CAPITOLO 4 - SEMPLICEMENTE COMPLICATO
Il glicine lo aiuta a restare in equilibrio mentre artiglia il ramo dell'albero e si tira su. La camicia geme sotto le maniche, forse l'ha anche strappata ma a Tooru non importa. Deve restare concentrato altrimenti rischia di cadere. Il cornicione è stretto, il buio quasi totale deforma le prospettive e falsa le profondità: il terreno che riesce a intravedere sotto di lui è terribilmente scuro e lontano, un abisso freddo e minaccioso pronto a inghiottirlo, e Tooru deve costringersi a distogliere lo sguardo mentre striscia radente contro la facciata della casa.
Eppure, quando era ragazzo gli sembrava così facile arrampicarsi sull'albero per salire e scendere da camera sua, lo ha fatto decine di volte, e Iwa-chan forse anche centinaia; un brivido gli ricorda in un istante quanto sia pericolosa l'incoscienza dell'infanzia e dell'adolescenza.
Il cuore gli picchia forte contro la cassa toracica, ma ormai è a metà cornicione, non avrebbe senso tornare indietro.
Tooru aveva bussato alla porta della sua vecchia camera per parecchi minuti senza ricevere risposta. Ma era ancora sconvolto dalla discussione con Hajime, non sarebbe comunque riuscito a dormire, così è uscito per cercare di schiarirsi le idee; quando l'imbrunire è stato inghiottito dalle tenebre e sono comparse le prime lucciole, Tooru ha capito che non doveva arrendersi. Era forse la sua ultima possibilità per parlare con lui. L'indomani avrebbero aperto il testamento e con buona probabilità Iwaizumi se ne sarebbe andato subito dopo, portandosi via una parte ancora ignota di un'eredità che gli sarebbe spettata per intero. Tooru ne è del tutto consapevole, Hajime è stato per Hiroko il nipote che lui non è mai stato, e se Hiroko avesse anche lasciato tutto a lui, a Tooru non importerebbe. Iwaizumi se lo merita senza alcun dubbio, ha già sofferto tanto e Tooru sente la sua parte di responsabilità in quello. E comunque, se anche il suo senso di colpa non lo avesse tormentato per anni, sarebbe bastato l'odio che gli ha letto negli occhi quel pomeriggio a dargliene conferma.
Così, è tornato verso casa con passo deciso, disposto anche a passare la notte in corridoio a bussare e pregare per farsi aprire. Ma poi, la debole luce proveniente da quell'unica finestra gli ha dato la malsana idea di arrampicarsi: visto che non gli ha aperto la porta, forse gli avrebbe aperto la finestra.
Tooru bussa al vetro chinandosi un poco ma non ottiene nessuna risposta.
Si accuccia lentamente per sbirciare dentro ma la luce fioca della piccola abat-jour sul comodino non consente di distinguere granché nell'oscurità che avvolge ogni cosa.
Bussa ancora un paio di volte ed è quasi rassegnato a fare in qualche modo marcia indietro – sperando di non precipitare di sotto – che finalmente il vetro si apre.
Tooru sguscia dentro con poca grazia, la paura di cadere gli ha accelerato il battito e fatto sudare le mani, e resta per un istante seduto a terra per recuperare il controllo. Asciuga i palmi sui pantaloni e finalmente alza lo sguardo attorno a sé, per cercare nella penombra qualche riferimento a lui noto.
La sensazione è strana e inquietante, nulla è cambiato in sei lunghi anni, e Tooru è davvero stupito di ritrovare ancora la stessa famigliarità rassicurante di quando tornava nella sua stanza nel cuore della notte dopo qualche escursione notturna con Iwa-chan.
Gli occhi ormai abituati alla penombra riescono a cogliere qualche particolare in più, e il suo cuore torna ad accelerare quando vede un angolo dell'aquilone che spunta da sopra l'armadio. Sposta ancora lo sguardo, il bisogno di ritrovare altre tracce della sua adolescenza che viene soddisfatto quando nota il barattolo di vetro, quello dove Iwa-chan gli aveva portato le lucciole, ancora in un angolo della scrivania. È appoggiato sulla sua vecchia copia di Cime Tempestose, quella che leggevano insieme nei giorni di pioggia, e gli occhi di Tooru si riempiono di lacrime per l'emozione. Era il suo libro preferito, lo aveva letto e riletto decine di volte prima di volerlo condividere con Iwa-chan, ma da quando si è trasferito a Londra non è più riuscito a leggerlo. Ogni volta che lo sguardo cadeva sul libro posato sulla scrivania, l'elegante scritta dorata che brillava sulla pelle scura, la mente tornava a quella soffitta impolverata, ai pomeriggi di pioggia, alle braccia forti che lo stringevano, ai baci roventi che si scambiavano. È ancora nel cassetto dove Tooru lo ha nascosto, troppo penoso da avere sotto gli occhi ogni giorno.
"Certo che non vuoi proprio arrenderti." è un ringhio sommesso, esasperato che lo riporta al presente.
Hajime è sul letto, la schiena appoggiata alla testiera e le braccia incrociate sul petto, e finge di non notare lo sguardo nostalgico con cui Tooru osserva i particolari immutati della sua vecchia stanza.
Tooru prende un respiro profondo e si alza in piedi.
"Certo che no." mormora, ma Hajime non risponde e il suo sguardo è ancora duro e ostile.
Tooru si porta al centro della stanza e armeggia con la sua camicia che pende per metà fuori dai pantaloni a causa dell'arrampicata.
"Ta-dah!"
Estrae una bottiglia di whisky e la mostra ad Hajime cercando di ricalcare il gesto fatto da lui stesso anni e anni prima, ma lo sguardo severo che riceve in cambio lo fa sentire soltanto patetico.
"Un'offerta di pace." mormora, cercando comunque di sorridere nel modo più accattivante possibile.
Ha tanti sorrisi, Tooru, che sfodera a seconda degli interlocutori e delle occasioni, ma sembra non ricordare più il sorriso sincero e solare che riservava solo a Iwa-chan. Era il suo sorriso segreto, era come una di quelle lucciole che Hajime aveva catturato per lui, soffice e luminoso, che gli allargava il cuore e gli faceva desiderare di averne un altro e poi un altro ancora.
Non lo trova più, quel sorriso, Tooru, chissà dove è finito nel casino che è stato il suo cuore negli ultimi sei anni; e quindi sceglie il migliore che ha a disposizione, ma Hajime non sembra apprezzarlo particolarmente.
Sembra invece apprezzare la bottiglia di whisky inglese, perché si allunga a prenderla dalle sue mani per poi tornare seduto sul letto, le gambe distese davanti a sé. Svita il tappo e ne beve un lungo sorso, quindi appoggia la testa contro al muro e chiude gli occhi.
Tooru tentenna, indeciso se cominciare a parlare o aspettare che sia Hajime a spezzare il silenzio. Ha accettato la sua offerta di pace ad elevato tasso alcolico, forse gli concederà anche un po' di tempo per parlare.
Decide di aspettare, si accuccia a terra, schiena contro la scrivania e chiude gli occhi a sua volta. Deve trattenere l'impazienza, sa che è il suo difetto più grande, riesce sempre a rovinare tutto per la sua irrequietezza, ma sente che questa volta è davvero importante lasciare ad Hajime i suoi tempi.
"So che insegni." dice finalmente Hajime dopo un po'.
"Sì. Ho una cattedra all'università di Londra. Avevo..." si corregge, una punta di imbarazzo che traspare nel suo tono di voce "Ora non più." aggiunge poi "E' un po' complicato..."
"Hiroko-sama era davvero fiera di te. Il più giovane professore dell'ateneo... Mi mostrava sempre le tue fotografie e tutti gli articoli sulle riviste scientifiche."
L'espressione sul volto di Hajime si fa più calda e morbida, un moto d'affetto spontaneo che Tooru ha già potuto leggere sul suo viso ogni volta che ha nominato Hiroko. Nessun dubbio che le volesse davvero bene, e sta per rispondere ancora che gli dispiace, ma si trattiene; ha l'impressione che sia giusto così, che Hajime continui a dire cose che lo facciano sentire in colpa, e che quella colpa la debba espiare in qualche modo, senza sciorinare delle banalissime e inutili scuse.
"Ho visto che avete organizzato benissimo tutta la scuderia." dice invece, cercando di cambiare argomento, anche perché davvero conosce ben poco di quello che è successo lì negli ultimi sei anni, e vorrebbe saperne di più.
"Hiroko-sama mi ha chiesto di occuparmene, così ho messo in piedi un maneggio con corsi di equitazione ed escursioni per i turisti. Funziona abbastanza bene, siamo i più grandi della provincia di Sendai."
L'orgoglio di Hajime è chiaramente palpabile nelle sue parole e nel tono fiero della sua voce, e anche Tooru è fiero di lui, anche se sa di non averne alcun diritto.
"Ho messo un cartello che spiega che siamo chiusi per alcuni giorni." aggiunge, prendendo un ultimo sorso e porgendo finalmente a Tooru la bottiglia.
Tooru accetta il liquore con gratitudine, il calore che si diffonde nel suo stomaco al primo sorso gli fornisce una minuscola scarica di ottimismo, la prima da quando lo sguardo gelido di Hajime lo ha accolto sotto al portico.
"È buono." commenta Hajime mentre Tooru gli passa di nuovo la bottiglia "Davvero ottimo. Difficile trovare un whisky così qui in Giappone."
Hajime ne prende ancora un lungo sorso, perché ha bisogno di trovare nell'alcool il coraggio per pronunciare le parole successive.
"Ho saputo che ti sei sposato."
La frase gli esce rapida e strozzata ma Hajime si sente meglio dopo averla detta, come se avesse vomitato fuori il veleno che aveva in circolo da anni. E c'è anche una nota interrogativa in quella frase, perché si aspettava che Tooru arrivasse con una moglie, e quando invece lo ha visto da solo sotto al portico, con gli abiti sgualciti e lo sguardo tremolante, è rimasto davvero spiazzato. Ha pensato che probabilmente Tooru, per la prima volta nella sua vita, si fosse preoccupato anche dei sentimenti degli altri, e si fosse fatto riguardo a portare la moglie proprio sotto ai suoi occhi. Magari l'ha lasciata a Tokyo...
"Beh... sì... È complicato."
"Continui a ripeterlo per ogni cosa da quando sei arrivato. È tutto così complicato, per te?"
Tooru non risponde alla provocazione, ormai l'argomento è stato tirato fuori e in fondo è esattamente per quel motivo che si è arrampicato nella stanza di Hajime. Per spiegare. E quindi continua a spiegare.
"Lei è figlia di un'amica d'infanzia di mia madre, una brava ragazza inglese di buona famiglia." spiega Tooru, la voce bassa e sommessa, lo sguardo perso nel vuoto davanti a sé "Quando sono arrivato a Londra me l'hanno subito presentata. E poi... insomma, era già tutto combinato. Ci siamo fidanzati dopo la mia laurea e poi ci siamo sposati quando mi hanno offerto la cattedra all'università. Ci abbiamo provato, davvero. Ma non ha funzionato. Non avrebbe mai potuto funzionare."
Hajime prende un altro lungo sorso di whisky a quella rivelazione del tutto inaspettata. Sapeva che si era sposato, ma non aveva idea che le cose non andassero bene tra di loro. Cerca di deglutire ma la bocca è ancora secca nonostante il whisky, e il cuore gli picchia furioso contro lo sterno mentre mormora in un soffio la domanda successiva.
"Perché è inglese?"
"Perché è una ragazza." mormora Tooru con un sorriso amaro. E perché non sei tu, vorrebbe aggiungere. E ce l'ha davvero sulla punta della lingua ma si trattiene dal dirlo, perché ancora non sa se può osare tanto. Ma lo sguardo che gli rivolge è denso e pesante, e Hajime se lo sente scivolare addosso come melassa e deve per forza distogliere il suo.
"E quindi...?"
"Ci stiamo separando. Avevo rimandato il viaggio in Giappone fino al termine delle pratiche di divorzio ma..."
Hajime gli allunga di nuovo la bottiglia e Tooru ne prende ancora un lungo sorso.
Ormai sente il calore diffondersi ovunque, anche il suo viso è caldo, lo stomaco brucia, ma la cosa peggiore è che si sente infiammare fino al basso ventre, e ogni volta che alza gli occhi su Hajime la sensazione non fa che amplificarsi. Il volto deciso, lo sguardo oscuro, le spalle larghe: ogni particolare gli ricorda che Iwa-chan è diventato un uomo, un uomo bellissimo, e quel sentimento che ha cercato di soffocare per sei anni, nascondendosi anche dietro a una parvenza di normalità con un matrimonio, riesplode violento e implacabile. E non sa se ha la forza per soffocarlo una seconda volta, né vuole farlo.
Hajime lo guarda di sottecchi; non ne è sicuro vista la luce fioca nella stanza ma gli sembra che Tooru sia arrossito mentre abbassa lo sguardo alle sue stesse mani che tiene strette in grembo. Le lunghe ciglia gettano ombre scure e morbide sulle sue guance, mentre i suoi denti candidi continuano a torturare il labbro inferiore.
Ma poi alza la testa, e il suo sguardo è lucido e disperato mentre prende un lungo respiro e si decide finalmente a pronunciare la frase che lo sta soffocando.
"Non ho mai smesso di pensare a te." mormora piano. Le sue parole sembrano attutite dal buio nella stanza, o forse è il suo stesso cuore che martella furioso nel petto e rimbomba nelle orecchie impedendogli di sentire quasi il sospiro che esce sibilando dal petto di Hajime.
"E so che anche tu lo hai fatto" aggiunge svelto "o non avresti lasciato la stanza così com'era..." spiega, lo sguardo umido e implorante che cerca una conferma sul volto enigmatico di Hajime.
Iwaizumi chiude gli occhi, la testa sembra pesargli mentre la appoggia al muro dietro di sé. Il suo pomo d'Adamo scende nervoso mentre deglutisce e Tooru vuole disperatamente che quella sia la riprova alla sua supposizione.
"Iwa-chan..." è un'invocazione, una preghiera, una supplica.
Hajime solleva di nuovo le palpebre, e i suoi occhi brillano ora di una luce fredda e determinata.
"Non rendiamo tutto più difficile, Tooru."
Tooru...
Il suo nome suona alieno e del tutto sbagliato per come esce dalle labbra di Hajime. Non lo aveva mai chiamato per nome quando erano ragazzi, e Tooru pagherebbe tutto quello che ha per sentire ancora uno dei soprannomi che usava allora, storpiando il suo cognome in insulti affettuosi.
"Davvero, credimi, io stavo per..."
"Credimi?" la smorfia sul suo viso è amara così come il suo tono, il fiele che sente salire a quelle parole che lo disgusta visibilmente "Con che coraggio usi ancora parole come questa?" sibila tra i denti.
La confusione che ha provato alla notizia che il matrimonio di Tooru sia già terminato è stata in attimo soppiantata dallo sdegno; come può Tooru essere così presuntuoso da credere che bastino delle scuse per cancellare sei anni di sofferenze?
Lo sguardo che gli rivolge è glaciale e implacabile, e Tooru abbassa la testa, le sue flebili speranze di poter avere una conversazione con Hajime, di potergli spiegare quello che è successo e avere il suo perdono, che si sciolgono come le torte di fango che facevano da bambini quando arrivava la pioggia.
"Sono cambiato..." mormora ancora, in un ultimo inutile tentativo.
"Anch'io." risponde Hajime in un sussurro.
Oikawa alza ancora gli occhi nei suoi, ma il viso di Hajime è una maschera fredda e implacabile. I suoi occhi sono scuri e profondi, e la linea dura delle sue labbra strette non lascia spazio a nessuna illusione.
Tooru capisce che la conversazione è terminata.
Si solleva aggrappandosi alla scrivania, tutto sembra ondeggiare attorno a lui e prende un lungo respiro per calmarsi.
"Puoi uscire dalla porta." mormora Iwaizumi porgendogli la bottiglia ormai quasi vuota, che però viene del tutto ignorata.
"Buonanotte." risponde Tooru senza voltarsi.
La porta si richiude alle sue spalle e Hajime ingolla tutto d'un fiato gli ultimi sorsi di whisky rimasti.
∘⊱❤⊰∘
Il notaio risale sulla sua auto e, dopo un ultimo saluto con la mano, mette in moto e percorre il viale polveroso alla volta del cancello d'uscita.
Le spalle di Iwaizumi sembrano ancora più larghe nell'elegante completo scuro che ha indossato per l'occasione e Tooru non riesce a staccare gli occhi dal suo profilo che si staglia netto contro al chiarore abbacinante della corte inondata dal sole. Appoggia la fronte al vetro e si concede di chiudere gli occhi per un istante. Sa che ora Hajime rientrerà in casa e dovranno parlare.
Il testamento di Hiroko è stato una sorpresa per entrambi, ma Tooru non può fare a meno di leggerci un disegno più grande, una sorta di regalo di addio a un nipote assente ed egoista, che di certo non lo meritava.
Ha sbagliato tutto nella sua vita.
Ha cercato di inseguire un sogno più grande di lui, fama e fortuna, per rendersi conto alla fine che la realizzazione che cercava dietro a quei successi non lo ha mai reso veramente felice.
E ha cercato di assecondare le aspettative degli altri, di sua madre e della società stessa, sforzandosi di dimenticare i suoi sogni e i suoi bisogni, seguendo il flusso di una vita che qualcun altro aveva progettato per lui. Ha dovuto sentirsi solo e disperato dall'altra parte del mondo per rendersi conto di quanto i suoi sforzi fossero inutili. Lui non sarebbe mai stato così, come lo voleva lei, come lo volevano loro. Non sarebbe stato in grado di portare avanti quella farsa un giorno di più, di fingere di amare qualcuno che non amava. Di fingere di essere qualcuno che gli era così estraneo e disgustoso alla vista da non riuscire nemmeno più ad affrontare la sua stessa immagine allo specchio.
Ma tante volte, disfare quello che si è fatto è un processo lungo e complicato.
Continui a ripeterlo per ogni cosa da quando sei arrivato. È tutto così complicato, per te?
Eppure, era così semplice essere felice, quando era un ragazzo. Nelle sue vuote notti londinesi non c'è stata volta in cui non sia tornato con la mente alle estati passate lì, con Iwa-chan, alle corse sfrenate lungo il pendio della collina, ai baci rubati sotto al salice, al modo in cui Iwa-chan lo guardava, come se lui fosse il centro del mondo. La felicità era così scontata, allora, mimetizzata nelle piccole cose di ogni giorno da non riuscire realmente a coglierla, a percepirla, ad apprezzarla. Era come un alone luminoso che avvolgeva ogni cosa, una soffusa brillantezza che lo portava a socchiudere gli occhi e distendere le labbra, come un gatto sonnacchioso che si stiracchia in una pozza di sole.
Un rumore attutito e lontano, e Tooru riapre gli occhi per accorgersi che Hajime non è più nella corte ma non è nemmeno rientrato in casa.
Il panico lo assale, il timore che Hajime non voglia nemmeno parlare con lui delle ultime volontà di Hiroko che prende lentamente forma nel suo stomaco contratto.
Tooru si precipita alle scuderie, ma lui non c'è. Un box vuoto cattura la sua attenzione, la giacca scura che Hajime indossava pende appesa a un gancio.
Ha avuto modo di frequentare parecchi maneggi nei suoi sei anni in Inghilterra, quindi sella alla svelta un cavallo e parte al galoppo.
∘⊱❤⊰∘
Credits for the image to the owner (unknown)
∘⊱❤⊰∘
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top