CAPITOLO 5 - SOTTO AL SALICE
Tooru non ha bisogno di rifletterci più di tanto, c'è solo un posto dove gli viene in mente di cercare Hajime e dirige il cavallo verso il fiume senza alcun tentennamento.
La lettura del testamento lo ha lasciato confuso, turbato, e la fuga di Hajime lo ha spiazzato completamente. Immaginava che avrebbero parlato delle ultime volontà di Hiroko, se non altro per definire i dettagli tecnici, e non si aspettava proprio che Hajime se ne andasse così.
Non sa davvero come interpretare il suo gesto, se deve leggere in quella fuga il bisogno di stare da solo, o se invece il fatto che si sia diretto proprio lì possa essere in qualche modo interpretato come un segnale di apertura – forse inconscio – nei suoi confronti.
La vista del salice in lontananza gli trasmette una scarica di adrenalina in mezzo al petto. Quel luogo è tanto caro al suo cuore, il ricordo di tutti i momenti vissuti sotto le sue fronde lo ha accompagnato per anni, e ritrovarsi di nuovo lì gli sta ingenerando vibrazioni forti e contrastanti, un misto di euforia e di timore, aspettativa e paura, in un miscuglio di emozioni così confuse e violente che riesce a stento a distinguerle una dall'altra.
Lega il cavallo accanto a quello di Hajime e si fa strada tra le fronde che ondeggiano piano nella brezza leggera.
In sei anni il salice è cresciuto, la sua chioma si è fatta più fitta e ampia, e circonda la piccola radura con pareti verdeggianti impenetrabili allo sguardo. Il fiume scorre pigro davanti a lui, i lunghi rami ondeggianti cullati dalla corrente lasciano passare il riverbero tremolante del sole sull'acqua limpida.
Hajime è seduto a terra in una macchia d'erba, le sue spalle sono curve e non si volta nemmeno quando Tooru si avvicina.
Il suo profilo si staglia scuro contro al verde delle fronde, la luce riflessa dal fiume che rende difficile distinguere la sua espressione; ma anche solo in quel gioco di chiaroscuri, Tooru non può fare a meno di trovarlo bellissimo. L'immagine sembra sovrapporsi con altre nella sua mente, ricordi che ha serbato nel cuore cercando di pensarci il meno possibile per quanto fossero dolorosi nella loro dolcezza, ma che la sua mente inconscia spesso ha riproposto durante il sogno, rivivendo i momenti più intensi e passionali tra di loro. E quei ricordi hanno la stessa atmosfera che può respirare in quel momento, il bagliore scintillante del fiume, il gioco di luci e ombre sul viso di Hajime e il rumore sordo del suo cuore che gli picchia forte nelle orecchie.
"Eccoci qua, Iwa-chan. Come ai vecchi tempi..." mormora, e non riesce ad impedire a un sorriso nostalgico di allargarsi sul suo viso.
"Ti ho chiesto di non chiamarmi così." il tono è stanco e quasi rassegnato. Non sembra stupito dall'arrivo di Tooru ma non distoglie lo sguardo dal fiume davanti a sé.
Tooru si siede a terra accanto a lui, gomiti sulle ginocchia, e per un istante ancora si riempie gli occhi dello scenario incantato che il salice regala a chi ha la fortuna di ripararsi sotto le sue fronde.
"Speravo di trovarti qui..." mormora dopo un lungo istante.
E ne passa uno ancora più lungo prima che Hajime risponda.
"Sei anni fa, quando sei partito, ho sellato il cavallo e sono corso qui. Sono rimasto qui fino a che non si è fatta notte. E poi sono tornato anche il giorno dopo. E il giorno dopo ancora." fa una pausa, indeciso se continuare. Ma sa che ormai è arrivato il momento di parlare, non ha senso continuare a torturarsi nel suo dolore in silenzio. Non dovranno più esserci parole non dette tra di loro. Il testamento di Hiroko è stato ormai aperto, quello che sarà del loro destino, ora, dipende solo da loro due.
"All'inizio venivo qui per pensare a te, era il nostro posto segreto. Ti aspettavo. Pensavo che, quando fossi tornato, saresti venuto qui a cercarmi. Ma poi le stagioni sono passate, gli anni sono passati, e questo posto è diventato mio. Solo mio. Continuo a venire qui ogni giorno, perché questo posto mi ricorda me, mi ricorda che posso contare solo su me stesso, sulle mie forze. Mi ricorda che non ho bisogno di nessuno."
Le parole di Iwaizumi sono asciutte e taglienti come lame, e fanno male. Tooru si sente ferito, lacerato, e la consapevolezza che sia davvero tutta colpa sua le spinge ancora più a fondo nel suo animo già straziato.
"Hajime, non so se potrai mai perdonarmi. Ma vorrei che almeno credessi che davvero, davvero mi dispiace per tutto questo."
Hajime non risponde, continua a fissare il tratto di fiume che scorre tra le fronde, e Tooru si sente autorizzato a proseguire.
"Quando sono arrivato in Inghilterra, l'intenzione era davvero quella di completare gli studi e poi tornare subito da te. Ma pian piano ho capito. La società inglese è per alcuni versi simile a quella giapponese. Nessuno avrebbe mai accettato il nostro amore."
Tooru fa una pausa e la parola 'amore' aleggia tra di loro insieme alle fronde mosse dal vento, ma Hajime non dà mostra di esserne rimasto colpito. Il suo sguardo è freddo e duro, teso verso qualche punto indefinito davanti a sé. Ma non lo ha ancora interrotto, e Tooru continua a parlare.
"Così ho cercato di dimenticarti. Ho cercato di essere come tutti si aspettavano che fossi. E quando finalmente ci sono riuscito, ho capito che non ero felice. Fingere giorno dopo giorno di essere diverso da quello che sono, è estenuante e mi stavo spegnendo. E stavo rovinando la vita anche a lei, che non aveva nessuna colpa."
Forse Tooru non lo ha fatto consapevolmente, ma Hajime gli è grato per non aver ancora pronunciato il nome di sua moglie. Avrebbe reso tutto più reale, più vero, mentre lui vuole solo dimenticare e andare avanti in qualche modo.
Il testamento di Hiroko lo ha destabilizzato, e Hajime non ha ancora deciso cosa vuole fare in proposito. Ha ancora bisogno di riflettere. Aveva immaginato che presto o tardi Tooru lo avrebbe trovato lì al salice, ma sperava di avere tempo per fare ordine e chiarezza nella sua mente e nel suo cuore. E invece la sua presenza ancora lo confonde. Accanto a Tooru non riesce a pensare con lucidità, non riesce a prendere una decisione senza sentire forte il suo richiamo, la sua attrazione, intensa e inesorabile come è sempre stata.
Se vuole essere certo di prendere una decisione obiettiva ha bisogno di allontanarsi da lui e riflettere ancora per conto suo.
Fa per alzarsi ma la presa di Tooru sul suo stivale è salda e il suo sguardo disperato.
"Ti prego..." geme piano, le lacrime che colano sulle sue guance pallide "Lasciami almeno finire di parlare. Ti chiedo solo questo."
Hajime deglutisce e torna a sedersi.
Si odia per questo, ma non riesce proprio a dirgli di no. Tooru ha ancora questo potere su di lui e Hajime ha paura. Paura di quello che Tooru potrebbe dirgli. Paura che possa in qualche modo scardinare la sua determinazione, influenzando la sua decisione per i propri obiettivi. E non ha ancora deciso, Hajime, se gli obiettivi di Tooru coincidono con i suoi. Le rivelazioni della sera precedente, la consapevolezza che il matrimonio di Tooru sia già finito, gli hanno dato molto su cui riflettere. Ma non crede di essere pronto a fidarsi di lui ancora una volta.
"Ho preso un appartamento e sono andato a vivere da solo." Tooru prosegue, consapevole di dover arrivare svelto al punto perché non sa per quanto ancora possa trattenere Hajime dall'andarsene.
"Probabilmente non sono così bravo a fingere come credevo, o forse avevo semplicemente smesso di farlo. Non lo so, ripenso ancora a quei giorni come dentro ad una bolla, tutto intorno a me era grigio e spento, e non mi interessava più nulla che non fosse il lavoro. Ad ogni modo, si era sparsa la voce che mi ero separato da mia moglie, e qualcuno ha iniziato a trarre delle conclusioni. Ho iniziato a ricevere proposte da alcuni colleghi dell'università, e anche da alcuni soci del Club* che frequentavo, ma le ho rifiutate tutte senza nemmeno pensarci. Sapevo che non avrebbe funzionato con nessuno. Lo sapevo senza nemmeno provarci."
[*Club per gentiluomini, circolo privato tradizionalmente riservato a soli uomini, di elevata estrazione sociale. – it.wikipedia.org/wiki/Club_per_gentiluomini]
Tooru deglutisce a fatica, la bocca secca e il volto in fiamme, e poi continua a spiegare, grato che Hajime non lo abbia ancora interrotto.
"È stato allora che ho capito. Non avrebbe mai funzionato con nessuno, perché nessuno era te. Nessuno sarebbe mai stato te. Il problema non era la mia diversità, non era il fatto che fossi gay e che mi sforzassi di sembrare normale. Il problema era che non c'eri tu, e non sarei mai stato felice, a Londra o in nessun'altra parte del mondo, con nessun altro a parte te."
Ancora non osa spostare lo sguardo verso Hajime. La paura che possa leggere il rifiuto nei suoi occhi lo trattiene, ma sa che deve andare avanti e dirgli tutto quello che ha nel cuore. E poi, sarà quel che sarà.
"Io ti amo, Iwa-chan. Amo te. Solo te. Sono un idiota, presuntuoso ed egoista. Ho mille difetti e lo so che sono difficile da sopportare. Ma ho capito che senza di te niente ha senso. Ho bisogno di te per dare un senso alla mia vita. Non m'importa della carriera, non m'importa dei soldi o del successo, se tu non sei al mio fianco a condividerli con me." Tooru si ferma, deglutisce e asciuga le lacrime dalle sue guance mentre tira su col naso. E si decide finalmente a ruotare la testa verso Hajime; speranza e timore in egual misura per quello che vi leggerà, ma il bisogno di sapere, finalmente, cosa ne sarà di lui.
Lo sguardo di Hajime è fisso verso il fiume, ma Tooru crede di riuscire ancora a leggerlo come una volta. Il petto che si alza e si abbassa velocemente, i pugni stretti e la mascella rigida gli dicono che sta trattenendo a stento le sue emozioni. Le guance sono colorate di un rosso deciso, e sbatte le palpebre con forza per ricacciare indietro le lacrime mentre deglutisce nervosamente.
Tooru non capisce se l'emozione che Hajime sta cercando di trattenere sia ancora solo la rabbia, o se qualcos'altro si agiti nel suo cuore, ma è comunque grato per quello, che in ogni caso è meglio del freddo distacco che ha manifestato fino a quel momento.
Nemmeno Hajime stesso saprebbe dire quale sia l'emozione a prevalere nel groviglio che gli stringe lo stomaco e gli rende sempre più difficile perfino respirare. Come aveva previsto, Tooru lo ha confuso. La sua voce roca e calda, il suo profumo inebriante, la sua sola presenza hanno mandato in corto circuito tutti i sensi di Hajime, rendendogli difficile ragionare, pensare, decidere.
"Lo so, ci ho messo tanto a capirlo." Tooru riprende a parlare, il silenzio di Hajime che lo incoraggia e lo terrorizza in egual misura "Ma adesso sono qui. Sarei tornato comunque se anche la nonna non fosse morta. Volevo chiudere la mia vita in Inghilterra una volta per tutte, e poi tornare da te. Sperando che potessi perdonarmi. Sperando che potessimo riprendere da dove abbiamo interrotto. Perché davvero io ti amo infinitamente e ho capito che non posso vivere senza di te!"
Le sue parole sembrano riecheggiare nella volta frondosa sopra di loro quando Tooru si ferma; trattiene il fiato in attesa di una reazione, di un qualche segnale che indichi che le sue parole sono state ascoltate. Ma lo sguardo di Hajime è ancora una volta perso tra le fronde del salice, la sua espressione austera e indecifrabile. Forse le parole che gli ha detto all'inizio erano vere, sincere, non erano volte a ferirlo come ha pensato Tooru in quel momento. Forse davvero Hajime ha capito di non avere bisogno di lui, e il fatto che Tooru gli abbia dichiarato il suo amore e implorato il suo perdono, non fa per lui più nessuna differenza.
La testa di Tooru crolla in mezzo alle sue ginocchia, la schiena piegata dal peso delle sue stesse illusioni che si frantumano una ad una. E realizza che ormai non c'è più niente che possa fare.
Ha gli occhi colmi di lacrime quando si alza in piedi e getta un'ultima occhiata al fiume davanti a sé.
"Ho lasciato la cattedra a Londra. I documenti che attestano il divorzio dovrebbero arrivarmi entro un mese. Non ho più niente che mi trattenga in Inghilterra. Torno a vivere in Giappone in ogni caso." mormora, prima di aggiungere in tono basso e spento "Prenderò una stanza a Sendai. Fammi sapere quando hai deciso cosa vuoi fare con l'eredità di Hiroko."
∘⊱❤⊰∘
Se state leggendo queste carte è perché me ne sono andata.
Spero che la mia sia stata una buona morte, perché ho avuto una buona vita. Ho avuto la salute, una bella casa e l'affetto delle persone a me care.
E, tra tutte, voi due siete quelle a cui il mio cuore è più legato.
Tooru, Hajime, vi amo entrambi, e sono davvero, davvero fiera e orgogliosa di voi, degli uomini che siete diventati e della gioia che mi avete dato.
So cosa stai pensando, Tooru, ma cerca di non sentirti in colpa. Io non te ne faccio nessuna, e non dovresti farlo nemmeno tu. Ho seguito da lontano la tua vita, ho gioito dei tuoi successi e sofferto con te quando hai fatto delle scelte difficili. Non darti pena per il fatto di aver inseguito i tuoi sogni dall'altra parte del mondo, se non lo avessi fatto lo avresti rimpianto per tutta la vita.
Lo so che mi volevi bene, le tue lettere me lo ricordavano ogni mese e le attendevo con gioia e trepidazione per sentire dalla tua stessa mano come procedeva la tua vita, quella vera, al di là dei tuoi successi che potevo leggere nelle riviste che mi spedivi sempre. Il tuo amore mi è arrivato anche così, quindi cerca di amare e perdonare te stesso, perché io non provo nient'altro che amore nei tuoi confronti.
E tu, Hajime, mio caro Haji-kun, la vita con te è stata crudele, ed è per questo che sono ancora più fiera ed orgogliosa di come sei riuscito a farcela, a dimostrare al destino che la tua determinazione e il tuo coraggio sono più forti di lui. Sei diventato un uomo buono e saggio, e hai trasformato una piccola scuderia con quattro cavalli, in un'impresa fiorente e solida. Devi essere fiero di te così come lo sono io, fiera e riconoscente per l'affetto che mi hai dimostrato giorno dopo giorno. Spero che la vita sarà un po' più generosa con te da adesso in poi, e per questo voglio fare la mia parte.
Nel pieno possesso delle mie facoltà mentali, dispongo quindi che tutti i miei averi, la casa, i terreni vadano in eredità a mio nipote Oikawa Tooru, ad eccezione della scuderia con i cavalli, del maneggio con relative piste da allenamento e la dependance, che ho deciso di lasciare a Iwaizumi Hajime, così che possa portare avanti in autonomia l'attività sulla quale ha investito tutta la sua vita.
Tooru, Hajime, spero con tutto il mio cuore che vorrete rispettare le mie disposizioni, e che troverete il modo più opportuno per farle funzionare, per trovare in questo mio ultimo desiderio la realizzazione della vostra felicità, quale essa sia.
Con eterno amore.
Oikawa Hiroko
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