13. Solo rovi
Royal si fermò assieme al suo stesso cuore sulla porta del corridoio, il fiato spezzato nel vedere Michael che si chinava su Cinder per toglierle il portatile dalle mani mollemente adagiatesi sopra.
Il ragazzo dagli occhi verdi diede una rapida occhiata alle parole in digitale, un sorriso a rischiarargli il volto.
Salvò il file lasciando poi il computer sul tavolino e coprì l'amica addormentata con un plaid.
-Sta venendo bene?- la voce di Caesar fece alzare gli occhi di Michele sulla figura dell'avvocato.
-È anche meglio dell'ultimo- gli sorrise il ragazzo allungando una mano verso di lui per sfiorargli la guancia e regalargli un sorriso luminoso -Grazie per aver capito che era importante per lei-
Roy tornò sui suoi passi, non riuscendo a guardare, a sentire, altro. Illudendosi d'aver capito.
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Ella aprì gli occhi portandosi una mano al lobo occipitale: -Santa pace!-
-Che hai fatto, impiastro?- fece un basso divertito da dietro il divano.
La ragazza strinse i pugni alzando lo sguardo adirato su quei frammenti d'argento. Era talmente ingiusto che una voce così finisse in bocca proprio a una persona dalla maturità di un liceale come Royal Johnson!
-Allora?- continuò lui con le braccia incrociate sullo schienale del sofà.
Lei scalciò la coperta con la quale non si era addormentata e i suoi occhi corsero al computer sul tavolino.
Non era stato lui, vero? Vero?
-Non temere, impiastro: è stato Michael a rimboccarti le coperte e darti il bacino della buonanotte, non io-
Lei si alzò dal pavimento, ripiegando in due mosse il plaid per gettarlo sul divano: -Non hai nessun altro da molestare?-
-Perché dici così?- fece lui sorpreso.
Lei scosse la testa sorridendo: -Mi hai detto di non riuscire più a sopportarmi. Allora perché non mi stai lontano? Perché, costantemente, cerchi il modo di darmi sui nervi? Perché non dormi con tuo fratello?-
Royal la fissò un istante prima di risponderle con un'alzata di spalle: -Mi annoio-
Ella sorrise incredula: -Allora io devo insultare la tua igiene mentale perché ho la tua stessa maturità d'undicenne, giusto?-
Nessuna risposta.
Sabe annuì chiedendosi perché si ostinava ancora a dare milioni di possibilità a chiunque: -Bene. Passa una buona giornata, Royal-
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-Come fai a sopportare con tanta facilità il fatto che il tuo ragazzo sia innamorato di Ella?- domandò Royal dopo un paio di esasperati tiri di fumo.
Caesar lo guardò allibito per poi scoppiare a ridere: -Non sopporto proprio un bel niente, Roy: loro due non si piacciono. Per niente. Non da quel punto di vista-
-Caes, detesto dirtelo ma devi aprire gli occhi sul serio: Michael si preoccupa troppo per una semplice amica ed Ella gli lancia certi sguardi. Sembra che lo stia spogliando-
-Fin nell'anima- concluse per lui l'avvocato spegnendo la cicca nel portacenere tascabile -Lo so. È così che guarda le persone quando ci tiene veramente, Roy. È così che guarda tutti, in realtà. Lei ti scava dentro; lo pensavo anch'io. Davvero, Royal. Ci sono cascato anch'io quando li ho conosciuti-
-Com'è successo?- Roy diede l'ultima boccata.
Caesar s'appoggiò al muro del palazzo, lo sguardo perso nel ricordo: -Due anni fa, Cenere si è appesa al campanello di casa mia alle otto del mattino. Ho aperto e mi sono trovato davanti questa ragazzina, bagnata fradicia dai capelli alle scarpe, che mi chiedeva di poter parlare. L'ho fatta accomodare e lei mi ha detto senza giri di parole che aveva bisogno di aiuto. Appena ho saputo che mia zia mi aveva designato come tutore legale dei ragazzi insieme a lei, mi sono tirato indietro-
-E poi?- gli occhi d'argento del ragazzo lo scrutarono, impietosi.
-E poi sono andato a casa sua e ho sentito Michele, questo sconosciuto dagli occhi verdi, dirle che ce la poteva fare anche senza di me, che l'avrebbe aiutata lui-
-Che facesti?- domandò Roy.
Caes lo fissò negli occhi: -Mi resi conto che due ragazzini si stavano prendendo una responsabilità più grande di loro solo perché io non volevo assumermi le mie. Gettai nella spazzatura tutto il materiale che avevo raccolto per potermi sbarazzare di sette bambini che mai nessuno avrebbe voluto adottare tutti insieme, entrai in quella casa e mi comportai come l'uomo che dovevo essere-
-Così? Tutt'a un tratto?- la voce di Roy suonò incredula.
-Michele non c'entrava nulla in quella situazione e mai sarebbero riusciti ad avere anche solo in custodia quei ragazzi- rispose semplicemente Caes -Ella era sicuramente molto matura per la sua età ma era lei stessa poco più che una bambina... Non ho mai conosciuto nessuno così: aveva rinunciato alla sua vita per altre sette senza quasi pensarci; aveva già un coraggio e una determinazione assurdi ma si era buttata alla cieca-
-Quanti anni aveva?- domandò Royal, cercando di far passare la domanda in sordina.
-È iniziato tutto due anni fa. Lei ne aveva diciannove quando sono morti Grace e Benedict- l'avvocato si chinò a spegnere la sigaretta a terra.
-Aspetta... ha ventun anni?- gli occhi di Royal scintillarono in un volo pindarico quando si voltò a guardare l'amico.
-Sì- Caesar lo guardò sospettoso mentre ritirava i mozziconi nel suo portacenere portatile -Perché?-
-Nulla- scosse la testa l'altro.
Aveva ventun anni; il viso d'angelo del focolare e quello sguardo troppo maturo per la sua età l'avevano tratto in inganno. Quegli occhi, poi! Quelle iridi che, senza lenti a deformarne la fantasia, sembravano quelli di una madre nonostante le risposte da bambina che alle volte le lasciavano le labbra...
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-Ely Johnson, apri questa porta. Adesso- scandì lapidaria Sabe di fronte alla stanza degli ospiti.
-È aperta, mamma- fece ironico l'attore dall'altra parte della lastra lignea.
Cinder abbassò la maniglia ed entrò: -Che ti piaccia o meno, oggi passeremo la mattinata insieme-
-Tra una settimana tornerò in America, Ella. Voglio presentarmi per un paio di questi, quindi devo studiare, mi dispiace- fece l'altro indicando i copioni sparsi sul copriletto.
Lei si sedette sul pavimento con un occhiolino color zaffiro: -Vorrà dire che ti aiuterò per tutta la mattina-
-Sai almeno recitare?-
Ella sorrise con l'aria di chi ha il gatto nel sacco e sta per citarne il nome. Tese la mano: -Passamene uno, Johnson. Tanto tu sai già le battute, no?-
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-Michael?- Royal prese la parola a tavola per la prima volta -Qual è il tuo vero nome?-
-Tu parli?- fece Emily ostentando stupore con due occhioni spalancati alla cerbiatta.
Caes sorrise e Sabe posò le posate sul piatto con circospezione, gli occhi sollevati su Roy.
-Sì, io parlo. Michael?- insistette il ragazzo.
-Michele Verdi. Se mi stai per chiedere perché tutti mi chiamano Michael, è perché tutti qui lo dicono "Mikheleh" ed Ella aveva già provveduto a darmi quel soprannome quand'eravamo ancora in Italia- rispose finalmente il ragazzo, squadrandolo sospettoso.
-Sei italiano anche tu?- lo incalzò lo stuntman.
-Per metà. Come lei- il ragazzo dagli occhi verdi sentì gli occhi di Ella su di sé. Lenti o meno, sapeva che non le stava piacendo la conversazione.
Lo sguardo argentato di Royal percorse la tavola fino a Cenere: -E la traduzione in inglese di Cenere è...-
-Cinder- niente sorrisi, nessun annuire. Solo quel dannato, freddo, sguardo blu.
-Ella e Sabe?- si ostinò lui.
Pugni chiusi, dita stese. Sotto il tavolo le mani della ragazza esprimevano il nervoso sotto l'apparente freddezza con cui trattava Royal: -Opera loro-
Un sorriso rapido, elargito a Darrel e Alice.
-"Bella" non le piaceva- commentò la bambina.
-Perché?- non mollò la presa Roy.
Ella s'alzò a raccogliere i piatti per far spazio al dolce: -È pretenzioso-
Royal sembrò considerare la risposta soddisfacente perché spostò lo sguardo su Caesar: -"Kes"?-
L'avvocato fece un cenno verso Michele e Isabella che uscì di scena, i piatti impilati tra le braccia e un invito sussurrato a Emily.
La ragazzina la seguì con l'acquolina in bocca sapendo già del dolce in arrivo.
Michael sorrise: -Caesar è un nome latino. Noi abbiamo studiato il latino con la pronuncia restituta dove "C,A,E" si pronuncia "ke"-
-Non potevamo cambiargli il nome quindi gli abbiamo dato un soprannome- Ella sorrise rientrando nella stanza con una pila di piatti puliti ed Emily alle calcagna con una torta enorme tra le mani.
-Cosa festeggiamo?- Caes s'alzò ad aiutarla.
-Bei voti dei ragazzi e di Michael, il verdetto del giudice e questa- rispose lei consegnandogli una busta senza riuscire più a contenere il sorriso.
Caesar l'aprì sotto gli occhi straniti di Ely e Royal e lo sguardo ansioso del suo ragazzo.
-Hai firmato!- urlò abbracciandola mentre lei scoppiava a ridere sollevata dalla reazione.
-Avevi detto che non l'avresti mai pubblicato- Michael sembrò sorpreso, sotto lo sguardo sempre più confuso degli ospiti.
Lei si morse un labbro continuando a sorridere: -Ho capito di averne bisogno-
Un cenno degli occhi blu e Michael comprese di doverne parlare più tardi.
-Quindi abbiamo una scrittrice in famiglia- sorrise Caes alzando il bicchiere pieno succo di frutta.
Ella ricambiò facendo girare lo sguardo su tutti i ragazzi: -E ottimi voti e un avvocato-
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Royal abbassò la maniglia, rimanendo fermo sulla soglia. Sapeva di star facendo una cosa sbagliata, sapeva di non poter entrare in quella camera: Cenere era stata molto chiara sul non mettere piede nelle stanze altrui.
"E io le ho anche detto che era una pretesa più che normale" si masticò le guance Roy.
Mise a tacere la sua coscienza e spinse la scura lastra lignea che lo separava da quell'angolo di mondo che voleva vedere.
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-Hai finito il libro- proruppe Michael sedendosi al tavolo della cucina.
La ragazza annuì, il sorriso ancora sulle labbra.
-Mi hai detto che non l'avresti mai pubblicato- ripeté Michele assottigliando gli occhi nel tentativo di capire.
Ella si strinse la coperta addosso, la linea delle labbra sempre concava, sempre più dolce a rammentargli che c'era sempre stato qualcosa di materno in lei, ancora prima dei ragazzi: -È un pezzo del mio cuore. Non è stato semplice consegnarlo in pasto agli avvoltoi-
-E perché l'hai fatto?- non riuscì a trattenersi oltre l'amico.
-Dovevo- Cinder si alzò scostando appena la sedia, la coperta ancora avvolta intorno al suo corpo snello -Ho fatto una scelta, tempo fa, Michael-
-La ricordo- annuì lui.
Sabe scosse la testa lentamente, sorridendo: -Non quella sul futuro dei ragazzi. Una più mia-
Michele le diede, se possibile, ancora più attenzione: -Che scelta hai fatto?-
-Continuare a sentirmi una persona fallita nel ruolo tradizionale che, francamente, mi ha sempre fatto schifo o trovare un modo per sentirmi meglio, in attesa del mio sogno- Ella continuò a guardarlo mentre apriva il rubinetto e prendeva il detersivo per i piatti.
Michele ricordò il sorriso che non l'aveva abbandonata per giorni, quando le aveva comunicato che voleva mettere il suo lavoro su una piattaforma per capire quanto poteva essere considerata brava.
-Quando hai ripreso a scrivere?-
-Ho cercato di non smettere mai: é una parte troppo grande di me per pensare di rinunciare anche a questo. Michael, tu lo sai, dell'inchiostro ne ho bisogno più dell'aria. Io... io sono inchiostro-
-Non lo fare, Cinder. Non rinunciare mai-
Il sorriso che le aveva rischiarato il viso dopo tanto tempo, l'orgoglio che aveva provato quando si era reso conto che lei non aveva mai veramente mollato, che non si era arresa a quel che pensava la vita le stesse imponendo nonostante tutto l'orrore che si portava dentro...
-Sei pazzesca, Cinder- le comunicò serio, riemergendo dai ricordi.
-Dimmi qualcosa che non so- scherzò lei tuffando le mani nell'acqua.
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Royal non riuscì a staccare gli occhi dall'enorme intrico di rovi sulla parete dietro al letto di Cenere per un tempo indefinito.
-Cerchi qualcosa?- la voce di Cinder lo costrinse a voltarsi per incontrare quelle stramaledette lenti blu.
-La Bella Addormentata nel Bosco- provò Royal dopo un secondo.
Lei dovette fraintendere, dal momento che lui si stava riferendo al murale, perché sorrise tagliente con quel vuoto negli occhi: -Mi credi davvero la principessa, qui, Royal?-
Lui, colpito sul vivo, rimise la maschera al suo posto per andare verso di lei, ancora accanto alla porta, e sovrastarla con la sua statura.
-E cosa sei, una regina guerriera?- si forzò per essere così sprezzante.
Ella si contenne per non scoppiargli a ridere in faccia con cattiveria. Allungò la mano e tirò la porta dietro di sé, chiudendola: -Il drago, Royal. Io sono il drago. Dovresti averlo presente, no? Quello cattivo-
"Sembra un gattino che prova a ruggire" s'intenerí lui.
Si fissarono per interminabili momenti, gli occhi lucenti di uno in quelli oscurati dell'altra.
-Ell... interrompo qualcosa?- chiese Caesar sullo stipite.
-No- Roy si raddrizzò mantenendo il contatto visivo con lei.
-Sì- soffiò la ragazza senza rifuggire lo sguardo di lui -Entra ancora in una delle nostre stanze e ti riempio di schiaffi infischiandomene delle conseguenze, Johnson-
Erano solo rovi, realizzò Royal guardando Sabe allontanarsi. Solo rovi.
Niente fiori, castelli da proteggere o uccellini a svolazzarci in mezzo, solo rovi.
Come quelli di cui si stava iniziando a circondare Ella con lui.
Non poteva biasimarla: in qualche modo ogni mossa era sbagliata con lei.
Troppo pericoloso starle vicino, impensabile, ormai lo sapeva, starle lontano.
Non era convinto di quello che diceva Caesar: era troppo presto per pensare di essersi innamorato di lei. Ma una cotta, un qualche tipo d'attrazione c'era. Quello non poteva negarlo.
In qualche modo era riuscita a stregarlo semplicemente stringendogli la mano una volta, una sola.
E di lei sapeva solo che era complicata come la vita e arrabbiata come una valchiria.
Confessò a sé stesso d'avere un minimo di timore della complessa mente di quella ragazza dai mille segreti e poi sorrise: il suo lavoro era affrontare la paura, non fingere di non averne.
⏯️ Colgo l'occasione per sottolineare che non sempre (a volte, quasi mai) i pensieri dei personaggi coincidono con quelli di chi scrive.
In questo caso, io mi discosto abbastanza dalla condanna del ruolo femminile tradizionale: se non è un'imposizione, se è una libera scelta, non vedo perché una donna non dovrebbe occuparsi di casa e famiglia ed essere felice così.
Non mi ci vedo un questo ruolo, così come non si vede bene Cinder ma non per questo non può piacere l'idea ad altre donne.
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