cercare di capirti.

Non so perché, so solo che voglio conoscerti.

Lo voglio davvero ma adesso non lo posso fare.

Non lo posso fare perché ho paura che tutto quel che posso offrirti ora si riduca ad un mucchio di morsi e graffi. E io non voglio farti del male. Io non voglio far del male a nessuno.

Ella passò al secondo foglio quasi senz'accorgersene.

Tornerò in America e cercherò di capirne qualcosa.

E noi ci rivedremo al matrimonio di Caesar.

E comunque questo è sempre rimasto con me...

R.J.

Sotto la sigla, Royal aveva attaccato il pezzo di tovagliolo giallo sul quale, al matrimonio di Iris, lei gli aveva lasciato il numero.

"E ora è tornato indietro" non poté far a meno di pensare acida Ella "Come diamine lo dovrei interpretare?"

-È per questo- sorrise la Davies indicandole il viso.

-Come?- si riscosse Sabe.

-Quando legge, non riesce a fingere, signorina Cenere- spiegò l'anziana donna chiudendo il suo album -Non ne è proprio in grado. Per quanto cerchi di trattenersi, di fronte alla parola scritta, si lascia andare e qualcosa trapela sempre dal suo viso. È molto espressiva, sa?-

Ella le passò la lettera e si alzò in piedi, prendendo la borsa e forzando il sorriso: -Non è cambiato nulla, signora Davies. Grazie per il tè ma ora sono in ritardo: i miei nonni arriveranno domattina e non ho ancora preparato la stanza degli ospiti-

-Il pranzo di Natale?- domandò la donna afferrando la lettera.

-Come tutti gli anni: stessa ora, stesso posto- Sabe non dovette neanche sforzarsi per sorriderle: quello era un argomento che la metteva sempre di buon umore -Grazie ancora di tutto, signora Davies-

-Aspetti! La lettera?- domandò Margaret stupita.

-La tenga pure!- il sorriso continuò sulle labbra della giovane -Non è cambiato nulla per me: io voglio la storia, non l'uomo, signora Davies-

Margaret sorrise ammirata alla porta chiusa: la Cenere era decisamente un osso duro...

Si sistemò gli occhiali sulla punta del naso e mantenne il sorriso: forse per Isabella non era cambiato nulla, ma per Royal decisamente tutto.

-Sabe! Siamo a casa!- fece Emily aprendo la porta del loro piano.

Cenere fece capolino dall'ingresso in jeans da uomo: -Ciao ragazzi! Venite pure in cucina. Emi gli prendi tu la giacca?-

-Questi sono per lei! Sono nella borsa perché si è messo a piovere e...- quasi tirando la borsa di carta sul naso della padrona di casa.

-Stai tranquillo- Ella tirò fuori dalla borsa il bouquet da tavolo quasi eccessivamente colorato -Non dovevi ma ti ringrazio: sono molto vitali... venite, su!-

William si tolse la giacca e spalancò gli occhi quando la giovane donna si girò: -Perché tua sorella gira con delle forbici in tasca?-

Emily alzò le spalle appendendo l'indumento nell'armadio dell'ingresso: -Probabilmente stava facendo qualcosa di fuori dall'ordinario-

-Che intendi?-

-Che è Sabe-

Certo, era improvvisamente tutto più chiaro.

-Ti piace?- domandò Emily accostandosi ad Ella che annuì sorridendo.

-Allora è fatta: tu sei l'osso duro, no?- si rilassò la sorellina.

-Non in questo caso, Emi- scosse la testa Sabe con un sorriso dispiaciuto.

-Ma come?!- si sgonfiò come un palloncino l'altra.

-Ciao, ragazze. E così sei tu... William- Caesar s'avvicinò al tavolo sorridendo pericoloso al ragazzo.

Cenere gli mise in mano una pila di piatti: -Ciao, Caes! Dai una mano ai gemelli, ti va?-

Fu verso la fine della cena che accadde l'irreparabile.

Proprio quando William stava iniziando a respirare, infatti, Emily si voltò per prendere il vassoio e i capelli le si scostarono dal collo mettendo in bella mostra l'evidente prova di un appassionato incontro.

Michael lasciò cadere la posata nel piatto ed Ella strinse la forchetta preparandosi al peggio.

Caesar boccheggiò un paio di volte per poi riprendersi e quasi saltare sul tavolo per afferrare Will per il collo ruggendo: -Tu cosa hai fatto alla mia bambina?!-

Sabe posò una mano sul braccio dell'uomo e, con tutta la flemma del mondo, si sporse verso di lui per sussurrargli qualcosa.

Caes la guardò incerto.

Lei piegò la testa di lato: -Lascialo-

-Will mi dispiace tanto, davvero- Emily si morsicò l'interno delle guance e tento di sdrammatizzare -Però a Sabe sei piaciuto tantissimo, sul serio-

-Ehi, è tutto a posto: me l'avevi detto, solo che pensavo che scherzassi- William si mise la sciarpa intorno al collo vedendo ancora la figura di Caesar tendersi verso di lui.

Ella scese le scale e tentò un sorriso: -Mi dispiace. Michael e Caesar sono molto... protettivi-

-Tu no?- la squadrò Will con un sorriso.

Cenere si strinse nel lungo giustacuore bianco: -Io sono protettiva in altri modi: potrei minacciarti di spezzarti le gambe se le frantumi il cuore ma credo che Emi sia più che capace di farsi giustizia da sola nel caso di bisogno. Sembra felice con te. A me basta questo-

-E per...?- Emily si portò una mano sul collo a sfiorare la chiazza viola.

Cinder sospirò: -Per quanto imbarazzante possa essere stato il discorsetto, spero che tu lo abbia ascoltato-

-Tu lo sapevi?- domandò Michael con una birra in mano.

Ella alzò gli occhi dal libro: -Ne abbiamo parlato alla serata tra donne-

-Bimbi a letto e piatti puliti- Caes fece il suo ingresso nel salotto degli Shaw con la camicia sbottonata e le maniche arrotolate sui gomiti -Comunque cos'è questa storia? Credevo che avrebbe chiesto a me questo tipo di cose!-

Sabe sprofondò nel divano: -Anch'io... e comunque non mi ha chiesto nulla. Me l'ha comunicato-

-Quindi è da un po' che loro...- insinuò Caes.

-Suppongo di sì- lo interruppe lei -Non sono d'accordo ma ormai sembra che si debba fare tutto nei primi sedici anni di vita... Non posso impedirglielo e non voglio farlo... Posso solo provare ad arginare quello spiacevole effetto collaterale che è la gravidanza di una minorenne-

L'avvocato scoppiò a ridere: -Le hai parlato dei contraccettivi?!-

-Non avrei mai immaginato di doverlo fare!- annuì lei imitandolo.

Michele si unì a loro per poi ritornare serio: -Tu come stai?-

Cenere si morse le labbra poi affondò un po' di più nel divano: -Non lo so... mia sorella a sedici anni ha, molto poco coscientemente, già provato... quello e io... -

-Sei ancora illibata anche nelle labbra- rise Caes.

Lei gli tirò il cuscino sorridendo: -Già-

Michele li guardò rigirando il liquido paglierino nella bottiglia, sorridente: erano le due persone a cui teneva più al mondo e andavano d'accordo. Mai avrebbe osato sperare di meglio.

Caesar evitò la cuscinata: -Posso chiederti una cosa?-

-Due- sorrise lei appoggiando il libro sul tavolino.

-Ci pensi mai? Al sesso, intendo- domandò l'avvocato.

-Mi stai chiedendo se è una cosa che vorrei provare o se è una cosa che intendo fare?- chiese lei dopo un paio di secondi, assorta.

-C'è differenza?- fece perplesso l'avvocato.

-La risposta alla prima domanda è sì. Quella della seconda è no- piegò la testa di lato Cinder sorridendo -E non intendo dire altro, Caes. Ora fuori tutti: domattina Marco e Renata saranno qui e io dovrò cercare di non svegliarmi a mezzogiorno-

L'avvocato si rassegnò a prendere la sua giacca mentre Michele domandava: -Ma di cosa l'hai minacciato a cena?-

Ella sorrise: -Gli ho solo ricordato in che condizioni vi siete presentati a casa dopo cinque mesi e mezzo da che era tutore... Oh, e a Capodanno mi ha raccontato anche della sua prima volta-

-Di questo non sono sicuro- fece scettico Caes squadrandola senza rammentare.

Sabe sorrise sadica fissandolo: -Sedici anni, Shirley Adams-

Si voltò verso Michael che alzò le mani: -Diciott'anni, Daniele Rosa-

⏯️ Buon pomeriggio, bestioline!
Perdonate il ritardo ma sono veramente distrutta e ho finito solo ora...

⏯️ Nessuna citazione in questo capitolo (a parte quella esplicita ai film americani nei quali la figura del papà pulisce lo schioppo mentre fa il discorsetto al cavaliere per il Prom della figlia)...

⏯️ Non c'entra nulla con il capitolo ma è un consiglio spassionato per il Mood generale della storia: "NOT TODAY MATE" di Yazmin Lacey (Morning Matters 2020). Premetto che non so nulla dell'artista: mi è capitata tra le mani oggi è l'ho trovata adatta per il testo... forse non troppo per il soundtrack.

⏯️ Nota del giorno dopo: mi spiace averci pensato solo ora ma ci tenevo a metterlo in chiaro...
Quando Ella dice "molto poco coscientemente", sta parlando delle precauzioni.

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