2. Ali

Margaret Davies scostò le tende della sua cucina e per poco non ci rimase secca.

Da classica donna abitudinaria e incline a non disturbare nessuno, raggiunse la tromba delle scale mettendosi a urlare alle sette meno un quarto di sabato mattina: -Signorina Cenere! Signorina Cenere, si svegli immediatamente!-

La ragazza si precipitò di sotto, scivolando e piegando male la caviglia. Si morse l'interno delle guance e scese con più calma ignorando il fastidioso pulsare: -Mi dica, signora Davies-

L'anziana donna la trascinò di fronte alla prima finestra: -Guardi! C'è uno sconosciuto in giardino che corre come se il diavolo lo seguisse-

Isabella capì ancora prima di gettare un'occhiata fuori per averne la conferma: -Lui è Royal Johnson, signora Davies. Si fermerà per un po' da noi con suo fratello-

-Ely?! Quell'Ely Johnson?!-

Cinder si volse stupita verso la donna: possibile che l'unica a non sapere che i due fratelli fossero famosi fosse lei?

Una ruga si delineò nel mezzo della fronte della donna: -Ma gli appartamenti sono tutti occupati, signorina. Non avrà mica buttato fuori qualcuno, vero?-

Cenere spalancò gli occhi, punta sul vivo all'idea che l'anziana avesse pensato che proprio lei potesse fare una cosa del genere: -Certo che no, signora Davies! Staranno a casa mia-

La vecchia si rilassò sorridendo: -Oh, ma che cara ragazza! Venga, volevo giusto fare del tè-

Ella si morse la lingua, sapendo bene in cosa sarebbe incorsa se solo avesse pensato di rifiutare: -Mi dia il tempo di vestirmi e sono da lei, d'accordo?-

-Metto su l'acqua-

-È proprio un bel bocconcino- sentenziò la vecchietta voltandosi verso Cenere dopo aver lasciato gli occhi addosso al corpo di Royal -Quasi meglio di suo fratello. Quasi, però!-

Ridacchiò versando il tè mentre Ella apriva il frigo e prendeva il latte per la donna iniziando a chiedersi quanto si dovesse effettivamente preoccupare.

La Davies la guardò maliziosa: -Scommetto che è anche molto dolce, sotto quell'aria da duro...-

"Se assomiglia un po' al fratello, ne dubito" pensò l'altra portandosi la tazza alle labbra con l'espressione vacua tipica di chi non era minimamente interessato ad approfondire l'argomento e aveva pure dormito poco.

-... e, se le devo dire, a me piacciono quelli belli e dannati- finì la Davies facendo quasi strozzare Ella con il sorso di tè appena oltre la chiostra dei denti.

La ragazza si ricompose e buttò lì una battuta, mezza allibita: -Beh, può sempre chiedergli il numero-

La donna le sorrise con l'aria di chi ha già fatto tutti i calcoli: -Mia cara, sono convinta che sarebbe molto più d'accordo se si facesse avanti lei-

Cenere la guardò per un millesimo di secondo per poi scoppiare a ridere: -Oh, signora Davies! Sono certa che sarebbe decisamente meglio prendermi un pesce rosso piuttosto che tentare qualcosa con un Johnson-

Alla vecchietta brillò lo sguardo: -Vuole scommettere, mia cara?-

Ella alzò le sopracciglia pronta a raccogliere la sfida.

Michael incrociò le braccia davanti alla porta della casa dei piccoli Shaw: -Caesar, vedi di non fare una scenata con lei. Sai bene com'è fatta. Non è il caso di urlarle contro-

L'avvocato annuì deciso: -Non ti preoccupare, me la prenderò solo con loro-

Il ragazzo esalò, lasciandolo passare.

-Buongiorno, siamo qui per la frittata di Darrel e strigliare a dovere Ely- sorrise Caesar entrando nella sala di Cinder che alzò sorpresa lo sguardo blu dal libro che stava leggendo. Dorian, accanto a lei, gettò appena un'occhiata ai nuovi arrivati per poi alzarsi dal sofà e andare via con il volume sotto braccio.

-Dov'è?- chiese sbrigativo l'uomo alla padrona di casa.

Lei accennò appena al corridoio: -Ancora nella stanza degli ospiti, presumo-

Caesar annuì facendo schioccare la lingua seccato: -Bene. Non far venire i bambini di là-

Raggiunse la porta della camera matrimoniale e sparì nella stanza sotto lo sguardo di Cinder che si voltò verso Michael: -Michele Verdi, mi dai tu una spiegazione o devo pensarci da sola?-

L'amico deglutì: quella ragazza non aveva mai urlato in tutta la sua vita, mai aveva perso il suo straordinario tono pacato ma quando iniziava a chiamare le persone per intero, ormai l'aveva capito, faceva sul serio.

Si rassegnò a rispondere sapendo che altrimenti lei avrebbe davvero attraversato il corridoio per prendersi l'esplicazione che, in fondo, meritava.

La raggiunse sul divano bianco e incontrò il suo sguardo coperto: -Ieri sera Ely ha pubblicato una foto-

Ella si prese mezzo secondo per poi chiedere: -Quella foto l'ha scattata qui?-

Michele annuì: -L'unica nota positiva è che lui è l'unico soggetto-

Ella inarcò un sopracciglio: -Quindi Caesar gli sta facendo uno shampoo perché Ely è un idiota che, anziché restare all'oscuro dai flash dei fotografi dopo che lo ha richiesto lui, manda in giro per il mondo immagini di dove si trova?-

-Ha tolto la posizione, in realtà, e di questo devi dargliene atto. Quel che preoccupa Caes è la frase-

Cinder lo guardò interrogativa e il ragazzo sospirò mostrandogli lo schermo: -Dovresti seguirli anche tu, sai?-

La ragazza gli diede ragione: dopotutto erano in casa sua, ora. Una minima idea di chi fossero l'avrebbe pur dovuta avere, no? Non ci sarebbe stato nulla di male a recuperare qualche informazione, soprattutto se erano i due ragazzi a fornirgliele.

"Santo cielo, informarsi un po' non significa incoraggiare Caesar a violare il segreto professionale!" si disse la ragazza, prendendo il cellulare dalle mani dell'amico e dando un'occhiata alla foto; Ely sorrideva ammiccante, la posa da grand'uomo, i sempreverdi del boschetto dietro la casa come sfondo. Sotto, quella che per chiunque non avesse vissuto un anno di liceo con lui sarebbe sembrata la classica frase tra il motivazionale e lo psicologico raccattata da internet: Alla fine riesci ad arrivare dove anni prima avevi segnato la tua meta.

Ella restituì il cellulare a Michele ostentando un'indifferenza che non provava: -Non credo che qualcuno la collegherebbe mai a me: io non sono mai stata una vera e propria meta, Michael-

-Già- sbuffò lui sorridente -Sei solo l'unica ragazza che non gli ha ceduto, giusto?-

Cenere s'alzò dal divano sorridendo: -Le mete sono per le cose importanti, Verdi, non per le proposte cadute nel vuoto-

Lui scosse la testa esasperato: -Lo hai ferito nell'orgoglio, Cinder, non capisci? Sei l'unica che gli ha detto di no, l'unica che l'ha lasciato in bianco, l'unica che gli è scappata; potresti essere benissimo una meta-

Lei lo guardò scettica: -Sono la prima a dire che il suo intelletto è pari a un qualsiasi numero negativo e che è già tanto se riesce a soddisfare i suoi bisogni primari senza qualcuno che gli spieghi come fare ma...-

La porta si aprì ed Ella fu svelta a cambiare argomento, perfettamente cosciente del fatto che fosse Royal, l'entrante: -Comunque, Caesar mi ha detto che per il costume avete deciso di fare insieme-

Michael avvampò, colpevole: -Sì, perdonami, non me la sentivo di dirgli di no, lui mi ha praticamente supplicato e...-

-Tranquillo- lo interruppe lei sorridendo -Sarò una splendida Cappuccetto Rosso comunque-

Michael la imitò sollevato: -Questo è sicuro-

Ely fece scorrere lo sguardo sulla figura di Isabella che, voltata di spalle, stava accendendo la stufa.

"Non ha ancora imparato a vestirsi" sorrise tra sé continuando a guardarla mentre apriva il tiraggio e la gentile fiammella iniziava a divorare carta e legno; Ella s'alzò in piedi passandosi una mano sulle ginocchia, i leggings lisi e la camicia da uomo a quadretti, le calze a righe bianche e rosa che sbucavano dagli antiscivolo.

-Scelto?- Michael sorrise ad Alice che gli passò un dvd arrampicata sul mobile che li esponeva.

Sabe li raggiunse con un sorriso esasperato sul viso: -Rimani lì, scimmietta?-

-Dammi la mano- fece la bambina reggendosi al legno.

Isabella sollevò il braccio, le dita rovinate protese verso la piccola che le afferrò e saltò sul pavimento piegando le ginocchia, sotto il viso attento della sorella.

Royal, dal divano, tentò di scorgere qualcosa in quello sguardo. Niente.

Trattenne un moto di stizza.

Aveva parlato con tutti gli inquilini dell'edificio tra mattino e pomeriggio, compresa la vecchietta che lo aveva fissato come se fosse una caramella per tutto il tempo. E tutti, dal primo all'ultimo, gli avevano detto di quanto fosse buona e speciale Ella, nonostante le sue stranezze.

Che poi, delle stranezze, non avevano detto nulla, pensò il giovane, gli occhi ancora su Cinder nel tentativo di afferrarne un luccichio, un'emozione, qualcosa. Qualsiasi cosa.

"Credono che tu sia una specie di samaritana, un angelo senz'ali" gli urlò contro, dentro sé "Perché fai così soltanto con noi? Cosa ti abbiamo fatto, Isabella Cenere?"

In due giorni, non un sorriso di quelli che le aveva visto dispensare come cioccolata a tutti gli altri, non una parola gentile in più come invece ne elargiva agli inquilini, ai suoi fratelli, a Caesar e Michael. Nulla.

Niente a parte la fredda cortesia con la quale li metteva al corrente dei fatti, illustrava motivazioni e li guardava dal suo piedistallo; Ella alzò gli occhi su di lui, sentendo il suo sguardo bruciarle addosso.

"Lo so che sbaglio, lo so e ho anche capito che non funziona" pensò senz'abbassare i suoi occhi vacui da quelli di fuoco troppo chiaro di Royal "Ma dovete darmi il tempo di comprendere come fare, dovete farmi capire come posso muovermi senza rischiare di perdere l'equilibrio"

Fu solo questione di qualche millesimo di secondo e Isabella abbassò gli occhi su Alice: -Allora, lo guardiamo, questo film?-

Fu solo questione di qualche millesimo di secondo ma Michael lo notò, lo sguardo tra i due. Aggrottò le sopracciglia iniziando a pregare affinché tutto andasse bene: la sua migliore amica era una delle persone più forti che avesse mai incontrato in vita sua ma se aveva una debolezza era proprio quella di dare troppe possibilità alle persone sbagliate.

Si era rialzata sempre, per carità, ma il ragazzo sapeva che ogni scelta era per lei un salto nel vuoto.

Michel l'aveva già vista così tante volte sull'orlo del baratro e ogni singola volta lei si era buttata ed era volata, veloce, fiera nel cielo. Ma in ogni istante passato e presente sacrificava qualcosa di sé, penne che cadevano giù nel vuoto, cicatrici sulla pelle, nella mente, nel cuore; segni invisibili in aggiunta a quelli che le lasciavano già gli altri.

Eppure era ancora lì, senz'ali oramai, angelo che si mescolava agli umani e resisteva, in piedi.

Ma, se sei nato con le ali, anche solo rimanere in piedi senza cadere è terribilmente più difficile quando te le tagliano. Gliel'aveva insegnato lei, con un passerotto dalle penne steccate tra le piccole mani e lo sguardo attento sul corpicino tremante che stringeva tra le sue dita leggere e segnate.

E Cinder, tuttavia, stava continuando ad andare avanti. Arrancava, si permetteva di cadere quando nessuno la poteva vedere, si rialzava e, arrabbiata con sé stessa, si portava davanti al salto seguente.

Michael la riusciva a vedere, la sua decisione. Cenere era di nuovo davanti al dirupo e si sarebbe lanciata se quei due gliel'avessero concesso.

Michele strinse i denti: doveva trovare il modo di far sì che fossero loro a farla desistere.

Perché lui credeva in Cinder ma senz'ali com'era in quel momento, spezzata dall'ultimo colpo ricevuto, non sarebbe mai riuscita a volare.

"E se lei precipita" si rese conto disperato dalla possibilità di perdere ogni cosa "Precipitiamo tutti"

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top