LAGO LEONES
Volevo un trekking duro e avventuroso. Accontentata. Partiamo alle 9 e rientriamo alle 20.15 col buio. La meta è il lago Leones. Durante la colazione il cielo è severo.
El buen aventurero tiene una buena achtitud frente a los inclemencias del tiempo, dice Nathaniel di fronte ai nostri sguardi quando guardiamo il cielo.
Facciamo molti chilometri per arrivare alla partenza dell'escursione in una stradina sterrata non facile. Lungo la strada incontriamo sette cancelli in legno da aprire e richiudere, di proprietari privati, tra cui un australiano che abbiamo conosciuto.
Lo zaino della guida pesa più di 20 kg, trasporta anche una tanica di benzina da 25 l. Il dislivello percorso non è molto ma il sentiero in alcuni punti è esposto, ci sono guadi da attraversare su scale in legno senza mancorrente, il terreno in alcuni tratti è fangoso.
Camminiamo per sei ore. A un certo punto domando quale sia la direzione del lago, Nathaniel la indica e io penso, è impossibile, qui c'è un fiume. Poi alzo lo sguardo e vedo una cavo d'acciaio, penso all'imbragatura in dotazione e realizzo.
Ah peró... ! adrenalina pura. È la prima volta. Bellissimo! Arriviamo poi a un imbarcadero mimetizzato. Tiriamo fuori il vote - non so perchè, ma il nome mi fa ridere - cioè il gommone.
Collaboriamo tutti. Piove giá da prima, nel tratto in gommone diluvia. Freddo, umidità nelle ossa. Poi il ghiacciaio... la purezza dell'azzurro nelle crepe del ghiaccio è ció che più mi piace.
Il tonfo sordo del ghiaccio che si stacca e scivola nel lago, isolotti di ghiaccio che galleggiano sono dettagli suggestivi.
C'è anche un un intruso, un cespuglietto di bacche rosse meravigliose su una roccia vicino al ghiacciaio.
Come possono essere nate lì? La natura sorprende come la vita. Osserviamo e fotografiamo il ghiacciaio. Risaliamo sul gommone e riattraversiamo il lago.
Continua a diluviare. Una nuvola di immaginazione negativa transita nella mia mente: ma se si fermasse il gommone ora, in mezzo al lago, sotto questa pioggia scrosciante? Penso ad altro.
Al ritorno sulla terra ferma siamo bagnati fradici. E adesso, dopo queste ore di cammino abbiamo bisogno di mangiare. Ma dove? Sotto la pioggia scrosciante?
Seguitemi!, dice Nathaniel.
Non ci posso credere... un rifugio, mimetizzato, con tanto di cucina, materassini per dormire, bagno, porte interne... pranziamo lì e ripartiamo. Troviamo anche un cadavere, un topo gigante nel wc.
La pioggia diminuisce. Camminiamo sempre in silenzio a un passo leggermente più veloce del mio. Nessun problema, coordino la respirazione. In alcuni tratti il terreno è tappezzato di muschio bianco, non l'avevo mai visto.
È tempo di bacche questo, ne incontriamo di ogni colore: rosse, nere, bianche, ogni sfumatura di rosa. Rosa canina a profusione.
Il filtro dell'autunno riscalda tutto. Il Bosco è fitto, attraversiamo anche tratti pianeggianti con alberi bassi, vivi e morti, alcuni abitati da licheni.
Pia e Fernando, costruiscono con me il ricordo di questa giornata. Sono bellissime persone. Fernando scrive poesie. Ne ha scritta una al giorno per un anno. Le ha raccolte in un libro intitolato "Un ano de Amor". Il dono per la sua fidanzata. In auto al ritorno i vetri non si disappannano, li pulisco in continuazione.
Sul fuoristrada penso alla camera, alla doccia e mi auguro che mi abbiano scaldato la camera come mi avevano promesso.
Quando arriviamo a Terra Luna, Nathaniel va a prendere una chiave e mi accompagna nella nuova camera. È lontana dal lodge dove si mangia, è in mezzo al bosco, in riva al lago, un lodge isolato con la legnaia fuori dalla porta.
Entro, la bellezza di quella camera mi lascia senza parole, ed è anche caldissima! Un calore unico, diverso quello della stufa a legna, è avvolgente. È un calore emotivo oltre che fisico.
Mi faccio una doccia regale.
La frase di stamattina di Nathanial ha predisposto il nostro animo. Abbiamo trasformato tutto in avventura.
Ceniamo tutti e quattro insieme.
Vado a letto presto, voglio scrivere e godermi la camera, il lago e il bosco.
È buio, la luce del sentiero è fioca. Mi faccio accompagnare, ma appena chiudo la porta, mi sento nel posto più sicuro del mondo.
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