CAPITOLO 1 - SCRITTO NELLE STELLE


Campagna di Miyagi, estate del 1955


Il loro primo incontro è sporco e traumatico. Quantomeno, è con le tinte accese di un moto di rabbia che rimane impresso nella loro memoria di bambini, uno dei primi ricordi in assoluto che entrambi porteranno nel cuore per il resto della loro vita.

"Mi dispiace, Hiroko-sama. Sono mortificata. Hajime, chiedi subito scusa a Tooru-kun!"

Hajime ignora l'invito di sua madre e la sfida sollevando il mento mentre guarda il fango che cola piano sulla camicia immacolata di quell'odioso bambino che Hiroko-sama gli ha appena presentato. Non sa se essere soddisfatto per la sua ottima mira o arrabbiato con sé stesso per non aver invece mirato alla testa, per sgonfiare un po' quel ciuffo castano che ondeggia così vaporoso anche nella calura estiva.

"Non credo che sia necessario." risponde l'anziana donna, un sorriso sul volto austero mentre osserva con attenzione il nipote.

La bocca di Tooru è spalancata per la sorpresa mentre osserva il fango gocciolare sulle sue scarpe, ma si riprende in un istante e si getta addosso all'altro bambino spingendolo a terra e mettendosi a cavalcioni su di lui.

"Come osi? Questo fango è mio!" ne prende due manciate dall'aiuola e lo spalma in faccia a quel moccioso irritante dagli scuri capelli a punta e gli occhi verdi che lo sta guardando con astio.

"Non è tuo. Il fango è di tutti!" ribatte lui mentre dà un colpo di reni e ribalta le posizioni. Ora è Tooru con la schiena a terra e Hajime blocca svelto i polsi del suo rivale prima che possa prendere altro fango.

"Certo che è mio. Questa è la casa di mia nonna, quindi tutto quello che c'è qui è mio!" replica altezzoso, nonostante la sua evidente posizione di svantaggio.

"Ma anche io e la mamma viviamo qui. Quindi è anche mio." il viso di Hajime è saldo nella sua posizione, così determinato che Tooru è costretto a rifletterci con attenzione. Il cipiglio di Iwaizumi non vacilla, la stretta sui suoi polsi è implacabile e Tooru si trova costretto alla resa.

"Ok." mormora, distogliendo lo sguardo da quegli occhi penetranti.

"Ok..." risponde Hajime dopo un istante. Forse è un po' deluso da quella arrendevolezza, ma lascia andare i polsi di Tooru e si solleva lasciandolo libero.

Si scrutano con sospetto ancora per un po', ma sembra che entrambi abbiano raccolto il punto.

"Vado a preparare la vasca da bagno, Hiroko-sama. La cena è già pronta. La servirò dopo aver lavato i bambini, se per lei va bene." la signora Iwaizumi si allontana sorridendo, lasciando l'anziana donna sul vialetto.

Hiroko annuisce piano e il suo sorriso accentua appena i solchi profondi lasciati dal tempo. Il sole caldo del tardo pomeriggio è gradito alle sue ossa stanche e il cinguettio degli uccelli è l'unico rumore che accompagna il leggero frusciare del vento tra le cime degli alberi.

Lei non lo sa ancora ma l'immagine dei due bambini che impastano insieme il fango senza più fiatare le resterà impresso nella mente per tutta la vita.


∘⊱❤⊰∘


"Iwa-chan, che cosa stai facendo?" chiede Tooru.

Hajime è seduto sui gradini davanti a casa, intento a tormentare una fila di formiche con un bastoncino.

Sono due giorni che Tooru lo spia di nascosto, ben attento a non farsi scoprire, ma quel bambino è strano e fa cose strane; Tooru non riesce più a trattenersi ed è stato costretto a cedere alla sua innata curiosità.

"Non mi chiamo Iwa-chan." borbotta.

"Ho sentito la nonna chiamarti Haji-kun, ma non mi piace. Preferisco Iwa-chan." ribatte serafico mentre prende posto accanto a lui sul gradino.

"Anche a me non piace Tooru-kun. Ti chiamerò Crappykawa." Hajime risponde con prontezza, il soprannome con cui già lo sta chiamando nella sua testa da un paio di giorni – insieme ad altre varianti divertenti e altrettanto irrispettose – che scivola fuori insieme ad un sorriso malvagio.

Tooru tira fuori la lingua in una smorfia infastidita e Hajime ride di gusto.

"Cosa fai qui per divertirti?" domanda ancora Tooru dopo un po', forse annoiato dal gioco di Hajime, che invece trova affascinante il modo in cui le formiche tornino in fila ogni volta che lui interrompe il loro cammino con qualche ostacolo.

"Di solito ho poco tempo perché vado a scuola, ma adesso che è estate riesco a fare un sacco di cose. Vado a nuotare e a pescare al laghetto, catturo gli insetti, faccio le torte di fango. Ho costruito anche una capanna nel bosco, dopo se vuoi te la faccio vedere..." risponde subito Hajime, felice di potergli mostrare la sua bravura e decretare così la sua superiorità.

Gli occhi di Tooru si spalancano luminosi sentendolo parlare di tutte quelle meraviglie e annuisce con vigore.

"E tu, invece, di solito cosa fai a Tokyo? Immagino sia molto diverso stare nella grande città piuttosto che qui a Miyagi." chiede Hajime, qualsiasi ostilità che passa in secondo piano davanti al fascino della metropoli.

"Non lo so. Viviamo a Tokyo da appena un mese. Prima stavo in Inghilterra. Mia madre è inglese."

"È per quello che sei così alto e hai gli occhi così grandi?"

"Non lo so..."

"Ma quindi tu sei Giapponese o Inglese?"

"Non lo so, forse entrambi."

"Ma non sai proprio niente?"

"So riconoscere tutte le costellazioni del cielo! Se vuoi stasera te le indico una per una."

Ora è Hajime che annuisce con vigore e in quel momento il tempo inizia ad accelerare.

Sembra passato solo un istante che Hajime agita la mano per salutare il suo nuovo amico di città mentre sale sulla grande automobile nera.

Guarda l'auto che si allontana sollevando una scia polverosa che si disperde veloce nella brezza tiepida, e la sua mente di bambino è sopraffatta dalla realizzazione che l'estate è già terminata. Non saprebbe come spiegare alla mamma il suo disappunto, ma per la prima volta nella sua vita ha la percezione del tempo che passa, e realizza che il tempo non scorre sempre allo stesso modo: a volte rallenta, a volte accelera, ma difficilmente scorre alla velocità che lui vorrebbe.


∘⊱❤⊰∘


"Shittykawa... fammi entrare!" è un bisbiglio così basso che pensa di averlo immaginato.

Un leggero grattare seguito da un colpo sommesso e Tooru ci mette ancora un istante a capire che il rumore arriva dalla sua finestra, che spalanca immediatamente.

"Iwa-chan! Che cosa ci fai qui? È pericoloso!"

"Zitto o sveglierai la mamma e Hiroko-sama." sussurra "Spostati e fammi entrare."

Hajime scavalca il davanzale con l'agilità dei suoi dodici anni e Tooru getta un'occhiata sospettosa all'albero su cui Hajime si è arrampicato per arrivare al primo piano. Ha dovuto fare anche qualche metro in bilico sul cornicione per raggiungere la sua finestra e lo sguardo di Tooru è davvero colmo di ammirazione per la prova di coraggio dell'amico.

Iwaizumi spegne la lampada sul comodino.

"Hey, che fai? È troppo buio!" si lamenta Tooru.

"Ti fidi di me?" Hajime lo prende per mano e lo fa sedere sul letto.

Gli occhi dei due ragazzini si abituano piano alla penombra e Tooru può scorgere Hajime in piedi in mezzo alla stanza che armeggia sotto la sua camicia.

Un fioco bagliore si fa strada nel buio mentre Hajime si prodiga in un gesto scenografico da vero prestigiatore ed estrae dai suoi indumenti un barattolo di vetro luminoso.

"Ta-dah!"

"Ooooohhhh..." Tooru si sporge in avanti, incapace di trattenere il suo stupore mentre realizza quello che l'amico ha tra le mani.

Il chiarore all'interno del barattolo pulsa e tremula, e Tooru riesce finalmente a distinguere decine di piccole lucciole che ronzano nervose nello spazio angusto.

Non fa in tempo a dire nulla che Hajime ruota il tappo del barattolo liberando le creature nella stanza.

L'espressione estasiata sul volto di Tooru valeva tutta la fatica che Hajime ha fatto per catturare le lucciole accanto al laghetto, non appena è calato il sole.

La stanza è invasa da piccole lucine svolazzanti e Tooru si porta le mani alla bocca per la meraviglia mentre osserva quella morbida danza ipnotica.

"Iwa-chan..." non riesce a dire altro, ha un groppo proprio in mezzo alla gola, forse ha inghiottito una lucciola senza accorgersene.

"Hai sempre detto che avresti voluto avere le stelle nella tua stanza..." mormora, una punta di imbarazzo che lui stesso non si aspettava di provare. Ma il volto di Tooru è quanto di più bello abbia mai visto nella sua breve vita e non riesce a distogliere gli occhi.

"Grazie!" dice solo Tooru, prima di stendersi sul letto.

"Sdraiati qui, con me." bisbiglia, e Hajime obbedisce; la spalla di Tooru accanto alla sua è calda e un po' di calore lo sente anche in mezzo al petto mentre osserva le soffici evoluzioni luminose sopra le loro teste.


∘⊱❤⊰∘


"Ma perché devi sempre partire proprio sul più bello? Stamattina ho trovato delle impronte accanto alla trappola che abbiamo piazzato nel bosco, sono sicuro che a breve cattureremo almeno un coniglio, se non addirittura un lupo!"

L'entusiasmo negli occhi di Hajime emana scintille, e Tooru deve sbattere i suoi un paio di volte per trattenere le lacrime.

"Mi dispiace Iwa-chan. Tra poco ricomincia la scuola."

"Ma anche io vado a scuola. Potresti venire nella mia scuola, a Sendai. Sono sicuro che ti troveresti bene."

"La mamma lavora a Tokyo. Devo stare con lei. Sono io l'uomo di casa, ora."

Hajime abbassa lo sguardo, gli occhi pieni di lacrime che ricaccia indietro deglutendo e tirando su col naso.

"Mi dispiace..." ripete ancora Tooru, e gli schiocca un bacio sulla guancia impolverata prima di salire in macchina.

Nonostante le lacrime che gli offuscano la vista, riesce ancora a scorgere la mano di Oikawa stampata sul lunotto posteriore, mentre la sua sale a toccare la guancia che ancora gli formicola nel punto dove Tooru lo ha baciato.

È sempre un momento straziante quando Tooru torna in città alla fine dell'estate e Hajime si domanda se si abituerà mai, se riuscirà un giorno a salutare l'amico senza sentire quel senso di vuoto così doloroso in mezzo al petto che percepisce ogni volta che vede la macchina che si allontana.


∘⊱❤⊰∘


Quando rivede Hajime, quella volta, quasi non lo riconosce. È l'estate dei suoi quattordici anni, ed è sicuro che il ragazzo che lo accoglie davanti alla casa della nonna non sia il suo Iwa-chan, con il quale ha sempre giocato le estati precedenti.

Questo ragazzo è alto, quasi quanto lui, e le sue spalle sono diventate larghe. Ma poi Hajime alza gli occhi nei suoi e Tooru si specchia nel famigliare verde brillante che riflette gli alberi del bosco, e finalmente sorride.

"Vieni Shittykawa. Devo mostrarti una cosa!"

Hajime gli lascia giusto il tempo di dare un bacio alla nonna, prima di prenderlo per mano e trascinarlo dietro la casa.

"Siediti qui e tieni gli occhi chiusi."

Tooru indossa ancora la divisa della scuola ma si siede sul gradino impolverato e chiude gli occhi mentre sente Hajime armeggiare all'interno di un capanno di legno.

"Ta-dah!"

Tooru apre gli occhi e li spalanca per la sorpresa.

Hajime tiene sollevato un grosso aquilone turchese e il sorriso sul suo viso splende come il sole che si riflette sui vetri della casa.

"L'hai fatto per me?" lo sguardo di Tooru continua a saltellare tra l'aquilone e gli occhi di Hajime, così verdi e brillanti, e Tooru sente qualcosa di strano in mezzo al petto che non si sa spiegare.

"Certo! Hai sempre detto che vorresti volare su nel cielo. Magari con questo ci riesci! Vieni! Andiamo a provarlo sulla collina, oggi c'è anche un bel vento!"


∘⊱❤⊰∘


"Iwa-chan, tu cosa vorresti fare da grande?"

"Non lo so. Mi piacciono i cavalli. L'inverno scorso ho iniziato ad aiutare un po' nelle scuderie. So anche cavalcare nel recinto."

L'erba è fresca sotto la sua nuca e la mano di Tooru è così morbida nella sua che Hajime ha paura che possa ritrarsi infastidito sentendo le sue dita ruvide e callose per il lavoro alle stalle. Non sa spiegarsi perché ma la cosa gli dà fastidio, pensa che quelle belle mani dalle dita lunghe e affusolate meritino di essere trattate con riguardo.

Ha pensato a Tooru tutto l'inverno e, quando è arrivata la primavera, ha passato i suoi pomeriggi a costruire quell'aquilone. E vedere il volto sorridente di Tooru, i suoi occhi così grandi – che quell'anno sembrano ancora più grandi – spalancati per la sorpresa, ha fatto valere, una per una, tutte le schegge di legno che gli hanno fatto sanguinare le dita.

L'aquilone oscilla pigro sopra le loro teste, lo hanno legato a una radice e si sono sdraiati nel punto dove l'erba è più morbida. E quando Tooru ha allungato la mano nella sua e lo ha ringraziato, il cuore di Hajime ha fatto una capriola in mezzo al petto e ha continuato a battere svelto e disordinato ancora per un paio di minuti.

"E tu, Trashykawa, cosa vuoi fare da grande?"

"Non ne ho la più pallida idea. Amo il cielo, le stelle, lo spazio e i misteri dell'universo. Forse diventerò uno scienziato, mi comprerò un telescopio e scoprirò un nuovo sistema solare. E diventerò famoso in tutto il mondo."

Le nuvole si rincorrono nel cielo azzurro di Miyagi e in quel momento a Tooru ricorda un po' il cielo inglese di cui ogni tanto sente la mancanza, ma sa con assoluta certezza che non vorrebbe essere da nessun'altra parte.

Ed è Tooru che impara una lezione, quell'estate. Inginocchiato sul sedile posteriore della grande automobile, osserva la sagoma di Iwa-chan farsi sempre più lontana e capisce che 'casa' è tanti posti diversi, è dove lasci un pezzettino del tuo cuore, è dove avrai sempre voglia di tornare.


∘⊱❤⊰∘


Tooru sussulta al rumore. La stanza è rischiarata dalla lampada sul comodino e il silenzio della notte è interrotto solo dal bubolare di un gufo in lontananza.

Si tira seduto sul letto e posa il libro che stava leggendo. Le avventure di Tom Sawyer possono aspettare, Iwa-chan gli ha promesso avventure decisamente più interessanti per quella notte e la curiosità lo rende impaziente.

Un secondo sasso colpisce il vetro e Tooru si precipita alla finestra.

Hajime solleva la lanterna. È il segnale.

Tooru ruota la maniglia e apre i vetri lentamente per evitare qualsiasi scricchiolio. Quindi scavalca il davanzale ma si pietrifica sul cornicione.

Guarda con apprensione l'albero a pochi metri da lui, ma poi ricorda che Hajime lo fa sempre per intrufolarsi nella sua stanza di nascosto, così prende coraggio e fa quei tre passi per raggiungere i rami più vicini.

Quando finalmente tocca terra il suo cuore batte furioso nel petto e deve prendere un lungo respiro per calmarlo. Ma poi Iwa-chan prende la sua mano e gli sorride, e allora tutto gli sembra possibile, anche arrampicarsi di nuovo sull'albero, più tardi, quando dovrà tornare nella sua stanza.

Iwaizumi corre veloce, la luce della lanterna è fioca ma Hajime conosce quella strada come le sue tasche e Tooru si lascia tirare, corre più che può, la fiducia totalmente riposta nella mano forte che stringe la sua.

La collina è ripida e quando arrivano in cima entrambi hanno il fiatone. Hajime abbassa al minimo la lanterna e la nasconde dietro a un masso dopo aver steso a terra la coperta che ha portato con sé.

Non appena si sdraia, Tooru ha una vertigine. Il firmamento sembra ondeggiare sopra la sua testa, le stelle sono così tante e così luminose che sembra di esserci immersi dentro.

"Te l'avevo detto che da qui è tutta un'altra cosa." mormora Iwaizumi mentre si sdraia accanto all'amico. La soddisfazione nella sua voce è palpabile e il cuore di Tooru accelera per l'emozione.

"Iwa-chan, perché fai tutto questo per me?"

"Tutto questo, cosa?"

"Questo..." con un gesto Tooru abbraccia il cielo sopra di sé "L'anno scorso l'aquilone, l'anno prima la barca..."

"È affondata non appena ci sei salito sopra..." ridacchia.

"Non è questo il punto."

Tooru si gira su un fianco, le stelle si riflettono negli occhi di Hajime e Tooru ne è ugualmente affascinato.

"Passo tutto l'anno pensando a te." ammette Iwaizumi senza ruotare la testa, gli occhi ancora persi nel cielo sopra di loro per nascondere l'imbarazzo della sua confessione.

"Aspetto che arrivi l'estate con trepidazione e cerco di pensare a qualcosa di nuovo per impressionarti ogni volta."

"Perché?"

"Perché tu vivi in città. Chissà quante cose fantastiche e meravigliose ci sono. Voglio semplicemente convincerti che anche qui a Miyagi c'è qualcosa di fantastico che vale la pena vedere. Così continuerai a venire qui tutte le estati."

"Per me c'è già qualcosa di fantastico per cui venire tutte le estati a Miyagi." mormora Tooru, lo sguardo fisso al profilo dell'amico che si staglia appena contro al cielo stellato.

Ed è allora che Hajime si gira, si mette anche lui sul fianco e guarda Tooru negli occhi. Sono scuri e profondi e il bagliore che emanano non è il riflesso del cielo stellato sopra di loro. Proviene da dentro, e nessuno dei due ragazzi ancora lo sa spiegare ma li attira l'uno verso l'altro ogni anno con più forza.

Tooru rabbrividisce e non è sicuro che la colpa sia del vento fresco che soffia in cima alla collina. Ha più l'impressione che il brivido venga dall'interno, come una sorta di impazienza elettrica che sente quando è vicino a Iwa-chan, e non lo sa perché gli succede, ma non è una sensazione spiacevole. Tutt'altro.

"Hai freddo?" domanda Hajime dopo aver deglutito.

"Un po'."

"Vieni qui." Iwaizumi solleva il braccio e accoglie la testa di Tooru nell'incavo della sua spalla. Lo attira stretto contro di sé e il brivido di Tooru si quieta.

Il corpo di Hajime è caldo e solido, e Tooru si sente bene tra le sue braccia. Si sente al sicuro, si sente protetto.

Riesce a percepire il cuore di Hajime che batte sotto il palmo della sua mano, forte e rassicurante; inspira il suo profumo, erba e vento e qualcosa d'altro che è solo Iwa-chan, e Tooru cerca di imprimersi quel momento nella memoria. Perché sta imparando che i ricordi sbiadiscono man mano che si diventa grandi. E lui vuole conservare la memoria di tutti i momenti passati con Iwa-chan per tutta la vita.


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