11. Condannato
Era terribilmente difficile e Royal se ne accorse già dal secondo giorno da che aveva preso la sua decisione.
Ignorare Ely con il suo narcisismo ingombrante e la sua presenza magnetica quanto una calamita in una ferramenta era una bazzecola in confronto a quello che stava cercando di fare.
Ella...
Ella era tutta un'altra storia: tutti quei segreti che le vorticavano negli occhi quando non portava le lenti blu, la dolce ironia che metteva nelle risposte da dare ai suoi fratelli, le mani rovinate perennemente al lavoro su qualcosa, quella specie di luce che sembrava illuminare la stanza quando sorrideva a qualcuno anche solo per dargli il buongiorno...
C'era dell'altro. Oh, se c'era!
Ma lui non avrebbe mai potuto scoprirlo. O meglio, lui non avrebbe mai dovuto scoprirlo perché da quando si era imposto d'ignorarla, ne aveva notate tante di cose: aveva scoperto del rame in mezzo ai capelli di Cinder durante una partita di basket con Cade e un paio di altri marmocchi, aveva visto la dolcezza illuminarle anche gli occhi quando Darrel aveva provato a rifarle la fasciatura sulla mano senza toccare le dita insaccate, aveva sorriso vedendo Cenere che con stoica sopportazione lasciava che Emily le limasse le unghie, aveva osservato Ella seduta sul divano insieme a Dorian e Alice, tutti e tre immersi in una lettura silenziosa e aveva faticato a proseguire per la sua strada quando era passato di fianco alla porta aperta di Cecily e aveva scorto Sabe con solo una camicia da uomo addosso, le gambe nude, chiarissime, le braccia tese verso la gonna che Cecily le stava porgendo.
Era corso via prima di aver di peggio da recriminarsi, prima di avere un'immagine di lei che lei non gli avrebbe mai permesso di vedere, se solo se ne fosse accorta.
Roy sospirò, spegnendo la seconda sigaretta sulle tegole del tetto, accorgendosi che non sarebbe mai riuscito a ignorarla. Non se fosse rimasto lì, comunque.
Il suo cellulare iniziò a squillare.
-Sì?- gracchiò valutando se passare alla terza sigaretta.
-Ho convinto il giudice a darci un'altra possibilità-
-Come?- Roy balzò in piedi sul tetto e solo anni di parkour alle spalle gli impedirono di finire di sotto.
-Ho trovato una testimone. Dovresti conoscerla: dice che eravate amici da bambini-
-Aileen- sussurrò Royal. Certo che la conosceva: aveva i suoi stessi lividi e le stesse cicatrici, il sapore di sangue sulla lingua e il passato oscuro quanto il suo, se non di più -Come sta?-
-Credo che la incontrerai domani pomeriggio. Lo chiederai direttamente a lei sempre se rimarrà il tempo: dobbiamo essere in tribunale tra due giorni-
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Cenere bussò per la terza volta alla porta della stanza degli ospiti: -Se non apri tu, la butto giù e poi ti faccio pagare i danni, Johnson! Sono quasi due settimane che ti chiudi in camera ed esci solo per i pasti-
Il nulla totale.
Ella sospirò: -Johnson, se non alzi le tue chiappe da principino dal letto, ti garantisco che ti prenderò per fame. E sai che sono seria: sono italiana, non scherzo sul cibo-
Rumori metallici.
La maniglia s'abbassò ed Ella sorrise, vedendo la faccia assonnata di Ely: -Ma che ore sono, Cenere?-
-È ora che ti rimetta su qualcosa di utile alla società. Dai, vieni in cucina ad inzuppare la faccia nel caffè-
L'altro sbadigliò: -Sono serio, che ore sono?-
-Le sei e quarantacinque- sorrise lei facendolo sedere davanti a una tazza di nero liquido bollente.
-Tu sei pazza- sospirò l'attore con uno sbadiglio.
-E ne vado fiera. Zucchero?- le porse il contenitore lei.
Ely rovesciò metà del contenuto della zuccheriera nel suo caffè: -Comunque sei fuori strada, senerei: sto lavorando in camera. È l'unica cosa che mi distrae da questo dannato processo-
Sabe spalmò una fetta di toast di marmellata di fichi, ignorando il cucchiaio che stava in piedi da solo nella tazza dell'attore: -Qualcosa d'interessante?-
-Sul processo?- domandò Ely mentre la ragazza addentava la fetta.
Lei scosse la testa, inghiottendo: -Sui copioni. Sul processo non voglio sapere nulla-
-Non sai neanche di cosa è accusato Royal e hai acconsentito a prendertelo in casa?!-
"Cavolo, suona ancora peggio detta ad alta voce" ebbe il tempo di pensare Ella, prima di finir di masticare -Mi fido di Caesar. Se vi ha portati qui, significa che non vi considera un rischio per i ragazzi- spiegò.
-Ma...- boccheggiò il ragazzo.
-Se avessi saputo di cos'è accusato, probabilmente vi avrei trattati ancora peggio di quel che sto facendo, Ely- continuò Cinder abbassando gli occhi -A proposito, mi dispiace-
-Tu proprio non te ne rendi conto, vero?- sorrise lui.
Ella inarcò un sopracciglio: -Di cosa?-
-Del bene che fai-
E, da dietro la parete, Royal appoggiò la testa contro il muro a occhi chiusi.
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-Cenere? Posso entrare?-
Ella scattò in piedi, lasciando tutti al desco, per aprire la porta: -Vieni pure, Aileen-
-Alileen?!- il verso di stupore costrinse entrambe le ragazze a voltarsi.
-Ciao, Royal- sorrise l'interpellata, portandosi una ciocca di lunghi capelli scuri dietro l'orecchio. Il cerchio dorato che portava al lobo ondeggiò.
-Permesso, permesso- fece una donna robusta entrando in casa con due sacchetti enormi -Ella, tesoro, ho fatto un po' di spesa-
-Non era necessario, ma grazie, Rose- sorrise Sabe alla donna -Mi hanno detto che conosci già i Johnson-
La donna alzò lo sguardo verso il ragazzo, ormai quasi privo di melanina: -Dio del Cielo! Royal?-
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Ella sorrise in quell'istante di tempo congelato da diversi stupefatti secondi: -D'accordo, devo ammettere che non era questa la reazione che mi aspettavo. Ragazzi, venite con me. Caesar, potete sistemarvi di là-
Non aspettò neanche la risposta, prese con una mano il cellulare e con l'altra le dita di Alice mentre Michael e il resto dei fratelli la seguiva giù per le scale.
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Quattro ore più tardi, quando ormai era ora di cena, Caesar scese nel salone in cui avevano dato la festa di Halloween, per chiamare i ragazzi.
Trovò Alice sul palco, intenta a migliorare il suo nuovo pezzo per il saggio di danza classica al suono della musica che usciva dal cellulare di Cinder infilato in un barattolo di vetro, cassa improvvisata.
Cecily distolse lo sguardo dalla vecchia maglia di Cenere che stava tentando di aggiustare.
-Dove sono gli altri, Ily?-
La ragazzina sorrise: le piaceva quel soprannome. Gliel'aveva dato Alice anni prima sostenendo che "Cecy" fosse troppo banale e da quel momento tutti in famiglia l'avevano chiamata così.
-Fuori. Cinder ha avuto un'idea- rispose la ragazzina alzandosi.
-Ahia- si lasciò sfuggire l'avvocato.
-Perché dici così?- chiese Alice scendendo dal palco con il cellulare in mano.
-Perché voi donne siete imprevedibili- fece Caes prendendo in braccio la bambina e facendo fare una giravolta a Cecily -E Cinder è più imprevedibile di una donna normale. E non so se è sempre un bene-
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Ella buttò i guanti di plastica nell'immondizia e si voltò con un sorriso in viso: -Guarda che belli!-
Caesar, ancora con Alice in braccio, dette un'occhiata ai vasetti di coccio dipinti con gli acrilici: -Vistosi, molto poco inglesi, molto da voi-
Alice si fece mettere giù: -A me piacciono. Cosa ne facciamo?-
Sabe sorrise: -Vedrete-
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-Ella?- Rose si girò a guardare la ragazza in cima alla scala.
-Sì?- la raggiunse lei.
-Non ti ringrazieremo mai abbastanza per tutto quello che fai per noi- la donna prese tra le sue mani la destra di Cinder -Sei una ragazza speciale e meriti tante, tantissime, cose belle-
Sabe sorrise e alzò la sinistra per appoggiarla sul viso della donna: -Anche tu e Aileen, Rose. Siete meravigliose, davvero-
La donna scosse la testa abbassando lo sguardo sulla mano che teneva stretta tra le sue: -Cos'hai combinato?-
-Nulla- sorrise lei tirandosi indietro -Davvero, una sciocchezza-
-Ella- l'ammonì la madre di Aileen.
-Potrei avere, forse, tirato un pugno a un albero- fece la ragazza con espressione angelica.
La donna rise: -E al posto dell'albero chi avresti voluto avere?-
Isabella scosse la testa mordendosi la lingua.
-Ella- secondo cartellino giallo alle nazionali.
La ragazza sospirò e scelse la bugia più veritiera: -Royal-
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Roy si svegliò alle quattro di mattina, in un bagno di sudore.
Caracollò fino alla porta del primo bagno che trovò per buttarsi sotto il getto volutamente gelato della doccia, uscì dalla cabina e si fissò allo specchio.
Decisamente le sclere piene di capillari a vista non avrebbero aiutato a dare un'immagine pacifica di sé.
E per uno accusato di patricidio... beh, non era decisamente il massimo.
Sospirò abbassando le palpebre: " Come se non avessi già abbastanza problemi!"
Uscì dal bagno con il suo asciugamano addosso e si diresse in cucina benedicendosi per non aver chiesto almeno quello a Cenere.
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Cinder mollò la presa sulla tazza di tisana fumante che, lasciandosi vincere dalla forza di gravità, naturalmente finì a terra in un milione di frammenti di ceramica.
Royal si voltò di scatto verso di lei che avvampò.
-Ella?- si lasciò scappare.
-Ti ricordo che questa è casa mia, non dovresti essere così sorpreso. Perché sei sveglio a quest'ora?- sussurrò più che udibile lei, sentendo le calze antiscivolo inzupparsi di tisana alla frutta.
Lui indicò eloquente l'asciugamano che gli cingeva morbido i fianchi scolpiti.
Lei s'accovacciò a terra iniziando a raccogliere i cocci: -Dovresti andare a vestirti, allora-
Quando lui tornò in cucina, Isabella non era lì.
Aprì il frigorifero per versarsi un bicchiere di latte e si voltò ad incontrare lo sguardo caotico di Cinder.
Lei si morse la lingua, sforzandosi di non invitarlo ironicamente a fare come se fosse a casa sua.
"Non puoi" si disse lui cercando di non perdersi in quegli occhi "Non puoi. Devi starle lontano"
Posò il bicchiere sul tavolo senza staccare lo sguardo da lei, lottando per non affogarci nuovamente dentro.
Ella superò la distanza che la separava dal tavolo della cucina e appoggiò le mani sul bordo del piano: -Non urlare più. Se vuoi che ti stia lontano, che ti lasci stare anche quando ti stai facendo del male da solo, va bene. Ma non urlare più. Non farlo più. Per favore. Io... io non so cosa ti ho fatto ma sono sicura che, se tu mi dicessi cosa evitare, perlomeno potremmo convivere civilmente-
Royal si lasciò catturare da quegli occhi, si perse nei colori sotto la luce del neon: i due soli castani e nocciola, la quasi invisibile linea gialla che li circondava e che confluiva in quel mix di grigio, verde e azzurro a cui non avrebbe mai saputo dare un nome.
Abbassò le palpebre, costringendosi a sorridere sprezzante: -Pensavi davvero che m'interessasse qualcosa di te? Che le tue strane manie, la tua aria svampita, tutta la stucchevole dolcezza che ostenti di fronte agli altri valessero qualcosa? Grazie per l'ospitalità, Cinder, ma finisce qui. Sei una delle più frustrate, frustranti e ingenue donne io abbia mai conosciuto e...-
Ella sorrise, lancia contro il cuore, occhi di congelato caos nei suoi di falsamente temprato argento.
-Ingenue? Johnson, io ti ho sorriso per giorni- sussurrò crudelmente -E tu mi hai creduta. Mi hai creduta anche ora-
Girò attorno al tavolo lentamente per ritrovarsi di fronte a lui: -Volevo solo essere gentile, Johnson. Spero che tu non ti sia aspettato nulla di più-
"Non chiamarmi così. Non chiamarmi per cognome, ti prego" cercò i suoi occhi puliti nel suo dolore sordo al resto del mondo cieco.
-No- proseguire fu una coltellata nello stomaco, un'altra -Nulla di più-
Ella sorrise come se fosse davvero soddisfatta di dove la sua teatralità l'avesse portata: -Bene-
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Sabe abbassò il finestrino di fronte ad Aileen, Ely, Royal e Caesar e fissò quest'ultimo sorridendo: -Andrà bene, vedrai-
Roy si strinse i pugni ancora una volta.
L'aveva scelto lui, si costrinse a rammentare. Era il tempo di pagarne il prezzo.
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-Buona giornata, ragazzi- sorrise Ella salutando Cade e Cecily.
Alla fine avevano deciso di rimanere in quella scuola.
Era una loro scelta. L'avrebbe rispettata.
Il tarlo dentro di lei sagitò: stava diventando più grande e tutto per colpa di quell'energumeno, quel...
Si costrinse a respirare, slacciò la cintura, scese dalla macchina e sbatté forte i palmi aperti delle mani sul vetro posteriore.
-Signorina, tutto bene?-
-Sì, grazie. Mi lasci pure qui con la mia voglia di commettere un omicidio- mugugnò lei senz'alzare lo sguardo.
-Signorina, teoricamente il mio turno inizia tra mezzora ma vorrei sapere se dice sul serio-
Ella si voltò sospirando: -Naturalmente no, agente Maxwell-
L'uomo sorrise: -Isabella! Come stai? Le pesti ti fanno tribolare?-
≠
Il colpo del martelletto del giudice riecheggiò nell'aula del tribunale.
''Assolto" sorrise cinereo Royal "direi proprio di no"
Era condannato.
Ogni volta che vedeva Cinder e doveva forzarsi a non pensare a come aveva visto trattare sua madre.
Ogni volta che le prendeva il polso e si costringeva a pensare razionalmente per smettere di cadere.
Ogni volta che cercava il suo sorriso per poi abbandonarlo prima che lei potesse voltarsi.
Era legato alla catena del suo passato e questo era un verdetto che nessuno poteva distruggere.
Perché non importava per quale motivo fosse morto suo padre, se per omicidio, legittima difesa o incidente. Se lui ne gioiva era comunque un colpevole.
E, nonostante l'aberrazione per quell'uomo, condividere il sangue con lui... No, non era un legame che potesse sciogliere.
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