18. Il nome delle stelle

Cenere sostenne lo sguardo della Davies anche nell'allungare la mano sulla busta verde.

Le dita artigliarono la carta spessa senza rispetto per poi farsi terribilmente più delicate nel trattare i fogli: Cinder aveva sempre avuto riguardi per la parola scritta; non poteva evitarlo, talmente era intrinseco nella sua natura.

Neanche in quel momento, neanche quando aveva davanti a sé la calligrafia spigolosa di Royal Johnson e non sapeva cos'avrebbe visto, le sue dita avrebbero osato recare offesa all'amato inchiostro...

I suoi occhi corsero veloci sulle righe del primo foglio, poi s'alzò.

-Qualcosa d'interessante?- sorrise la Davies per toglierla dall'impiccio di scegliere come andarsene. Conosceva Isabella da ormai quasi due anni: si sarebbe alzata, avrebbe ringraziato per il tè e sarebbe uscita perché non riusciva ad affrontare un argomento così.

In tutto quel tempo non aveva accennato ad un qualsiasi ragazzo presente o passato, a piani futuri che non contemplassero solo i suoi fratelli, a nulla che potesse far supporre un ipotetico interesse più che amicale verso una qualsiasi figura...

-No- Ella sorrise alzandosi -Grazie per il tè, ora devo proprio andare-

La vecchia annuì lasciandola correre fuori dalla porta.

No, sorrise portandosi la tazza alla bocca, decisamente Isabella non era quel che si diceva una ragazza normale: era un'anima antica, sepolta sotto quell'aria angelica ancora un po' bambina e un carattere chiuso a riccio per sforzarsi di continuare a far battere quel cuore che chiedeva solo di apparire pietra ...

Sabe aprì la porta in pigiama da uomo e aria distrutta: -Michael sono le tre di notte...-

-Ho litigato con Caes-

Lei chiuse gli occhi, sforzandosi di respirare: -Solo stanotte-

-Grazie, Cinder- fece il ragazzo entrando in casa.

-Prego- mormorò lei con lo sguardo assorto, già intenta a far calcoli su come risolvere la situazione.

Recuperò cuscini e coperte e fece per offrire a Michele la stanza che era stata di Ely per quelle settimane.

-Questa cos'è?- domandò lui con in mano la spessa busta verde oliva.

Cenere dette un'occhiata alla busta per poi fissarlo negli occhi: -Verdi, cos'è successo?-

Il ragazzo ripiombò nello sconforto: -L'ho costretto a raccontarmi tutto-

-E per "tutto" intendi...?- cercò di spronarlo un pochino Ella.

Michele alzò gli occhi su di lei: -Tutto. Come ha conosciuto i Johnson, perché diamine li ha portati qui, qual era il capo di accusa su Royal, se hanno avuto passati criminali... tutto, Cinder. Tutto-

Lei si appoggiò al tavolo della cucina, le braccia ancora strette sulle coperte: -Perché?-

-Perché ti ha lasciato dei lividi addosso, Cinder!-

-E prima era sotto processo- mise i puntini sulle i Sabe -Abbassa la voce. I ragazzi stanno dormendo-

Il ragazzo le lanciò un'occhiataccia ma si scusò lo stesso.

Ella gli fece cenno di seguirlo nella stanza degli ospiti: almeno lì sarebbero stati un po' più distanti dalle altre camere e non sarebbero stati costretti a sussurrare.

Le federe dei cuscini finirono a terra mentre infilava i guanciali in quelle pulite e Michael si preoccupava del materasso in silenzio.

-Quel che hai scoperto- scelse con cura le parole Cenere -perché è stato così devastante?-

Michele sospirò: -Posso dirti di cos'è accusato?-

-Solo se lo ritieni inevitabile- affermò lei pentendosene subito: forse era meglio sapere, forse era meglio avere le idee chiare in testa... anche se da terze parti.

Il ragazzo sospirò: -Royal è stato assolto perché innocente ma...-

-Ma...?- lo incoraggiò Ella.

-Cinder, ci sto provando ma tu mi chiedi di darti un foglio d'informazioni cancellate! Non è esattamente semplice!- protestò lui -Royal è innocente ma, per com'è stata la sua vita, potrebbe avere discrete possibilità di non essere una bella persona, ecco!-

Sabe lo fissò per due secondi buoni, poi si sedette sul matrimoniale e batté una mano sul posto accanto a lei.

Michael sospirò, accomodandosi accanto a lei: -Dimmi-

-La domanda è sempre la stessa: perché ti sei arrabbiato così con Caesar?-

Michele la guardò incredulo: -Perché ha messo in pericolo i ragazzi e soprattutto te, Ella!-

Lei si morse le labbra: -Lui lo sapeva?-

-Lui è convinto che sia un'ottima persona-

Ella si sdraiò sospirando, le dita a massaggiarsi le tempie pulsanti: -Li conosce meglio di noi, Michael... magari è davvero così e siamo noi ad essere ciechi-

-O magari è lui ad essere accecato dall'amicizia al punto da non riuscire a cogliere i segnali- la imitò lui.

La ragazza si girò su un fianco, gli occhi penetranti nei suoi: -In ogni caso, con tutta probabilità non li rivedremo mai più per cui fatti una domanda: sapendo che quell'uomo ti ama e che vuole sposarti, sapendo che non è successo nulla d'irreparabile, sapendo che non appena avrò sotto le mani la sua bella testolina, le sue guance diventeranno color mattone... permetterai a questa sua mancanza, forse grande, ma comunque non fatta per ferirti, di mettersi tra te e l'uomo che ami? Faresti davvero finire tutto così, senz'alcuna spiegazione, senza neanche dargli il tempo di giustificare il suo comportamento?-

Michele sorrise, stringendola a sé: -Se avessi una coscienza, Cinder, avrebbe la tua voce-

Lei lo spintonò sorridendo: -Posso andare a dormire, ora?-

Il pomeriggio seguente Michael si ripresentò davanti alla porta di Cenere.

Alla ragazza bastò aprirgli e vedere la sua faccia: -Oh, no...-

Spalancò la porta e lo fece entrare solo per uscire lei tre secondi dopo e precipitarsi al piano di sotto: -Signora Davies! Ho bisogno di un favore!-

Ella si fermò al semaforo: -Perché gli hai detto una cosa del genere?-

-Lui già lo sapeva che sei importante per me!- provò a difendersi Michael.

Sabe contò mentalmente fino a dieci e mise la prima per poi ripartire al cambio di colore: -Sì, ma se non specifichi ogni santa volta, uno può anche farsi un'idea sbagliata, Verdi! Capisco perché ti ha ricordato che è lui a sposarsi con te e non io!-

Michele aveva sempre ammirato il tono che usava quando rimproverava i ragazzi, lei che non urlava mai, ma in quel momento si sentiva davvero trattato come un bambino.

-Ma dovrebbe saperlo!- protestò.

Cenere sbuffò parcheggiando di fronte ad un bar: -È questo, spero. Tu tieni pronto il cellulare. Quando ti arriva un messaggio privo di senso logico entri in scena-

-Perché devo aspettare fuori?- domandò piccato Michael -Quello è il mio ragazzo!-

-Ex, se entri e lo fai scappare- sibilò Ella slacciandosi la cintura.

-Nuova in città?- le domandò il barista versando qualcosa dall'odore forte in un bicchierino per poi porgerlo ad una donna dai lisci capelli mori.

-Non esattamente- Ella cercò d'identificare il suo idiota in mezzo al mare di gente lì dentro e posare i soldi sul bancone -Può darmi una birra rossa, per favore?-

L'uomo seguì lo sguardo della ragazza fino a Caesar che stava guardando il vuoto con in mano un bicchiere: -Tesoro, quel tizio ha il cuore da un'altra parte in questo momento-

-Oh, lo so benissimo: non sarei qui se non dovessi fare la consulente matrimoniale- borbottò Sabe poi sforzandosi di sorridere nel prendere la birra per Micheal -Grazie mille-

-Caesar, solleva la testa dal tavolo, da bravo- fece tranquilla Ella gettando la tracolla di jeans sulla sedia di fronte al corpo sgraziatamente ricurvo di uno degli avvocati migliori del circondario.

-Cinder?- il piagnucolio dell'uomo fu rallentato -Ti ha mandata Michael a buttarmi fuori casa?-

-Quella casa l'avete pagata entrambi, Caes. Non potete buttare fuori nessuno, dovresti saperlo meglio di me-

-Perché sei qui?-

-Per evitarti di affogare nella tua stessa bile stanotte. Prego. Figurati-

-Cinder devi aiutarmi- l'avvocato tese la mano sul tavolo -Non so cosa fare-

Ella strinse la destra dell'uomo tra le dita rovinate: -È quello che voglio fare, adorabile testolina di carciofo, ma non potrete mettermi sempre in mezzo. Non voglio essere il terzo incomodo o la consulente di coppia, Caes... non potete pretendere di far intervenire sempre me: sarebbe come se sposaste me a quel punto-

-Quindi non sei arrabbiata per Royal? Ti giuro che è una persona splendida, fa solo fatica a dimostrarlo... non avrei mai messo in pericolo i bambini-

La sinistra di Sabe si mosse sullo schermo del cellulare, sotto al tavolo: -Non sono qui per questo: tu e Michael, dannazione, dovete parlarvi! Ve l'ho detto quando vi siete messi insieme e te lo ripeto ora: per me, potete anche dare spettacolo a Buckingham Palace ma se ci devono finire di mezzo i bambini, è meglio che ci finiscano per qualcosa di buono-

-Ella, per me non è cambiato niente- sbottò Caesar -Non si smette di amare una persona così, da un giorno all'altro-

-No- concordò lei -Ma ci si può smettere di parlare per molto meno-

-Esperienza personale?- domandò lui.

La ragazza abbozzò un sorriso riprendendosi la borsa: -Ennesima persona sbagliata... torniamo a te: non arrenderti. Non con Michael, okay?-

Caes seguì i movimenti della ragazza confuso: -Dove vai?-

Michele si palesò accanto a loro ed Ella s'alzò: -Ora vi sedete e risolvete questa cosa, d'accordo? Vi aspetto a casa Shaw per cena-

-Sono tornata!- Cinder buttò le chiavi nella ciotolina svuota-tasche accanto alla porta -Avete spento il forno, vero?-

-Sì, ho fatto io- Emily la raggiunse con un plico di fogli in mano -Si stanno ancora scannando o hanno già provveduto a fare pace nel bagno del bar?-

Isabella guardò male la sorella: -Emi...-

L'altra sorrise sentendo il prolungarsi di quella "i" vibrare nell'aria: -Ora che sei dell'umore giusto... venerdì posso invitare Will a casa?-

-Tra quattro giorni... quindi sì, credo che non ci siano problemi. Se Michael e Caesar riescono ad evitare il conflitto mondiale potrebbero pure prenderla bene-

-Dici che faranno storie?- Emily stropicciò i fogli agitata.

-No, torchieranno solo il tuo ragazzo...- decise di non indorare la pillola Cinder -Stile film adolescenziale-

-E tu?- la carta frusciò.

-Io lo minaccerò soltanto- scherzò Sabe togliendo la risma per la stampante dalle mani della sorella.

-Hai uno strano senso dell'umorismo- la squadrò male la sorella.

L'altra alzò le spalle e allungò una mano ad accarezzare il braccio della sorella: -Andrà bene. Te lo prometto-

-Ne sono certa- proclamò trionfante la Davies comparendo loro alle spalle.

-Avete fatto pace?- sorrise Alice vedendo Michael e Caesar con le dita intrecciate sul tavolo.

-Abbiamo parlato- gli occhi verdi di Michele scintillarono mentre la bocca gli si distendeva in un sorriso.

Cade portò in tavola la teglia con il salmone: -Quindi matrimonio ed "e vissero felici e contenti" sta dietro l'angolo, giusto?-

-Credo che ci prenderemo un po' di tempo prima- Caes posò il bicchiere -Giusto quello necessario per trovare qualcuno disposto ad organizzarlo-

-Non dovevi fare quest'affermazione, lo sai vero?- domandò Ella mentre la restante parte femminile del tavolo decideva di gettare la dignità alle ortiche e mettersi a strillare di gioia.

-Lavo io i piatti, stasera- si offrì Michael.

Sabe gli cedette volentieri il posto: -Grazie-

-Cinder?- fece lui dopo un paio di secondi -Lo amo da impazzire-

-Lo so- sorrise Ella aprendo il frigo per prendersi un pezzo di cioccolata all'uvetta e alle nocciole.

-E voglio che tu sia d'accordo- continuò il ragazzo insaponando un piatto, lo sguardo fisso davanti a sé.

Non voleva voltarsi in quella bolla di silenzio.

-Perché è così importante la mia opinione, Michael?-

Lui ruotò su sé stesso per incontrare i suoi occhi: -Perché io non sono te, Cinder. Non sono così forte, ho bisogno di qualcuno a cui aggrapparmi per non cadere e tu, tu sei la mia migliore amica, sei importante per me e io non sono disposto a rinunciare a te. Tu mi hai salvato la vita e questo è un debito che non sarò mai in grado di ripagare. Sono...-

-Paranoico- lo interruppe Ella sorridendo -dolcissimo, snervante, accorato... Sei una delle persone più belle che io abbia mai incontrato e, se sono forte, lo devo anche a te-

-Ma tu non hai bisogno di me- obbiettò lui.

-È un modo per dirmi che tu non ceri veramente?- chiese Sabe, un'ombra che il ragazzo non riuscì ad interpretare negli occhi, la voce appena tremolante a metà domanda ritornò limpida prima che Michele si facesse domande.

-Cosa stai cercando di dirmi?-

-Che tu c'eri, Michael. C'eri quando lei è morta, c'eri quando sono stata l'unica a sopravvivere in quella maledetta macchina, c'eri quando ho deciso di punto in bianco di prendermi a carico sette bambini mentre neanche avrei mai voluto diventare mamma perché i bambini non mi piacevano... c'eri e ci sei. So che quando ho bisogno, tu ci sei-

-Non sembri averne mai- si strinse nelle spalle lui, la maglietta inzaccherata di detersivo.

Ella sospirò afflosciandosi contro il piano cottura: -Perché non voglio averne... vorrei davvero essere in grado di fare tutto da sola, vorrei davvero che tutti mi vedessero così-

-Non me l'hai mai detto-

-Ci sono tante cose che non ti ho mai detto. Ci sono tante cose che non mi hai mai detto tu... è normale: ognuno di noi ha qualcosa che vuole tenere solo per sé, Michael- Cenere rialzò lo sguardo su di lui -Ma tu conosci veramente tanto di me. A volte troppo e a volte troppo poco-

-Che significa?-

-Che ci sono momenti in cui intromettersi fa capire a qualcuno che ci tieni ed altri in cui peggiora la situazione- fece allusiva lei -Ci sei sempre stato, Michael. Ogni volta che pensavi ne avessi bisogno-

La squillante voce di Alice ruppe il momento pretendendo un cartone visto e rivisto e i due si ritrovarono a ridere ascoltando le risposte a dir poco colorite di Darrel.

-Cosa darei per ritornare a quell'età...- sorrise Michele.

-Era tutto così semplice- annuì Ella -L'ape era buona, la vespa cattiva. Se c'era il sole potevi giocare e con la pioggia leggevi in casa... non c'erano complicazioni. Mangiavi pane, burro e marmellata senza il pensiero d'ingrassare e passavi ore a guardare le stelle inventandone i nomi perché non conoscevi quelli veri...-

Michele la guardò sorridendo: tipico di Cenere, perdersi nel suo mondo, ritornare indietro o proiettarsi in avanti con una logica che seguiva solo lei, passare dalle conversazioni serie alle frasi poetiche alle battute al vetriolo con la stessa disinvoltura con cui cambiava i calzini...

-Non li conosci neanche ora- la sbeffeggiò.

-Vero- ammise lei chinando la testa con un sorriso.

-...e la terra tremò sotto il peso del caduto, il mare coprì parte del suo corpo e la restante pelle squamosa si trasformò in vegetazione. Il Grande Drago divenne isola e su quest'isola i mezzosangue impararono a controllarsi. Millenni più tardi, nessuno più aveva in sé il sangue dei draghi poiché l'amore ne aveva edulcorato il grandioso potere e aveva sconfitto quella che sembrava un'eterna lotta tra uomini e mezzosangue. La pace era giunta tra quelle terre e vi sarebbe restata ancora mooooolto a lungo- concluse Cenere facendo per spegnere la luce.

-Perché solo "moooooolto a lungo''? Perché non per sempre?- domandò Alice, vocetta squillante.

-Perché gli uomini vedono solo il diverso, Alice, e ne hanno paura. E nonostante questa paura continuano a cercarlo questo diverso-

-Perché?-

-Suppongo sia più facile incriminare qualcuno per ciò che non si comprende piuttosto che provare a capirlo. Non ci fa paura quel che capiamo, Alice, ci fa paura quel che ci sorprende rompendo il nostro schema. Eppure continuiamo a cercarlo... chissà perché... forse in fondo ne siamo attratti-

-Attratti dalla paura?-

-Attratti dal complicato, dal diverso... e forse sì, forse anche dal pericoloso. Da bambini eravamo curiosi, sempre in attesa di un nuovo gioco o di qualcosa che ci facesse spalancare gli occhi di meraviglia...-

-E poi?-

-E poi siamo cresciuti, abbiamo smesso di stupirci- sorrise lei accarezzandole una guancetta morbida -Per fortuna ci sono ancora delle eccezioni...-

-Come te?- chiese la bambina forse pensando a quei momenti in cui lo sguardo della sorella si perdeva nel vuoto o se ne usciva dal nulla con osservazioni... particolari.

-E come te- Ella s'alzò -Buonanotte, Alice-

La bambina sorrise addormentandosi: sua sorella non la trattava come una bambina piccola. Perché quando le raccontava le storie usava le stesse parole che usava con i grandi, perché già da due anni le permetteva di tagliarsi la carne con il coltello di metallo e perché non diceva a nessuno che alcune cose non le faceva proprio tutte da sola, ecco...

Sua sorella le piaceva: era una principessa tutta rock che cantava nel bagno con una spazzola al posto del microfono e le lanciava un flacone di shampoo per invitarla ad imitarla...

Sua sorella era una principessa ma senza principe. Non ne aveva bisogno, faceva credere... ma Alice sapeva che le mancava qualcuno con cui dividere il peso del suo regno.

Sabe mise da parte il computer e ripescò la busta verde dal pavimento solo per poi gettarla in un angolo della stanza. Buttò lo sguardo verso la finestra e, tirando indietro le tende, s'accorse della tapparella ancora alzata. Cercò con lo sguardo la costellazione di Orione nel cielo e sorrise: -Buonanotte, Myricae-

Una lacrima silenziosa le rigò il viso mentre s'abbandonava al sonno, vegliata da quel muro di spesse spine nere che si ostinava a mettere tra sé e gli altri.

⏯️ Buongiorno bestioline! Io sono mezza distrutta ma ce l'ho fatta... Ora vado a controllare i risultati del sondaggio di ieri ma vi pongo la domanda anche qui così chi non ha IG non viene escluso...
LEGGETE SUBITO I CAPITOLI O VE LI TENETE DA PARTE PER QUANDO AVETE TEMPO, VOGLIA O SIETE NEL GIUSTO "MOOD" (O PER LEGGERE TUTTA LA STORIA DI COLPO...)?

⏯️ L'isola-drago è un prestito dal film russo Dragon (Love Is A Scary Tale) che mi sento assolutamente di consigliarvi se non avete aspettative altissime (gli attori probabilmente non sono riusciti neanche ad ottenere la parte dell'albero nelle recite scolastiche ma gli ambienti e l'introduzione sono splendidi):

⏯️ Al prossimo sabato, gente!
Sì, apriremo quella lettera insieme💙

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